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L'ODISSEA DELLA DONNA CONDANNATA ALLA LAPIDAZIONE

ROMA, 27 GEN - La sorte di Amina Lawal, la trentenne nigeriana condannata a morte per lapidazione dal tribunale islamico di Bakoro (stato di Katsina), e' ancora legata alle ultime decisioni delle corti d'appello: il 25 marzo dovra' apparire davanti all'Alta corte islamica di Katsina per ascoltare la sentenza. Lo scrive il giornale nigeriano online This Day.

   La malcapitata, per la quale si e' mobilitata l'opinione mondiale, e' stata condannata alla lapidazione - secondo i dettami della sharia - per ''adulterio'', avendo avuto rapporti, dopo il divorzio, con un altro uomo, da cui e' nata una bambina, Wasila, che ora ha un anno.

   In questi giorni il gran kadhi' Aminu Ibrahim, presidente dell'alta corte islamica, ha deciso di rinviare il giudizio di due mesi. Interrogato dall'International Herald Tribune ha sottolineato come il reato di adulterio fosse ormai comprovato e come certe pene, come la lapidazione, servano come deterrente per la popolazione. ''Vedono come si muore sotto le pietre e pensano che non vorrebbero certo che capitasse a loro''.

Per il gran khadi' la PENA DI MORTE e' stata introdotta per salvaguardare ''la santita' del matrimonio''.

Il governo nigeriano, in forte disagio per l'applicazione della sharia in 12 dei 36 stati federali, ha assicurato alla fine dello scorso ottobre che ''Amina non sara' mai giustiziata''. Il mese seguente una delegazione italiana della commissione del Senato si e' recata in Nigeria per interessarsi del caso ed esprimere solidarieta' alla donna.

Amina, una donna di campagna analfabeta e disoccupata, che vive con il padre, affida la sua sorte e quella di Wasila ''nelle mani di Dio''. Il suo avvocato potra' appellarsi ancora alla Corte suprema. Ma la data dell'esecuzione e' gia' fissata per il 25 settembre 2003.


Le proces en appel d'Amina Lawal fixe au 25 mars

KATSINA (Nigeria), 23 jan  - Un tribunal islamique de Katsina, dans le nord du Nigeria, a decide jeudi que le proces en appel d'Amina Lawal, Nigeriane condamnee a mort par lapidation pour adultere, aurait lieu le 25 mars.

  Le juge Aminu Ibrahim du tribunal d'appel islamique de Katsina a statue ainsi contre une demande de l'accusation qui souhaitait un delai de six mois pour preparer le dossier.

La condamnation d'Amina Lawal a suscite la condamnation de nombreux pays et embarrasse le gouvernement federal nigerian qui s'oppose a l'application de la charia (loi islamique) dans les affaires penales mais declare qu'il est impuissant a y mettre un terme.

Amina Lawal, 31 ans, a ete condamnee a mort le 22 mars par un tribunal islamique du nord du Nigeria, ou la charia est appliquee, car elle avait avoue attendre un troisieme enfant alors qu'elle etait divorcee.

Selon la charia, une femme mariee une premiere fois, meme si elle a divorce, commet un adultere si elle a des relations sexuelles sans etre remariee.

  Amina Lawal etait presente lors de l'audience a la cour d'appel, sa petite fille Wasila dans les bras.

"L'ajournement (du proces) n'est pas necessaire car ma cliente vit dans   l'attente depuis un an sans connaitre son destin. Il est vraiment temps pour   elle de savoir quel est son avenir, si elle va vivre ou mourir", a declare a  la cour l'avocat de la jeune femme, Me Aliyu Musa Yawuri.

Un premier appel, en aout, avait ete rejete par la cour d'appel islamique de Funtua (nord). Les avocats d'Amina Lawal avaient alors decide de faire appel devant la Cour supreme islamique de l'Etat a Katsina.

Ils vont notamment baser leur defense sur le fait que l'application de la charia dans des affaires criminelles est contraire a la constitution nigeriane.