NO alla Pena di Morte
Campagna Internazionale 

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27/02/02

Si decide su Ocalan

PENA DI MORTE Oggi riunito il Consiglio di sicurezza turco

DINO FRISULLO

Hamit Geylani, vicepresidente dell'Hadep, terr� forse la sua ultima iniziativa pubblica oggi pomeriggio, a Roma, nella libreria Odradek , dove incontrer� associazioni italiane e due avvocati democratici turchi. Il 1 marzo infatti l'Alta corte decider� sulla richiesta della procura di sciogliere il partito che amministra quaranta citt� kurde, fra cui Diyarbakir, e di privare dei diritti politici il gruppo dirigente, alla vigilia di probabili elezioni anticipate che riporterebbero in parlamento gli eredi di Leyla Zana.

E oggi in Turchia l'onnipotente Consiglio di sicurezza nazionale (Mgk) affronta il tema della pena di morte, gi� rimossa dalla Costituzione con la pesante eccezione dei reati di "terrorismo", cio� di ben 46 dei circa 120 detenuti nelle celle della morte, fra cui Ocalan. Lo Stato maggiore turco ha chiesto di rinviare ogni decisione e il suo vicecapo, generale Buyukanit, ha gi� tuonato sulla stampa, all'unisono con lo speaker del parlamento Omer Izgi, contro l'abolizione della pena capitale, posta dall'Europa come condizione per l'adesione turca. Il premier Ecevit e il suo vice Yilmaz sarebbero a favore, ma il fronte forcaiolo � poderoso: i Lupi grigi, secondo partito al governo, gli islamisti, il Dyp dell'ex premier Ciller ("parliamone - ha detto - ma solo dopo aver impiccato Ocalan), e molti deputati dei loro stessi partiti.

La settimana scorsa � giunta dalla Corte di Strasburgo l'ennesima condanna del governo turco, responsabile della morte sotto tortura del 23enne Abdullah Orak nel `93. Dovr� pagare un'ammenda. Lo stesso giorno il ministro della giustizia Sami Turk dichiarava cinicamente sul tragico sciopero della fame che coinvolge 150 detenuti della sinistra turca, di cui quaranta in fin di vita: "Basta che i media spengano i riflettori, e il digiuno si esaurir� entro sei mesi o un anno al massimo".

All'ordine del giorno del Mgk anche la richiesta di pluralismo linguistico, pagata con l'arresto da duemila dei 15mila ragazzi che hanno chiesto di poter studiare in kurdo. Per il ministro della Difesa Cakmakoglu la richiesta, inaccettabile anche per Ecevit, non � che "una nuova veste del terrorismo armato". A Diyarbakir, mentre il tribunale locale medita se re-incriminare Noam Chomski per le dichiarazioni sulla questione kurda, 40 insegnanti e centinaia di studenti sono stati torchiati dalla polizia politica per un concorso di temi sui diritti umani.

Generali e giudici "speciali" temono ogni spiraglio di democrazia. Una grandine di critiche ha investito il ministro Kececiler, che ha detto di preferire "combattere il Pkk nelle urne piuttosto che sulle montagne". Il regime spera di annegare la crisi politica galoppante nella guerra ormai annunciata in Iraq, e di rattoppare la crisi economica grazie alle elargizioni del Fmi e all'asse con gli Usa. Ieri si � riunita la commissione mista turco-americana, dove Ankara chiedeva agevolazioni per l'esportazione negli Usa di tessili e acciaio e la rimozione del debito di 5,6 miliardi di dollari per l'acquisto di armi. In cambio, l'acquisto di nuove armi per un miliardo e mezzo di dollari: 50 elicotteri Bell e 4 aerei radar dalla Boeing. E cresce la miseria.