TRIPOLI, 6 MAG - Un tribunale libico ha condannato
sei
cittadini bulgari, cinque infermieri e un medico, accusati
di
aver diffuso l'Aids tra i bambini ricoverati in un ospedale
di Bengasi, alla pena di morte con
fucilazione. Lo ha detto la radio
nazionale bulgara .
SOFIA, 6 MAG - Immediate le reazioni in Bulgaria
sulla
sentenza del tribunale libico che ha condannato sei cittadini
bulgari e uno palestinese alla pena di morte con fucilazione
perche' riconosciuti colpevoli di aver diffuso l'Aids
tra i bambini ricoverati in un ospedale di Bengasi.
Il
presidente del parlamento di Sofia, Ognian Ghergikov, ha
detto
di non essere sorpreso per la sentenza, ''me l'aspettavo'',
ma, ha aggiunto, ''penso che in appello sara' piu'
mite anche tenendo presente il nuovo corso politico del
paese''.
(ANSA).
CONSIGLIO
D'EUROPA
SCHIEDER,
UNA SENTENZA DA ANNULLARE
STRASBURGO, 6 MAG - ''Spero che sia fatto appello
contro
questa sentenza e che sia annullata''. E' quanto ha dichiarato
il presidente dell'assemblea permanente del Consiglio d'Europa
Peter Schieder dopo essersi dichiarato ''abbattuto nell'apprendere
la notizia proveniente da Tripoli'' sulla condanna
a morte di cinque medici bulgari per la vicenda dei bambini
infettati di Aids.
''Mi
auguro che la buona volonta' prevalga a Tripoli, che ha appena
riaperto il dialogo con l'Europa'', ha aggiunto Schieder il
quale ha poi ricordato che ''in tutta l'Europa, da lungo tempo,
la pena capitale e' stata abolita o non e' piu' applicata
e
noi speriamo che la Libia aderira' a questo valore fondamentale''
L'ungherese
Matya Eorsi, membro del Consiglio, incaricato a suo
tempo di seguire la vicenda, si rechera' nuovamente la prossima
settimana in Libia.
SENTENZA
CONTRO INFERMIERE BUILGARE, TRIPOLI RISCHIA ISOLAMENTO
(di
Remigio Benni)
IL CAIRO, 06 MAG - Cinque infermiere bulgare ed un
medico
palestinese sono stati condannati oggi alla fucilazione perche'
riconosciuti colpevoli di aver diffuso il virus Hiv, che da'
origine all' Aids, in un reparto per bambini dell'ospedale 'Al
Fateh', di Bengasi provocando la morte di 43 piccoli pazienti
tra il 1998 e il 1999.
Assoluzione
invece - in relazione a questo specifico reato - per
altro personale sanitario, tra cui nove medici libici ed un
altro
medico bulgaro, marito di una delle infermiere oggi condannate.
Il medico bulgaro e' stato pero' condannato a quattro
anni per reati contro il patrimonio.
La
durissima sentenza ha provocato reazioni in tutto il mondo
- dalla Commissione Europea, che ha ricevuto in visita il leader
libico Muammar Gheddafi solo il 27 aprile scorso, al dipartimento
di stato Usa, ovviamente alla Bulgaria - dopo che il
silenzio sul processo, cominciato nel giugno 2001, si era mantenuto
rigoroso.
La
vicenda - si fa notare da piu' parti - sembra dimostrare che,
nonostante gli sforzi e l'impegno di modernizzazione e di apertura
al nuovo, rigidita' mentali e burocrazia continuano a prevalere
in Libia. Si avvia nel febbraio 1999, dopo che alcuni medici
denunciarono la presenza del virus in ospedale. Furono arrestate
23 persone, tra medici e infermiere, ma ne furono subito
rilasciate alcune. Il 16 giugno 2001 il tribunale della Rivoluzione
di Tripoli chiese la pena di morte
per cinque infermiere
bulgare ed un medico palestinese.
Nel
febbraio 2002 l' intervento ''energico'' (fu definito cosi'
dalla stampa internazionale) del figlio del colonnello Gheddafi,
Seif Al Islam, presidente della Gheddafi Foundation - intervenuta
piu' volte in casi di rilievo internazionale - ottenne
che agli imputati venissero concessi gli arresti domiciliari
ed il 19 febbraio il tribunale della Rivoluzione dichiaro'
la propria incompetenza sul caso.
Questo
passaggio lascio' pensare che ci fosse un orientamento per
ridimensionare la portata del processo, anche se in un' occasione
pubblica il leader libico aveva ipotizzato che la vicenda
fosse stata originata da un esperimento ordinato dagli Stati
Uniti o dal servizio segreto israeliano. L'obiettivo era di
destabilizzare la Libia e minarne ancor piu' la credibilita'
a
livello internazionale, anche perche' l' episodio si collegava
alle
accuse contro Tripoli di aver organizzato attentati come quello
di Lockerbie.
Del
processo di Bengasi si era discusso anche in occasione della
visita di Gheddafi a Bruxelles: fonti giornalistiche avevano
rivelato che i dirigenti europei,`tra i quali il commissario
Romano Prodi (che oggi ha espresso ''profonda preoccupazione
e delusione per la sentenza di Bengasi''), avevano
chiesto all' interlocutore libico proprio interventi specifici
su due problemi sospesi nel rapporto Europa-Libia. Uno di
questi era il processo mentre l'altro era costituito dalla vicenda
della discoteca di Berlino 'La Belle' (un attentato che provoco'
la morte di due soldati americani nel 1986).
A
giudicare dalle reazioni molto risentite di Bruxelles, di altre
capitali europee e di Washington, la sentenza di oggi alla pena
capitale - evocando peraltro quelle emesse mesi fa a Cuba -
sembrano
dare un duro colpo al processo di riavvicinamento all' Occidente
che Gheddafi aveva cominciato l' anno scorso. Prima accettando
di pagare compensazioni per le vittime dell' attentato
di Lockerbie (dicembre '88, 270 morti nell' esplosione di
un aereo Pan Am nei cieli della Scozia), e per le vittime dell'
attentato al Dc 10 Uta (Nigeria, 1989, 170 morti). In dicembre,
poi, con l'annuncio di voler eliminare le armi di distruzione
di massa, seguito in gennaio dalla consegna di 500 tonnellate
di materiali nucleari e di 23mila ogive che avrebbero potuto
essere caricate con armi chimiche.
Se
Tripoli won decidera' rapidamente un passo indietro sulla sentenza
di Bengasi, l' idillio appena cominciato potrebbe abortire.
Il ministro degli esteri libico, Abdul Rahman Shalgam, interpellato
a Dublino, ha detto di essere personalmente contro la
pena di morte, ma di non poter
interferire sull' indipendenza di
giudizio della magistratura.
Ora
ci sono 60 giorni perche' gli imputati presentino appello.
La presenza di numerosi ambasciatori europei e occidentali
al processo di Bengasi induce a pensare che la richiesta
di appello sara' proposta rapidamente e sostenuta anche
da ambienti politici e diplomatici. Ma i familiari dei bambini
infetti - molti dei quali sono stati curati anche in Italia
- sono esplosi immediatamenti in manifestazione di giubilo
e contentezza dentro e davanti al tribunale di Bengasi subito
dopo la sentenza.
LIBYA:
News
Release Issued by the International Secretariat of Amnesty
International
Libya:
Quash death sentences against foreign medical professionals
AI
Index: MDE 19/009/2004 (Public)----6 May 2004
Six
foreign medical professionals were sentenced to death by firing
squad by the Benghazi Criminal Court in Libya today.
"We
are shocked by the imposition of these death sentences and call for
the Libyan authorities to immediately quash them," Amnesty
International said in response to the sentences.
Those
sentenced to death are: five Bulgarian health professionals --
Kristiana Malinova Valcheva, Nasya Stojcheva Nenova, Valentina
Manolova Siropulo, Valya Georgieva Chervenyashka and Snezhanka
Ivanova Dimitrova -- and one Palestinian doctor -- Ashraf Ahmad Jum'a.
They
are accused of deliberately infecting 426 children with the HIV
virus, while working in al-Fateh Children's Hospital in Benghazi.
Zdravko Marinov Georgiev, a sixth Bulgarian defendant, was sentenced
to 4 years' imprisonment. Nine Libyan doctors in the same trial were
all acquitted.
The
foreign defendants told Amnesty International delegates, visiting
Libya in February 2004, that they were tortured in order to extract
confessions, which they later retracted on the basis that they had
been forcibly coerced.
Methods
of torture they reported included: extensive use of electric shocks;
being suspended from a height by the arms; being blindfolded and
threatened with being attacked by barking dogs; and beatings,
including falaqa (beatings on the soles of the feet), and being
beaten with electric cables. It is not yet clear whether they were
convicted on the basis of these "confessions" or other
evidence.
"Amnesty
International reminds the Libyan authorities that evidence extracted
under torture must not be invoked as evidence in any legal
proceedings."
The
men and women have the right to appeal against their sentences
before the Supreme Court. If the death sentences are confirmed, they
cannot be implemented without the consent of the country's highest
judicial body, the Supreme Council of Judicial Bodies.
"Although
the Libyan authorities have repeatedly stated their aim to abolish
the death penalty, death sentences continue to be handed down and
implemented. The Libyan authorities must begin to turn words into
action and establish a moratorium on the death penalty."
On
the basis of the allegations of torture, 8 members of the security
forces and two others (a doctor and a translator) in their employ
were charged in connection with the torture. They faced trial
alongside the foreign and Libyan health professionals before the
same criminal court in Benghazi.
In
today's hearing, the court pronounced that it was not competent to
examine their cases. It is not clear whether they will be tried
before another court or whether the charges against them will not be
heard before a court of law.
"Those
accused of having carried out acts of torture must stand trial, in
proceedings which are internationally recognized as fair."
Amnesty
International recognizes the pressing need to bring anyone
responsible for the tragic consequences for these children and their
families to justice. However, it is imperative that the rights of
the accused are respected at all stages from the moment of their
arrest.
It
is only by means of a fair trial that follows due legal process that
the truth will emerge about how these children became infected with
the HIV virus and those responsible be held fully to account.
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LIBYA:
Libya
Sentences Bulgarians, Palestinian to Death
A
Libyan court sentenced 6 Bulgarian medics and a Palestinian doctor
to death by firing squad on Thursday for deliberately infecting
hundreds of Libyan children with the deadly HIV virus, court
officials said.
Bulgaria
condemned the "unfair and absurd" verdicts and called for
a strong reaction from its Western partners -- the European Union,
NATO and the United States.
Defense
lawyers said they would appeal the sentences. The medics had pleaded
not guilty, insisting they were not to blame for the epidemic.
Scores
of relatives of the HIV-infected children took to the streets near
the court building in a joyful display.
The
health workers, detained in early 1999, were convicted of infecting
426 Libyan children at a Benghazi hospital with blood products
contaminated with HIV, the virus that causes AIDS.
Bulgarians
had expected some leniency after Libyan leader Muammar Gaddafi's
recent efforts to renew ties with the West.
"I'm
shocked by the verdicts. The government's official position is that
we're not going to accept them. Such verdicts are unfair and without
grounds," Bulgarian Justice Minister Anton Stankov said in
Sofia.
In
contrast, relatives of the infected children were happy.
"The
verdict is fair. What they did is a crime against humanity. They
planted a bomb inside our children," said Ramdane Ali Mohamed,
whose little sister Hiba died of AIDS.
More
than 40 of the children have died since 1999, adding to already
heated emotions in both countries over the case.
The
issue gained greater attention in recent weeks as Libya emerged from
international isolation after scrapping its nuclear and chemical
arms program in December. "We expect a strong reaction from all
our partners, especially the European Union, the United States and
NATO, who have all put forth efforts to ensure a fair trial,"
Stankov said.
Families
of the medics were stunned and were not willing to talk to the
media. But Parliament Speaker Ognyan Gerdzhikov said he was
confident the death sentences would not be carried out.
"First,
they can be appealed. Secondly, Libya has not executed death
sentences in 9 years, and I'd be very surprised if they start now.
Thirdly, I expect Gaddafi to act like a humanist to win certain
political credit, which he needs from world public opinion," he
told national radio.
"ABSURD"
VERDICT
The
dispute with EU candidate Bulgaria was raised during Gaddafi's
ground-breaking visit to the EU last week. European Commission
President Romano Prodi said then he hoped a "quick and fair
settlement" could be found.
Bulgarian
media had speculated that if the Bulgarians were sentenced to death,
Gaddafi might pardon them as part of his efforts to improve
relations with Europe.
"It
a shocking verdict. My clients expected to be convicted for
dereliction of duty and sentenced to prison terms not death,"
defense lawyer Othmane Bizanti told Reuters, adding that the
defendants had 60 days to lodge an appeal. Last year Luc Montagnier,
the French doctor credited with first discovering the HIV virus,
said the epidemic emerged in the hospital in 1997, a year before the
medics arrived, probably due to unsanitary conditions.
"Libyan
authorities did not want to reach the truth about the epidemic, and
I continue to stress that the Bulgarians are not to blame,"
Stankov said.
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