- 27 SET
PAPA:
ARMENIA, VISITA NON FERMA DIBATTITO SU PENA MORTE/ANSA
VOGLIA
DI BOIA PER AUTORI STRAGE PARLAMENTO DEL '99
(dell'inviato
Alessandro Logroscino)
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IEREVAN, - La visita del Papa in Armenia ha forse
sopito, ma non spento il dibattito che agita l'opinione pubblica di
questo paese sul tema della pena di morte. Un dibattito che si
coniuga con il processo in corso ai cinque militanti
ultranazionalisti autori nell'ottobre del '99 di un attacco armato
al parlamento di Ierevan sfociato nell'uccisione di sette dei piu'
importati e popolari leader politici locali. Proprio
oggi e' stata celebrata una nuova udienza di questo processo che la
maggioranza degli armeni e dei giornali auspicano si concluda con
l'esecuzione capitale degli imputati.
In realta' la pena di morte e' sottoposta a una
moratoria assoluta nel Paese fin dall'anno dell'indipendenza
dall'Urss. Non solo: Ierevan, al momento del suo ingresso nel
Consiglio d'Europa, si e' impegnata ad arrivare all'abolizione.
E tuttavia una parte considerevole del paese chiede che in
questo caso i condizionamenti europei vengano respinti e che per
''un'ultima volta'' il boia possa entrare in azione.
L'attacco
al parlamento - avvenuto nel bel mezzo
di un dibattito politico ripreso dalla tv e ancora oscuro nelle sue
reali motivazioni - suscito' del resto due anni fa grandissima
emozione e timori per la stessa stabilita' democratica dello Stato:
tra gli uccisi, sotto gli occi
dei telespettatori, vi furono due dei piu' autorevoli dirigenti
politici del paese, l'allora presidente della Camera Karen Demircian
e il primo ministro Vazghen Sarkisian.
Il
commando che realizzo' il blitz, guidato da un militante di
un gruppuscolo estremista, Nairi Hunanian, afferma di aver agito
per provocare una rivolta contro la corruzione del governo,
le ingiustizie sociali e per difendere ''la dignita' nazionale''.
Secondo le interpretazioni di alcuni diplomatici, dietro
quel nebuloso progetto potrebbe esserci stato pero' qualche
misterioso regolamento di conti in seno ai palazzi del
potere
o piu' probabilmente l'iniziativa di gruppi di pressione contrari
ai negoziati che - sebbene finora senza sbocchi - sono stati
avviati con l'Azerbaigian per cercare un compromesso sulla questione
dell'enclave contesa del Nagorno Karabakh.
Un
compromesso che in quei giorni appariva
abbastanza vicino e che poi in
effetti si e' di nuovo allontanato.
Quel che e' certo e' che
la gente, in maggioranza, ''non e' disposta
a perdonare gli assassini'', come ha detto oggi con foga
in aula un avvocato di parte civile. Solo il presidente Robert
Kociarian, poco prima della visita del Papa, ha cercato di
contenere l'emozione: ''Fino a quando saro' presidente io -ha
detto
in un'occasione, senza poi piu' tornare sullo spinoso argomento
- la moratoria sulle esecuzioni capitali e i nostri impegni
europei saranno rispettati, senza eccezioni''.
Frattanto Hunanian, dalla
cella, aveva promesso per oggi 'rivelazioni'
su quel suo strano tentativo di golpe, scrive il giornale
'Iravunek' (Il diritto). Alla fine ha pero' deciso di rinviare
sin die il suo ''appello al popolo''.
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