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PAKISTAN: CONDANNATA A MORTE PER LAPIDAZIONE, ASPETTA GRAZIA

 LA SAFIYA PACHISTANA, ACCUSATA DI ADULTERIO, RESPINGE ACCUSE

ISLAMABAD, 25 APR - Condannata alla lapidazione per adulterio, una giovane donna pachistana aspetta in una cella di isolamento nella prigione di Kohat - nel nord-ovest del Paese - una risposta alla sua domanda di grazia. Come Safiya, la nigeriana che dopo lunghe vicissitudini e pressioni della comunita' mondiale e' stata assolta, Zafran Bibi, 26 anni, e' sottoposta alla legge islamica (la sharia) e rischia la morte se la sua istanza non verra' accolta dalla Corte federale islamica. La condanna a morte e' stata pronunciata da un tribunale islamico, mercoledi' scorso, e Bibi aveva sette giorni - secondo le regole della sharia, che viene applicata in parallelo con il codice penale pachistano - per chiedere la grazia. Finora pero' non e' stata fissata nessuna udienza.

 La giovane pachistana, che ha partorito una bambina e la allatta in carcere, respinge le accuse di adulterio e afferma di essere stata vittima  di uno stupro commesso dal cognato.

 Secondo il gruppo di difesa delle donne che si adopera per salvare la  vita a Bibi, la giovane e' stata violentata dal cognato mentre suo marito  scontava una pena per omicidio. E quando ha denunciato lo stupro il suocero,  ''per salvare il figlio'', l'ha accusata di essere l'amante di un altro  uomo, con il quale ha rapporti di rivalita'. La polizia da parte sua ha

 ignorato la denuncia di Bibi.

 Il direttore della prigione, Mohammad Anwar, ha detto: ''Sara' uccisa per  lapidazione se la corte respinge il suo appello, ma sembra che sara'  assolta''.

 Nell'ultimo rapporto sulla condizione femminile in Pakistan, Amnesty  international afferma che ''la violenza domestica, compresi gli abusi  fisici, gli stupri, le aggressioni con l'acido, le bruciature e gli omicidi,  sono molto frequenti in Pakistan. E le donne sono vittime di una violenza  crescente, che spesso resta impunita