PENA
MORTE: ROLAND JONES RACCONTA, SALVO GRAZIE AL TEST DNA
Otto
anni nel braccio della morte prima di essere scagionato grazie
all'avvocato di O.J. Simpson e a un test del Dna. E' la storia di
Roland Jones, afro-americano di Chicago, rimasto stritolato dalla
macchina della giustizia americana che lo aveva ingiustamente
accusato di violenza e omicidio di una giovane donna di colore. Jones,
che ha trascorso 15 anni della sua vita dietro le sbarre, e'
uscito di prigione solo nel luglio scorso, quando e' stato
definitivamente riconosciuto innocente. La sua tragica vicenda e'
stata raccontata oggi al pubblico della trasmissione di Rai Due 'I
fatti vostri'. ''Ogni volta che vedo l'immagine del lettino delle
esecuzioni mi si gela il sangue. Se non fosse
stato
per il test del Dna sarei finito anch'io su quel lettino. E' un
incubo che mi porto dietro sempre'', ha raccontato Jones, con
piccoli precedenti alle spalle, condannato alla pena capitale nel
1989 sulla base di alcune testimonianze rivelatesi poi false.
Jones,
che si considera vittima di un sistema giudiziario profondamente
ingiusto, ha continuato a combattere per la sua salvezza. Venuto a
conoscenza del test del Dna effettuato per scagionare la star del
football americano Simpson, ha tempestato
di
lettere l'avvocato di quest'ultimo perche' lo inserisse nel
cosiddetto 'progetto innocenza'. Grazie al riesame del Dna, Jones
torno' davanti al giudice e dopo 21 mesi fu riconosciuto il
tremendo errore giudiziario di cui e' stato vittima. L'uomo e'
libero da pochi mesi e ha deciso di mettersi al servizio della
lotta contro la pena di morte.
''Sono
stato usato come capro espiatorio, perche' tanto sanno che non
pagheranno mai. Errori giudiziari come nel mio caso non sono rari.
Io sono stato l'ultimo dei 13 casi che hanno convinto il
governatore dell'Illinois a sospendere la condanna'', ha spiegato
Jones intervenuto alla trasmissione condotta da Massimo Giletti
con uno dei giornalisti italiani che piu' da vicino ha seguito il
caso di Rocco Derek Barnabei, il cronista di 'Oggi',
Luca
Dini. Insieme a Patrizia Minz, la giornalista di 'America Oggi'
che ha fatto conoscere in Italia la vicenda Barnabei, Dini
pubblichera' presto un diario di lettere, pensieri e riflessioni
dell'italo-americano giustiziato nel settembre scorso. Il volume
si
chiama 'Io sono il mare' e prende il nome da un verso di una
poesia di Rocco. Dini segue anche la nascita della Fondazione
Rocco Barnabei fortemente voluta dalla madre Jane che avra' sede a
Siena. ''E' una fondazione importante perche' permette di
dare voce ai condannati'', ha spiegato Dini che il 10 ottobre ha
presenziato alla morte di Bobby Lee Ramdass, condannato per
omicidio. (ANSA)
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