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Io, Safjya salvata dalla morte

Ripudiata dal primo marito and� incontro ad una serie di matrimoni imposti

MIRIAM MAFAI 

Il caso di Amina e Safjya, le due giovani donne nigeriane colpevoli di aver generato fuori del matrimonio e finalmente sottratte alla lapidazione grazie alla protesta di tutto il mondo dovrebbe far riflettere i pi� accaniti noglobal del fatto che la globalizzazione, contro la quale non si stancano di protestare e manifestare, ha avuto anche ed ha tuttora molti aspetti positivi. Non significa cio� soltanto aumento dei flussi finanziari e commerciali, ma anche globalizzazione dell�informazione, e, di conseguenza, una spinta alla globalizzazione dei diritti. I buoni borghesi di Bruxelles potevano una volta ignorare lo sterminio feroce che si andava consumando nella colonia congolese patrimonio privato del loro buon monarca; i buoni borghesi di Londra potevano ignorare che la carestia in una lontana regione dell�India stava tappezzando le strade di moribondi e di morti abbandonati ai corvi e agli sciacalli. Oggi sappiano quasi tutto ci� che accade nel nostro mondo globalizzato, ce ne sentiamo persino responsabili e dunque in dovere di fare qualcosa per evitare se non tutte almeno le pi� spaventose ingiustizie e delitti. Cos� un giorno abbiamo saputo delle due donne che, da un Tribunale mussulmano del Nord della Nigeria, erano state condannate alla lapidazione.

La protesta e la mobilitazione delle donne e del mondo occidentale alla fine le ha salvate. La lapidazione non ha avuto luogo.

Safiya fino a ieri era un nome, una fotografia, una notizia. Di lei, della sua vicenda sapevamo solo quel poco che aveva sollecitato , nel nostro mondo, l�emozione e la protesta. Ora, grazie a Raffaele Masto, il giornalista italiano che ne ha raccolto pazientemente la storia, di lei sappiamo molto di pi�.

(Safiya Hussaini Tungar Tudu - Io, Safiya - Sperling & Kupfer, pagg. 235, eutro 15). Nata e cresciuta a Tungar Tudu, un villaggio della Nigeria del Nord al bordo della savana, dove le case sono di terra, e di notte si sentono le iene ululare, Safiya � stata data in matrimonio per la prima volta a tredici anni a un uomo scelto per lei da un padre �saggio e affettuoso�, che per ore e ore assorto recita il Corano. Ripudiata dal marito dopo avergli dato quattro figli (due moriranno di una stupida varicella nel villaggio in cui non esistono medici ma solo guaritori) verr� successivamente data in matrimonio ad altri uomini, sempre scelti per lei dal padre saggio e affettuoso. E sar� ben lieta quando nella casa di un marito trover� una o due altre mogli, con le quali poter dividere qualche chiacchiera e i lavori di casa. Rimasta sola dopo l�ultimo ripudio, sar� lei, per l�unica volta nella vita, a scegliere un uomo. E sar� la sua rovina.

Yukutu , dal quale ha avuto l�ultima figlia rifiuta di sposarla, e Safjya, colpevole di aver generato fuori dal matrimonio sar� portata in Tribunale.

Condannata in prima istanza alla lapidazione (�quella pioggia di pietre che mi uccidevano divent� un incubo ricorrente�) sar� un brillante e giovane avvocato a immaginare una duplice via d�uscita, da una parte sollecitando un giornalista della BBC a occuparsi del caso, perch� esplodesse anche sulla stampa internazionale, dall�altro scoprendo tra le pagine del Corano una Sura, dove il profeta Maometto dice �che il seme maschile pu� dormire nell�utero femminile anche per tre anni per poi risvegliarsi, incontrare l�ovulo femminile e quindi concepire un bambino�. E dunque, spiegher� l�avvocato di fronte al severo Tribunale Islamico, affollato di pubblico e di giornalisti, la bambina Adama potrebbe non essere figlia della colpa ma dell�ultimo, legittimo marito di Safiya con il quale pure la donna non aveva pi� avuto rapporti da ben tre anni, dal momento cio� del ripudio.

Non sappiamo quale delle due ragioni siano state pi� convincenti, se la pressione della pubblica opinione mondiale o la illustrazione di quei versetti della Sura. Fatto sta che Safiya verr� assolta. E dopo poco, accompagnata da una esponente nigeriana del National Council of Women e dal suo avvocato verr�, con la sua bambina, a Roma dove ricever� la cittadinanza onoraria della citt�. �Ero molto grata a tutti, per avermi salvata� dice raccontando la cerimonia. E aggiunge : �No, questo non � esatto. A salvarmi era stato Allah, lui solo. Quelle persone erano state il mezzo che aveva scelto per farlo�.
La testimonianza di Safiya � resa a chi la intervista con grande semplicit�.
Non stupisce la commovente rassegnazione al suo destino, al destino cui la condanna la Sharia. Ma stupisce l�indulgenza con la quale Raffaele Masto, autore dell�intervista valuta quei fatti, il suo tentativo di contestualizzare e relativizzare tutta la vicenda (�non fece di peggio l�Inquisizione?� �Non esiste anche in America la pena di morte?�) e quindi l�invito a ragionare, �con occhi sgombri da pregiudizi, sulla poligamia, sul ripudio, sul ruolo della donna, e conoscere meglio quegli aspetti della societ� islamica che la rendono superiore, sul piano etico e morale alle nostre norme di vita�.