NO alla Pena di Morte
Campagna Internazionale 

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24/04/01

IN CINA LA GIUSTIZIA � UN COLPO ALLA NUCA

 di RENATA PISU

HONG KONG - C'E' qualcosa di disperato e allo stesso tempo protervo, quasi da "ultima spiaggia", nel modo in cui il regime cinese manda a morte i suoi figli, sia pure degeneri: presunti ladri corrotti e corruttori assassini, terroristi, in due ore condannati alla pena capitale, ventiquattr'ore dopo giustiziati con un colpo alla nuca, ogni appello respinto, in meno di dieci minuti.Trecento - ma forse pi� - esecuzioni capitali eseguite dal primo aprile, il giorno in cui l'aereo americano-spia, atterr� sull' isola di Hainan nell'estremo sud del grande paese che non sopporta pi� quella che qui chiamano "umiliazione nazionale", forse a ragione, forse no. Quante nazioni sono state umiliate nel secolo scorso e quante esaltate? E cosa succeder� in questo secolo in cui forse l'intelletto umano riuscir� a definire cosa s'intende per nazione? E' probabile che, per quanto riguarda la Cina, non ci sia nessun nesso tra i due eventi, cio� tra l'affermazione di s� come grande potenza e la riduzione di s� a stato di polizia, se non un malinteso spirito nazionalista, unico collante in uno sfascio che altri avvenimenti mettono meglio in luce, come se il dramma della caduta degli dei marxisti, maoisti o confuciani fosse arrivato all'epilogo: domenica scorsa seicento poliziotti e militari hanno messo a ferro e fuoco il villaggio di Yuntang, nella Cina meridionale, sparando contro 1.400 contadini inermi che rifiutavano di pagare quelle che ritenevano "tasse ingiuste". I morti sono tre, i feriti gravi diciotto. Ma comunque di questo non si parla sui giornali della Grande Cina che sta giocando una partita a braccio di ferro con gli Stati Uniti e con il Giappone, il "servo sciocco" colpevole non soltanto di albergare basi militari americane a Okinawa storia vecchia, retaggio della storia ma d'aver concesso due giorni fa a Lee Teng Uoi, ex presidente di Taiwan, un visto per andare a curarsi a Tokyo. Ora Lee � in Giappone: cosa cambia? Niente. Tra pochi giorni Chen ShuiPian, democraticamente eletto presidente della Repubblica cinese di Taiwan, ovvero Formosa, per Pechino "provincia ribelle", andr� negli Stati Uniti in visita alla sua Alma Mater, l'Universit� di Cornell: cosa cambia? Niente. A meno che queste due visite private di leader taiwanesi pi� o meno larvatamente "indipendentisti" non siano visti da Pechino come mosse coordinate per perorare a Washington la causa della vendita di armamenti supersofisticati all'isola di Formosa, che di ricongiungersi alla madre patria non ne vuol sapere (almeno fino a quando questa sar� matrigna e non madre di tutti i cinesi). Pu� essere che Pechino tema proprio questo. Ma sembrano essere "pretesti", come sostiene un emerito professore di Scienze Politiche dell'Universit� di Hong Kong, il quale preferisce mantenere l'anonimato e che in Cina non ha nessuna intenzione di andare perch� sono ormai quattro, nell'ultimo mese, i docenti di Hong Kong arrestati nella madre patria, per "spionaggio". E cinque sono i cinoamericani, tutti "permanent resident" negli Stati Uniti, dei quali non si hanno pi� notizie nelle ultime settimane. Cos� sembrerebbe che siano loro i veri ostaggi dell'incidente dell'aereospia americano non l'equipaggio liberato con tante scuse, pi� o meno sincere, pi� o meno ben tradotte. Ma se tutto � "pretesto" quale � la reale posta in gioco? L'arresto del vescovo cattolico significa qualcosa? Difficile dare torto all'accademico spaventato di questa Hong Kong, dove il "vento del nord" come dice Nury Vitachi, ex umorista della Far Eastern Economic Rewiev, soffia fino a "farti gelare". No, non � una nuova edizione della "guerra fredda": �, potrebbe essere la guerra climatica, oggi fa freddo e domani all'improvviso, le stagioni non esistono pi�. Come mi difendo? La ragazza cinese, l'altro ieri condannata a morte, ritratta in una prima foto con la testa alta, viso purissimo di ventenne, e in una seconda immagine con il capo piegato, attorniata da poliziotti suoi coetanei esteticamente perfetti, potrebbe essere un emblema.


24/04/01

Cina, oltre cento persone giustiziate in un giorno.
 Molte confessioni dei reati estorte sotto tortura

RAIMONDO BULTRINI

BANGKOK - Il venerd� della campagna chiamata "Colpire duro" sar� ricordato come il pi� sanguinoso nella storia delle esecuzioni capitali in Cina. In un solo giorno 113 piccoli e grossi criminali, ufficiali corrotti, dissidenti spacciati per ladri e trafficanti, qualche innocente senza fortuna si sono inginocchiati con le bende sugli occhi e sono stati giustiziati con un proiettile alla nuca che le loro famiglie dovranno pagare se vogliono riottenere i loro corpi, secondo la formula tradizionale in vigore dall'inizio della Repubblica comunista cinese.Le agenzie ufficiali di stampa, le radio e le tv, i giornali di tutte le province e regioni dell'immenso territorio cinese hanno riportato con grande risalto il risultato della Campagna lanciata dal governo e dal Partito a met� aprile per frenare l'escalation del crimine organizzato, dall'attivit� delle Triadi mafiose alle rapine di bande pi� o meno organizzate, fino ai furti e borseggi, spesso perseguiti con la condanna a morte durante questo genere di esemplari campagne anticrimine.L'ultima c'era stata nel 1996, e quella ancora prima nel 1983, quando nessuno aveva calcolato quante persone fossero state giustiziate in una sola giornata, com'� accaduto venerd� scorso. Da quando le Corti di tutte le Province hanno ricevuto l'ordine di applicare la pena massima, per l'esattezza dall'11 aprile, sono stati gi� uccisi 260 condannati a morte e altri 72 hanno avuto una sentenza alla pena capitale.Nel venerdi del boia la pi� clamorosa esecuzione di massa � avvenuta a Chongqing, la pi� popolosa e moderna delle metropoli del Sichuan: 55 persone sono state giustiziate pubblicamente nel pi� grande stadio cittadino e in diretta tv. Ma pochi giorni prima altri 28 sospetti trafficanti di droga avevano seguito la stessa sorte in un impianto sportivo del Guangdong davanti a un pubblico di 30mila persone sugli spalti e di dieci milioni davanti al video di casa.Altrettanti spettatori avevano assistito in tv anche al processo contro la gang criminale scelta sapientemente da registi e responsabili della stampa e propaganda per la ferocia delle sue imprese, con 28 omicidi e 22 ferimenti alle spalle, e per l'odiosa figura del loro capo, Zhang Jun, che non ha voluto nemmeno essere difeso: "Ho preso soldi da chi mi capitava, senza badare se fosse ricco o povero", gli hanno sentito dire ai giudici durante il processo live. E dopo l'esecuzione, altre telecamere hanno riportato le interviste ad alcune delle vittime delle violenze di Zhang e compagni, un tassista paralizzato dopo una rapina della gang, e un uomo che ha perso sua figlia uccisa da Zhang mentre trasportava i soldi della banca per cui lavorava."Non ho dormito per anni - ha detto l'uomo in lacrime davanti alla tv - e finalmente nel sogno adesso posso vedere mia figlia sorridere" Le organizzazioni dei Diritti umani hanno sottolineato che questo genere di provvedimenti, lontani dal diminuire massicciamente l'attivit� delle associazioni criminali spesso collegate ai massimi livelli del sistema politico, colpiscono soprattutto i responsabili di reati minori, e anche per piccoli furti si viene giustiziati senza troppo rispetto del diritto di difesa, con molte confessioni estorte dopo lunghe torture e processi sommari.Le autorit� replicano sostenendo che in realt� le vittime del boia sono tutti personaggi gi� coinvolti in altri episodi criminali e che non esiste nessun altro deterrente altrettanto valido in un paese di un miliardo e 200 milioni di abitanti per mettere fine a un'escalation di violenze e violazioni della legge che rischiano di trasformarsi in un pericolo per lo stesso sistema politico. Non a caso la campagna "Colpire duro" era stata anticipata da un convegno nazionale dove sono stati messi in luce i dati allarmanti dell'attivit� di gang e singoli fuorilegge, con un'impennata di oltre il 50 per cento del traffico di droga, di clandestini, di donne destinate alla prostituzione, dell'attivit� terroristica, degli omicidi, delle rapine, dei sequestri di persona e in generale dell'attivit� attribuita alle cosiddette societ� segrete che spadroneggiano in molte citt� cinesi.Se continueranno i ritmi di aprile (40 esecuzioni di media a settimana) le pene di morte in Cina sono destinate a superare presto il record stabilito nel 1999 quando furono uccise oltre 1200 persone, pi� di tutte le esecuzioni