By
George Nishiyama
TOKYO
(Reuters) - Japan hanged three convicted murderers on
Thursday, the eighth straight year it has carried out the death
penalty, to the protest of human rights groups which said the
executions were speeded up because of Tokyo's political calendar.
The
Justice Ministry confirmed the executions, but following recent
practice did not disclose the identities of those hanged.
A
52-year-old man convicted of serial murder and robbery, a
57-year-old man found guilty of killing his former wife and her
family and a 55-year-old murderer were hanged, Japanese media said.
Thursday's
hanging brings the total number of executions to 39 since 1993,
when Japan resumed carrying out the death penalty after refraining
from it for nearly three and a half years.
Amnesty
International, which opposes the death penalty, accused the
authorities of rushing to carry out the hangings before a cabinet
reshuffle expected as early as next week.
Lawmakers
belonging to Forum '90, another group calling for the end of the
death penalty, handed a letter of protest to the Vice Justice
Minister.
``Today's
executions were aimed at avoiding setting a precedent of a year
without an execution and a justice minister who did not carry out
one. It's very political,'' the group and Amnesty said in a
statement to a told a news conference after their meeting with the
vice minister.
Executions
require the approval of the justice minister.
All
justice ministers since 1993 but one have given the go-ahead for
executions. The only exception was a minister who served only for
two months.
``They
run counter to the global trend of abolishing the death penalty
and trample on the United Nations Convention Against the Death
Penalty. It cannot be tolerated,'' the groups added.
Human
rights groups have criticized the trend of year-end executions,
saying it is aimed at minimizing reaction from the general public.
Thursday's
hangings were the first since two convicted murderers were
executed last December.
But
domestic public support for capital punishment has risen in Japan
since the doomsday cult Aum Shinri Kyo (Supreme Truth Sect) staged
a nerve gas attack on Tokyo's subway in 1995, which killed 12 and
left thousands ill.
Seven
former Aum members have received the death sentence for their role.
About
80 percent of respondents to a nationwide poll last year backed
the death penalty, the highest level of support since the
government started conducting such surveys in 1956.
In
the past, authorities refused to confirm executions and conducted
them without prior notice to the families of those condemned.
Giappone,
il boia torna al lavoro: tre impiccati
Il
Manifesto � 1.12.00
PIO D'EMILIA - TOKYO
"La
informiamo che abbiamo provocato la separazione.
Per il recupero della salma, siete pregati di contattarci".
Ieri sera tre famiglie giapponesi hanno ricevuto questo pomposo e
crudele telegramma dal ministero della giustizia. Nel linguaggio
burocratico, "separazione" significa
"esecuzione". Il boia � stato puntuale anche
quest'anno: ieri mattina, come al solito senza preavviso n� ai
condannati n� ai loro parenti o legali, in Giappone sono state
eseguite tre impiccagioni: due a Nagoya e una a Fukuoka. Secondo
fonti non ufficiali ma attendibili (il ministero si limita a
confermare il numero delle esecuzioni) si tratta di Kiyotaka
Fujiwara, 52 anni, Takashi Miyawaki, 57, e Kunikatsu Oishi, 55.
La scelta, questa volta, � stata accurata: tutti e tre i
giustiziati sono rei confessi di vari omicidi, n� troppo giovani
n� troppo vecchi, e senza (almeno per quanto si � riusciti a
sapere) problemi mentali. Un passo avanti rispetto all'esecuzione
di Tetsuo Kawanaka, nel 1993, impiccato mentre pendeva un ricorso
per il ricovero in ospedale psichiatrico (la legge vieta
l'esecuzione se il condannato non � in perfette condizioni di
salute fisiche e mentali) o di Hideo Deguchi, ucciso anche lui nel
1993, all'et� di 70 anni, dopo averne passati pi� di venti nel
braccio della morte.
Rispetto agli anni precedenti, gli strateghi del ministero hanno
per� alzato la testa: anzich� come al solito aspettare che il
parlamento vada in vacanza (per evitare inutili, ma imbarazzanti,
proteste) hanno dato l'ordine con un giorno d'anticipo. La cosa
non � sfuggita ad alcuni deputati, membri della commissione
interparlamentare per l'abolizione della pena di morte, da anni in
letargo, che si � autoconvocata in extremis e che oggi si
riunir� per tentare di rilanciare una battaglia che in Giappone
non sembra entusiasmare l'opinione pubblica. E poich� coincidenza
vuole che in questi giorni si trovi a Tokyo Oliviero Toscani, il
fotografo protagonista della controversa campagna pubblicitaria
per Benetton, che in
Giappone � stata bloccata dall'azienda e rifiutata dalla stampa,
la commissione l'ha invitato a partecipare ai lavori insieme al
corrispondente de il manifesto, come rappresentanti dell'associazione Nessuno
Tocchi Caino, che l'anno prossimo ha in programma una serie di
iniziative in Estremo Oriente in collaborazione con Forum
90, l'organizzazione giapponese che riunisce parlamentari,
avvocati, giornalisti e cittadini comuni contro la pena di morte.
"Sono profondamente turbato e indignato - ha detto ieri
Oliviero Toscani in una dichiarazione ripresa da molti giornali
locali - E' incredibile che un paese moderno e di antica cultura
come il Giappone utilizzi ancora questi barbari sistemi di
tortura, tipici dell'imperialismo e delle dittature".
In Giappone vi sono una cinquantina di detenuti nel braccio della
morte. Le loro condizioni di detenzione sono state pi� volte
definite disumane (divieto assoluto di comunicazione con
l'esterno, obbligo di rispettare certe posizioni perfino durante
il sonno, etc.), ma il governo si � sempre rifiutato di
"trattare" con Amnesty
international o altre organizzazioni che lottano per i diritti
umani. Persino i deputati giapponesi non hanno la possibilit� di
visitare i detenuti.
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