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LA PENA DI MORTE IN GIAPPONE
UNA REALT� NASCOSTA


DOCUMENTO PREPARATO DA FORUM 90 IN COLLABORAZIONE CON AMNESTY INTERNATIONAL�JAPANESE SECTION. 

VERSIONE ITALIANA A CURA DEL COORDINAMENTO PENA DI MORTE,

AMNESTY INTERNATIONAL�SEZIONE ITALIANA - GENNAIO 2002


L�ordinamento giapponese prevede la pena di morte.

Dall�arresto al processo

Il processo

La cella

La vita quotidiana

I pasti

Trattamento del condannato a morte dopo la condanna definitiva

I contatti con l�esterno

La vita quotidiana

Il diritto alla difesa del condannato a morte - Richiesta di revisione

La richiesta di clemenza

Procedure legali

Procedura dell�esecuzione

Conclusione


 

Index

L�ordinamento giapponese prevede la pena di morte.

Nel paese, ci sono 7 prigioni attrezzate con un patibolo per l�impiccagione. Dal 1993, sono stati giustiziati 41 condannati a morte.

Alla fine del 2001, nei bracci della morte del Giappone si trovavano almeno 110 condannati, di cui circa 50 con sentenza definitiva. A loro non � consentito avere contatti al di fuori dei congiunti, n� con amici n� con giornalisti. Anzi, capita che persino i colloqui o la corrispondenza con i congiunti vengano proibiti.

La maggior parte dei condannati a morte vive in celle d�isolamento, controllate attraverso le telecamere 24 ore su 24.

L�esecuzione viene comunicata al condannato soltanto il giorno stesso, mentre i congiunti ne vengono a conoscenza a fatto gi� compiuto.

In Giappone, sia l�esistenza dei condannati a morte sia le esecuzioni sono fenomeni totalmente isolati dalla societ�.

Quella di cui ora leggerete � una realt� poco conosciuta anche nello stesso Giappone, tranne che dalla gente particolarmente interessata alla questione.

Come nasce un condannato a morte con sentenza definitiva


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Dall�arresto al processo

Entro 23 giorni dall�arresto di un sospettato, gli inquirenti decidono se formulare un�accusa contro di lui o archiviare il caso. Poich� l�ordinamento giapponese non prevede, in questa fase, il diritto a un difensore d�ufficio, il sospettato non pu� beneficiare di assistenza legale a meno che non nomini un avvocato a proprie spese. Attualmente, esiste un servizio d�assistenza offerto dalle associazioni degli avvocati che, su richiesta del sospettato o dei suoi congiunti o amici, mettono a disposizione entro 24 ore un avvocato volontario di turno, che fornisce qualche consiglio legale. Tuttavia, questo servizio � gratuito soltanto una volta, e dalla seconda volta occorre nominare il difensore a proprie spese. Sono molti, in realt�, i sospettati che subiscono la formulazione dell�accusa perch� non erano informati dell�esistenza di questo servizio.

In Giappone, la �confessione� del sospettato ha un�importanza notevole durante il processo e tende addirittura ad assumere un peso superiore rispetto alle prove oggettive. Una volta firmato il verbale della confessione, l�eventuale ritrattazione viene difficilmente presa in considerazione durante il processo.

Per questa ragione, gli inquirenti concentrano i loro sforzi per strappare una confessione al sospettato entro 23 giorni dall�arresto. Cercano di isolarlo, impedendogli d�incontrare l�avvocato o concedendogli soltanto un colloquio di una quindicina di minuti. Inoltre, la corrispondenza con l�avvocato viene controllata dagli inquirenti.

Secondo le leggi giapponesi, un sospettato deve essere detenuto in una prigione. Tuttavia, vi � una deroga che consente agli inquirenti l�utilizzo di un carcere della polizia (daiy�-kangoku), dove viene normalmente effettuato l�interrogatorio. Questa circostanza offre una formidabile arma agli inquirenti, cio� la possibilit� di interrogare il sospettato per oltre dieci ore al giorno, giorno dopo giorno, con la conseguenza di estenuarlo ed indurlo a �confessare�, aggravando cos� la propria posizione.

Anche i mezzi d�informazione hanno una parte di responsabilit�, in quanto non rispettano il principio della presunzione d�innocenza e, appena vengono a conoscenza dell�arresto di un sospettato, senza attendere il processo, diffondono un fiume di notizie che lo descrivono come se fosse il vero colpevole. Succede a volte che articoli del genere, scritti in malafede, vengano sfruttati durante l�interrogatorio per demoralizzare il sospettato.

Chi subisce un arresto viene costretto ad affrontare lunghi interrogatori da solo, senza essere assistito adeguatamente da un legale. Anche se si viene informati della facolt� di non rispondere, avvalersi di essa comporta duri rimproveri da parte dei poliziotti e degli inquirenti e complica la propria posizione, impedendo ad esempio di poter ottenere il rilascio su cauzione.

Infatti, la facolt� di non rispondere in Giappone esiste soltanto sulla carta. Molti sospettati, pur di porre fine al tormento dell�interrogatorio, finiscono per firmare un verbale redatto dagli inquirenti a proprio piacimento. Cos� un omicidio colposo diventa un omicidio volontario, un incidente si trasforma in un omicidio premeditato: �confessioni� del genere procurano gravi danni al sospettato.

Ecco la ragione per cui in Giappone il 99,8% degli imputati vengono giudicati colpevoli.


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Il processo

Nei processi penali celebrati in Giappone, il verbale dell�interrogatorio viene tenuto in considerazione pi� della deposizione in tribunale. Per questo il tribunale diventa spesso il luogo dove si dibatte non sui fatti bens� sulle circostanze attenuanti per ottenere una pena pi� lieve. In molti casi, a una sentenza definitiva di morte si arriva dopo appena un anno di processo.

Poich� in Giappone non esiste l�obbligatoriet� del ricorso in appello, un condannato a morte non sempre ricorre contro la condanna e lascia che la sentenza diventi definitiva.

Quando viene formulata l�accusa contro un sospettato, se questi non pu� nominare un avvocato di propria scelta (ad esempio, per motivi economici), il tribunale ordina l�assegnazione di un avvocato d�ufficio. L�imputato non ha nemmeno il diritto di rifiutarlo o di togliergli il mandato. Inoltre, dato che l�avvocato d�ufficio viene assegnato separatamente per ogni grado di giudizio, l�imputato rimane privo di avvocato dalla fine di un processo all�inizio di quello successivo. Quando viene emessa la sentenza, l�avvocato che se ne � occupato pu� avviare il procedimento per il ricorso in appello, ma ci sono casi in cui l�imputato ritira il ricorso mentre aspetta l�assegnazione di un nuovo avvocato d�ufficio, rendendo cos� la condanna a morte definitiva.

Gli inquirenti, invece, non hanno difficolt� a ricorrere in appello quando la richiesta di una condanna a morte viene respinta. Tra il 1997 e il 1998 la pubblica accusa ha fatto ricorso alla Corte suprema nei confronti di cinque condanne a pena detentiva a tempo indeterminato.

Le autorit� hanno sempre sostenuto l�imparzialit� dei processi, sostenendo che �poich� il nostro paese adotta un sistema di tre gradi di giudizio, ogni condanna a morte viene pronunciata con molta cautela dopo esami accurati e scrupolosi�. Ma, poich� la Corte suprema non esamina i fatti, il sistema giudiziario giapponese pu� considerarsi sostanzialmente basato su due soli gradi. In appello, la difesa fa sempre presente che �la pena di morte � contraria all�articolo 36 della Costituzione, che vieta una pena crudele�, ma la Corte suprema � ferma nel sostenere che la pena capitale �non � crudele� e non si dimostra affatto disponibile a riesaminare la situazione.

Il trattamento dell�imputato durante il processo 


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La cella

Per tutta la durata del giudizio, l�imputato rimane in prigione. L�imputato per il quale la pubblica accusa abbia richiesto la pena di morte non ha alcuna possibilit� di essere rilasciato.

La cella ha una dimensione di circa 5 mq. Vi sono collocati un lavandino, un gabinetto, un letto, una scrivania e gli oggetti personali del detenuto, cui non resta spazio per muoversi. In ogni caso, � il regolamento del carcere a stabilire quali movimenti siano consentiti.

La maggior parte delle prigioni non ha impianto di riscaldamento e nessuna � dotata di un sistema di condizionamento dell�aria. Perci�, d�inverno si soffre per i geloni mentre d�estate si � vittima di eritemi da sudorazione.

L�imputato per il quale si prevede una condanna a morte � mantenuto sotto una sorveglianza particolarmente rigorosa �per prevenire il rischio di suicidio�. Poich� le telecamere sono puntate su di lui 24 ore su 24, la luce rimane accesa anche durante la notte. Tra la finestra e l�inferriata vi � uno schermo di ferro perforato. Pertanto, la �cella anti-suicidio� ha l�aerazione ridotta di oltre duecento volte e una luminosit� inferiore del 30% rispetto a una cella normale.

Contatti con l�esterno

Durante l�attesa del verdetto l�imputato pu� vedere chiunque, ma nella maggior parte dei casi gli � concesso soltanto un colloquio al giorno, al massimo con tre persone contemporaneamente, attraverso un divisorio e per una durata compresa tra 10 e 30 minuti. � presente una guardia, che trascrive il contenuto della conversazione. Al detenuto non � consentito l�uso del telefono e non � permesso parlare con i giornalisti che seguono il suo caso.

L�imputato pu� scrivere a chiunque, ma il regolamento prevede soltanto una lettera al giorno, al massimo di 7 fogli, mentre non vi � limite al ricevimento della corrispondenza. Le lettere in arrivo o in partenza vengono sottoposte alla censura e, se si giudicano inopportune, devono essere riscritte o alterate con un inchiostro nero. Anche i libri mandati ai detenuti possono subire la stessa sorte.

Pi� grave, tuttavia, � il provvedimento con cui si possono negare i colloqui al detenuto. Quando il tribunale prevede il rischio di evasione o di inquinamento delle prove, � possibile proibire tutti i colloqui tranne quelli con l�avvocato. In questo caso, l�imputato deve lottare per tutta la durata del  processo in uno stato di assoluta solitudine, senza poter vedere parenti o amici per un periodo molto lungo.

Anche la quantit� di oggetti personali che il detenuto pu� tenere con s� � limitata. A causa di ci� e dei controlli eseguiti sui documenti processuali, il detenuto che affronta un lungo processo risulta gravemente danneggiato perch� non pu� prepararsi adeguatamente.


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La vita quotidiana

Ancora prima che venga pronunciata la sentenza, l�imputato � obbligato a rispettare un orario molto rigoroso, da quando si sveglia a quando torna a dormire. Oltre ad essere costretto a osservare un orario poco naturale, egli non ha il tempo sufficiente per prepararsi al processo.

L�orario dei giorni feriali � il seguente:

   Sveglia alle 7.00

   Appello alle 7.30

   Prima colazione alle 7.40

   Pranzo alle 11.50

   Cena alle 16.20

   Appello alle 16.50

   Coricamento alle 21.00


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I pasti

Vengono distribuiti tre volte al giorno. Il giudizio sulla qualit� e sulla quantit� � variabile, mentre � certa la carenza di vitamine a causa della mancanza di verdure crude. � possibile acquistare un po� di frutta di tasca propria, ma solo per chi dispone di denaro. Inoltre, non pu� essere certo definito rispettoso dei diritti umani dei detenuti un orario che costringe i detenuti a consumare tre pasti nell�arco di nove ore.

Esercizio fisico e assistenza sanitaria

L�esercizio fisico all�esterno della cella � consentito due volte a settimana d�estate e tre volte d�inverno, ogni volta per 30 minuti circa. I detenuti delle celle di isolamento, tra cui i condannati a morte, restano soli anche in queste occasioni. In media, la palestra misura 5 metri di lunghezza per 2 metri di larghezza ed � situata su una terrazza o un balcone di cemento controllati dall�alto. L�unico strumento a disposizione dei detenuti � una corda per esercitarsi nel salto della corda.

Per quanto riguarda il bagno, � consentito farlo tre volte a settimana d�estate e due d�inverno, in giorni diversi da quelli destinati all�esercizio fisico. Il tempo a disposizione � di circa 15 minuti, che devono servire anche a spogliarsi e rivestirsi.

A parte i momenti per l�esercizio fisico, per il bagno e per i colloqui, il detenuto deve restare seduto nella sua cella.

Chi ne fa domanda, pu� svolgere un lavoro leggero da eseguire restando seduti. Da queste attivit� si possono ricavare 4 � 5.000 mila yen (30/40 euro) al mese ma negli ultimi anni questa opportunit� � stata sempre pi� limitata.

Col prolungarsi della detenzione la scarsit� di esercizio fisico, l�insufficienza di vitamine e la carenza dell�assistenza sanitaria provocano malesseri di vario genere: mal di schiena, carie, gengivite, peggioramento della vista, esaurimento nervoso da carcere sono tra quelli pi� frequenti.


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Trattamento del condannato a morte dopo la condanna definitiva

Quando la condanna a morte diviene definitiva, il detenuto viene trasferito in una cella di isolamento di una prigione attrezzata con un patibolo. La cella e le condizioni riguardanti l�esercizio fisico, il bagno e l�assistenza sanitaria restano invariate rispetto a prima.


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I contatti con l�esterno

Dopo che la sentenza � diventata definitiva, i contatti con l�esterno vengono strettamente limitati. Nonostante l�articolo 9 della legge sulle carceri preveda che il trattamento di un condannato a morte non deve essere diverso da quello di un detenuto in attesa di giudizio, lo Stato non rispetta questa disposizione.

Di norma, i colloqui e la corrispondenza vengono permessi esclusivamente con i congiunti. Tuttavia, molti dei condannati a morte sono divorziati o hanno rotto i legami con la famiglia a causa della vicenda per cui sono stati processati, perci� non hanno parenti che vengano a visitarli. Anche quando si crea un rapporto di parentela attraverso l�adozione legale con qualche sostenitore conosciuto durante il processo, il colloquio e la corrispondenza vengono difficilmente ammessi dopo che la sentenza � diventata definitiva.

Le autorit� non consentono ai condannati a morte di avere contatti con l�esterno col pretesto di �non turbare la loro stabilit� psicologica�  in modo da rendere pi� facile l�accettazione della pena di morte.

Richieste di colloqui con condannati a morte sono state avanzate da varie parti, tra cui organizzazioni non governative giapponesi e straniere nonch� parlamentari, ma non sono state mai accolte.

Nel marzo 2001, durante la visita di una delegazione del Consiglio d�Europa, incaricata di svolgere un�inchiesta sul sistema della pena di morte in Giappone, il suo presidente, Gunnar Jansson, si � recato alla prigione di Tokyo e, su richiesta dei familiari di un condannato a morte, ha cercato di ottenere il permesso di vederlo, ottenendo soltanto un rifiuto da parte della direzione della prigione. 

In alcuni casi, i condannati a morte vengono giustiziati senza avere alcuna possibilit� di parlare con qualcuno all�esterno.

Se un condannato a morte lo richiede, gli viene concesso di vedere per una volta al mese un religioso addetto al carcere. Questi assiste anche all�esecuzione, ma non pu� assolutamente farne parola quando � fuori.

Il colloquio e la corrispondenza sono consentiti tra il condannato e il difensore che presenta la richiesta di revisione del processo (vedi oltre). Tuttavia, dato che vi assiste anche una guardia penitenziaria, la riservatezza dei colloqui non viene rispettata. Inoltre, pu� anche accadere che a un condannato che desidera incontrare un avvocato per conferirgli l�incarico di presentare la richiesta di revisione, venga negato il colloquio.

Anche consegnare un pacco al condannato � consentito esclusivamente ai familiari e all�avvocato difensore incaricato della richiesta di revisione.


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La vita quotidiana

Anche dopo che la condanna � diventata definitiva, il condannato pu� chiedere di svolgere un lavoro leggero nella sua cella e ricevere un seppur minimo compenso.L�assistenza sanitaria rimane sempre carente. Per di pi�, le restrizioni estremamente severe ai contatti con l�esterno provocano, in alcuni casi, un peggioramento delle condizioni di salute. Per la mancanza di cure, una retinite pu� trasformarsi in cecit�, un tumore al cervello pu� degenerare e causare difficolt� di deambulazione. Le scarsissime opportunit� di parlare con qualcuno possono causare afasia, l�esaurimento nervoso da carcere pu� comportare problemi psichici. Nonostante ci�, quasi mai i condannati vengono trasferiti in ospedale.


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Il diritto alla difesa del condannato a morte - Richiesta di revisione

In Giappone, una richiesta di revisione processuale viene difficilmente accolta. C�� stata un�eccezione negli anni Ottanta, quando quattro condannati a morte furono assolti l�uno dopo l�altro grazie alla revisione del processo. I quattro avevano confessato sotto tortura ed avevano dovuto sopportare da 28 a 34 anni di carcere prima di essere assolti. Sakae MENDA, il primo condannato a morte assolto grazie alla revisione, racconta: �Ho visto circa 70 condannati mandati al patibolo, ma tra loro ce n�erano cinque che si dichiaravano innocenti.�

Alla fine del 2001 erano circa 50 i condannati a morte con sentenza definitiva detenuti nelle prigioni giapponesi. Di essi, 25 sostengono la propria totale estraneit� o il coinvolgimento soltanto parziale nei rispettivi casi ed hanno presentato la richiesta di revisione processuale; altri 8 si erano dichiarati innocenti durante i processi.

Eppure, dopo le quattro assoluzioni degli anni Ottanta, non � stata pi� ammessa alcuna revisione processuale. Questa strada rimane sbarrata anche per i condannati che, secondo inchieste giornalistiche, sarebbero stati incriminati con accuse false. Alcuni di loro sono stati arrestati addirittura 40 anni fa e condannati con sentenza definitiva da 30 anni.

Nel dicembre 1999, sono stati giustiziati 2 condannati a morte. Uno era in attesa dell�esito della sua ottava richiesta di revisione, l�altro aveva avanzato una richiesta di protezione della libert� personale. Le autorit� hanno cos� giustiziato due condannati a morte che cercavano di difendersi con i pochi mezzi a loro disposizione. Esse si sono giustificate sostenendo che �n� la richiesta di revisione n� quella di protezione della libert� personale costituiscono un motivo valido per sospendere l�esecuzione. Le richieste di revisione sempre per gli stessi motivi sono soltanto un pretesto per sfuggire all�esecuzione. Perci�, per difendere la giustizia, � lecito giustiziare un condannato ancora in attesa del verdetto.�

Ma � pi� che naturale che un innocente dichiari sempre la stessa cosa, e cio� che non � stato lui a uccidere. Infatti, � ci� che sostenevano i quattro ex-condannati a morte tornati liberi vent�anni fa.


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La richiesta di clemenza

Un provvedimento di clemenza pu� essere richiesto dallo stesso condannato o dal suo avvocato. Tuttavia, dal 1975 non � pi� stata concessa alcuna clemenza. La decisione sulla richiesta di clemenza viene comunicata a voce soltanto al condannato e non � possibile fare alcun ricorso contro di essa.

Nel dicembre 1995, � stato giustiziato un condannato al quale era stato appena comunicato il rigetto della sua richiesta di clemenza. Egli � stato portato al patibolo senza avere alcuna possibilit� di difendersi.

Esecuzione della condanna a  morte

Per pi� di tre anni, dal novembre 1989 al marzo 1993, non ci sono state esecuzioni in Giappone. Ci�, insieme all�adozione - nel dicembre 1989 � da parte dell�Assemblea Generale delle Nazioni Unite del Secondo Protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici, avente l�obiettivo di abolire la pena di morte, ci aveva fatto sperare che la pena di morte potesse essere definitivamente bandita. Purtroppo, nel marzo 1993, le esecuzioni sono riprese.


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Procedure legali

Mentre tutte le altre sentenze giudiziarie vengono eseguite su ordine dell�ufficio della Procura, la procedura di esecuzione delle condanne a morte viene attivata dal Ministro della Giustizia, in base a quanto dispone l�art. 475 del Codice di procedura penale. Se non vi � stata alcuna esecuzione per oltre tre anni (novembre 1989 � marzo 1993, vedi sopra), lo dobbiamo non poco alle convinzioni personali del Ministro in carica in quel periodo. Invece, i suoi successori hanno emesso ordini di esecuzione uno dopo l�altro, convinti che �chi non attua una sentenza riconfermata attraverso i processi non � un Ministro della Giustizia degno del suo nome�.

L�art. 476 del Codice di procedura penale prevede soltanto che l�esecuzione deve aver luogo entro 5 giorni dall�ordine del Ministro della Giustizia, ma non contiene alcuna indicazione precisa riguardo al metodo, al luogo, agli esecutori ecc� Di fatto, le esecuzioni avvengono senza un fondamento legale.

Anche la scelta dei condannati da mandare al patibolo � del tutto arbitraria. Perfino anziani e malati di mente vengono giustiziati senza piet�.

Dal 1994 � attiva una �Federazione dei parlamentari che promuovono l�abolizione della pena di morte�. Ma negli ultimi sei o sette anni, le esecuzioni sono avvenute durante il periodo di chiusura del Parlamento, rendendo cos� impossibile presentare interrogazioni al Ministro della Giustizia.

Inoltre, in Giappone, il Ministro della Giustizia viene sostituito ogni 7-8 mesi e il Ministero della Giustizia, per non creare il precedente di un Ministro che non ha ordinato esecuzioni, preme perch� tutti firmino almeno un ordine di esecuzione nel corso del loro mandato. Cos� le esecuzioni si ripetono regolarmente, una o due volte all�anno, senza alcun nesso con le condizioni dei condannati a morte.   


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Procedura dell�esecuzione

a) Prima dell�esecuzione

L�esecuzione non viene preannunciata n� al condannato n� ai suoi parenti n� tanto meno all�avvocato. La mattina stessa il condannato, chiamato d�improvviso, viene informato che �� arrivata l�ora della tua esecuzione� e subito portato al luogo dell�esecuzione, senza avere nemmeno la possibilit� di dire addio ai familiari. Non pu� chiamare l�avvocato, quindi non ha alcuna opportunit� di essere assistito legalmente.

Il fatto di non essere avvertito in anticipo, crea instabilit� psicologica nel condannato. Attualmente le esecuzioni avvengono dopo 6 o 7 anni dalla sentenza definitiva. Perci�, trascorso questo periodo, egli � costretto a trascorrere ogni giorno nel terrore. Pu� capitargli di essere mandato a morte mentre sta aspettando l�esito di una richiesta di revisione o, se aveva presentato domanda di clemenza, pu� essere giustiziato quasi contemporaneamente all�annuncio che essa � stata respinta.

Ogni mattina pensa che, se la guardia si fermer� davanti alla cella, sar� la fine. E anche se non si fermer� oggi, nulla � sicuro per domani: pu� darsi che abbia avuto soltanto una proroga di 24 ore. Cos� la vita continua fino all�esecuzione.

b) L�esecuzione

Sul luogo dell�esecuzione, avviene una specie di rito programmato dalla direzione della prigione. Al condannato vengono concessi alcuni minuti per scrivere un testamento, seguiti da un colloquio di commiato col religioso addetto alla prigione.

Dopodich�, gli vengono legate le mani dietro la schiena, viene bendato e fatto salire sul patibolo, il cui pavimento � progettato per aprirsi in due. Per impedirgli di agitarsi e procurarsi ferite sul corpo, gli vengono legate anche le ginocchia, poi gli viene messa la corda intorno al collo.

A un segnale convenuto, il pavimento si apre in due facendo cadere il condannato. La lunghezza della corda � regolata in precedenza secondo la statura del condannato, in modo che questi rimanga sospeso nel vuoto, a 15 cm da terra, dove rester� tremante fino all�ultimo respiro.     

Nel locale sottostante, � presente un medico che controlla il polso e il battito del cuore del giustiziato. Si dice che ci vogliono da 15 a 20 minuti per spirare.

A esecuzione avvenuta, la famiglia viene messa al corrente dell�accaduto. Presentando domanda entro 24 ore, � possibile ritirare la salma. Da quando sono riprese le esecuzioni, nel marzo 1993, sono state giustiziate 41 persone e solo in due casi la salma � stata ritirata. La salma di Norio NAGAYAMA, giustiziato nell�agosto 1997, era stata richiesta dal suo avvocato, ma la restituzione � avvenuta in forma di ceneri: la direzione del carcere l�aveva fatta cremare, probabilmente per nascondere le ferite sul corpo della vittima, segni della sua resistenza.

Gli oggetti personali del giustiziato vengono restituiti ai familiari, ma i diari scritti dopo che la sentenza era diventata definitiva vengono esclusi dalla restituzione. In ogni caso, anche se altri oggetti non  venissero resi indietro, non sarebbe possibile verificarne l�esistenza.


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Conclusione

Il Giappone mantiene l�atroce sanzione della pena di morte nel suo ordinamento e continua a giustiziare condannati ogni anno.  Bench� per due volte, nel 1993 e nel 1998, la Commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite abbia raccomandato di abolire la pena di morte, il Governo giapponese continua a fare finta di niente. Ma non solo. Esso cerca di influenzare gli altri paesi mantenitori perch� si pronuncino contro l�abolizione della pena di morte. Infatti, il Giappone ha votato per cinque volte contro le risoluzioni della Commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite che chiedevano l�abolizione della pena capitale