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Dossier
Storie
di condannati a morte.
Pochissimi
privilegiati sono usciti vivi dal braccio della morte ed oggi possono raccontare
la loro incredibile esperienza.
SAKAE
MENDA
Sakae
Menda, 76 anni, il primo dei finora quattro giapponesi condannati a morte con
sentenza definitiva della Corte suprema ad essere riconosciuti innocenti dopo la
revisione del processo. Menda , nel 1983, dopo aver vissuto per 34 anni nel
braccio della morte. Menda, un operaio prima della seconda guerra mondiale
diventato poi contadino, era stato accusato di aver ucciso a colpi di accetta e
coltello un'anziana coppia di coniugi il 29 dicembre 1948 e condannato a morte
nel 1951. E' stato riconosciuto innocente nel 1983 dopo 32 anni passati nel
braccio della morte. L'unica prova contro di lui era stata la confessione
inziale di colpevolezza alla polizia subito dopo l'arresto, poi ritrattata a
partire dalla terza udienza del processo. ''Quanto ho vissuto e' inesprimibile''
ha detto il giapponese Sakae Menda, 76 anni, 34 dei quali consumati in una
cellula della morte. Menda era stato condannato a morte nel 1949 per
l'assassinio di un monaco scintoista e della moglie. E' stato assolto nel 1983.
Oggi ha raccontato di avere vissuto per 34 anni ''ogni giorno con il timore di
non passare la notte'': ''le esecuzioni sono annunciate ai condannati la mattina
stessa'' ha detto. Nel 1965 Sakae Menda e' stato ripudiato dalla famiglia, a
causa della ''vergogna sociale'' per la condanna a morte. ''Ho resistito ai
12.410 giorni di prigione convertendomi al cristianesimo, ho tradotto tutte le
opere sacre'' ha spiegato. Le condizioni in carcere erano durissime: ''non
potevo sedermi o sdraiarmi senza autorizzazione'' ha detto. Menda e' stato il
primo condannato giapponese a sfuggire al boia: da allora altri tre condannati
sono stati riconosciuti innocenti. ''Mentre ero in carcere - ha ricordato - ho
detto addio a 70 condannati a morte che andavano al patibolo''. In Giappone ci
sono oggi 110 condannati a morte, 50 dei quali hanno visto respinti i loro
ricorsi e ''possono essere giustiziati da un giorno all'altro''. (dal sito della
Comunit� di Sant'Egidio) - Sakae Menda Il 18 giugno 2001 alle ore 16.00 per
iniziativa della Comunit� di Sant'Egidio ed in collaborazione con Amnesty
International, si � svolta presso la Sala del Refettorio in Via del Seminario
un incontro per accogliere e presentare al pubblico italiano ed ai giornalisti
una importante delegazione giapponese di esponenti abolizionisti.
20/06/2001
"Ho
aspettato il boia 34 anni, la polizia mi sapeva innocente"
Parla
Sakae Menda, condannato a morte in Giappone e liberato dopo sei appelli
GIAMPAOLO
CADALANU
ROMA
- Sakae Menda � uno solo, ma � come se fosse due persone. La prima � un
condannato a morte, seppellito nel meccanismo della giustizia giapponese, di cui
si sono perse le tracce. La seconda � un uomo di 76 anni, che racconta con toni
pacati la sua discesa nell'abisso, tirando fuori da chiss� dove l'energia per
testimoniare. Dopo 34 anni i giudici hanno dovuto riconoscere la sua innocenza.
Ma nessuno ha pronunciato le parole attese per tre decenni: l'ordine di
scarcerazione � passato solo su un foglietto, che ha cambiato mano dai giudici
all'avvocato all'imputato incredulo. Visto che l'apparato giudiziario non ha
ammesso formalmente l'errore, Menda � libero ma risulta condannato, senza
correzioni, scuse o tanto meno risarcimenti.
Menda
� il simbolo della lotta contro la pena di morte in Giappone. Era un giovane di
una zona rurale, che campava trafficando al mercato nero: condannato per un
duplice omicidio, ha sempre respinto le accuse, senza mai cedere, nemmeno quando
le autorit� gli hanno spedito in cella un monaco buddhista, perch� lo
convincesse a rinunciare agli appelli.
Signor
Menda, dove ha trovato la forza di resistere fino a sei appelli?
�Mi
sono aggrappato alla verit�. Sapevo di non aver ucciso. In questo ho trovato la
forza, almeno fino a quando non avessi capito come funzionava il sistema
giudiziario�.
Perch�,
l'avvocato non le aveva spiegato tutto?
�Macch�
avvocato. Quello d'ufficio ha assistito a un solo interrogatorio. All'inizio ero
talmente sperduto da non capire nemmeno che cosa era successo. Ho scoperto che
avrei potuto fare appello solo dopo diversi anni, parlando con un prete canadese
venuto a visitare i detenuti�.
Invece
il monaco che le avevano spedito le autorit�...
�Mi
disse: Quello che viviamo � legato a ci� che abbiamo fatto nelle vite
precedenti. Non � giusto che tu resisti a ci� che sta accadendo. La tua
irragionevolezza potrebbe ricadere sulla tua famiglia. Ma io non l'ho ascoltato�.
Lei
� stato "incastrato" dalla polizia di Kumamoto. Ma perch� gli agenti
l'hanno presa di mira?
�Perch�
ero venuto a sapere che uno di loro prendeva le mazzette dalle prostitute. Una
sera ero ubriaco, e non so come, mi sono svegliato in una pensione che era anche
una casa chiusa. Accanto a me c'era una giovane donna. Avevo paura che la
polizia mi arrestasse per mercato nero, lei mi ha rassicurato dicendo: Mia madre
� amica del poliziotto, gli passa i soldi. Ma la madre ha riferito tutto, e
sono stato arrestato�.
Con
quali prove?
�L'unico
indizio era una macchia di sangue su un falcetto, di gruppo 0 come quello dei
due assassinati. Ho scoperto pi� tardi che era sangue di mia madre�.
Ma
come hanno potuto farla franca?
�La
polizia era come una mafia, tutti si coprivano a vicenda. Hanno persino
manipolato i registri della pensione, per distruggere il mio alibi. Mi hanno
pestato a sangue, mi hanno torturato appendendomi a testa in gi�, perch�
confessassi�.
Questa
violenza era abituale?
�Guardi,
era il �49. Un poliziotto mi disse: Anche se abbiamo perduto, noi restiamo
poliziotti nominati dall'Imperatore. Non provare nemmeno a trattarci come se
fossimo pezzenti del tuo stampo. Poi riprese a picchiarmi�.
Perch�?
�L'onore
dell'incarico ufficiale li aveva convinti che avevano "il diritto dei
prescelti: onore, fama, e morte sul campo del dovere". Non pensavano
nemmeno di svolgere un servizio pubblico�.
Come
passava il tempo in cella? Ha fatto amicizia con qualche animaletto, come fanno
gli ergastolani?
Sobbalza
un poco, poi sorride: �Nella mia cella c'erano solo scarafaggi. Lavoravo,
trascrivevo testi in scrittura per ciechi. E poi leggevo, scrivevo, c'era sempre
qualcosa da fare. Dovevo aiutare gli altri detenuti per i loro appelli, e
naturalmente seguivo il mio processo�.
Come
giudica il sistema giudiziario giapponese?
�Il nostro paese �
molto sviluppato economicamente. Ma da altri punti di vista � rimasto feudale.
E soprattutto c'� questa mentalit� della rassegnazione. Senza un aiuto dagli
altri paesi, non cambier�.
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