Comunità di Sant

Le Frontiere del Dialogo:
religioni e civilt� nel nuovo secolo

Meeting Internazionale Uomini e Religioni - Barcellona 2-4 settembre 2001


 Luned� 3 Settembre 2001
Sal� del Palau Centelles-Solferino
Balcani verso un futuro di coabitazione

Mato Zovkic
Arcidiocesi cattolica di Sarajevo, Bosnia Erzegovina

   


I MINISTRI DEL CULTO NEI PAESI BALCANICI POSSONO EDUCARE I PROPRI FEDELI AD UNA VITA DI PACE IN UNA SOCIETA` PLURALISTA

Sono un cristiano cattolico della Bosnia. Dall�Aprile 1992 al Dicembre 1995, il nostro paese era su tutti i giornali a causa della guerra etnica scoppiata in seguito alla disintegrazione della Yugoslavia avvenuta nel 1991. Il mio � uno dei paesi Balcanici in cui Cristiani, Musulmani ed Ebrei hanno convissuto per secoli, sforzandosi di mantenere le propria identit� e nel contempo affrontando il compito doveroso di rispettare le identit� etniche, religiose e culturali dei propri vicini e concittadini.

La recente guerra in Bosnia non � stata una guerra di religione, ma chi l�ha combattuta aveva in s� i segni di un�affiliazione religiosa, in quanto le tre comunit� etniche sono di religione diversa: quasi tutti i Bosniaci sono Musulmani, tutti i Serbi sono Ortodossi e tutti i Croati sono Cattolici.

Negli altri paesi Balcanici, Ortodossi, Musulmani e Cattolici appartengono allo stesso modo a differenti etnie, eccetto per l�Albania e il Kosovo dove l�etnia albanese � principalmente musulmana ma ci sono anche Cattolici e Ortodossi.

In un tale contesto storico ed etnico, i ministri del culto � preti e imam � possono interpretare una parte importante in maniera permanente nell�educare i propri fedeli ad una vita di pace in una societ� pluralista. Oso sperare che tutti noi in linea di massima siamo d�accordo per la libert� di culto in una societ� libera e democratica. Rispettando il diritto dei nostri concittadini atei o agnostici di non credere, noi credenti siamo convinti che ogni vera religione protegge il valore trascendente della persona umana ed educa i suoi seguaci ad agire secondo alti valori morali in una societ� libera � sia a livello individuale che a livello collettivo.

Ci� accade perch� i ministri del culto, che credono che Dio, nella sua Provvidenza, li abbia voluti insieme ai loro fedeli a vivere e operare in determinati paesi, affrontano l�enorme sfida di costruire una societ� giusta, nella quale gruppi e singoli individui rispettino i diritti fondamentali dell�altro, indipendentemente dalle proprie appartenenze religiose o etniche. Ebraismo, Cristianesimo e Islam travalicano i confini delle singole nazioni e delle comunit� etniche. A dispetto di tutte le tentazioni di azioni violente ed esclusioni, le fedi autentiche rendono i loro aderenti pi� aperti e pi� universali verso gli esseri umani. Preti e Imam nei Balcani sono persone di fiducia per i propri fedeli e sono considerati amici della gente semplice che assiste il loro ministero nei tempi buoni come in quelli cattivi, contribuendo in modo significativo all�aspetto religioso delle loro identit� collettive e individuali.

Sono ormai 28 anni che insegno in Bosnia ai seminaristi cattolici e, dalla mia personale esperienza e dalle mie numerose conoscenze di studenti di teologia Ortodossi e Musulmani, sono ormai certo che una delle ragioni per cui questi giovani vogliono diventare preti o imam � per servire i propri confratelli nella fede nelle regioni e nelle localit� in cui hanno vissuto per secoli. Il ministero religioso coinvolge sia la fede personale di ogni candidato che la cura pastorale dei loro fedeli. Riguarda inoltre l�educazione teologica, che permette di educare i propri fedeli su ogni aspetto della fede. Preti e Imam definiscono la struttura ogni settimana delle assemblee di preghiera dei loro fedeli. Nella conduzione del culto, si predicano perci� anche gli insegnamenti religiosi e si educano i propri confratelli ad una vita responsabile in una societ� pluralista.

Il primo livello di tale educazione � di rimuovere le impressioni e le opinioni stereotipate su coloro che vivono nel nostro stesso paese o che sono da secoli nostri vicini. Papa Giovanni Paolo II, nel suo incontro con i rappresentanti Musulmani, Ebrei e Cristiani avvenuto a Gerusalemme il 23 Marzo 2000, ci ha ricordato che nell�Ebraismo, nel Cristianesimo e nell�Islam l�amore per il prossimo � la prova del vero amore per Dio. Ha anche detto nel suo discorso:

�Attingendo alle ricchezze delle nostre rispettive tradizioni religiose, dobbiamo diffondere la consapevolezza che i problemi di oggi non si risolveranno se non ci conosceremo e rimarremo isolati gli uni dagli altri. Conosciamo tutti le incomprensioni e i conflitti del passato e sappiamo che ancora gravano pesantemente sui rapporti fra Ebrei, Cristiani e Musulmani. Dobbiamo fare tutto il possibile per trasformare la consapevolezza delle offese e dei peccati del passato in una ferma determinazione a edificare un nuovo futuro nel quale non ci sar� altro che la cooperazione feconda e rispettosa fra noi. La Chiesa cattolica desidera perseguire un dialogo inter-religioso sincero e fecondo con le persone di fede ebraica e i seguaci dell'Islam. Questo dialogo non � un tentativo di imporre agli altri la nostra visione. Esso esige che tutti noi, fedeli a ci� in cui crediamo, ascoltiamo con rispetto l'altro, cerchiamo di discernere quanto c'� di buono e di santo nel suo insegnamento e cooperiamo nel sostenere tutto ci� che promuove la pace e la comprensione reciproca.�

Conoscendo bene i nostri vicini che sono diversi e hanno il diritto di restare tali, � il miglior modo per rimuovere gli stereotipi dalle menti e dai cuori dei nostri fratelli nella fede. Molte scuole moderne di teologia offrono ai propri studenti corsi sulle religioni mondiali, in particolare sulle confessioni e religioni praticate dagli abitanti dei luoghi in cui vivono. Nelle scuole Bosniache di teologia, Musulmani esperti di Cristianesimo insegnano il Cristianesimo ai loro studenti e Cristiani esperti di Islam insegnano l�Islam ai loro. Consideriamo i nostri studenti non abbastanza maturi nella fede per permettere che teologi Musulmani insegnino le basi della loro fede a studenti Cristiani e viceversa. Ma tutti desideriamo che gli altri teologi e ministri del culto ci descrivano ai loro fedeli in modo tale che ci possiamo riconoscere in tale descrizione. Ogni volta che distorciamo gli insegnamenti religiosi, la storia o la cultura degli altri, li trasformiamo in nostri nemici. Facendo ci�, possiamo rendere la nostra religione una scusa per la violenza, in particolare nei casi in cui l�identit� religiosa coincide con l�identit� etnica o culturale.

Tutti sappiamo che talvolta � pi� semplice rendere pi� forti nella fede i nostri fedeli attaccando gli altri che non istruendoli e motivandoli pazientemente, il che include il rispetto dell�eredit� e del credo delle altre comunit�. Coloro tra noi che sono pronti a educare i propri fedeli a fare e a costruire la pace dovrebbero evitare di parlare in maniera polemica degli altri ma rimanere fedeli alla propria identit� culturale e religiosa.

Nei paesi balcanici, le ragioni particolari della polemica e dell�ostilit� verso i membri delle altre comunit� etniche e religiose sono i frutti amari delle aggressioni e delle atrocit� perpetrate a partire dalla dominazione Ottomana del quindicesimo secolo d.C. in poi, fino alle recenti epurazioni della popolazione civile innocente nell�ultima decade del ventesimo secolo in Bosnia e Kosovo. Anche se abbiamo alle spalle una storia di relazioni di buon vicinato, noi che risiediamo in questi paesi abbiamo anche vissuto una storia di odi e dispute inter-religiose e inter-etniche. Pensate, per esempio, alle turbolente relazioni fra Greci e Turchi, oppure, pi� vicine a noi nel tempo, fra Albanesi in Kosovo e Serbi, o in Bosnia fra Serbi, Croati e Bosniaci. In tali turbolente relazioni e memorie cariche di furore, ci si aspetta dai ministri del culto che sostengano la causa etnica delle rispettive comunit�. Alcuni di essi potrebbero addirittura soccombere alla tentazione del nazionalismo, sottomettendo i valori religiosi e il bene comune ai loro sogni e bisogni etnici, particolarmente nei periodi in cui le loro nazioni sembrino in pericolo. Se ci� accade, i capi religiosi di tali preti e imam dovrebbero aiutarli a compiere responsabilmente il loro ministero, convincendoli che se amiamo il nostro prossimo dimostriamo amore per Dio, mentre se feriamo il nostro nemico, offendiamo Dio.

Sono convinto che molti imam e preti dei paesi balcanici prendano molto seriamente nella loro vita personale e nel loro ministero la Regola D�Oro : �Fai agli altri quello che vorresti che sia fatto a te!�. Sono sicuramente in grado e desiderano educare la loro gente a una vita di pace in una societ� pluralista. Le nostre religioni aggiungono importanti elementi all�identit� degli individui e delle comunit�: oltre a proclamare fedelt� permanente a Dio quale Creatore di tutte le genti, offrono la forza dell�associazione, dell�amicizia e dell�appartenenza.