<<<<  Back

The commitment of the Community of Sant'Egidio

Abolitions, 
commutations,
moratoria, ...

Archives News

Other news from the Community of Sant'Egidio

 

 

 

 

 

 

 
NO alla Pena di Morte
Campagna Internazionale
Comunità di Sant'Egidio

 

PENA MORTE: CINA, SALVO 4 MINUTI PRIMA DELL'ESECUZIONE

GIURISTI DENUNCIANO FACILITA' CONDANNE CAPITALI, 5.000 L'ANNO

   (di Barbara Alighiero)

PECHINO - Quattro minuti prima che il grilletto della pistola facesse partire il colpo alla nuca del condannato a morte, un avvocato cinese e' riuscito a far sospendere la sentenza, in un caso clamoroso per cui per la prima volta in Cina i giuristi sono usciti allo scoperto denunciando il troppo facile ricorso alla pena capitale.

   La storia di Dong Wei e' comune a molti giovani, in una societa' sempre piu' violenta. Il Primo maggio del 2001, Dong, 26 anni, era andato in discoteca con due amiche a Yenan (nella regione nord occidentale dello Shaanxi), un uomo ha molestato le ragazze e il giovane le ha difese, provocando la reazione dell'aggressore che lo ha gettato a terra e malmenato. Dong Wei ha afferrato un mattone e ha colpito alla testa l'uomo che e' morto poco dopo all'ospedale.

   A dicembre, la corte intermedia di Yenan ha condannato Dong a morte per omicidio volontario. La Corte superiore dello Shaanxi ha confermato la sentenza, in prima e seconda lettura. Ma l'avvocato Zhu Zhanping, che considera il caso un omicidio colposo per autodifesa, non si e' dato per vinto. E' andato a Pechino, alla Corte suprema che in base al codice penale sarebbe l'unica ad avere l'autorita' della sentenza definitiva. Mentre l'avvocato tra varie disavventure riusciva a consegnare l'appello, a Yenan il detenuto veniva prelevato dal carcere e portato sul luogo dell'esecuzione. Quando Dong Wei era gia' in ginocchio, con le mani legate dietro la schiena, la benda sugli occhi e il capo chino per ricevere alla nuca il colpo mortale, Zhu raggiungeva il vicepresidente della corte suprema che con una telefonata ordinava la sospensione della condanna.

   La notizia per la Cina e' straordinaria. Anche se la sorte di Dong Wei resta molto incerta: ''A me basterebbe evitare la condanna a morte - ha detto contattato telefonicamente dall'Ansa Zhu Zhanbin - purtroppo e' la stessa Corte che riesamina il caso''.

   ''Difficile che uno stesso comitato giudicante riveda la sua sentenza e il problema e' proprio questo'', dice un giurista, intervistato dal settimanale 'Nanfang zhoumo', in edicola oggi, che ha dedicato ampio spazio alla vicenda. I cinque giuristi interpellati concordano che l'attuale sistema non da' garanzie sufficienti. Il codice di procedura penale approvato nel 1979, spiegano, prevede che sia la Corte suprema nazionale ad avere la terza e ultima parola, ma durante le varie campagne anticrimine degli ultimi 22 anni dei decreti legge hanno delegato questo diritto alle Corti superiori locali per tutti i reati punibili con la sentenza capitale, con l'esclusione di quelli 'controrivoluzionari' e per corruzione. In pratica gli stessi giudici che in secondo grado hanno emesso la sentenza ne esaminano la correttezza. 

 Dong Wei, scrive il 'Nanfang Zhoumo', e' stato uno dei 71 condannati a morte in aprile dalla Corte superiore dello Shaanxi. Ed e' stato fortunato. Lo scorso anno, racconta il settimanale, nel Sichuan un avvocato si e' dato da fare in un caso simile, ma quando ha ottenuto la sospensione della sentenza ha scoperto che il suo cliente era gia' stato messo a morte un mese prima, senza dire nulla ne' alla famiglia ne' al difensore.

   Secondo Amnesty international, nel corso delle campagne per combattere la crescente criminalita', i processi si svolgono sommariamente e le condanne a morte non vengono ratificate dalla massima istanza. Lo scorso anno sono state messe a morte in Cina, per quanto e' dato di sapere, 1.781 persone e altre 2.960 sono state condannate alla pena capitale. ''La campagna anticrimine (cominciata nel 2001) e' solo una frenesia di esecuzioni, un enorme spreco di vite'', denunciava Amnesty. 

 Nella campagna 1981-1983, secondo stime occidentali, sono state messe a morte almeno diecimila persone. 

   Il governo cinese si rifiuta di rendere pubblico il numero delle condanne a morte.

   Malgrado il nascente dibattito teorico sulla giustizia, la realta' non muta: il 'Quotidiano della legge' annuncia oggi che una nuova campagna anticrimine e' prevista per i prossimi due mesi, in vista del 16/o Congresso del Partito comunista.