�Committing
to Conscience: building a unified strategy to end the death
penalty� � il titolo dell�incontro che ha visto per la prima
volta tutti i gruppi abolizionisti americani (ma non solo) e le
associazioni dei familiari delle vittime che si battono contro la
pena di morte, radunarsi insieme a San Francisco dal 16 al 19
novembre. Promotori
e co-sponsor della storica iniziativa sono stati: ACLU, Amnesty
International, Death Penalty Focus, Murder Victims' Families for
Reconciliation, National Coalition to Abolish the Death Penalty,
the American Friends Service Committee & the Religious
Organizing Against the Death Penalty Project, Death Penalty Focus,
National Coalition for Abolition, American Friends Service
Committee e la Comunit� di Sant'Egidio.
�Processo�
alla pena di morte: anche in America crescono i no.
San Francisco. Per la prima volta da tempo immemorabile, tutti i
gruppi americani che si battono contro la pena di morte si sono
radunati insieme. A San Francisco, California. I delegati non
credevano ai loro occhi. Sono arrivati anche a piedi da San Diego.
Con i camioncini dipinti con la bandiera americana e "No to
death penalty" (No alla pena di morte) scritto dappertutto.
In aereo, anche dal Canada e dalla Germania. In tutto, erano un
migliaio, impegnati per quattro giorni, nel Centro congressi
Cathedral Hill, con l'obiettivo di uscire da un isolamento che �
insieme la forza e la debolezza del movimento americano.
E'
la forza di gente che a tempo pieno gira l'America, come George
White e Bill Pelke, che spiegano con forza commovente, come
possono farlo solo i parenti delle vittime, che l'unica soluzione
� "love and compassion". Ma � anche la debolezza di
associazioni slegate dalle altre, impegnate in un singolo caso,
oppure radicate solo nel proprio Stato, e che quindi a fatica
hanno la percezione di quello che accade fuori.
A
San Francisco le parole che si sono sentite pi� volte sono: �Evento
storico�, �straordinario�, �svolta�. L'entusiasmo �
giustificato: � davvero una �prima volta�. E lo si vede dai
promotori: Death Penalty Focus, National Coalition for Abolition,
American Friends Service Committee e la Comunit� di Sant'Egidio.
Da incontro panamericano si � trasformato in incontro
internazionale, con gli echi della campagna promossa dalla Comunit�,
che dall'Europa � arrivata a coinvolgere 132 Paesi.
Si
alternano i militanti pi� noti negli Usa di questa campagna per
la vita e i diritti umani, da Vance Lindsay a Pat Clarke a sister
Helen Prejean. A San Francisco si � percepito che la discussione
sulla pena capitale in America � uscita dal monolitismo. La
stessa campagna elettorale, con George Bush governatore-record con
oltre 100 esecuzioni nel suo mandato, sul tema ha registrato toni
meno accesi del solito. Tutti i candidati si sono espressi a
favore della pena di morte, ma con una maggiore enfasi sulla
certezza della colpevolezza. Solo cinque anni fa il sostegno
indiscriminato alla pena capitale era dell'80 per cento, mentre
adesso � sceso al 64-66 per cento. Se si tratta di una persona
arrestata per la prima volta, si passa al 48, e sempre sotto la
met� degli americani si arriva quando si parla di misure
alternative, come la detenzione a vita. Se l'ergastolo �
associato alla possibilit� di lavorare, di produrre ricchezza
utile a mantenere se stessi e a contribuire a programmi contro la
povert�, si supera il 57 per cento di favorevoli alle misure
alternative.
Il
clima ha iniziato a cambiare quando il governatore Ryan ha
dichiarato una moratoria in Illinois per l'inquietudine
dell'enorme numero di detenuti, da anni nei bracci della morte,
che sono stati rilasciati perch� innocenti. Nell'ultimo anno sei
Stati hanno avviato un riesame dei sistemi di pena e quattro
discutono una moratoria simile a quella che viene da Chicago.
Il
senatore Feingold ha proposto una moratoria a livello federale e
proprio ieri la stessa richiesta, sotto forma di petizione, �
venuta da un gruppo di personalit� vicine al presidente Clinton.
Intanto, all'unanimit� i vescovi cattolici hanno approvato un
documento contro la pena di morte e per una revisione dell'intero
sistema giudiziario americano sotto il segno della riabilitazione.
Cresce
l'imbarazzo, tra i sostenitori, per gli errori giudiziari, le
discriminazioni sociali e razziali che si accompagnano a questa
pratica disumanizzante. �� meglio essere colpevole e bianco che
essere innocente e nero�; il ritornello non ha bisogno di
spiegazioni, visto che su 10 giustiziati 9 sono neri o di
minoranze etniche e uno � bianco. Otto americani su 10 pensano
che un innocente � stato giustiziato negli ultimi cinque anni e
molti sono infastiditi del fatto che il loro Paese � quello che
ha giustiziato il maggior numero di minori.
Si
potrebbe continuare. A portare dati e esperienze dagli altri paesi
sono stati i partner italiani, e dirompente � stato l'impatto
dell'annuncio che i due milioni e mezzo di firme della campagna
per una moratoria universale raccolti dall'Appello promosso dalla
Comunit� di Sant'Egidio verranno consegnati a New York al
segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan il prossimo 18
dicembre. La battaglia per la vita si fa internazionale e a tutto
campo. Come al tempo della lotta per i diritti civili, come per la
fine dell'apartheid. E centrali diventano, all'interno del
movimento, i legami e il Sostegno che viene dall'Europa.
Per
quello che riguarda gli Usa, acquistano un ruolo sempre pi�
importante le testimonianze dei condannati a morte oggi liberi
perch� vittime di errori giudiziari. Altra svolta: la convergenza
tra tutti i gruppi di ispirazione religiosa, soprattutto cristiani
di varia denominazione: diventa pi� difficile chiamare in causa
Dio e giustiziare. �Eppur si muove�, viene da dire. Immobile,
invece, dall'altro lato della Baia di San Francisco, sta il
carcere della morte di San Quentin, con i suoi 560 condannati in
attesa di esecuzione. Nel giro di qualche giorno anche quelli che
stanno l� dentro sapranno della veglia-dimostrazione che tutti i
partecipanti alla Convention �Committing to conscience� hanno
portato per le vie di San Francisco fino a l� davanti. Presto
sapranno anche che pure in California 3 persone su 4 si sono
stancate degli errori giudiziari e sono favorevoli a una
moratoria.
Mario
Marazziti
Death-penalty
opponents who gathered for a 4-day conference were cheered by
evidence of a new trend: declining popularity for capital
punishment.
Whereas
80% of the U.S. public supported the death penalty 5 years, that
figures has dropped to about 66%, conferees were told at the
Cathedral Hill
Congress
Center. In cases involving 1st-time offenders, the figure
supporting capital punishment falls to 48%, conferees were told.
The
meeting in San Francisco of death-penalty opponents marked a
first. The 1,000 conferees, many of whom acknowledged that they
worked relatively independently, which can be either a strength or
weakness for the abolitionist movement.
2
conferees, George White and Bill Pelke, said that the strong point
of the movement is its supporters' willingness to travel full time
throughout the country to explain movingly, as only victims'
relatives can, that the only solution to crime is "love and
compassion."
The
down side of the movement is its lack of unity among the
associations that often work for a single case or limit themselves
to one state, while overlooking the larger picture.
Thus,
the San Francisco meeting generated new enthusiasm. Among the
organizations represented were Death Penalty Focus, National
Coalition for Abolition, American Friends Service Committee, and
the Community of Sant'Egidio.
The
last community, a Catholic movement born in Rome , has enlisted
132 countries in a campaign for a moratorium on the death penalty.
It also has collected more than 2.5 million signatures among
citizens, in support of this petition. The signatures will be
given to U.N. Secretary-General Kofi Annan on Dec. 18.
John
Paul II on several occasions has supported the proposal to
proclaim a moratorium of the death penalty throughout the world.
Surveys
show declining public support for capital punishment. One
statistic showed 57% of the population favors an alternative to
the death penalty when there is the possibility of a life sentence
coupled with the work for self-support.
Conferees
heard testimony from people who were erroneously condemned to
death but who are free today. Moreover, a survey was distributed
at the meeting, which reflected that 8 out of 10 Americans think
that an innocent person was executed over the past 5 years.
The
political climate began to change last January when Illinois
Governor George Ryan, a Republican, declared a moratorium in his
state because of the huge number of prisoners who had been on
death row for years and were released as innocent. 6 states have
started to review their systems of punishment and 4 are debating a
moratorium similar to the one adopted in Illinois.
The
latest case causing doubt about the judicial system took place
Wednesday. Governor Jim Hunt of North Carolina, a Democrat,
commuted a death sentence to life imprisonment for a man due to be
executed that day, as doubts arose about the fairness of his
trial. Marcus Carter, 32, was scheduled to die by injection for
the 1989 slaying and attempted rape of Amelia Lewis, who was
beaten to death with a brick and left in an alley.
For
their part, the Catholic bishops approved a document against the
death penalty and expressed support for a review of the whole U.S.
judicial system, in the hope that it will focus on the
rehabilitation of convicts.
(source:
EWTN News, Nov. 24)
|