- Gioved� 25 Gennaio 2001
Ciampi:
"Pena di morte? Nei Paesi incivili" di Dino Martirano
Il
Presidente rilancia la battaglia per cancellare in tutto il mondo
le esecuzioni capitali
Il
Senato consegna un rapporto al capo dello Stato. Mancino: "Le
Nazioni Unite si pronuncino per una moratoria" Ciampi:
"Pena di morte? Nei Paesi incivili" Il presidente
rilancia la battaglia per cancellare in tutto il mondo le
esecuzioni capi tali ROMA - Il Capo dello Stato, con un intervento
fuori programma pronunciato a Palazzo Madama, ha voluto rilanciare
l' impegno profuso dal "Comitato del Senato contro la pena di
morte": "Ho sempre considerato che in un Paese civile non
possa albergare nel proprio ordinamento giuridico la previsione di
una pena di morte". Carlo Azeglio Ciampi ha cos� incitato i
parlamentari (uno per ogni gruppo) che hanno intrapreso questa
battaglia: "Mi fa particolarmente piacere vedere come il
Senato della Re pubblica italiana abbia preso a cuore questo tema,
l' abbia portato avanti con il lavoro che questo Comitato ha fatto
sotto la presidenza della senatrice Salvato andando in giro per il
mondo con questa campagna di civilt�. Un campagna di civilt� che
ha alla base il rispetto della dignit� dell' uomo". Sono
ancora 75 i Paesi che mantengono la pena di morte: nella lista
figurano la Cina (circa mille esecuzioni nel 2000), gli Usa (85 nel
2000), Giappone (3-4 ogni anno) e l' Autorit� palestinese (5 c asi,
tra il ' 98 e il 2000). Nel novembre del ' 99, anche per le forti
pressioni che gli osservatori attribuiscono agli inglesi, l' Italia
e gli altri Paesi della Ue decisero di non dare battaglia in sede
di assemblea generale dell' Onu per una moratoria generale delle
esecuzioni. "Un' occasione persa, un neo", osserva la
senatrice Francesca Scopelliti (Fi). Ma gi� il prossimo autunno,
al Palazzo di Vetro di New York, potrebbero ripresentarsi le
condizioni per una risoluzione che porti, quantomeno, al
congelamento delle esecuzioni. Per questo il presidente del Senato,
Nicola Mancino, ha auspicato che l' assemblea generale dell' Onu
"possa arrivare a esprimersi per una moratoria di fatto o di
diritto in vista della completa abolizione della pena di
morte". Anche Mancino � voluto andare oltre ogni formalismo:
"Le pi� recenti statistiche confermano la scarsa efficacia
della pena di morte sul piano della deterrenza del crimine,
smentendo cos� uno degli argomenti pi� diffusi portati a sostegno delle tesi antiabolizioniste". Il Senato italiano ha
consegnato a Ciampi un documento di 41 pagine nel cui incipit viene
citata una splendida frase tratta da "Dei delitti e delle
pene" di Cesare Beccaria: "La pena di morte non � un
diritto ma � una guerra della nazione contro un suo
cittadino". Nel ' 94, l' Italia l' ha cancellata anche dal
Codice penale militare di guerra e si � cos� unita al gruppo dei
74 Paesi che rifiutano in ogni caso il ricorso alla pena di morte.
Nella classificazione mondiale ci sono altre due categorie: quella
dei Paesi che l' hanno abolita solo per i crimini ordinari (sono
14, tra i quali Israele, Per�, Albania, Bosnia) e quella dei Paesi
in cui � legge ma non viene applicata da anni (sono 27, molti dei
quali africani, e comprende Russia e Cile). Il fronte abolizionista
si prepara al Congresso mondiale contro la pena di morte previsto a
giugno a Strasburgo. Con la legislatura agli sgoccioli, la
presidente del Comitato parlamentare, Salvato, propone l' istituzione di "un organismo permanente ad hoc sui diritti
umani". In Giappone, � al lavoro la potente "Lega
parlamentare" e le associazioni degli avvocati. In Francia l'
attrice Catherine Deneuve ha consegnato all' ambasciata Usa di
Parigi una petizione con mezzo milione di firme (comprese quelle
dell' editore di "Marie Claire"; del presidente del
Parlamento Europeo, Nicole Fontaine; del presidente dell' Bandinter).
Avverte infine Sergio D' Elia, responsabile dell' associazione
"Nessuno tocchi Caino", che due anni fa scrisse a Mancino
per istituire un comitato ad hoc al Senato: "L' esperienza del
' 99 ci insegna che i Parlamenti europei devono arrivare compatti
all'appuntamento dell' Onu, previsto per l'autunno 2001".
La Cina in testa alla
classifica delle nazioni "senza piet�"
IL PRIMATO
Nel 1999 (ultimi dati
disponibili) la Cina ha stabilito il record mondiale di esecuzioni
(1.077).
Gli Stati Uniti nel 2000 ne
hanno portate a termine 85 (sono al quinto posto nel mondo dopo
Iran, Arabia Saudita, Congo).
GLI USA In 38 Stati
americani vige la pena di morte.
INNOCENTI Dal 1977 sono 87 i
condannati a morte americani che sono stati liberati dal braccio d
ella morte.
I principali motivi: testimoni
chiave hanno cambiato la loro deposizione oppure test del Dna hanno
incolpato qualcun altro.
- 25/01/01
Ciampi
contro la pena capitale "Non � cosa da paese civile"
Il
capo dello Stato alla consegna della relazione finale del Comitato
per l'abolizione
di GIORGIO BATTISTINI
ROMA -
Se un Paese � civile non condanna a morte.
E' "fondamentale", in ogni democrazia, il "rispetto
della dignit� dell' uomo".
Non ha dubbi Carlo Azeglio Ciampi. E va a rilanciare questa sua
certezza (tutt'altro che condivisa dai potenti di mezzo mondo,
democrazie comprese) al Senato. L'applaudono in prima fila Giuliano
Amato e Nicola Mancino, presidente del Consiglio e presidente del
Senato, dov'� stata consegnata proprio ieri la relazione
conclusiva del Comitato per l'abolizione della pena di morte,
presieduto da Ersilia Salvato.
Di quest'ideologia della tolleranza e della civilt� giuridica il
governo di Roma ha sempre fatto elemento distintivo di politica
estera. A tutti i livelli l'Italia � impegnata contro lo Stato che
toglie la vita "in nome della legge". Si tratti del turco
Ocalan o dall'americano Rocco Derek Barnabei. Lo stesso Ciampi ne
ha fatto tema recente di esternazioni. E ieri mattina,
nell'affollata sala Zuccari del Senato, ha voluto aggiungere un
imprevisto fuori programma di esplicita legittimazione (umana,
prima ancora che politica) per l'impegno di quanti si battono in
questa direzione. "Ho sempre condiviso appieno questa vostra
battaglia per l'abolizione in tutto il mondo della pena di
morte", ha detto improvvisando. E "ho sempre considerato
che un paese civile non possa albergare nel proprio ordinamento
giuridico la previsione di una pena di morte". Quindi
"incivili" sono tutti gli Stati (grandi e piccoli) che
tolgono la vita a cittadini condannati da tribunali. E' un
"sentimento", spiega, "che ho sempre avuto nella mia
vita e quindi sono lieto di poterlo rinnovare e testimoniare di
fronte a voi". Ciampi apprezza che il Senato abbia preso a
cuore questo tema promuovendo una "campagna di civilt� che ha
alla base quello che considero fondamentale in ogni democrazia: il
rispetto della dignit� dell'uomo".
L'Italia � in prima fila in questa battaglia. Per forte
convinzione. Perch� la nostra politica estera � maturata anche
all'ombra della sensibilit� vaticana. E perch� davvero questo �
Paese � stato culla del diritto e della sua evoluzione. Con Cesare
Beccaria che "gi� nel Settecento", ha ricordato Ciampi a
Strasburgo, "trovava assurdo un pubblico assassinio per
allontanare i cittadini dall'assassinio". In ogni caso
l'Italia � stata sempre accuratamente lontana da certi estremismi
occidentali o da certi dispotismi orientali. Adesso, spiega Nicola
Mancino, "l'Europa pu� fare molto in questa direzione. Il
nostro impegno continuer� fino al raggiungimento di questo
traguardo" che � nelle attese di "tutti i paesi
democratici e di chi ha a cuore il diritto alla vita".
Non � la prima volta di Ciampi, s'� detto. Contro la pena di
morte il presidente s'era gi� espresso al Consiglio europeo di
Strasburgo, preoccupato soprattutto dal rischio che i prossimi
allargamenti dell'Unione europea finiscano per
"imbarcare" Paesi con legislazioni contrastanti con la
consolidata cultura giuridica comunitaria, arretrate o addirittura
liberticide. "Non possono pi� esserci gelose nicchie nicchie
di sovrasnit� degli Stati membri", avvert� in
quell'occasione. Occorre "bandire la pena di morte dagli
ordinamenti che ancora la prevedono, pur avendola sospesa". Si
riferiva agli aspiranti all' Europa. Non agli Usa.
del 25/01/01
Ciampi:
la pena di morte � incivile
Gli
Usa nel mirino della relazione del Senato sulla pena capitale. E il
capo dello stato rincara la dose. Con un occhio rivolto al
presidente Bush, ex governatore dello stato pi� giustiziere di
tutti
di
ANNA BREDICE
"Ho
sempre pensato che nessun paese civile potesse avere nel proprio
ordinamento giuridico la pena di morte". Le parole del
presidente Ciampi risuonano nella sala Maccari del senato, dove �
stata presentata la relazione del comitato parlamentare contro la
pena capitale e il pensiero va al paese pi� potente del mondo che
ha appena eletto presidente il governatore del Texas, lo stato con
la mannaia pi� attiva di tutti gli Stati uniti. "La mia
� una convinta adesione", ha aggiunto Ciampi, secondo il
quale la battaglia contro la pena di morte � una lotta "di
democrazia e rispetto dei diritti umani". La
vicepresidente del senato Ersilia Salvato, a nome del comitato, ha
proposto un organismo parlamentare ad hoc contro la pena di morte.
Si tratterebbe di una giunta con poteri consultivi e di indagine, e
a istituirla dovr� essere il parlamento che uscir� dalle prossime
elezioni. "Mi auguro - ha detto Ersilia Salvato, riferendosi
all'eventualit� della vittoria del centro-destra - che nella
prossima legislatura non prevalga su questo tema il quadro
politico, ma una cultura dei diritti umani". Il presidente del
senato Mancino, anche lui presente all'incontro, ha auspicato
l'approvazione al pi� presto, da parte delle Nazioni unite, della
moratoria della pena di morte, in attesa del bando totale in tutto
il mondo.
Il lavoro del comitato contro la pena di morte, del tutto
trasversale dal punto di vista politico - � composto infatti da
esponenti di tutti gli schieramenti, dalla stessa Salvato a
Francesca Scoppelliti di Forza Italia, da Rifondazione alla Lega -
� cominciato nel 1996. Da allora ci sono stati incontri e missioni
nei paesi dove la pena di morte esiste o dove � sospesa. Il
risultato � la relazione presentata ieri, il cui capitolo pi�
lungo, neanche a dirlo, � dedicato agli Stati uniti. E cos� si
scopre, grazie alla relazione, che in Illinois da circa un anno �
in vigore una moratoria della pena di morte, decisa dopo aver
scoperto dodici casi di innocenti condannati. Da uno studio fatto a
New York si viene a sapere che il 68% dei processi - su cinquemila
casi di condanne a morte - erano viziati da gravi errori e il 7%
delle persone uccise non avevano commesso reati tali da meritare la
morte. Gli interlocutori statunitensi del comitato di
parlamentari italiani sono attivisti dei diritti umani, preoccupati
dalla vittoria di Bush: "questo era il loro timore - ha detto
Ersilia Salvato - del resto Bush � conosciuto per essere stato il
governatore dello stato che ha eseguito pi� sentenze
capitali".
� 25/01/01
Ciampi contro la pena capitale. Ovunque
di PAOLO POMBENI
(�)
Ci sono stati dentro fino a non molto tempo addietro paesi come la
Gran Bretagna e la Francia.
Il
Presidente ha ripreso un tema di "identit� nazionale"
quanto pochi altri. Innanzitutto perch� siamo il paese di Cesare
Beccaria che nel suo famosissimo libro del 1764 aveva scritto
contro la pena di morte, ricordando che il fine della pena era non
l�applicazione di un principio etico, non la pura sanzione di un
errore (di gravit� pari al fatto commesso), ma la restaurazione di
un equilibrio sociale. Siamo anche il paese di Giuseppe Zanardelli,
che da ministro della giustizia promulg�, giusto centodieci anni
fa (1891), il primo codice penale che aboliva la pena di morte.
Neppure l�assassinio del re Umberto di l� a poco (1900) scosse
questa civilt� giuridica: l�anarchico Bresci venne condannato
all�ergastolo (poi qualche anno dopo fu probabilmente assassinato
in carcere dalle guardie, ma questa � un�altra storia). Solo il
fascismo restaur� la pena di morte (e la pratic�, sia pure in
misura marginale), mentre la repubblica torn� subito all�antica
civilt� giuridica.
Ciampi
ha dunque affrontato un grande tema politico, che da secoli divide
la cultura del mondo occidentale. Nella questione della pena di
morte si contrappongono due visioni della giustizia. La prima crede
sia funzione del giudice applicare una sorta di contrappasso: tu
hai fatto soffrire e soffrirai altrettanto; "pagherai"
per la tua colpa e come sempre avviene in questi casi ridarai
l�equivalente di ci� che hai distrutto. La seconda ritiene
impossibile ed inutile questa prospettiva: impossibile, perch� i
rapporti tra delitto e castigo non sono mai misurabili in termini
di reciprocit�; inutile, perch� non vi � possibilit� di
"risarcire", cio� di annullare il danno che si � fatto.
Quando
ha parlato di "civilt�" il presidente Ciampi non ha
certo inteso riferirsi ad essa nel senso pi� ovvio e banale, ma ha
voluto riprendere il senso profondo del termine cos� come ci viene
da quella tradizione illuminista che fonda la convivenza sul
contratto sociale, cio� sulla cessione della sovranit� e della
libert� di ciascuno alla sovranit� e libert� collettiva, che
crea la "civitas". In essa il mandare a morte il
colpevole non restaura l�ordine infranto e la giustizia non ha da
vendicare nulla: la sanzione � la circoscrizione del delitto fuori
dall�accettazione sociale, la punizione � gi� nel giudizio che
separa e reclude.
In
Italia da quasi 250 anni la scienza giuridica e la coscienza
sociale hanno maturato questa consapevolezza. Non � il caso di
farsi mancare il coraggio di rivendicare questo primato morale e
civile.
�
25/01/01
di
Pierluigi Battista
CONTRO
la pena di morte, dunque, � questione di �battaglia di civilt�.
Il
Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi ha interpretato un comune
sentire in un Paese dove la politica si divide ferocemente su tutto
ma non sulla pena di morte, come riconosce con spirito che oggi
verrebbe definito bipartisan , il presidente della commissione
Esteri del Senato Gian Giacomo Migone, Ds: �Bisogna dare atto alla
nostra destra di non voler cavalcare il tema della pena di morte,
anche a prezzo di qualche difficolt� con il suo elettorato e su
questo punto dobbiamo esser grati alla destra italiana, pur in un
clima di incandescente campagna elettorale�. Battaglia di civilt�:
come si potrebbe essere in disaccordo? Ma c�� un dettaglio,
nelle parole di Ciampi, che pu� prestarsi a interpretazioni
controverse. Questo: �ho sempre considerato che in un Paese civile
non possa albergare nel proprio ordinamento giuridico la previsione
della pena di morte�. Ma gli Stati Uniti albergano nel loro �ordinamento
giuridico� il principio e la pratica della sedia elettrica. E
inoltre l�attuale presidente degli Usa, George W.Bush, da
governatore del Texas, ha attivamente avallato l�esecuzione delle
condanne a morte (con il consenso, addirittura, degli avversari del
partito democratico). Forse che bisogna estromettere dai confini
della �civilt� gli Stati Uniti e il presidente americano che si
� appena insediato alla Casa Bianca? La pena di morte (per
fortuna) � in Italia un tema tab�. Talmente scandalose appaiono
le sue conseguenze morali e cos� inaccettabili le sue implicazioni
nella coscienza collettiva che quando, nel cuore dei terribili Anni
Settanta, un intellettuale di indiscutibile profilo democratico
come Massimo Mila introdusse la questione della �proporzionalit�
della pena di fronte all�efferatezza del delitto e si disse
favorevole all�introduzione alla pena di morte, le reazioni del
mondo politico e culturale furono molto animate. Ed analogo effetto
ebbero le parole di Ugo La Malfa a poche ore dal rapimento di Moro
e dallo sterminio della sua scorta, quando il leader repubblicano
invoc� la reintroduzione della pena di morte per i terroristi
assassini. Fatto sta che da allora, la coscienza collettiva nei
Paesi occidentali � andata ovunque in una direzione abolizionista
in tema di condanne alla pena capitale, a cominciare dalla Gran
Bretagna. Ovunque, tranne che negli Stati Uniti: l�unica
democrazia occidentale dove vige la pena di morte. L�unico Paese
democratico dove sopravvive, per usare l�espressione di Ciampi,
questa �incivilt�. Ma l�ambasciatore Sergio Romano in questa
circostanza non � d�accordo con il presidente della Repubblica:
�Capisco che la battaglia contro la pena di morte richiede un
forte pathos ideale, ma il compito del Capo dello Stato non �
quello di aggiungere emotivit� supplementare a un argomento cos�
delicato�. Gli Stati Uniti, sostiene Romano, sono un Paese in cui
�il rapporto tra democrazia e religione, come del resto ha
ampiamente spiegato Tocqueville, � strettissimo, fino a
configurare un intreccio indissolubile in una storia che comincia
con i pellegrini fondatori che hanno introdotto in America
un�abitudine costante a "parlare" con Dio, a pregare
Iddio, a giurare sulla Bibbia. Altro che incivilt�. Il problema �
che la religione di cui parlo � il protestantesimo
vetero-testamentario in cui la questione della pena di morte assume
un valore tutto diverso rispetto alla religiosit� cattolica�.
Questo non vuole affatto dire, aggiunge Sergio Romano (�assolutamente
contrario alla pena di morte�), che �gli americani tengano in
poca considerazione la vita umana. Vuol dire per� che nella loro
civilt� il problema della pena assume un valore diverso da quello
dominante in Europa. Che poi questo non sia necessariamente un dato
immodificabile, lo dimostra un�intervista proprio di Bush alla
vigilia del giuramento in cui il neo-presidente appare pi�
possibilista sulla pena di morte�.
Gian
Giacomo Migone, esperto di cose e di cultura americane, � convinto
che occorra evitare equivoci: �Ciampi non ha detto che � un Paese
incivile quello che consente la pena di morte, ma che un Paese
civile non dovrebbe avere la pena di morte. Cosa molto diversa�.
Del resto, Migone non riuscirebbe a condividere un giudizio
globalmente negativo su una civilt�, come quella americana, �che
poggia su antiche e solide istituzioni democratiche�. Il problema
� per� che �nella storia degli Usa � fortissima una componente
populista, la "democrazia della prateria", cresciuta
quando lo Stato era lontano ed era la comunit� locale ad
amministrare la giustizia. L�attaccamento degli americani,
fortunatamente decrescente, alla pena di morte deriva da questa
lunga storia�. Sempre pi� americani considerano �la permanenza
della pena di morte come un elemento di intollerabile incivilt�
nella loro democrazia�.
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