CINA, CRESCONO RICHIESTE ABOLIZIONE
- LE ESECUZIONI POTREBBERO ESSERE 10.000 ALL'ANNO
(di Beniamino Natale)
PECHINO, 14 AGO - La mattina del 26
gennaio 2003 l'attivista tibetano Lobsang Dhonup veniva condotto
fuori dalla sua cella del carcere di Ganzi, una cittadina
della provincia del Sichuan, nella Cina occidentale. Poche ore
dopo la notizia che la sua condanna a morte era stata eseguita
trovava la strada per Hong Kong, e da qui per il resto del mondo.
Dhonup aveva 28 anni. Migliaia di persone - in
gran parte poveri emarginati - hanno subito una sorte
analoga, in Cina, dall'inizio dell'anno. Ma negli ultimi mesi
sottovoce, con prudenza, esponenti del mondo giudiziario cinese
hanno cominciato a parlare esplicitamente di abolizione
della pena capitale.
''La grande maggioranza di avvocati e studiosi di
legge sono a favore dell'abolizione della PENA DI MORTE'',
afferma Tian Wenchang, 56 anni, un noto penalista cinese.
''Pero' ci sono diverse opinioni sui tempi e sui modi con i quali
arrivare a questa riforma'', aggiunge.
In Cina i dati sulle condanne a morte inflitte e
su quelle eseguite sono coperti dal segreto di stato.
Secondo l' organizzazione umanitaria Amnesty International,
6.100 persone sono state condannate a morte nel 2001. Di queste
4.400 sono state uccise, in gran parte con un colpo di
pistola alla nuca, mentre altre sono state sottoposte all'iniezione
letale, il metodo usato negli Usa.
I dati di Amnesty si basano sulle notizie di
stampa e sulle esecuzioni pubblicizzate, che sono solo una parte
- anche se in crescita - del totale.
Lo studioso tedesco Hans-Jorg Albrecht, in un'
analisi sulla pena di morte in Cina del 1997, azzarda per
quell' anno la cifra di un numero di condanne a morte tra le 9.000 e
le 10.000.
Tian e' favorevole alla graduale riduzione delle
sentenze di morte e a mantenere, almeno nel breve periodo, la
pena capitale per gravi reati di sangue. ''In Cina - afferma l'
avvocato - c'e' un pensiero tradizionale secondo il quale chi
ha ucciso deve essere ucciso, i cittadini non capirebbero se la pena
di morte venisse abolita da un giorno all' altro''.
Altri avvocati e giuristi sono per l'abolizione
immediata.
Secondo Tian il primo passo dovrebbe la
restituzione alla Corte Suprema del potere esclusivo di conferma delle
condanne a morte, come e' stato fino al 1983. Da allora, le
condanne capitali inflitte in primo grado possono essere confermate
dalle Alte Corti provinciali, fatto che, secondo Tian,
avrebbe portato alla loro moltiplicazione. Poche ore prima di essere
eseguita, la condanna a morte di Lobsang Dhonup era stata
confermata dall' Alta Corte del Sichuan.
Il numero dei ''criminali'' messi a morte e'
cresciuto negli anni scorsi in rapporto diretto con le periodiche
''campagne politiche'' lanciate dal Partito Comunista che,
stando alla lettera della legge, non dovrebbe avere alcuna
voce in capitolo.
Nell'ultima riforma del Codice penale, che risale
al 1997, il reato piu' ''politico'', quello di ''crimine
controrivoluzionario'', e' stato abolito. In sua
sostituzione, e' stato pero' introdotto quello di ''minaccia
alla sicurezza nazionale'', che suscita preoccupazioni tra
esperti e attivisti dei diritti umani.
I reati per i quali puo' essere inflitta la
condanna a morte sono 68: tra questi ci sono un buon numero di
crimini ''economici''. Seguendo lo sviluppo dell'
economia cinese, nella quale oggi un ampio settore privato convive con
quello pubblico ''socialista'', i crimini in questo settore si
sono moltiplicati, cosi' come le condanne a morte: si
tratta di una delle tante ''particolarita''' del sistema
cinese, dato che anche negli altri paesi nei quali e' in vigore la
pena di morte, questa si applica solo per gravi reati di sangue.
Tra i numerosi clienti di Tian Wenchang e del suo
studio legale, il ''King and Capital'' di Pechino, ci
sono tre condannati a morte in primo grado. Tian e'
ottimista sull' esito dei tre casi. ''L'accusa - dice - ha prove molto
deboli''. Nei processi cinesi, spiega l'avvocato, si fa un
grande uso dei testimoni, mentre le prove documentali non hanno
la stessa importanza che in Europa. Dei tre imputanti
difesi da Tian, uno e' stato condannato per corruzione, un altro per
truffa e il terzo per aver fatto parte di un'organizzazione criminale.
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