(1-00094) (19 settembre 2002)
PIANETTA, TOIA, DE ZULUETA,
MANIERI, MARTONE, BIANCONI, COZZOLINO, BOLDI, FORLANI. � Il Senato,
premesso
che:
l�abolizione
della pena di morte nel mondo � il presupposto perch� in tutti i paesi
si affermi il valore universale della vita umana sancito dalla
Dichiarazione Universale dei Diritti dell�Uomo del 1948, dal Patto sui
Diritti Civili e Politici del 1966 e dalle Convenzioni Regionali sui
diritti umani;
la
tutela del diritto alla vita ed il rifiuto della pena di morte fanno
parte della Carta dei Diritti Fondamentali dell�Unione Europea e di
specifiche risoluzioni dell�Assemblea Parlamentare del Consiglio
d�Europa;
nello
scorso mese di aprile il Parlamento Europeo ha chiesto al Governo
federale nigeriano di assicurare che i tribunali operino nel rispetto
delle leggi internazionali sui diritti umani e della dichiarazione dei
diritti inclusa nella Costituzione di quel paese; ha chiesto inoltre
alla Nigeria di intraprendere tutti i passi necessari per mettere
termine alle esecuzioni ed abolire la pena di morte;
il
Senato della Repubblica � da tempo impegnato contro la pena di morte
attraverso la costituzione di uno specifico Comitato nella XIII
legislatura, la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione
dei diritti umani, nonch� numerose mozioni approvate all�unanimit�
dall�Assemblea;
nell�ottobre
del 1999 gli Stati di Zamfara e Sokoto nella zona settentrionale della
Repubblica federale di Nigeria hanno adottato la legge islamica della
Sharia; successivamente altri dieci Stati settentrionali della Nigeria
hanno adottato la Sharia; l�adozione della Sharia ha provocato scontri
sanguinosi nella regione in quanto i cittadini di fede non musulmana si
oppongono per le severe punizioni che essa prevede, tra le quali il
taglio della mano per i ladri o la lapidazione delle adultere;
nello
scorso mese di marzo, dopo che alcuni ministri federali si erano
pubblicamente espressi in questo senso, il Governo federale nigeriano ha
decretato che la legge islamica, la Sharia, � incostituzionale;
nel
febbraio del 1999 il generale Olusegun Obasanjo � stato eletto
Presidente della Repubblica federale della Nigeria; per il presidente
Obasanjo era stata chiesta la pena capitale per il suo presunto
coinvolgimento in un progettato colpo di stato ma � stato invece
condannato a 15 anni di reclusione e, dopo poco, rilasciato; assunta la
carica di Presidente ha ordinato la liberazione di molti detenuti
escludendo dal provvedimento chi si era macchiato di reati
particolarmente gravi, come omicidio o rapina; nel 2000 il Presidente ha
inoltre concesso la grazia ai condannati a morte in attesa di esecuzione
da oltre 20 anni e ha commutato in ergastolo le condanne a morte di chi
ha trascorso tra i 10 e i 20 anni nel braccio della morte;
lo
scorso 22 marzo il tribunale di Bakori, nello stato nigeriano di Katsina,
nel quale all�inizio del 2000 � stata introdotta la Sharia, ha
condannato Amina Lawal Kurami alla lapidazione per adulterio; Amina
Lawal Kurami ha 35 anni e vive in un villaggio di contadini a Kurami; ha
divorziato tra la fine del 2000 e l�inizio del 2001; nei successivi
undici mesi ha frequentato un uomo del suo stesso villaggio, Yahaya
Mohammed, il quale aveva promesso di sposarla; Amina � poi rimasta
incinta e, all�inizio del 2001, ha dato alla luce una bambina; i suoi
stessi concittadini l�hanno accusata di adulterio dando origine al
processo contro di lei; ella non ha potuto dimostrare che il padre della
bambina fosse l�uomo che frequentava; lui stesso ha ammesso di aver
avuto una relazione con lei, ma ha negato di aver avuto rapporti
sessuali, in quanto se lo avesse ammesso avrebbe rischiato la condanna a
morte; il giudice del tribunale islamico Nasiru Lawal Bello Dayi ha
quindi scagionato l�uomo e condannato Amina Lawal Kurami alla
lapidazione, dal momento che ella stessa aveva confessato la sua
"colpa" di cui la piccola appena nata costituiva la
"prova";
il 28
marzo scorso l�analoga, triste storia di Safiya Hussaini � come
Amina condannata alla lapidazione per adulterio � si � conclusa
positivamente con il suo proscioglimento da parte della Corte
d�Appello della Sharia dello Stato di Sokoto,
chiede
al Governo:
di
impegnarsi perch� in Nigeria venga abolita la pena di morte o almeno
promossa una moratoria unilaterale delle esecuzioni, sostenendo il
Presidente della Nigeria Obasanjo nella sua azione contro la pena
capitale;
di
sollecitare e promuovere presso le organizzazioni internazionali e
comunitarie tutte le iniziative per l�affermazione dei diritti umani
in Nigeria, in particolare attraverso il puntuale richiamo all�accordo
di partenariato tra i membri del gruppo degli Stati dell�Africa, dei
Caraibi e del Pacifico e l�Unione Europea, firmato a Cotonu il 23
giugno del 2000;
di
attivarsi perch� i Tribunali competenti pronuncino il pieno
proscioglimento di Amina Lawal Kurami;
di
adoperarsi presso il Presidente della Nigeria Obasanjo affinch� sia
adottata la grazia nei confronti di Amina Lawal Kurami.
(1-00143)
(10 aprile 2003)
FRANCO Vittoria, PILONI, PAGANO, ACCIARINI, D�IPPOLITO,
SOLIANI, BONFIETTI, STANISCI, DONATI, DENTAMARO, DE PETRIS, BAIO DOSSI,
MANIERI, MAGISTRELLI, TOIA, THALER AUSSERHOFER, BOLDI, ALBERTI CASELLATI.
� Il Senato,
rilevato:
che
il tribunale islamico di Katsina, nel nord della Nigeria, ha condannato,
in primo grado, alla lapidazione Amina Lawal, per aver avuto una figlia
al di fuori del contesto matrimoniale;
che
la condanna, ratificata dalla Corte suprema della Nigeria, � stata
rinviata dalla stessa Corte di due mesi per consentire ad Amina di
portare a compimento l�allattamento della propria figlia;
che
si �, altres�, in attesa della sentenza d�appello, prevista per il
prossimo 3 giugno, la quale potrebbe confermare l�esecuzione della
condanna;
osservando
con attenzione e interesse alle prossime elezioni politiche in Nigeria e
al processo di democratizzazione in atto, che dovr� risolvere, in
particolare, la questione della incompatibilit� della Sharia
(introdotta in alcune regioni del nord del paese) con la Costituzione e
con l�ordinamento federale nigeriano;
nell�esprimere
forte preoccupazione per il fatto che i nuovi codici penali basati sulla
Sharia introdotti nella Nigeria settentrionale prevedono la pena di
morte per reati quali l�adulterio e istituiscono pene crudeli, inumane
e degradanti come le frustate e le amputazioni e che tali punizioni
rappresentano una violazione degli strumenti internazionali sui diritti
umani, tra cui la Convenzione contro la tortura e il Patto
internazionale sui diritti civili e politici, entrambi ratificati dalla
stessa Nigeria;
nel
confermare la sua pi� netta opposizione alla pratica della pena di
morte, in quanto violazione del diritto alla vita,
impegna
il Governo:
a
porre in atto tutte le iniziative necessarie nei confronti del governo
nigeriano perch� la condanna capitale comminata ad Amina Lawal non sia
eseguita ed essa possa tornare libera all�affetto di sua figlia;
a
proporre e sostenere, in tutte le sedi comunitarie e internazionali di
cui l�Italia fa parte, azioni, anche attraverso campagne pubbliche di
sensibilizzazione, perch� la pratica della pena di morte venga
abbandonata in tutti i paesi del mondo.