Sant�Egidio
illustra al Senato iniziative e proposte, nell�ambito della campagna
contro la pena di morte.
SANT�EGIDIO
ILLUSTRA SUE INIZIATIVE AL SENATO
ROMA, 25 SET - Uno spot televisivo di
Pubblicita'-progresso,
la campagna per la salvezza di Amina, condannata
a morte in Nigeria, un sito specializzato che registra
75 mila contatti al mese. Sono alcune delle iniziative della
Comunita' di Sant'Egidio contro la pena di morte illustrate
alla Commissione straordinaria per i diritti umani, al
Senato. Su invito della Commissione una delegazione della Comunita',
composta tra gli altri da uno dei fondatori, Mario Marazziti, e dalla
responsabile della campagna per la moratoria universale della
pena di morte, Stefania Tallei, e' stata ricevuta oggi al Senato.
Erano presenti tra gli altri il presidente della Commissione,
Enrico Pianetta, Patrizia Toia, Alessandro Forlani, Daria
Bonfietti e Cesare Salvi.
La riunione, dopo l'esposizione delle iniziative, si e'
aggiornata ai primi giorni del mese di ottobre, non oltre il 10, ma la
data e' ancora da definire.
Tra le iniziative che hanno suscitato particolare interesse
c'e'
anche la costituzione in Uzbekistan di un comitato di madri di
condannati che in un anno e' riuscito a far annullare otto condanne
capitali. Il comitato si e' avvalso di contributi giuridici
per il riesame dei casi giudiziari e costituisce un esempio
interessante di azione che potrebbe essere esportato in differenti
contesti nazionali.
Nella sua relazione introduttiva Marazziti ha tra l'altro messo
in luce come la PENA DI MORTE nel mondo ha subito pesanti arretramenti
nel XX secolo e in particolare negli ultimi 30 anni:
i paesi abolizionisti per tutti i crimini o per i crimini ordinari
sono passati da circa 20 a 90 e sono 111 i paesi abolizionisti
per legge ''de facto''. Tra questi ultimi vi sono anche
alcuni paesi a maggioranza islamica.
'' Dopo l�11 settembre - ha osservato Marazziti - non si e'
assistito
a una recrudescenza nel numero delle esecuzioni o a una
crescita del numero dei paesi retenzionisti, ma si percepisce
� soprattutto nel paese piu' colpito dalla minaccia terroristica
un processo di restrizione dei diritti e delle liberta'
dei non cittadini, che ha aperto un profondo dibattito sulla
stessa natura della democrazia nella societa' americana''.
''Nel clima e nella particolare congiuntura storica in cui ci
troviamo
dopo l'11 settembre, - ha anche osservato Marazziti - che
sembrano complicare i gia' complessi rapporti all'interno delle
Nazioni Unite e con alcuni paesi membri, appare difficile prefigurare
in tempi ravvicinati un pronunciamento solenne, attraverso
una risoluzione analoga a quella preparata e poi ritirata
dall�Unione Europea nel 1999 sulla pena capitale e sulla
necessit� di una moratoria delle esecuzioni, in sede di Assemblea
Generale a New York''.
Contemporaneamente
pero', secondo l'esponente della Comunita' di Sant'Egidio,
''proprio il clima successivo all�11 settembre e i rapporti
di intensa collaborazione tra Europa e Stati Uniti nella
lotta al terrorismo internazionale, incoraggerebbero un franco
confronto tra alleati e una piu' esplicita richiesta da parte
dell�Unione Europea al paese leader della coalizione democratica
e contro il terrorismo per un rispetto piu' alto dei diritti
umani, inclusivo della sospensione di tutte le esecuzioni
capitali, verso un�abolizione piena di questo strumento
arcaico e inadeguato, umiliante e inumano di giustizia:
al pari di quanto e' accaduto in passato con la convergenza
progressiva della coscienza occidentale nel rifiuto della
tortura e della schiavitu', e nelle grandi battaglie per i diritti
civili, fino al rifiuto del razzismo e delle
discriminazioni
di genere''.
COMMISSIONE
STRAORDINARIA
PER LA TUTELA E LA PROMOZIONE DEI DIRITTI UMANI
MERCOLEDI' 25 SETTEMBRE 2002
32� Seduta
Presidenza
del Presidente
PIANETTA
Intervengono,
ai sensi dell'articolo 48 del Regolamento, Mario Marazziti, portavoce
della Comunit� di Sant'Egidio, Stefania Tallei, responsabile della
campagna per la moratoria internazionale della pena di morte, Sergio
Benedetti e Marina Ceccarelli membri del gruppo di lavoro sulla pena di
morte, Don Angelo Romano, coordinatore del settore Africa-Grandi Laghi.
La seduta inizia alle ore 14,15.
PROCEDURE INFORMATIVE
Seguito dell'indagine conoscitiva sui livelli e i meccanismi di
tutela dei diritti umani, vigenti nella realt� internazionale:
audizione di una rappresentanza della Comunit� di Sant'Egidio sul tema
della lotta contro la pena di morte nel mondo.
Riprende
l'indagine conoscitiva, sospesa nella seduta dello scorso 19 giugno.
In
apertura di seduta, il presidente PIANETTA si scusa per il ritardo
dovuto ad un precedente incontro dei senatori della Commissione, insieme
ai senatori della Commissione affari esteri, emigrazione, con i
rappresentanti del Governo birmano in esilio. L'incontro si � appena
concluso. Ringrazia i rappresentanti della Comunit� di Sant'Egidio che,
guidati dal portavoce Mario Marazziti, hanno accettato di partecipare
alla seduta, la quale va inquadrata nella pi� generale riflessione
condotta dalla Commissione sul problema della pena di morte nel mondo.
Ricorda ringraziandolo di avere pregato Don Angelo Romano, presente
all'incontro per conto della Comunit�, di riferire sulla situazione nei
paesi dei Grandi Laghi e sull'impegno di Sant'Egidio nell'area, giacch�
su di essi si � appuntata in passato l'attenzione della Commissione
attraverso, tra l'altro, una importante audizione del sottosegretario
Mantica.
Mario MARAZZITI, portavoce della Comunit� ringrazia dapprima il
presidente Pianetta e gli altri senatori presenti. Per quanto riguarda
la pena di morte ricorda come il XX secolo, e in particolare gli ultimi
30 anni, abbiano visto in materia un positivo arretramento. I paesi
abolizionisti sono passati da 20 a 90; oggi sono addirittura 111 i
cosiddetti paesi abolizionisti de facto, cio� quelli nei quali
non � prevista o comunque non viene applicata la pena di morte. Nel
dicembre del 1999 l'Albania ha abolito la pena capitale: successivamente
nove paesi sono entrati nel numero degli abolizionisti e due stati
americani, l'Illinois e il Maryland, hanno dichiarato la moratoria delle
esecuzioni, come pure le Filippine. Altro segnale positivo viene dalla
recente dichiarazione sul non uso della pena di morte da parte della
Turchia. Dopo l'11 settembre, malgrado non vi sia stata una
recrudescenza nel numero delle esecuzioni o nel numero dei paesi
mantenitori, si percepisce, purtroppo, un processo di restrizione dei
diritti e delle libert� specie nel paese colpito dall'efferato
attentato, gli Stati Uniti. Ciononostante si sono registrate due
rilevanti sentenze della Corte Suprema di quel paese nel senso che in
base ad esse sar� consentito un uso meno generalizzato della pena
capitale. L'opinione pubblica americana resta largamente favorevole alla
pena di morte, tuttavia, quando si prospettano in alternativa pene serie
e severe la percentuale dei favorevoli cade anche al di sotto del 50 per
cento. Sono soprattutto le riflessioni sull'uso iniquo della pena, la
possibilit� cio� che venga comminata in ragione di discriminazioni
razziali o sociali, ad indurre la popolazione statunitense ad un
atteggiamento in generale pi� prudente. Per presentare una proposta di
risoluzione per la moratoria delle esecuzioni all'Assemblea generale
delle Nazioni Unite, come � avvenuto nel 1994 e nel 2000, sar�
preferibile attendere il 2003, quando la presidenza italiana dell'Unione
europea offrir� la possibilit� di favorire un pi� convinto impegno
europeo in materia.
In concreto la Comunit� di S. Egidio ha promosso un Fondo
internazionale per la Difesa legale dei condannati a morte che si �
rivelato uno strumento necessario per ridurre il numero dei casi di
innocenti giustiziati o condannati senza possibilit� di reale difesa.
L'iniziativa � stata finanziata finora solo con fondi privati e
occorrerebbe fosse incoraggiata o finanziata con iniziative del Governo
o del Parlamento. Il sito Internet della Comunit�, consultato
mediamente da 75 mila persone al mese, offre un'agenzia pressoch�
quotidiana sui principali avvenimenti, legati alla pena capitale nel
mondo. Proprio dal sito della Comunit� � nata la campagna per Safiya
Husseini, la ragazza nigeriana condannata alla lapidazione per
adulterio, successivamente prosciolta grazie alla vasta mobilitazione
dell'opinione pubblica mondiale. Il problema si ripropone ora con il
caso di Amina Lawal Kurami, condannato nello stato del Katsina in
Nigeria con le stesse accuse di Safiya, in ordine al quale occorre avere
lo stesso livello di attenzione attivandosi, fra l'altro, per aiutare le
organizzazioni dei diritti umani radicate in loco. La Comunit� di
Sant'Egidio ha svolto e svolge un'azione particolarmente intensa per la
convergenza delle diverse organizzazioni attive sul terreno dei diritti
umani e dell'abolizione della pena capitale a livello mondiale come
dimostrano la prima Convention panamericana di tutti i gruppi
abolizionisti di San Francisco, co-promossa dalla stessa Comunit� nel
novembre del 2000, e il primo Congresso Mondiale contro la Pena di Morte
di Strasburgo, co-promosso nel giugno del 2001.
Per rilanciare a livello mondiale il tema della moratoria, la Comunit�
di Sant'Egidio ha lanciato una campagna pubblicitaria realizzando uno
spot televisivo, patrocinato da Pubblicit� Progresso e trasmesso dalla
Rai e dai network nazionali nel mese di luglio 2002, e realizzando uno
spot radiofonico. La campagna � collegata ad un accordo con le Poste
Italiane che permette di raccogliere firme e adesioni all'Appello per
una moratoria in 2000 uffici postali. Nel 2000 la Comunit� di
Sant'Egidio, insieme ad Amnesty International e Nessuno Tocchi Caino ha
promosso la campagna "Roma si illumina per la vita" adottando
il Colosseo come testimonial contro la pena di morte. Ora l'iniziativa
si � estesa a Venezia e all'intera Toscana che sta aderendo a partire
da Firenze. La Regione Toscana dichiarer� il 30 novembre giorno di
festa regionale, in ricordo della prima abolizione della pena di morte
nel 1786. Hanno aderito Barcellona e Grenoble e si accingono ad aderire
Parigi, Bruxelles, Santiago del Cile e Bogot�. La Comunit� di
Sant'Egidio, in occasione della nascita della World Coalition Against
Death Penalty, ha ottenuto il consenso delle altre organizzazioni a che
il prossimo 30 novembre 2002 sia considerata la Prima Giornata Mondiale
contro la Pena di Morte.
Per l'avvenire sar� di estrema importanza rafforzare il Fondo
Internazionale per la difesa legale dei condannati realizzando
partnership con organizzazioni locali, regionali o nazionali,
soprattutto nei paesi in via di sviluppo e in Giappone, paese nel quale
maggiormente occorrerebbe attivarsi perch� sia adottata una moratoria
affiancando le iniziative di parlamentari giapponesi volte a conseguire
attraverso la moratoria la definitiva abolizione della pena capitale in
quel paese. Altra priorit� operativa � realizzare un coordinamento di
iniziative per salvare la vita di Amina Lawal Kurami e, al tempo stesso,
aiutare le donne nigeriane costrette a prostituirsi in Italia: il
ritorno in patria a seguito di un provvedimento automatico di
espulsione, senza adeguata assistenza, le espone al rischio di condanna
a morte per gravidanze fuori dal matrimonio. E' necessario si applichi
quanto vale gi� per la non estradizione in paesi che applicano la pena
capitale. Per altro verso appare necessario sempre pi� collegarsi ad
iniziative sorte da poco in determinati paesi, per esempio
l'associazione uzbeka di madri e giuristi fondata da Tamara Kouchinova.
E' necessario inoltre spendersi per impedire l'esecuzione di minori
adottando eventualmente casi simbolo come quello di Dominique Green,
afro-americano, da otto anni nel braccio della morte a Livingston. Da
ultimo va segnalata l'esigenza di dar vita quanto pi� � possibile ad
occasioni d'incontro, comunicazione e scambio tra giuristi responsabili
dell'amministrazione della giustizia europei, asiatici, americani,
africani: incontri ristretti, seminariali, a livello di Corti
Costituzionali potrebbero rivelarsi di grande interesse ed efficacia.
Il presidente PIANETTA, nel ringraziare Mario Marazziti, ricorda come
l'impegno in Aula del pomeriggio con l'intervento del Presidente del
Consiglio dei Ministri sulla politica internazionale costringa,
purtroppo, a dare spazio forse insufficiente alla relazione di Don
Angelo Romano sulla situazione nella regione africana dei Grandi Laghi.
Don Angelo ROMANO ricorda come la situazione gravissima nei paesi che si
affacciano sui Grandi Laghi abbia avuto origine con l'invasione del
Congo da parte di Ruanda, Uganda e Burundi nel 1994: i tre paesi
limitrofi accusavano la Repubblica Democratica del Congo di ospitare
truppe irregolari che avevano lo scopo di destabilizzare i loro governi.
Al centro dell'azione militare c'erano inoltre l'importanza geopolitica
della zona dei Grandi Laghi e la ricchezza del Congo in termini di
risorse naturali. La Comunit� di Sant'Egidio ha promosso fra il 1995 e
il 1997 colloqui tra il governo del Burundi e la principale formazione
militare di opposizione, colloqui che hanno portato ad un accordo tra le
parti, fatto, questo, che si � rivelato di grande importanza, tanto che
nel '97 la Tanzania ha chiesto di prendervi parte. L'accordo, purtroppo,
non � stato riconosciuto da tutte le formazioni militari che si
opponevano al governo centrale. I drammatici eventi del 1994 hanno
profondamente destabilizzato tutti i paesi della regione in particolare
il Congo. La Comunit� di Sant'Egidio si � molto impegnata nell'area e
nel 1998 il Presidente Kabila le ha chiesto di attivarsi per favorire il
dialogo nazionale, indispensabile per la ricostruzione e il
consolidamento delle istituzioni congolesi. Tuttavia, progressivamente,
per la soluzione ai conflitti in atto si � preferito adottare una via
"africana" la quale, se da un lato ha portato al ritiro delle
truppe regolari dal Congo, dall'altro non � riuscita ad impedire che le
organizzazioni militari e guerrigliere continuassero a ricevere
sostegno, sotto forma di finanziamenti e di armi, dalle nazioni
confinanti. Questo � particolarmente grave perch� quelle
organizzazioni sorgono su base prevalentemente etnica alimentando
scontri e crudelt�. C'� comunque grande attenzione per le iniziative
assunte dall'Italia che gode nella regione di particolare credibilit�
non avendo il nostro paese particolari interessi economici n� ambizioni
politiche.
Il presidente PIANETTA, nel ringraziare nuovamente tutti i
rappresentanti della Comunit� di Sant'Egidio presenti all'incontro,
ricorda come esso, considerato lo spazio insufficiente che ha potuto
ricevere, dovr� essere al pi� presto ripreso.
La seduta termina alle ore 15.
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Comunit�
di Sant�Egidio
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CAMPAGNA MONDIALE CONTRO LA PENA DI MORTE
Audizione della Comunit� di
Sant�Egidio presso il Parlamento Italiano
25 settembre 2002
La situazione internazionale
La
pena di morte nel mondo ha subito pesanti arretramenti nel
XX secolo e in particolare negli ultimi 30 anni. I paesi
abolizionisti per tutti i crimini o per i crimini ordinari sono
passati da circa 20 a 90 e sono 111, come � noto, oggi i paesi
abolizionisti per legge o in pratica, �de facto�. Tra questi
ultimi vi sono anche alcuni paesi a maggioranza islamica.
Dal 12 dicembre
1999, data dell�abolizione della pena di morte in Albania,
nove paesi sono entrati nel numero degli abolizionisti e
due stati americani, Illinois e Maryland hanno dichiarato una
moratoria delle esecuzioni, come pure le Filippine.
Particolarmente significativa � la decisione del parlamento
turco, solo pochi mesi fa, contro l�uso della pena di morte.
Come si vede scorrendo i nomi di alcuni dei paesi che si sono
uniti recentemente al fronte abolizionista, Jugoslavia, paesi
delle ex repubbliche sovietiche e balcanici, Turchia, appunto,
� evidente il ruolo di attrazione per una soglia pi� alta dei
diritti umani esercitato dall�Europa. E, senz�altro,
dall�Italia, a livello governativo e istituzionale e
attraverso alcune espressioni particolarmente dinamiche della
societ� civile.
Dopo
l�11 settembre non si � assistito a una recrudescenza nel
numero delle esecuzioni o a una crescita del numero dei paesi
retenzionisti, ma si percepisce � soprattutto nel paese pi�
colpito dalla minaccia terroristica � un processo di
restrizione dei diritti e delle libert� dei non cittadini, che
ha aperto un profondo dibattito sulla stessa natura della
democrazia nella societ� americana.
Contestualmente,
fermo restando l�obiettivo di garantire processi giusti agli
indiziati di atti di terrorismo internazionale, � emersa una
frizione e una diversit� di atteggiamento tra Europa e Stati
Uniti sul problema delle estradizioni di persone ritenute
colpevoli di reati collegati all�attacco al pentagono e alle
Torri Gemelle, che potrebbero risultare in sentenze capitali se
i processi venissero celebrati tutti negli Usa.
Contemporaneamente, mentre sono notevolmente aumentate le
esecuzioni in alcuni paesi asiatici, particolarmente in Cina,
negli Usa si sono registrate due rilevanti sentenze della Corte
Suprema nel senso di uso meno generalizzato della pena capitale.
Dichiarata
incostituzionale l�esecuzione di disabili mentali e
dichiarate altrettanto invalide le sentenze capitali decise non
da una giuria di uguali ma da giudici professionali, cresce il
dibattito sulla costituzionalit� e sulla legittimit� stessa
dell�inquietante fenomeno di esecuzioni di minori al tempo del
reato commesso. C�� motivo di ritenere che questo potrebbe
essere un nuovo oggetto di sentenza restrittiva da parte della
Corte Suprema Usa. Come � noto, permane maggioritaria
un�opinione pubblica favorevole all�uso della pena di morte
in molti stati americani, ma da percentuali soverchianti i
favorevoli in caso
di severe e certe pene alternative si avvicinano o scendono
anche sotto il 50 per cento. In particolare � ci soffermiamo
sugli Stati Uniti perch� paese amico e leader nella difesa
delle libert� democratiche, e come tale utilizzato anche come
alibi da molti altri paesi retenzionisti � gli spostamenti nel
sentire comune sembrano dovuti non a un rifiuto della pena
capitale in s� come strumento inumano di giustizia, quanto
piuttosto a inquietanti riflessioni sull�uso unfair,
iniquo, e carico di discriminazioni sociali e razziali, della
pena capitale. Su questo terreno il moltiplicarsi di casi
dimostrati di innocenza e di mancata tutela del diritto di
difesa sta creando dei primi varchi � da non sopravvalutare,
ma pur sempre varchi - nell�opinione pubblica americana e di
riflesso nelle classi dirigenti.
Nel
clima e nella particolare congiuntura storica in cui ci
troviamo dopo l�11 settembre, che sembrano complicare i gi�
complessi rapporti all�interno delle Nazioni Unite e con
alcuni paesi membri, appare difficile prefigurare in tempi
ravvicinati un pronunciamento solenne, attraverso una
risoluzione analoga a quella preparata e poi ritirata
dall�Unione Europea nel 1999 sulla pena capitale e sulla
necessit� di una moratoria delle esecuzioni, in sede di
Assemblea Generale a New York.
Contemporaneamente,
proprio il clima successivo all�11 settembre e i rapporti di
intensa collaborazione tra Europa e Stati Uniti nella lotta al
terrorismo internazionale, incoraggerebbero un franco confronto
tra alleati e una pi� esplicita richiesta da parte
dell�Unione Europea al paese leader della coalizione
democratica e contro il terrorismo per un rispetto pi� alto dei
diritti umani, inclusivo della sospensione di tutte le
esecuzioni capitali, verso un�abolizione piena di questo
strumento arcaico e inadeguato, umiliante e inumano di
giustizia: al pari di quanto � accaduto in passato con la
convergenza progressiva della coscienza occidentale nel rifiuto
della tortura e della schiavit�, e nelle grandi battaglie per i
diritti civili, fino al rifiuto del razzismo e delle
discriminazioni di genere.
La campagna internazionale per una moratoria universale
La
Comunit� di Sant�Egidio da alcuni anni ha concentrato
parte del suo impegno a livello internazionale nella lotta alla
pena di morte, facendosi promotrice di un Appello a livello
mondiale per una Moratoria universale.
L�individuazione
dello strumento della moratoria � apparso particolarmente
felice e negli ultimi quattro anni ha favorito un processo di
convergenza in tutte le principali organizzazioni mondiali
attive nel campo dei diritti umani e abolizioniste, che
scontavano una cronica divisione e debolezza legata alla
frammentazione e all�impossibilit� di raggiungere in tempi
ragionevoli successi in molte zone del mondo, per motivi
politici, culturali e religiosi.
Al contrario,
oggi lo strumento delle moratoria appare un �ponte�
significativo, non inaccettabile
in linea di
principio a paesi arabi e a maggioranza islamica e offre un
primo passo �onorevole� per uscirne a paesi che intendono
consolidare i propri processi democratici come Guatemala e
Filippine, e una via d�uscita praticabile anche per paesi come
India, Usa, Giappone, che appartengono al numero delle grandi
democrazie mondiali per consistenza e storia.
L�Appello
per una Moratoria universale ha raccolto finora oltre 4
milioni di adesioni in oltre 150 paesi del mondo, un terzo dei
quali, quasi, retenzionisti. Nel dicembre 2000 i primi tre
milioni di firme sono stati consegnati al segretario generale
dell�Onu Kofi Annan, assieme ai partner americani di
Moratorium 2000 e ad Amnesty International internazionale. E�
particolarmente significativo notare come un�associazione
universalmente nota per la sua apoliticit� e aconfessionalit�,
come Amnesty International, abbia fatto proprio l�Appello
promosso dalla Comunit� di Sant�Egidio e oggi converga a
livello mondiale nella campagna per la moratoria.
L�Appello ha
creato per la prima volta un fronte morale, interreligioso e
laico mondiale contro la pena di morta. Le adesioni di centinaia
di alte personalit� religiose, provenienti da tutte le grandi
tradizioni religiose del mondo, dal Dalai Lama a cardinali della
Chiesa cattolica e ai responsabili del Consiglio metodista
mondiale o di intere Chiese evangeliche, a eminenti leader
ebrei, induisti e anche musulmani a titolo personale, si
affiancano a quelle di numerosi premi nobel per la Pace e
personalit� della cultura laica, di centinaia di deputati e
consigli comunali, in Italia e in altre parti del mondo, assieme
a milioni di cittadini di ogni provenienza sociale e culturale.
L�umanizzazione
della condizione di vita dei condannati a morte resta un
altro obiettivo non secondario in una civilt� dei diritti
umani. La rottura dell�isolamento, il sostegno esterno,
materiale, affettivo, si sostanziano in un contatto stabile,
corrispondenze e visite e l�assunzione in alcuni casi della
piena difesa legale, con oltre 450 detenuti nel braccio della
morte.
Con visite e
iniziative mirate, la Comunit� di Sant�Egidio ha attivato un
monitoraggio, un�opera di lobbying e pressione locale, e di
contatto, sostegno e difesa legale di condannati a morte e
detenuti in vaste zone del continente africano.
Un
Fondo internazionale per la Difesa legale dei condannati a morte
� stato promosso dalla Comunit� di sant�Egidio e
sempre pi� si rivela uno strumento necessario e indispensabile
per ridurre il numero dei casi di innocenti giustiziati e
condannati senza possibilit� reale di difesa. Questa
iniziativa, finanziata finora solo con fondi privati e pubbliche
sottoscrizioni, verrebbe straordinariamente rafforzata da un
sostegno anche finanziario incoraggiato o promosso da iniziative
del Governo e del Parlamento Italiano.
Contemporaneamente,
in 9 lingue, il sito della Comunit� di Sant�Egidio offre
un�agenzia pressoch� quotidiana sui principali problemi,
avvenimenti, casi, successi legati alla pena capitale nel mondo
e diffonde notizie consultate mediamente da 75 mila persone al
mese, con crescita rilevante e pi� accelerata in paesi
asiatici, mantenitori della pena di morte.
Attraverso la
rete Internet la Comunit� di Sant�Egidio si fa promotrice di
campagne urgenti e di iniziative a favore di condannati a morte,
che si trasformano in appelli mirati ai responsabili politici o
giudiziari, caso per caso.
E� dal sito
Internet della Comunit� di Sant�Egidio che � nata la
campagna per Safiya Husseini, che ha coinvolto immediatamente il
Ministro degli esteri Ruggero e parlamentari italiani in una
prima, sollecita pressione al Presidente nigeriano Obasanjo
perch� si adoperasse per impedire l�esecuzione della donna
accusata di adulterio. In contemporanea, di l� a poco,
l�iniziativa di Sant�Egidio cresceva in sinergia a
intelligenti mobilitazioni favorite da programmi radiofonici
come Zapping e contagiava iniziative simili in altri paesi,
arricchendosi di interventi mirati e di diversa provenienza,
religiosa, nazionale, politica, fino al successo finale.
Il
doloroso caso di Amina ha visto una mobilitazione analoga
della Comunit� di Sant�Egidio e di altri soggetti, a livello
nazionale e internazionale. Sembra opportuno, accanto alla
campagna di lettere e di pressione delle istituzioni, verso il
governo centrale e verso il governo locale dello stato di
Katsina, in Nigeria, maturare rapporti pi� stretti con: le
organizzazioni di difesa dei diritti umani radicate in loco, e
con il collegio di difesa che ha operato positivamente nel caso
di Safiya. Si ritiene operare una pressione e un sostegno per
garantire il passaggio del giudizio all�istanza superiore,
fino alla Corte suprema federale, al fine di dichiarare invalida
e inapplicabile la sentenza capitale.
La
Comunit� di Sant�Egidio ha svolto e svolge un�azione
particolarmente intensa per la convergenza delle diverse
organizzazioni attive sul terreno dei diritti umani e
dell�abolizione della pena capitale a livello mondiale. Ha
co-promosso, nel novembre 1999, la prima Convention
pan-americana di tutti i gruppi abolizionisti, a San Francisco,
e ha altres� ha co-promosso, con Ensemble contre la Pein de
Mort, la National Coalition to Abolish Death Penalty, la
Federazione dei Diritti dell�Uomo (FIDH) e Amnesty
International, il primo Congresso Mondiale contro la Pena di
Morte di Strasburgo, nel giugno 2001.
Il 12 maggio
2002, presso la Comunit� di Sant�Egidio, in Roma, si �
costituita la World Coalition Against Death Penalty, che
raccoglie le principali organizzazioni mondiali. La Comunit� di
Sant�Egidio � nel Board internazionale della World Coalition.
Campagna per la moratoria e opinione pubblica
Per
rilanciare a livello mondiale il tema della moratoria e
coinvolgere strati sempre pi� importanti di opinione pubblica,
� stata avviata una strategia di comunicazione nazionale e
internazionale, sempre collegata a iniziative di cittadinanza
attiva, articolata come segue:
-
campagna pubblicitaria radio-televisiva con spot e
raccolta massiccia di firme sul territorio nazionale
-
campagna �citt� per la vita-contro la pena di
morte�
-
promozione di un
evento di mobilitazione e comunicazione mondiale
annuale
Campagna spot Pubblicit�
Progresso-Comunit� di Sant�Egidio
In
particolare: � stato realizzato un spot di grande efficacia
che � stato patrocinato da Pubblicit� Progresso, e trasmesso
da Rai e network nazionali nel mese di luglio 2002. E� ora
necessaria una ripresa della campagna spot e si chiede in tal
senso il sostegno del Parlamento perch� ad essa vengano offerti
spazi adeguati.
La campagna spot
� collegata a un inedito accordo con Poste Italiane che
permette di raccogliere firme e adesioni all�Appello per una
moratoria in 2000 uffici postali, i principali, su tutto il
territorio nazionale. E� la prima volta che tutta la
popolazione italiana � toccata capillarmente da una campagna di
sensibilizzazione e di mobilitazione.
Si ritiene che
la campagna stessa e il modello operativo possano essere
proposti ad altri paesi europei, con l�aiuto del Parlamento
italiano e a tal fine chiediamo disponibilit� e ci dichiariamo
fin d�ora disponibili.
Citt� per la vita-contro la pena di morte
Nell�anno
2000, assieme al comune di Roma, Amnesty International e
Nessuno Tocchi Caino la Comunit� di Sant�Egidio ha promosso
la campagna �Roma si illumina per la vita� imperniata sul
Colosseo come testimonial contro la pena di morte. Sedici volte
il Colosseo si � illuminato, in quell�anno, per sottolineare
vittorie rilevanti della campagna contro la pena di morte:
abolizioni, dichiarazione di una moratoria, commutazioni e vite
salvate dall�esecuzione in maniera definitiva.
Nel 2001 la
Comunit� di Sant�Egidio ha rilanciato il Colosseo come
testimonial della vita in occasione della abolizione della pena
di morte in Cile e nella seconda met� del
2002 ha lanciato l�iniziativa mondiale �Citt� per la
vita� che dilata l�esperienza fatta e la rende volano di un
network mondiale di citt� contro la pena di morte.
Anche in stati
mantenitori, infatti, � possibile coinvolgere citt�
qualificate da cui far partire iniziative e sensibilit�
favorevoli all�abolizione e alla moratoria delle esecuzioni
capitali.
Venezia
� la prima citt� ad essersi aggiunta. Il Ponte dei Sospiri
diventer� simbolo della campagna e la linea 1 dei vaporetti sul
Canal Grande ha iniziato a �parlare� con il mondo che
affluisce a Venezia attraverso una campagna ad hoc preparata
anche in questo caso gratuitamente dalla societ� Saatchi &
Saatchi. I luoghi pubblici, i musei civici, progressivamente
diventeranno altrettanti interfaccia e luoghi di scambio con la
popolazione residente e proveniente da tutto il mondo.
Con Venezia
l�intera Toscana, a partire da Firenze, sta aderendo alla
Campagna e c�� una convenzione che permetter� di studiare
tutte le sinergie con la campagna �citt� per la vita�. La Regione
Toscana dichiarer� giorno di festa regionale la data del
30 novembre, anniversario della prima abolizione, nel 1786.
Hanno gi� aderito Barcellona e Grenoble e si accingono ad
aderire anche Parigi, Bruxelles, Santiago del Cile, Bogot�
e altre citt� capitali, non solo europee. L�iniziativa non �
limitata alle citt� capitali o citt�-simbolo e si ritiene che
presto si potr� contare su una imponente rete mondiale.
Prima Giornata Mondiale contro la Pena di Morte
La
Comunit� di Sant�Egidio, in occasione della nascita della
World Coalition Against Death Penalty ha ottenuto il consenso
delle altre organizzazioni a che il prossimo 30 novembre 2002
sia considerata la Prima Giornata Mondiale contro la Pena di
Morte. Come accennato, � la data scelta perch� coincide con
l�abolizione (la prima che si ricordi) della pena capitale da
parte del Granducato di Toscana. Nonostante esistano ipotesi
diverse, regionali, continentali, su altre date, � stato
ottenuto significativamente consenso sul 30 novembre. Non �
ipotizzabile, ovviamente, allo stato attuale delle cose, che una
Giornata Mondiale venga dichiarata dalle Nazioni Unite.
Acquista
pertanto particolare rilevanza il fatto che dalla societ�
civile si consolidi la prassi di dedicare una Giornata Mondiale
alla lotta contro la Pena di Morte.
E� di
particolare significato, altres�, per il nostro Paese che tale
data coincida con un�importante passaggio della storia
nazionale nel segno del rispetto dei diritti umani e di una pi�
alta concezione della giustizia.
In occasione del
30 novembre 2002, pertanto, � in preparazione un evento di
mobilitazione e di interconnessione tra tutte le citt� che
avranno al tempo aderito. In particolare, � in allestimento un
grande evento, anche mediatico (con concerti e testimonianze che
potrebbero essere trasmessi dalle reti nazionali televisive e
radiofoniche e in circuito Eurovisione), che collegher� Roma,
Venezia e Firenze e Barcellona e, da qui, importanti settori
dell�opinione pubblica in Europa e nel mondo via internet.
Obiettivi perseguibili e strategie di collaborazione
E� stata
anche avviata un�opera di sostegno periferico, nel mondo,
di organizzazioni locali o nazionali di difesa dei diritti umani
e attive nella lotta alla pena di morte. In molti paesi
retenzionisti, in particolare in Africa e in paesi asiatici,
infatti, la scarsit� di risorse, l�assenza di reti influenti
di opinione pubblica, l�assenza di democrazia, la marginalit�
abituale rispetto ai grandi circuiti di comunicazione, rendono
ancora pi� difficile la difesa dei diritti dei condannati a
morte e l�azione delle organizzazioni per i diritti umani che
l� vi operano.
1.
E� questa una direttrice importante nella lotta alla pena di
morte. Di qui la costituzione e il rafforzamento del Fondo
Internazionale per la difesa legale dei condannati a morte,
appena avviato, appare un passaggio di grande importanza.
La partnership
con organizzazioni locali, regionali o nazionali in paesi
retenzionisti, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, ma
anche in Giappone, appare di grande importanza: ed � un terreno
di possibile collaborazione anche con il vostro lavoro.
Indichiamo in
particolare, come primi obiettivi concreti in comune, interventi
congiunti a sostegno dell�iniziativa di parlamentari
giapponesi per una moratoria e poi una definitiva abolizione
della pena capitale, e di organizzazioni giapponesi per i
diritti umani.
2.
Una seconda pista di lavoro comune � il coordinamento di
iniziative per salvare la vita di Amina e, al tempo stesso, la
decisione di non dare seguito alle espulsioni con rimpatrio di
donne nigeriane irregolari in Italia e spesso in mano al racket
della prostituzione. Il ritorno nel paese di origine, in questi
casi, potrebbe esporle, in alcune zone della Nigeria, al rischio
di condanna a morte per gravidanze fuori dal matrimonio. Si
chiede in tal senso che si applichi, in maniera traslata ma che
� profondamente motivata, a questo caso quanto vale gi� per la
non estradizione in paesi che applicano la pena capitale.
Sarebbe, come �, una inquietante contraddizione la forte
mobilitazione per la vita di Safiya e di Amina e la leggerezza
degli automatismi di legge per queste donne nigeriane. Sappiamo
che la questione � delicata e difficile ma ci sembra necessaria
una soluzione diversa da quelle finora individuate.
3.
Si propone anche di avviare iniziative di sostegno congiunte per
Forum 90, in Giappone, e per l�associazione ouzbeka di madri e
giuristi fondata da Tamara Kouchinova. Da quando ha iniziato le
sue attivit� ha salvato, con una maggiore tutela giuridica, 8
condannati a morte sui 30 di cui ha assunto il patrocinio.
4.
Iniziative congiunte possono essere avviate per impedire
l�esecuzione di minori e per sostenere casi clamorosi di
discriminazione sociale e razziale, fino al mancato diritto di
difesa, negli Usa. In tal senso si chiede di studiare azioni
concordate e congiunte
per sostenere il caso di Dominique Green, afro-americano da
oltre otto anni nel braccio della morte di Livingston,
caso-simbolo della campagna per una moratoria universale.
5.
Si chiede un sostegno istituzionale a tutte le campagne di
comunicazione e presso le grandi emittenti televisive nazionali,
segnatamente presso il servizio pubblico radio-televisivo che ha
ricevuto proprio dal parlamento il suo mandato.
6. Possono essere costruite
occasioni di incontro, comunicazione e scambio tra giuristi e
responsabili dell�amministrazione della giustizia europei,
asiatici, americani, africani, al fine di diffondere in ambienti
qualificati motivazioni e sensibilit� orientati a una giustizia
senza vendetta e in grado di diffondere una cultura della vita e
non della morte. In tal senso, incontri ristretti, seminariali
tra figure-chiave, a livello delle diverse Corti Costituzionali,
potrebbero rivelarsi di grande interesse ed efficacia.
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