NO alla Pena di Morte
Campagna Internazionale 

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24.02.01

Si suicida in Giappone condannato a morte -Il Consiglio d'Europa: "Abolite il patibolo"

TOKIO - Nel carcere di Fukuoka, Giappone, ieri si � suicidato Yoshiaki Nishimura, un condannato a morte. E ha riportato nella polemica il sistema nipponico sulle esecuzioni: Tokio � criticata per la prassi di non annunciare al condannato n� ai suoi avvocati la data dell'esecuzione. E spesso l'impiccagione provoca una sofferenza prolungata al condannato, fino a 23 minuti. La prima missione straniera ammessa in Giappone ad avere colloqui con le autorit� � stata, in questi giorni, una delegazione del Consiglio d'Europa, l'organismo internazionale di Strasburgo che si batte per il rispetto dei diritti umani e che nel 1996 ha concesso al Giappone lo status di osservatore. Il suo presidente, il finlandese Gunnar Jansson, ha incontrato il ministro della giustizia giapponese Masahiko Komura al quale ha chiesto l'abolizione o almeno una moratoria delle esecuzioni. Tokio ha risposto no. L'associazione umanitaria "Nessuno tocchi Caino" ha chiesto al Giappone di introdurre una moratoria delle esecuzioni capitali, sottolineando che vi sono almeno 52 condannati a morte nel Paese; quest'anno sono state decise due condanne a morte e nel 2000 erano 21; sempre lo scorso anno vi sono state tre esecuzioni. La pena di morte gode di un vasto consenso nell'opinione pubblica giapponese, intorno all'80 per cento


Giappone/ Detenuto si suicida dopo anni di torture quotidiane

La crudele agonia dei condannati a morte

TOKYO - Anni di tortura quotidiana, chiamata dalle autorit� "pace dello spirito", in attesa di un'esecuzione che arriva all'improvviso. Ventitr� minuti in media di agonia per un'impiccagione che a volte fallisce e costringe il boia a strozzare con le sue mani il condannato. E che porta al suicidio, come � accaduto proprio ieri a un condannato alla pena capitale di 46 anni, Yoshiaki Nishimura, detenuto nel carcere giapponese Fukuoka, dell'isola di Kyushu. L'ex condannato a morte giapponese Sakae Menda, che ha trascorso 34 anni nello stesso braccio della morte del suicida, ha dichiarato che "le pene in Giappone mirano prima ad uccidere l'anima e poi il corpo". Menda ha aggiunto che "vi sono misure molto rigorose per evitare che i condannati a morte si possano suicidare e quello di ieri � il secondo degli ultimi trent'anni". Il Giappone ha escogitato un sistema di raffinata crudelt� del silenzio: il condannato non sa quando sar� chiamato al patibolo, non lo sanno i familiari, gli avvocati, i giornali, il parlamento sovrano. Si sapr� solo a impiccagione avvenuta che ci sono state delle esecuzioni, ma tutto nel pi� totale anonimato. La scoperta di questo pianeta del silenzio e della vergogna l'ha fatta in questi giorni la prima missione straniera ammessa in Giappone ad avere colloqui con le autorit�: una delegazione del Consiglio d'Europa, l'organismo internazionale di Stasburgo che si batte per il rispetto dei diritti umani e che nel 1996 ha concesso al Giappone lo status di osservatore. Il suo presidente, il finlandese Gunnar Jansson, ha avuto una sfilza di no dal "gentile e pacato" - ha spiegato lo stesso Jansson - ministro delle giustizia giapponese Masahiko Komura. No all'abolizione della pena di morte, "perch� la vuole l'80% dell'opinione pubblica", no alla moratoria delle esecuzioni "perch� sarebbe illogica", no a visitare i detenuti nel braccio della morte (54 su 53.000 detenuti, di cui 3600 stranieri) "perch� disturberebbe la loro pace di spirito". Jansson riferir� al Consiglio d'Europa quanto ha appreso in questi giorni e non ha escluso "in linea di principio" che se la situazione non cambier� "il Giappone possa esser privato" dello status di osservatore.