RELAZIONE
SENATO, INCONCILIABILE CON DEMOCRAZIA
ROMA,
24 GEN - ''La questione della pena di morte attiene alla sfera dei
diritti umani e la sua applicazione e'inconciliabile con la
democrazia'', si legge in uno dei passaggi chiave della relazione
conclusiva del Comitato contro la pena di morte del Senato, un
organismo informale che per l'intera legislatura ha svolto un'attivita'
di documentazione con visitein molti paesi e,allo stesso tempo, ha
sviluppato una vera epropria campagna abolizionista. Il documento
e' stato presentato oggi a Palazzo Madama da Ersilia Salvato, la
senatrice che lo presiede, alla presenza di Ciampi e Mancino che si
sono dichiarati abolizionisti convinti. Nelle 44 pagine del testo,
si traccia un excursusstorico-giuridico della questione, da Cesare
Beccaria (che due secoli fa scrisse che ''la pena di morte non e'
un diritto, mauna guerra della nazione contro un cittadino'') a
Norberto Bobbio; inoltre si da' conto delle missioni all'estero (fral'altro,
a Mosca, New York, Manila, L'Avana, Lisbona) e del ruolo
dell'Italia e dei parlamenti e dell'attivita' dell'Onu,del
Consiglio d'Europa e di altri organismi internazionali. In
appendice, si pubblica il documento del Convegno di Assisi del
4luglio 2000 col quale rappresentati di parlamenti di tutta Europa
hanno chiesto ai capi di Stato di tutto il mondo di concedere la
grazia ai condannati a morte e hanno sollecitato i Parlamenti e i
governi dell'UE a riproporre all'Assemblea generale dell' Onu una
risoluzione che miri alla moratoria universale. Un altro allegato
riproduce lo studio prof. James.S. Liebman della Columbia
University che analizza i 4.500appelli contro condanne capitali
negli USA dal 1973 al 1995 e giunge alla conclusione che molti
imputati finiscono nel braccio della morte per errore e che i tempi
per i processi di appello sono spesso troppo lunghi. Ad esempio,
per citare solo due dati, l'82% degli appelli si e' concluso con il
riconoscimento di gravi errori giudiziari e la commutazione della
condanna in pena detentiva e nel 7% dei casi con la dichiarazione
di innocenza rispetto al reato che prevedeva la pena capitale.''Gli
alti tassi di errore e i tempi necessari per rimediarvi -si legge
nel rapporto della Columbia University - implicano altissimi costi
per i contribuenti, le famiglie delle vittime,il sistema
giudiziario e le persone ingiustamente condannate. E annullano il
carattere definitivo, la punizione e l'effetto deterrente che sono
le motivazioni solitamente avanzate per l'uso della pena capitale''.
Il lavoro del Comitato, afferma la relatrice Salvato,rappresenta un
esperimento pilota di diplomazia parlamentare,cioe' democratica e
partecipata; e' un esperimento riuscito cheha suscitato interesse e
ammirazione da parte di molti Paesi. L'impegno andrebbe proseguito
anche nella prossima legislatura in modo piu' organico. Percio' i
senatori membri del Comitato(uno in rappresentanza di ogni gruppo
politico) hanno oggi proposto formalmente una modifica del
regolamento di Palazzo Madama per istituire in modo permanente una
Giunta per la tutela e la promozione dei diritti umani. ''Noi siamo
qui per dire - si legge nella premessa della relazione - che la
pena di morte va dovunque abolita perche' e' barbara e incivile,
perche' contraddice ogni accettabile legittimazione del diritto di
punire. Solo chi non ha sufficiente rispetto per la vita altrui
puo' pensare di disporneliberamente. Gli Stati non devono mai
ergersi a giustizieri. eal contempo non non devono rinunciare ad
essere luoghi dove venga esercitata una giustizia mite, equa e non
vendicativa. Lamorte e' infatti antitetica ed in opposizione ad una
qualsiasi idea di giustizia''. Nella relazione si ricorda, a questo
proposito, che la Costituzione italiana ha escluso la pena di morte
e sancisce(art.27) che le pene non devono mai consistere in tratta
menticontrari al senso di umanita'; inoltre, nel corso di questa
legislatura e' stata approvata una legge che prevede l'abolizione
della pena capitale anche dai codici penali militari. Una
legislazione per la quale all'Italia viene riconosciuto un ruolo di
avanguardia nella campagna abolizionista. Ed e' stato il governo
italiano il primo a chiedere alla Commissione dei Diritti Umani di
Ginevra didichiarare una moratoria universale. I contatti
internazionali fanno dire al Comitato che molti paesi, pur non
ostili alla moratoria, mantengono la pena di morte perche' essa e'
in vigore negli Stati Uniti, ormai ''unico paese del mondo
occidentale'' apraticarla. Le iniziative del Comitato hanno
ottenuto un forte sostegno da esponenti parlamentari di Portogallo
e Francia, iquali hanno concorso attivamente al successo della
Conferenza di Assisi dell'Anno scorso, promossa proprio dal
Comitato del Senato. Che l'abolizione della pena capitale riguardi
l'applicazione dei diritti umani, conclude la relazione, e' una
verita' affermata per prima dall'Alto Commissario Onu per i Diritti
Umani Mary Robinson. E' una verita' che trova riscontro nella
Dichiarazione universale del 1948, nel Patto sui diritti civilie
politici del 1966 e nelle varie convenzioni regionali sulla
materia. E' una convinzione che si sta facendo sempre piu'strada,
tanto che la pena capitale non e' prevista nello Statuto istitutivo
del Tribunale penale internazionale, statuto recentemente
sottoscritto anche da paesi, quali gli Stati Uniti,che ancora la
applicano.
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