ESPRESSO
STATI
UNITI / LA BATTAGLIA CONTRO LA PENA DI MORTE
Bush
non tocchi Caino Due giustiziati su tre potevano salvarsi con un
buon avvocato. Il patibolo piace sempre meno agli americani. Anche
nel Texas del presidente di Giampaolo Cadalanu La pugnalata alla
schiena � arrivata proprio dal Texas. Dopo aver acclamato il
macabro record di 40 esecuzioni nel 2000, ora i conterranei di
George W. Bush ammettono di non essere pi� tanto convinti
dell'efficacia della pena di morte. E per il neopresidente,
arrivato alla Casa Bianca come alfiere dell'iniezione letale, �
quasi una diserzione. Tanto pi� che arriva quando un po'
dappertutto in America si diffonde la tentazione di un ripensamento
generale.I colpevoli del tradimento sono Elliott Naishtat, di
Austin, Harold Dutton, di Houston, due deputati repubblicani, ed
Eliot Shapleigh, senatore democratico di El Paso, che hanno
proposto l'improponibile: una moratoria delle esecuzioni, come
quella dell'Illinois, proprio nel Texas. Naturalmente lo scopo �
quello di verificare i meccanismi della giustizia. Perch� i
problemi sono evidenti in tutta l'America: errori giudiziari,
confessioni estorte a suon di botte, difese d'ufficio superficiali
e distratte. E la coscienza ormai diffusa che nel
"braccio", nel Texas come in tutti gli Usa, finiscono
soprattutto gli imputati colpevoli di appartenere ai gruppi sociali
sfavoriti: neri, ispanici, "white trash", spazzatura
bianca, persone relegate ai margini della supercompetitiva societ�
americana. "Ho indetto la moratoria anche perch� ho scoperto
che c'erano tanti neri giudicati da giurie di soli bianchi. C'erano
33 persone condannate dopo essere state difese da legali poi
espulsi dall'ordine. Ce n'erano altre finite nel
"braccio" solo per una testimonianza strappata ad altri
detenuti. Fatti vergognosi per un sistema giudiziario che deve
essere equo", dice George Ryan, governatore dell'Illinois,
primo a varare la moratoria."Il vento sta cambiando",
dice James Liebman, docente della Columbia Law School. E per
contribuire al cambiamento, Liebman ha fatto realizzare ai suoi
studenti una gigantesca ricerca su tutte le condanne a morte dal
ritorno della pena capitale, 24 anni fa, a oggi. Il risultato?
Sconvolgente. Secondo l'esame dell'universit� newyorkese, il 68
per cento delle sentenze capitali era "viziato" o
irregolare. In altre parole, due condannati su tre, se avessero
avuto un buon difensore, avrebbero potuto dimostrare la propria
innocenza o quanto meno le circostanze attenuanti, evitando il
boia.Ad avviare l'esame di coscienza della nazione erano state le
iniziative parallele della Northwestern University di Chicago e
della Cardozo Law School di New York, quest'ultima guidata da Barry
Scheck, guru delle analisi forensi. Scheck e i suoi assistenti sono
gli autori del "Progetto Innocenza". Lavorando con il
test del Dna sono arrivati alla conclusione che fra i 25 condannati
a morte dell'Illinois, ben 13 erano innocenti. Proprio da questa
rivelazione il governatore Ryan ha avviato la sua moratoria.Ancora
pi� indicativa dei problemi del sistema giudiziario � stata la
storia vissuta dagli studenti della Northwestern. Nel '98 gli
iscritti a Giornalismo, guidati da Lawrence Marshall, docente di
Diritto, decisero di affrontare casi reali. Fra questi c'era anche
la storia di Anthony Porter, un 27enne afroamericano condannato a
morte per omicidio e rapina. Mentre i legali di Porter
sottolineavano la menomazione mentale del loro assistito
("Troppo stupido per morire, con un quoziente intellettivo di
51", ammette il suo avvocato, Daniel Sanders), gli studenti
ricondussero l'inchiesta passo per passo, interrogando e
ricostruendo le fasi del delitto e l'impianto dell'accusa. Alla
fine, racconta Shawn Armbrust, coordinatrice degli studenti,
"salt� fuori che dal punto in cui erano seduti quella sera, i
testimoni chiave non potevano vedere la scena del crimine".
Bast� poi l'aiuto di un investigatore privato per arrivare al vero
colpevole. Porter fu scarcerato ad appena due giorni dalla data
fissata per la sua morte, quando gi� aveva scelto il men� del suo
ultimo pasto. La sospensione delle esecuzioni a Chicago ha pure
dimostrato che l'opinione pubblica � meno timorosa di quanto
pensino i politici. Dal solido 80 per cento di favorevoli alla pena
di morte prima dell'avvio della moratoria, in Illinois i seguaci
del boia sono scesi al 57 per cento. E la chiusura del cerchio �
stata la Convention degli abolizionisti nelle sale del Cathedral
Hill hotel, a San Francisco. Erano in tanti, da tutti gli Stati: le
anziane signore radical e i rapper neri della rivista
"Blu", le studentesse di Amnesty International e i pacati
gruppi religiosi che invocano il rispetto per la vita umana in nome
della Bibbia o di Buddha. "Chi � senza peccato scagli la
prima pietra", diceva lo striscione all'ingresso della
Convention. E sulle pareti tazebao plastificati raccontavano la
rabbia e la speranza, con cifre ("Le spese carcerarie sono
aumentate dell'800 per cento in 20 anni") e slogan ("Non
ci sono pi� alberi per le impiccagioni, ma i linciaggi non sono
finiti").Il silenzio rispettoso era garantito solo a chi
testimoniava in prima persona. "Mio figlio Tariq,
quattordicenne, � stato ucciso da un coetaneo in Virginia. Ora
questo ragazzo � in carcere, ci rester� per almeno altri
vent'anni", raccontava Azim Khamiza, imprenditore di origine
persiana, bandiera dell'"Associazione familiari delle vittime
di omicidio contrari alla pena di morte". "Certo, se
uccidere questo ragazzo potesse farmi riavere il mio Tariq, non
avrei dubbi. Ma non servirebbe, anzi aggiungerebbe al mio dolore
quello di un'altra famiglia. Ho odiato profondamente questo
giovane, poi ho capito che volevo lavorare per costruire un paese
senza violenza". E il ruolo di stimolo del nostro paese,
testimoniato dalla missione del Senato alla Convention, �
apprezzato. "L'Italia � il leader morale del movimento contro
la pena di morte", dice Helen Prejean, la suora resa famosa da
"Dead Man Walking": "Anni fa la mobilitazione nel
vostro paese ha salvato Paula Cooper, poi ha attirato l'attenzione
su casi come O'Dell, Karla Tucker, Barnabei. Ora con il vostro
aiuto dobbiamo riuscire a svegliare gli americani. E ci stiamo
riuscendo".
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