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18/03/02

SAFIYA: Appello rinviato al 25 marzo; Donna condannata a lapidazione

ROMA - La corte d'appello islamica di Sokoto, in Nigeria, ha aggiornato al 25 marzo il processo per Safiya Husaini, la donna nigeriana condannata alla lapidazione per adulterio. La donna aveva manifestato l'intenzione di risposarsi con l'ex marito, che sarebbe il vero padre della piccola Adama. Il presidente della Regione Formigoni, ha espresso 'soddisfazione' per la lettera del governatore di Zamfara (Nigeria) con la quale si dice felice gli annunciargli che per Safiya 'il caso e' chiuso'.


Nigeria stoning decision delayed

By the BBC's Dan Isaacs
Sokoto, northern Nigeria

A woman convicted of adultery and sentenced to death by stoning by an Islamic court in Nigeria must wait a further week to know the outcome of her appeal.

The four judges at the Sokoto Court of Appeal ruled on Monday that a decision will be made on 25 March.

Safiya Husseini's case has provoked widespread international concern and calls for clemency.

Harsh criminal punishments such as stoning, amputation and flogging have been introduced into the legal code in many of Nigeria's majority Muslim northern states over the past two years.

But although amputations have been carried out, no-one has yet been stoned to death.

Packed court

Dressed in a white turban with gold-trimmed black robes, the Grand Khadi, the most senior law officer in Sokoto, presided over a packed court.

Journalists jostled for room with representatives of human rights groups and at least a dozen defence lawyers squeezed themselves into the narrow benches.

 

"Others have committed worse crimes but have not been punished because they have influence in high places. But this is happening to me - a poor woman from a poor village" Safiya Husseini


SAFIYA: 'E' TOCCATO A ME PERCHE' SONO POVERA' - LA GIOVANE NIGERIANA SPIEGA PERCHE' RISCHIA PENA MORTE

ROMA, 18 MAR -''Questa triste vicenda e' toccata a me perche' sono una povera donna di un povero villaggio. Altri hanno commesso crimini ben peggiori, ma non sono stati puniti perche' hanno conoscenze in alto'': cosi' Safiya, la giovane donna nigeriana condannata nell'ottobre scorso alla lapidazione per aver concepito un figlio fuori dal matrimonio, spiega ai giornalisti le ragioni del suo stato.

   A Sokoto, nord della Nigeria, dove il processo d'appello apertosi stamane alla corte islamica e' stato poche ore dopo rinviato al prossimo lunedi' 25, oggi c'era la folla delle grandi occasioni. Decine di giornalisti e cineoperatori, avvocati, associazioni e gruppi per la difesa dei diritti umani e gente comune.

   Safiya - scrive la BBC online - e' arrivata con il capo avvolto da un velo bianco e serrando in braccio Adama, il frutto del suo 'peccato' secondo gli assertori della legge islamica - la sharia - che l'hanno denunciata e portata in giudizio.

   La difesa ha cavalcato la tesi che il padre di Adama e' l'ultimo marito di Safiya, e che dopo il concepimento questi ha abbandonato la donna. Se si avra' un riscontro su questo piano, se cioe' il marito arrivera' a testimoniare la sua paternita', o se le accuse della difesa risulteranno poco fondate - cosa che la corte d'appello si riserva di valutare in questa settimana di sospensione del processo - Safiya potra' essere salva.