NO alla Pena di Morte
Campagna Internazionale 

pdm_s.gif (3224 byte)





Ciampi: "Pena di morte? Nei Paesi incivili" di Dino Martirano

Il Presidente rilancia la battaglia per cancellare in tutto il mondo le esecuzioni capitali

 

Ciampi contro la pena capitale "Non � cosa da paese civile"  

Il capo dello Stato alla consegna della relazione finale del Comitato per l'abolizione

Ciampi: la pena di morte � incivile 

Gli Usa nel mirino della relazione del Senato sulla pena capitale. E il capo dello stato rincara la dose. Con un occhio rivolto al presidente Bush, ex governatore dello stato pi� giustiziere di tutti

 

Ciampi contro la pena capitale. Ovunque

CONTRO la pena di morte, dunque, � questione di �battaglia di civilt�.

 

Roma, 24-01-2001

Intervento del Presidente Ciampi alla cerimonia per l'illustrazione del rapporto del Comitato contro la pena di morte

Roma, 24-01-2001
Il Presidente Ciampi con il Presidente del Senato Mancino e il Segretario Generale Gifuni al termine dell'illustrazione del rapporto del Comitato contro la pena di morte.

 

 

 

- Gioved� 25 Gennaio 2001

Ciampi: "Pena di morte? Nei Paesi incivili" di Dino Martirano

Il Presidente rilancia la battaglia per cancellare in tutto il mondo le esecuzioni capitali

Il Senato consegna un rapporto al capo dello Stato. Mancino: "Le Nazioni Unite si pronuncino per una moratoria" Ciampi: "Pena di morte? Nei Paesi incivili" Il presidente rilancia la battaglia per cancellare in tutto il mondo le esecuzioni capi tali ROMA - Il Capo dello Stato, con un intervento fuori programma pronunciato a Palazzo Madama, ha voluto rilanciare l' impegno profuso dal "Comitato del Senato contro la pena di morte": "Ho sempre considerato che in un Paese civile non possa albergare nel proprio ordinamento giuridico la previsione di una pena di morte". Carlo Azeglio Ciampi ha cos� incitato i parlamentari (uno per ogni gruppo) che hanno intrapreso questa battaglia: "Mi fa particolarmente piacere vedere come il Senato della Re pubblica italiana abbia preso a cuore questo tema, l' abbia portato avanti con il lavoro che questo Comitato ha fatto sotto la presidenza della senatrice Salvato andando in giro per il mondo con questa campagna di civilt�. Un campagna di civilt� che ha alla base il rispetto della dignit� dell' uomo". Sono ancora 75 i Paesi che mantengono la pena di morte: nella lista figurano la Cina (circa mille esecuzioni nel 2000), gli Usa (85 nel 2000), Giappone (3-4 ogni anno) e l' Autorit� palestinese (5 c asi, tra il ' 98 e il 2000). Nel novembre del ' 99, anche per le forti pressioni che gli osservatori attribuiscono agli inglesi, l' Italia e gli altri Paesi della Ue decisero di non dare battaglia in sede di assemblea generale dell' Onu per una moratoria generale delle esecuzioni. "Un' occasione persa, un neo", osserva la senatrice Francesca Scopelliti (Fi). Ma gi� il prossimo autunno, al Palazzo di Vetro di New York, potrebbero ripresentarsi le condizioni per una risoluzione che porti, quantomeno, al congelamento delle esecuzioni. Per questo il presidente del Senato, Nicola Mancino, ha auspicato che l' assemblea generale dell' Onu "possa arrivare a esprimersi per una moratoria di fatto o di diritto in vista della completa abolizione della pena di morte". Anche Mancino � voluto andare oltre ogni formalismo: "Le pi� recenti statistiche confermano la scarsa efficacia della pena di morte sul piano della deterrenza del crimine, smentendo cos� uno degli argomenti pi� diffusi portati a sostegno delle tesi antiabolizioniste". Il Senato italiano ha consegnato a Ciampi un documento di 41 pagine nel cui incipit viene citata una splendida frase tratta da "Dei delitti e delle pene" di Cesare Beccaria: "La pena di morte non � un diritto ma � una guerra della nazione contro un suo cittadino". Nel ' 94, l' Italia l' ha cancellata anche dal Codice penale militare di guerra e si � cos� unita al gruppo dei 74 Paesi che rifiutano in ogni caso il ricorso alla pena di morte. Nella classificazione mondiale ci sono altre due categorie: quella dei Paesi che l' hanno abolita solo per i crimini ordinari (sono 14, tra i quali Israele, Per�, Albania, Bosnia) e quella dei Paesi in cui � legge ma non viene applicata da anni (sono 27, molti dei quali africani, e comprende Russia e Cile). Il fronte abolizionista si prepara al Congresso mondiale contro la pena di morte previsto a giugno a Strasburgo. Con la legislatura agli sgoccioli, la presidente del Comitato parlamentare, Salvato, propone l' istituzione di "un organismo permanente ad hoc sui diritti umani". In Giappone, � al lavoro la potente "Lega parlamentare" e le associazioni degli avvocati. In Francia l' attrice Catherine Deneuve ha consegnato all' ambasciata Usa di Parigi una petizione con mezzo milione di firme (comprese quelle dell' editore di "Marie Claire"; del presidente del Parlamento Europeo, Nicole Fontaine; del presidente dell' Bandinter). Avverte infine Sergio D' Elia, responsabile dell' associazione "Nessuno tocchi Caino", che due anni fa scrisse a Mancino per istituire un comitato ad hoc al Senato: "L' esperienza del ' 99 ci insegna che i Parlamenti europei devono arrivare compatti all'appuntamento dell' Onu, previsto per l'autunno 2001".


La Cina in testa alla classifica delle nazioni "senza piet�"

IL PRIMATO

Nel 1999 (ultimi dati disponibili) la Cina ha stabilito il record mondiale di esecuzioni (1.077).

Gli Stati Uniti nel 2000 ne hanno portate a termine 85 (sono al quinto posto nel mondo dopo Iran, Arabia Saudita, Congo).

 GLI USA In 38 Stati americani vige la pena di morte.

INNOCENTI Dal 1977 sono 87 i condannati a morte americani che sono stati liberati dal braccio d ella morte.

I principali motivi: testimoni chiave hanno cambiato la loro deposizione oppure test del Dna hanno incolpato qualcun altro.


- 25/01/01 

Ciampi contro la pena capitale "Non � cosa da paese civile"  

Il capo dello Stato alla consegna della relazione finale del Comitato per l'abolizione

di GIORGIO BATTISTINI ROMA - 

Se un Paese � civile non condanna a morte. E' "fondamentale", in ogni democrazia, il "rispetto della dignit� dell' uomo".
Non ha dubbi Carlo Azeglio Ciampi. E va a rilanciare questa sua certezza (tutt'altro che condivisa dai potenti di mezzo mondo, democrazie comprese) al Senato. L'applaudono in prima fila Giuliano Amato e Nicola Mancino, presidente del Consiglio e presidente del Senato, dov'� stata consegnata proprio ieri la relazione conclusiva del Comitato per l'abolizione della pena di morte, presieduto da Ersilia Salvato.
Di quest'ideologia della tolleranza e della civilt� giuridica il governo di Roma ha sempre fatto elemento distintivo di politica estera. A tutti i livelli l'Italia � impegnata contro lo Stato che toglie la vita "in nome della legge". Si tratti del turco Ocalan o dall'americano Rocco Derek Barnabei. Lo stesso Ciampi ne ha fatto tema recente di esternazioni. E ieri mattina, nell'affollata sala Zuccari del Senato, ha voluto aggiungere un imprevisto fuori programma di esplicita legittimazione (umana, prima ancora che politica) per l'impegno di quanti si battono in questa direzione. "Ho sempre condiviso appieno questa vostra battaglia per l'abolizione in tutto il mondo della pena di morte", ha detto improvvisando. E "ho sempre considerato che un paese civile non possa albergare nel proprio ordinamento giuridico la previsione di una pena di morte". Quindi "incivili" sono tutti gli Stati (grandi e piccoli) che tolgono la vita a cittadini condannati da tribunali. E' un "sentimento", spiega, "che ho sempre avuto nella mia vita e quindi sono lieto di poterlo rinnovare e testimoniare di fronte a voi". Ciampi apprezza che il Senato abbia preso a cuore questo tema promuovendo una "campagna di civilt� che ha alla base quello che considero fondamentale in ogni democrazia: il rispetto della dignit� dell'uomo".
L'Italia � in prima fila in questa battaglia. Per forte convinzione. Perch� la nostra politica estera � maturata anche all'ombra della sensibilit� vaticana. E perch� davvero questo � Paese � stato culla del diritto e della sua evoluzione. Con Cesare Beccaria che "gi� nel Settecento", ha ricordato Ciampi a Strasburgo, "trovava assurdo un pubblico assassinio per allontanare i cittadini dall'assassinio". In ogni caso l'Italia � stata sempre accuratamente lontana da certi estremismi occidentali o da certi dispotismi orientali. Adesso, spiega Nicola Mancino, "l'Europa pu� fare molto in questa direzione. Il nostro impegno continuer� fino al raggiungimento di questo traguardo" che � nelle attese di "tutti i paesi democratici e di chi ha a cuore il diritto alla vita".
Non � la prima volta di Ciampi, s'� detto. Contro la pena di morte il presidente s'era gi� espresso al Consiglio europeo di Strasburgo, preoccupato soprattutto dal rischio che i prossimi allargamenti dell'Unione europea finiscano per "imbarcare" Paesi con legislazioni contrastanti con la consolidata cultura giuridica comunitaria, arretrate o addirittura liberticide. "Non possono pi� esserci gelose nicchie nicchie di sovrasnit� degli Stati membri", avvert� in quell'occasione. Occorre "bandire la pena di morte dagli ordinamenti che ancora la prevedono, pur avendola sospesa". Si riferiva agli aspiranti all' Europa. Non agli Usa.

 


del  25/01/01    

Ciampi: la pena di morte � incivile 

Gli Usa nel mirino della relazione del Senato sulla pena capitale. E il capo dello stato rincara la dose. Con un occhio rivolto al presidente Bush, ex governatore dello stato pi� giustiziere di tutti

di ANNA BREDICE

"Ho sempre pensato che nessun paese civile potesse avere nel proprio ordinamento giuridico la pena di morte". Le parole del presidente Ciampi risuonano nella sala Maccari del senato, dove � stata presentata la relazione del comitato parlamentare contro la pena capitale e il pensiero va al paese pi� potente del mondo che ha appena eletto presidente il governatore del Texas, lo stato con la mannaia pi� attiva di tutti gli Stati uniti.  "La mia � una convinta adesione", ha aggiunto Ciampi, secondo il quale la battaglia contro la pena di morte � una lotta "di democrazia e rispetto dei diritti umani".  La vicepresidente del senato Ersilia Salvato, a nome del comitato, ha proposto un organismo parlamentare ad hoc contro la pena di morte. Si tratterebbe di una giunta con poteri consultivi e di indagine, e a istituirla dovr� essere il parlamento che uscir� dalle prossime elezioni. "Mi auguro - ha detto Ersilia Salvato, riferendosi all'eventualit� della vittoria del centro-destra - che nella prossima legislatura non prevalga su questo tema il quadro politico, ma una cultura dei diritti umani". Il presidente del senato Mancino, anche lui presente all'incontro, ha auspicato l'approvazione al pi� presto, da parte delle Nazioni unite, della moratoria della pena di morte, in attesa del bando totale in tutto il mondo.
Il lavoro del comitato contro la pena di morte, del tutto trasversale dal punto di vista politico - � composto infatti da esponenti di tutti gli schieramenti, dalla stessa Salvato a Francesca Scoppelliti di Forza Italia, da Rifondazione alla Lega - � cominciato nel 1996. Da allora ci sono stati incontri e missioni nei paesi dove la pena di morte esiste o dove � sospesa. Il risultato � la relazione presentata ieri, il cui capitolo pi� lungo, neanche a dirlo, � dedicato agli Stati uniti. E cos� si scopre, grazie alla relazione, che in Illinois da circa un anno � in vigore una moratoria della pena di morte, decisa dopo aver scoperto dodici casi di innocenti condannati. Da uno studio fatto a New York si viene a sapere che il 68% dei processi - su cinquemila casi di condanne a morte - erano viziati da gravi errori e il 7% delle persone uccise non avevano commesso reati tali da meritare la morte.  Gli interlocutori statunitensi del comitato di parlamentari italiani sono attivisti dei diritti umani, preoccupati dalla vittoria di Bush: "questo era il loro timore - ha detto Ersilia Salvato - del resto Bush � conosciuto per essere stato il governatore dello stato che ha eseguito pi� sentenze capitali".


� 25/01/01  

Ciampi contro la pena capitale. Ovunque

di PAOLO POMBENI

(�) Ci sono stati dentro fino a non molto tempo addietro paesi come la Gran Bretagna e la Francia.

Il Presidente ha ripreso un tema di "identit� nazionale" quanto pochi altri. Innanzitutto perch� siamo il paese di Cesare Beccaria che nel suo famosissimo libro del 1764 aveva scritto contro la pena di morte, ricordando che il fine della pena era non l�applicazione di un principio etico, non la pura sanzione di un errore (di gravit� pari al fatto commesso), ma la restaurazione di un equilibrio sociale. Siamo anche il paese di Giuseppe Zanardelli, che da ministro della giustizia promulg�, giusto centodieci anni fa (1891), il primo codice penale che aboliva la pena di morte. Neppure l�assassinio del re Umberto di l� a poco (1900) scosse questa civilt� giuridica: l�anarchico Bresci venne condannato all�ergastolo (poi qualche anno dopo fu probabilmente assassinato in carcere dalle guardie, ma questa � un�altra storia). Solo il fascismo restaur� la pena di morte (e la pratic�, sia pure in misura marginale), mentre la repubblica torn� subito all�antica civilt� giuridica.

Ciampi ha dunque affrontato un grande tema politico, che da secoli divide la cultura del mondo occidentale. Nella questione della pena di morte si contrappongono due visioni della giustizia. La prima crede sia funzione del giudice applicare una sorta di contrappasso: tu hai fatto soffrire e soffrirai altrettanto; "pagherai" per la tua colpa e come sempre avviene in questi casi ridarai l�equivalente di ci� che hai distrutto. La seconda ritiene impossibile ed inutile questa prospettiva: impossibile, perch� i rapporti tra delitto e castigo non sono mai misurabili in termini di reciprocit�; inutile, perch� non vi � possibilit� di "risarcire", cio� di annullare il danno che si � fatto.

Quando ha parlato di "civilt�" il presidente Ciampi non ha certo inteso riferirsi ad essa nel senso pi� ovvio e banale, ma ha voluto riprendere il senso profondo del termine cos� come ci viene da quella tradizione illuminista che fonda la convivenza sul contratto sociale, cio� sulla cessione della sovranit� e della libert� di ciascuno alla sovranit� e libert� collettiva, che crea la "civitas". In essa il mandare a morte il colpevole non restaura l�ordine infranto e la giustizia non ha da vendicare nulla: la sanzione � la circoscrizione del delitto fuori dall�accettazione sociale, la punizione � gi� nel giudizio che separa e reclude.

In Italia da quasi 250 anni la scienza giuridica e la coscienza sociale hanno maturato questa consapevolezza. Non � il caso di farsi mancare il coraggio di rivendicare questo primato morale e civile.


� 25/01/01  

di Pierluigi Battista

CONTRO la pena di morte, dunque, � questione di �battaglia di civilt�.

Il Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi ha interpretato un comune sentire in un Paese dove la politica si divide ferocemente su tutto ma non sulla pena di morte, come riconosce con spirito che oggi verrebbe definito bipartisan , il presidente della commissione Esteri del Senato Gian Giacomo Migone, Ds: �Bisogna dare atto alla nostra destra di non voler cavalcare il tema della pena di morte, anche a prezzo di qualche difficolt� con il suo elettorato e su questo punto dobbiamo esser grati alla destra italiana, pur in un clima di incandescente campagna elettorale�. Battaglia di civilt�: come si potrebbe essere in disaccordo? Ma c�� un dettaglio, nelle parole di Ciampi, che pu� prestarsi a interpretazioni controverse. Questo: �ho sempre considerato che in un Paese civile non possa albergare nel proprio ordinamento giuridico la previsione della pena di morte�. Ma gli Stati Uniti albergano nel loro �ordinamento giuridico� il principio e la pratica della sedia elettrica. E inoltre l�attuale presidente degli Usa, George W.Bush, da governatore del Texas, ha attivamente avallato l�esecuzione delle condanne a morte (con il consenso, addirittura, degli avversari del partito democratico). Forse che bisogna estromettere dai confini della �civilt� gli Stati Uniti e il presidente americano che si � appena insediato alla Casa Bianca? La pena di morte (per fortuna) � in Italia un tema tab�. Talmente scandalose appaiono le sue conseguenze morali e cos� inaccettabili le sue implicazioni nella coscienza collettiva che quando, nel cuore dei terribili Anni Settanta, un intellettuale di indiscutibile profilo democratico come Massimo Mila introdusse la questione della �proporzionalit� della pena di fronte all�efferatezza del delitto e si disse favorevole all�introduzione alla pena di morte, le reazioni del mondo politico e culturale furono molto animate. Ed analogo effetto ebbero le parole di Ugo La Malfa a poche ore dal rapimento di Moro e dallo sterminio della sua scorta, quando il leader repubblicano invoc� la reintroduzione della pena di morte per i terroristi assassini. Fatto sta che da allora, la coscienza collettiva nei Paesi occidentali � andata ovunque in una direzione abolizionista in tema di condanne alla pena capitale, a cominciare dalla Gran Bretagna. Ovunque, tranne che negli Stati Uniti: l�unica democrazia occidentale dove vige la pena di morte. L�unico Paese democratico dove sopravvive, per usare l�espressione di Ciampi, questa �incivilt�. Ma l�ambasciatore Sergio Romano in questa circostanza non � d�accordo con il presidente della Repubblica: �Capisco che la battaglia contro la pena di morte richiede un forte pathos ideale, ma il compito del Capo dello Stato non � quello di aggiungere emotivit� supplementare a un argomento cos� delicato�. Gli Stati Uniti, sostiene Romano, sono un Paese in cui �il rapporto tra democrazia e religione, come del resto ha ampiamente spiegato Tocqueville, � strettissimo, fino a configurare un intreccio indissolubile in una storia che comincia con i pellegrini fondatori che hanno introdotto in America un�abitudine costante a "parlare" con Dio, a pregare Iddio, a giurare sulla Bibbia. Altro che incivilt�. Il problema � che la religione di cui parlo � il protestantesimo vetero-testamentario in cui la questione della pena di morte assume un valore tutto diverso rispetto alla religiosit� cattolica�. Questo non vuole affatto dire, aggiunge Sergio Romano (�assolutamente contrario alla pena di morte�), che �gli americani tengano in poca considerazione la vita umana. Vuol dire per� che nella loro civilt� il problema della pena assume un valore diverso da quello dominante in Europa. Che poi questo non sia necessariamente un dato immodificabile, lo dimostra un�intervista proprio di Bush alla vigilia del giuramento in cui il neo-presidente appare pi� possibilista sulla pena di morte�.

Gian Giacomo Migone, esperto di cose e di cultura americane, � convinto che occorra evitare equivoci: �Ciampi non ha detto che � un Paese incivile quello che consente la pena di morte, ma che un Paese civile non dovrebbe avere la pena di morte. Cosa molto diversa�. Del resto, Migone non riuscirebbe a condividere un giudizio globalmente negativo su una civilt�, come quella americana, �che poggia su antiche e solide istituzioni democratiche�. Il problema � per� che �nella storia degli Usa � fortissima una componente populista, la "democrazia della prateria", cresciuta quando lo Stato era lontano ed era la comunit� locale ad amministrare la giustizia. L�attaccamento degli americani, fortunatamente decrescente, alla pena di morte deriva da questa lunga storia�. Sempre pi� americani considerano �la permanenza della pena di morte come un elemento di intollerabile incivilt� nella loro democrazia�.