Safiya
Hussaini Tungar - Tudu
30
anni
Nell�ambito
della campagna per una moratoria mondiale della pena di morte, che ha
raccolto nel mondo finora quasi 4 milioni di firme, la Comunit� di
Sant�Egidio si � da tempo fatta carico e ha offerto il proprio sostegno
nei confronti di diverse decine di condannati a morte, spesso � come nel
caso di Safiya � cominciando con il far conoscere il caso a livello
internazionale e provando a coinvolgere media, opinione pubblica e
politici, in modo da creare una forte e vasta pressione internazionale che
riesca nell�intento di impedire un�esecuzione capitale.
Quello
di Safiya � un caso che la Comunit� di Sant�Egidio ha rintracciato alla
fine di ottobre su un�agenzia di stampa africana: una donna incinta
condanna a morte con la lapidazione con l�accusa di adulterio. Subito si
� pensato di lanciare un appello, pubblicandolo e diffondendolo attraverso
il sito di Sant�Egidio (www.santegidio.org), come � avvenuto per molti
altri condannati a morte negli ultimi anni.
Dopo
solo qualche giorno l�appello per salvare la vita di Safiya, da inviare
all�ambasciata nigeriana a Roma (fax: 06.6832528),
� stato ripreso dal Corriere della sera e da diversi altri giornali
ed associazioni.
Diverse
migliaia sono stati i messaggi di sostegno all�iniziativa giunti via fax
e per e-mail al sito di Sant�Egidio; inoltre tra novembre e i primi
giorni di dicembre diversi parlamentari italiani hanno ufficialmente
sottoscritto l�appello di Sant�Egidio per Safiya, invitando il Governo,
attraverso interrogazioni parlamentari, ad attivarsi attraverso le vie
diplomatiche.
Al
sostegno del Presidente del Consiglio Berlusconi si univa quello di diversi
ministri e di esponenti di tutti gli schieramenti politici e da parte della
U.E. giungeva l�intervento diretto del Presidente Prodi.
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Appare
forse utile ripercorrere le tappe salienti della vicenda, anche
perch� in questi mesi le fonti sono state spesso discordanti sulla reale
sorte di Safiya, arrivando a sostenere che fosse riuscita a fuggire.
Nell�ottobre
del 2001 Safiya viene condannata a morte dal tribunale islamico di Gwadabawa
(nello stato di Sokoto, nella Nigeria del Nord) tramite lapidazione,
per aver avuto rapporti extramatrimoniali con Yakubu
Abubakar, giovane proveniente dallo stesso villaggio di Safiya.
L�uomo
viene prosciolto per mancanza di prove.
Safiya
invece viene condannata, considerando come prova inconfutabile della colpa
la gravidanza avanzata (la bambina � nata ed ora ha pochi mesi).
All�inizio
di novembre, anche grazie ai primi sostegni internazionali, Safiya presenta
un ricorso ed il 22 novembre viene sospesa la condanna a morte ed ora si �
in attesa che il ricorso venga preso in esame dalla Corte di appello dello
stato di Sokoto. La sentenza � prevista per il mese di febbraio.
Nel
frattempo il Presidente del parlamento nigeriano si � dichiarato contro
l�esecuzione di Safiya e lo stesso ha fatto il Presidente Olobasanjo, il
quale in un primo tempo aveva dichiarato di non voler interferire nelle
questioni interne dei singoli stati che fanno parte della federazione
nigeriana.
Anche
l�ambasciatore nigeriano a Roma � intervenuto diverse volte per
affermare pubblicamente che il Governo nigeriano far� di tutto per salvare
la donna. Ed effettivamente il Ministero federale per le questioni
femminili ha presentato un proprio ricorso contro l�esecuzione.
Intanto
per� la situazione dal punto di vista della giustizia si � andata
aggravando ed in effetti il 3 gennaio scorso si � avuta la prima
esecuzione (di un uomo, per impiccaggione), in seguito ad una condanna a
morte pronunciata da un tribunale islamico ed altre � a quanto sembra �
potrebbero seguire tra breve.
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La Comunit� di Sant�Egidio auspica che la pressione internazionale
suscitata dalle forse politiche e soprattutto dall�opinione pubblica
europea, riescano a convincere le autorit� di Sokoto a commutare la
condanna a morte di Safiya e di tutti gli altri condannati a morte, nonch�
a desistere dal pronunciare altre condanne capitali.
La
Comunit� di Sant�Egidio continuer� a seguire il caso di Safiya,
impegnandosi a diffondere quotidianamente tutti gli sviluppi del caso,
tramite le pagine del sito.
Nel
frattempo invita � coloro che non l�avessero fatto - a continuare ad
inviare appelli alle autorit� nigeriane, tramite l�ambasciata a Roma,
esprimendo in tal modo la propria solidariet� e il proprio sostegno nei
confronti di Safiya.
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