NO alla Pena di Morte
Campagna Internazionale 

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Comunit� di Sant'Egidio English

ABOK ALFA AKOK. Il GOVERNO SUDANESE ALLA COMUNITA� DI SANT�EGIDIO: �REVOCATA LA CONDANNA A MORTE�

 Nel pomeriggio di oggi, 9 febbraio 2002, il Governo sudanese, sollecitato ripetutamente dalla Comunit� di Sant�Egidio, ha comunicato alla Comunit� stessa che la condanna a morte per lapidazione della diciottenne Abok Alfa Akok, �has been reversed by the Upper Court�.

La giovane donna, di religione cristiana, non sposata, � rimasta incinta ed � stata condannata a morte per lapidazione con l�accusa di adulterio. Abok Alfa Akok, della trib� Dinka, � stata condannata da un tribunale di Nyala, Darfur del Sud, senza avere avuto modo di difendersi n� durante le fasi dell�interrogatorio n� in quelle del dibattimento, avvenute in arabo, lingua che lei non comprende. 

Il 4 febbraio da Human Rights Watch � stato denunciato il caso. Come � noto, dall�Italia l�agenzia Misna e il quotidiano italiano Il Giornale hanno invitato pubblicamente la comunit� internazionale a intervenire e, nella giornata del 7 il cardinale Roberto Tucci ha richiesto un� iniziativa Onu attraverso la Radio Vaticana. 

Dal giorno della notizia la Comunit� di Sant�Egidio ha subito cercato di raccogliere le poche conferme e informazioni disponibili ed � ripetutamente intervenuta, in via non pubblica, dal giorno 5 febbraio, presso le autorit� sudanesi. L�8 febbraio ha lanciato un Appello internazionale rivolto al Presidente  della Repubblica del Sudan Omar Hassan Al-Bashir e a tutti i membri del Governo per salvare la vita di Abok Alfa Akok (vedi www.santegidio.org). Oggi pomeriggio un membro del Governo ha informato la Comunit� che l�accusa e la condanna �sono stati annullati dalla Corte Suprema�. Si attendono conferme ulteriori.  

Comunit� di Sant�Egidio � Piazza Sant�Egidio 3A  00153 Roma � Tel. +39 06 585661 Fax +39 06 58566331

 Website: www.santegidio.org - email:  [email protected] -


  Community of Sant'Egidio

PRESS RELEASE OF THE COMMUNITY OF SANT�EGIDIO

Sudanese Government to the Community of Sant�Egidio: �The death sentence for Abok Alfa Akok has been reversed by the Upper Court�.

Today, February 9th, the Sudanese Government has answered the Sant�Egidio Community which had repeatedly solicited it with this regard, that the death sentence by stoning for the 18 years old girl, Abok Alfa Akok, �has been reversed by the Upper Court�.   

Abok, a Christian woman from Dinka-tribe, was convicted to be stoned to death for alleged adultery by the Courts of Nyala, Southern Darfur.

Ms. Akok was pregnant at the time of her conviction. She did not have legal representation during the trial. The trial was conducted in Arabic, which is not her language, and there was no translation of the proceedings in order to ensure that she understood fully the case against her. The man with whom she allegedly had sex was not tried, because the court lacked sufficient evidence to prosecute him.

On Feb. 4th the humanitarian Organization Human Rights Watch denounced the case and in Italy the Agency News Misna, other newspapers invited the international public opinion to intervene.

On Feb. 7th Card. Tucci asked for the direct intervention of the U.N.

On Feb. 5th, just after hearing about the case, the Community of Sant�Egidio tried to gather more detailed informations and intervened repeatedly � publicly and not -

with the authorities of Sudan.

On Feb. 8th the Community of Sant�Egidio launched an international appeal to the President of Sudan Omar Hassan Al-Bashir and all the Members of the Government, just pleading for an act of mercy which could save Abok�s life.

On Feb. 9th afternoon, a member og the Sudanese Government called the Community just to inform that �The death sentence for Abok Alfa Akok has been reversed by the Upper Court�.

Comunit� di Sant�Egidio � Piazza Sant�Egidio 3A  00153 Roma � Tel. +39 06 585661 Fax +39 06 58566331

Website: www.santegidio.org - email:  [email protected]

 


� 10/02/02

Cancellata la condanna alla lapidazione per la sudanese Abok.

Abok non s�r� lapidata: la condanna a morte della ragazza sudanese � stata annullata dalla Corte suprema di Khartoum. Lo ha annunciato ieri la Comunit� di Sant�Egjdio, che ha avuto la notizia direttamente dal governo sudanese. Khartoum aveva ricevuto numerosi appelli alla clemenza perAbok, 18 anni, di religione cristiana, che per aver concepito un figlio fuori .dal matrimonio era stata condannata alla lapidazione, con l�accusa di adulterio. La ragazza della trib� Dinka, era stata giudicata da un tribunale di Nyala, nel Sud del Paese, senza avere avuto modo di difendersi, n� durante le fasi dell�interrogatorio n� in quelle del dibattimento. Tutte le tappe del processo si erano tra l�altro svolte in arabo, lingua che la donna non comprende. Dal giorno della notizia della condanna, si erano mossi diversi politici italiani (tra cui il ministro Stefania Prestigiacomo) e organizzazioni per i diritti umani come Human Rights Watch. Sant�Egidio �era ripetutamente intervenuta � si legge nel comunicato diffuso ieri dalla Comunit� -, in via non pubblica, dal giorno 5 febbraio, presso le autorit� sudanesi� e venerd� aveva lanciato un appello internazionale rivolto al presidente della Repubblica del Sudan, Omar Hassan al-Bashir, e a tutti i membri del governo per salvare la vita di Abok. Appello che � stato ascoltato.


11 febbraio

Caso Abok Alfa Akok: governo sudanese alla Comunit� di Sant�Egidio, �annullata condanna a morte�

 Nel pomeriggio di sabato, il governo sudanese, sollecitato ripetutamente dalla Comunit� di Sant�Egidio, ha annunciato l�annullamento della condanna a morte per lapidazione nei confronti della diciottenne Abok Alfa Akok. La giovane donna, di religione cristiana, era stata condannata alla pena capitale per lapidazione, secondo quanto prescritto dalla shar�a (legge islamica) con l�accusa di adulterio per essere rimasta incinta in seguito a un rapporto extraconiugale. Abok Alfa Akok, del gruppo etnico Dinka, era stata giudicata da un tribunale di Nyala (Darfur del Sud), senza avere avuto modo di difendersi n� durante le fasi dell�interrogatorio n� in quelle del dibattimento, avvenute in arabo, lingua che lei non comprende. �Si tratta di un fatto importante�, ha commentato padre John Antonini, direttore della Comboni Press, che ha espresso apprezzamento per l�intervento delle autorit� di Khartoum in favore della giovane donna. �La struttura decentrata dei tribunali islamici, messa a punto nel passato da Hassan el Turabi, ideologo del fondamentalismo sudanese, � purtroppo ancora operativa, il che rende difficile il monitoraggio da parte delle autorit� centrali�, commenta il religioso. �Molti di questi casi giudiziari � prosegue - vengono notificati a Khartoum solo attraverso l�azione delle agenzie per la difesa dei diritti umani�. Per padre Antonini � indispensabile una maggiore collaborazione tra il mistero della giustizia sudanese e la societ� civile locale. Intanto, fonti indipendenti non confermate riferiscono che la giovane donna sudanese sar� giudicata per reati minori non meglio precisati. Al momento � impossibile conoscere altri particolari sulla vicenda.


Domenica 10 Febbraio 02 

   KHARTUM Intervento della Comunit� di Sant'Egidio per la diciottenne cristiana giudicata per adulterio in base alla legge islamica

Sudan: �Revocata la condanna alla lapidazione�

Roma. (A.E.) Una condanna senza precedenti e una soluzione che crea invece un precedente importante. La comunit� di Sant'Egidio ha ricevuto ieri sera dal governo sudanese la notizia che la condanna a morte per lapidazione della diciottenne Abok Alfa Akok �� stata annullata dalla Corte suprema� sudanese (�has been reversed by the Upper Court�, recita il testo trasmesso a Roma dalle autorit� di Khartum).

Lo ha annunciato la stessa Comunit� di Sant'Egidio che ripetutamente aveva sollecitato il governo sudanese per questo atto di clemenza verso la giovane.

Abok Alfa Akok, 18 anni, di religione cristiana, non sposata, � rimasta incinta ed � stata condannata a morte per lapidazione con l'accusa di adulterio. La ragazza di etnia Dinka, tradizionalmente cristiana, era stata condannata da un tribunale di Nyala, Darfur meridionale, senza avere avuto modo di difendersi - ricorda Sant'Egidio, riprendendo la denuncia fatta a suo tempo dall'organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch e che era stata diffusa dall'agenzia Misna - n� durante le fasi dell'interrogatorio n� in quelle del dibattimento, avvenute in arabo, lingua che la giovane donna non comprende in quanto di etnia dinka.

In passato le autorit� di Khartum avevano pi� volte ribadito che l'applicazione delle norme della sharia, la legge islamica, non potevano essere estese a cittadini di fede diversa da quella islamica. Una interpretazione che i giudici avevano per� scavalcato, condannando la giovane cristiana alla lapidazione. Un giudizio che era in attesa dell'analisi dei giudici del secondo grado. Il pronunciamento dell'Upper Court ora dovrebbe neutralizzare l'effetto "giurisprudenziale" che poteva costituire un pericoloso precedente per le religioni non islamiche presenti nel Paese, come alcuni esperti della realt� sudanese avevano sottolineato ad Avvenire gi� mercoled� scorso.

�Dal giorno della notizia della condanna, Sant'Egidio� - si spiega nel comunicato della Comunit� - ha subito cercato di raccogliere le poche conferme e informazioni disponibili ed �� ripetutamente intervenuta, in via non pubblica, dal 5 febbraio, presso le autorit� sudanesi�.

Venerd�, aggiunge la nota di Sant'Egidio, la Comunit� ha lanciato un appello internazionale rivolto al presidente della Repubblica del Sudan Omar Hassan el-Bashir e a tutti i membri del governo per salvare la vita della giovane. E ieri pomeriggio �un membro del governo ha informato la Comunit� che l'accusa e la condanna "sono stati annullati dalla Corte suprema"�, anche se si �attendono ulteriori conferme�.

Nei primi giorni di febbraio per questo caso - per certi versi simile a quello della giovane donna nigeriana di fede islamica Safiya, condannata alla lapidazione e anch'essa in attesa del giudizio di appello che si celebrer� il 18 marzo - si erano mobilitati Human Rights Watch, denunciando l'irregolarit� del processo, diversi deputati italiani e del Parlamento europeo, il ministro per le Pari opportunit� Stefania Prestigiacomo, la quale aveva auspicato il coinvolgimento dell'Unione europea.

Il cardinale Roberto Tucci aveva invece chiesto un'iniziativa da parte delle Nazioni Unite.  


  Deutsch - Fran�ais

10/02

Sudan Commutes Death Sentence of Pregnant Christian

Following International Uproar

ROME, FEB. 10, 2002 .- A Sudanese woman condemned to death by stoning for being pregnant will not be killed, the Sudanese government said Saturday in a message sent to the Community of Sant�Egidio.

Abok Alfa Akok, 18, was sentenced by the Court of Nyala, in the Darfur region. She protested her innocence, saying she had been raped. During the trial, which was conducted in Arabic, a language she does not understand, Akok had no right to defend herself.

On Feb. 7, Cardinal Roberto Tucci, president of Vatican Radio�s administration committee, appealed to all Christians and people of good will to join in a campaign of protest against Sudan.

The next day, Sant�Egidio, a Rome-based Catholic movement, launched an international appeal addressed to President Omar Hassan Al-Bashir of Sudan, and all the members of the government.

Mario Marazziti, spokesman of Sant�Egidio, told Vatican Radio today: "We are very happy, but we are still holding our breath. We are looking for other kinds of confirmations."

The message, written by Khartoum government officials, said the sentence "has been reversed by the Upper Court."

Marazziti added that, according to the explanation Saturday by a Sudanese government representative, "the death sentence was lifted, although a sentence will be upheld for minor offenses."

The Sant�Egidio spokesman explained that Sudan reversed itself when international observers noted that that the sentence was an application of Islamic law, although the court was civilian, not religious, and that the accused was a Christian, not a Muslim -- an unprecedented case.


10/02

Sudan gibt Aussetzung der Todesstrafe des schwangeren M�dchens bekannt

Mitteilung an die Gemeinschaft Sant�Egidio

ROM, 10. Februar 2002 (ZENIT.org).- Die junge S�dsudanesin, die zum Tod verurteilt worden ist, weil sie unverheiratet schwanger geworden war, wird nicht gesteinigt werden. Dies versicherte am Samstag die Regierung des Sudans in einer Mitteilung an die Gemeinschaft Sant�Egidio.

Die 18-j�hrige schwangere Christin Abok Alfa Akok war von einem Gericht in Nyala in der Region Darfur verurteilt worden. Das M�dchen hat stets versichert, wegen einer Vergewaltigung schwanger zu sein. Im auf Arabisch gehaltenen Prozess - Abok ist aus dem zu Schwarzafrika geh�renden S�den des Landes und versteht die Sprache nicht - hatte sie keinen Verteidiger gehabt. (Siehe ZG02020606).

Am Donnerstag hatte Kardinal Roberto Tucci, Pr�sident des Verwaltungsrats von Radio Vatikan in einem Kommentar zu dem Urteil eine internationale Protestkampagne gegen die Verletzung der Menschenrechte im Sudan initiiert. (Siehe ZG02020802).

Am Freitag hatte dann die Gemeinschaft Sant�Egidio, eine 1968 in Rom gegr�ndete katholische Bewegung, die f�r den Friedensnobelpreis 2002 nominiert worden ist, an den Pr�sidenten der Republik Sudan, Omar Hassan Al-Bashir und an alle Regierungsmitglieder einen Aufruf gerichtet.

Sant�Egidio-Sprecher Mario Marazziti kommentierte am Sonntag auf Radio Vatikan die Nachricht mit den folgenden Worten: "Wir sind sehr zufrieden, doch halten wir noch den Atem an. Wir suchen noch nach anderweitigen Best�tigungen".

In der Mitteilung der Regierung von Khartum hei�t es, dass "das Urteil durch das H�here Gericht revidiert worden ist".

Was am Samstag ein Vertreter der sudanesischen Regierung gesagt hatte, erkl�rte der Sant�Egidio-Sprecher: "die Todesstrafe scheint aufgehoben worden zu sein, auch wenn eine Verurteilung f�r geringf�gigere Delikte aufrechterhalten wird". Er vermutet, dass ein Argument benutzt worden ist, das die Todesstrafe sofort juristisch entkr�ftet habe.

Nach Marazziti hat die sudanesische Regierung den R�ckzug angetreten, als Stimmen aus der internationalen Gemeinschaft geltend gemacht hatten, dass das nicht-religi�se Gericht die Scharia angewandt hatte, zudem noch auf eine nicht-islamische Angeklagte. Ein Fall ohne Pr�zedenzen.


10/02

Soudan: La jeune chr�tienne Dinka sauv�e de la lapidation

Au Nigeria, inqui�tudes pour Safyia

CITE DU VATICAN, Dimanche 10 f�vrier 2002  - La jeune chr�tienne soudanaise de la tribu Dinka, Abok Alfa Akok, �chappe � la lapidation. Safyia Hussaini, au Nigeria, attend la sentence d�appel.

Ag�e de dix-huit ans et enceinte, Abok Alfa Akok avait �t� condamn�e � mort pour "adult�re". Cette sentence a �t� annul�e par la Cour supr�me, annon�ait hier un message du gouvernement soudanais adress� � la communaut� Sant�Egidio qui avait r�clam� l�annulation de la sentence.

Le 8 f�vrier, Sant�Egidio avait adress� un appel international au pr�sident de la R�publique du Soudan, Omar Hassan Al-Bashir, et aux membres de son gouvernement.

En Italie, l�agence missionnaire Misna et le quotidien "Il Giornale" avaient demand� une r�action de la communaut� internationale. Le 7 f�vrier, nous nous faisons l��cho de l�appel du cardinal Roberto Tucci, sj, au micro de Radio Vatican, demandant l�intervention des Nations Unies, un appel imm�diatement relay� par Mgr Laurent Mgr Monsegwo Pasinya, archev�que de Kisangani (cf. ZF020207).

Abok Alfa Akok, est de la tribu Dinka. Elle avait �t� condamn�e � mort par lapidation par un tribunal du Nyala, de la r�gion de Darfur, au sud du pays, sans avoir pu se d�fendre, ni au cours de l�interrogatoire, ni au cours des d�bats, puisque tout a eu lieu en arabe, langue qu�elle ne parle ni ne comprend. D�autre part, la condamnation r�sultait de l�application de la charia, la loi musulmane, � une chr�tienne.

Mario Marazziti, porte-parole de Sant�Egidio a confi� � Radio Vatican qu�il faut encore attendre des confirmations, parce que les nouvelles sont encore tr�s "fragmentaires". Mais se dit satisfait que la demande, fond�e, sur des �l�ments juridiques, ait �t� entendue, d�o� le retrait de l�accusation principale, entra�nant la condamnation � mort.

"Je crois avant tout que nous nous trouvions, explique-t-il, face � une condamnation � mort et � un premier cas terrible de l�application de la loi islamique � une chr�tienne, non par un tribunal religieux mais par un tribunal local. Ainsi, lorsque la communaut� internationale a fait valoir devant le gouvernement soudanais la gravit� des cons�quences de ce pr�c�dent, il s�est montr� sensible � de tels arguments".

Pour ce qui est de Safyia Hussaini Tungar Tudu, musulmane du Nigeria, �g�e de trente ans, enceinte, et accus�e d�adult�re, elle avait elle aussi �t� condamn�e � la lapidation. La peine est suspendue, et elle attend le jugement en appel qui devrait �tre prononc� le 18 mars.

Sant�Egidio, l�association Human Rights Watch, ainsi que des d�put�s italiens et du Parlement europ�ens, la ministre italienne pour l��galit� des chances, Stefania Prestigiacomo - qui demandait l�intervention de la communaut� europ�enne - mais aussi des prisonniers comme ceux de la prison romaine de Rebibbia, se sont mobilis�s pour la sauver. Les associations d�noncent l�irr�gularit� du proc�s.

Le site Internet de Sant�Egidio, qui m�ne une campagne pour un moratoire mondial et la suppresion de la peine de mort permet de se joindre � la protestation internationale (cf. ).

Rappelons enfin que le pr�sident de la R�publique fran�aise, Jacques Chirac, a lanc�, le 31 mars 2001, depuis la tribune des Nations Unies � Gen�ve, devant la Commission des droits de l�homme, un appel pour l�abrogation universelle de la peine de mort (cf. ).  


Giustizia: il caso in Sudan e i 50 della CPI

Dopo il caso di Safya in Nigeria si � sollevata una campagna internazionale di protesta contro la condanna a morte per lapidazione della diciottenne cristiana Abok Alfa Akok, rimasta incinta a seguito di un rapporto extraconiugale. Dopo la denuncia di Human Rights Watch e la mobilitazione di diverse testate giornalistiche e della Comunit� di Sant'Egidio, un membro del Governo sudanese ha informato che l�accusa e la condanna �sono stati annullati dalla Corte Suprema�. Intanto la giustizia mondiale trova speranze sempre pi� concrete. Con l�Estonia sale a 50 il numero degli Stati che hanno ratificato lo statuto dell�istituenda Corte Penale Internazionale (CPI) alla data del 31 gennaio 2002. Nella Conferenza di Roma del 1998 si sono espressi con voto negativo Stati Uniti, Israele, India e Cina e probabilmente questi paesi cercheranno di impedire ai paesi favorevoli l�operato della Corte di cooperare bene ed efficacemente con quest�ultima. [11.02.2002]

� Fonte: � Campagna Sudan, Studi per la Pace, Comunit� di Sant'Egidio;

� Approfondimento: � Dossier Crisi Globale;