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Il sole 24 ore

Le agghiaccianti statistiche della pena capitale.

Del boia il catalogo � questo

19/05/02

DI ALBERTO NEGRI

In qualche parte del mondo mentre leggete questo articolo il boia � al lavoro. Alla fine del 2000 le condanne a morte erano state 1.907, di cui oltre la met� in Cina. Nell�lrak di Saddani Hussein il loro numero era di 500, per fucilazione, ma gli oppositori sostengono che arrivavano a circa duemila, il doppio di quelli cinesi. Vengono poi l�Iran con 153 (impiccagioni e fucilazioni), l�Arabia Saudita con 121 (decapitazioni pubbliche con un colpo di scimitarra), gli Stati Uniti con 85 (iniezione letale e sedia elettrica), l�Afghanistan con 30, il Congo con 20 e poi Pakistan (17), Liberia 14 e molti altri ancora.

L�anno scorso il boia ha continuato a eseguire sentenze. senza sosta. Soltanto in Cina nel 2001 sono state portate a termine 2.066 condanne a morte, pi� di quante ne siano state fatte nel resto del mondo negli ultimi tre anni. Alla fine de] 2001 le esecuzioni, complessivamente, erano state 3.048 secondo i dati di Amnesty International, con un aumento dovuto soprattutto alla campagna �Colpire Duro�> lanciata in Cina contro il crimine: tra i reati puniti con la morte ci sono anche malversazione, corruzione, consumo di droga, sfruttamento della prostituzione. I Paesi che non applicano pi� la pena di morte sono 111: 76 l�hanno abolita completamente. gli altri si sono impegnati a cancellarla oppure non la applicano da oltre dieci anni. Gli Stati che continuano ad avere ancora il boia a libro paga sono 85. Questi sono i dati, nudi e crudi, sulla pena di morte riferiti al 31 dicembre del 2001.

Un libro di Aldo Forbice (ISignori della morte, Sperling& Kupfer Editori, Milano 2002, pagg. 332, E 17) espone e completa il sanguinante catalogo della morte legale. Il suo � anche il resoconto di un fallimento eclatante: quello dell�Europa, che nel 1999 ha rinunciato a dare battaglia all�Onu per l�abrogazione della pena di morte. In realt� di trattava di una modesta proposta di moratoria delle sentenze affondata. ancor prima di essere presentata, dalle pressioni di americani e cinesi: fu una vergognosa prova di impotenza europea. Si moltiplicano per� le iniziative, anche in Italia, per la sua abolizione:

appena inaugurato dalla provincia Toscana un sito Intemet

(www.squilibrio.com) con i link per prendere contatto e

scrivere ai condannati a morte. In un anno tremila condanne a morte possono apparire nulla di fronte ai massacri e agli eccidi �autorizzati � dalla guerra, all�orrore dell� l� settembre, un niente se confrontato alle migliaia di morti per fame ed epidemie del Terzo Mondo. Ma queste centinaia di vittime del boia sono il simbolo di una barbarie che, quotidianamente, retrocede di secoli la condizione umana, che toglie qualunque senso alla nozione di progresso e vanifica ogni discorso su civilt� e giustizia.

I dubbi affiorano anche negli Stati Uniti: l�Illinois e il Maryland hanno deciso di sospendere le sentenze. Il Governatore Ryan dell�Illinois ha annunciato la moratoria dopo che 13 condannati nel braccio della morte del suo stato sono stati trovati innocenti. Nel 1973 la Corte Suprema aveva stabilito che la pena capitale era incostituzionale e violava l�Ottavo Emendamento poi nel 1976 ci ha ripensato, oggi uno studio recente ha rivelato che nel 68% delle condanne a morte tra il 1973 e il 1995 ci sono stati errori giudiziari (i dati del rapporto sono reperibili su www.infoplease.com).

Perch� abolire la pena di morte � fondamentale? Se esiste una discriminante tra le culture, e non il vaneggiante discorso di Samucl Huntington sullo scontro tra civilt�, questa � proprio la pena capitale. C�� un�insanabile differenza, un�incomunicabilit� di fondo, tra chi la pratica costantemente e senza riserve � 38 Stati negli Usa per esempio �e coloro che non soltanto l�hanno abolita ma si battono per abrogarla alle Nazioni Unite e in tutto il mondo. Se c�� ancora un motivo di orgoglio, minimo e massimo, per definirsi europei e non americani o asiatici, africani o mediorientali, � proprio questo: in Europa la pena di morte � al bando.

La condanna del boia, pilastro fondante di ogni discorso sui diritti umani, � la sentenza pi� importante pronunciata dalla nostra cultura. �La pena di morte � scriveva Cesare Beccaria nel 1764 �non � un diritto ma la guerra di una nazione contro un suo cittadino�. � per idee come queste, per questi principi, messi per due secoli all�indice dalla Chiesa, che possiamo dirci europei: rinunciare a difenderli, e a diffonderli. significa abbandonarsi al sonno della ragione.