Comunità di Sant

Le Frontiere del Dialogo:
religioni e civilt� nel nuovo secolo

Meeting Internazionale Uomini e Religioni - Barcellona 2-4 settembre 2001


 Luned� 3 Settembre 2001
Ajuntament de Barcelona, Sal� de Cent
Dialogo interreligioso: 15 anni da Assisi

Ren� Samuel Sirat
Conferenza dei Rabbini d'Europa, Francia

   


Il Talmud insegna:

� scritto: �Amerete l�Eterno vostro Dio e lo servirete con tutto il cuore� (Dt XI,13)

Domanda: come servire il Signore con tutto il cuore?

Risposta: con la preghiera.

La preghiera � effettivamente il legame privilegiato che unisce la creatura al suo Creatore. La preghiera pu� essere pronunciata in qualsiasi momento, nei momenti di gioia e di grazia, nei momenti d�inquietudine e in quelli di grande tristezza.

Il Rabbino Yosef Dov Halevi Soloveitchik, morto una decina d�anni fa a New York, interpretando mirabilmente un testo dello Zohar, ci d� una chiara definizione della preghiera ebraica. � scritto nello Zohar, trattato �Il servitore fedele� (Mos�), pericope �Vaera�: �Mos� disse al Signore: Ecco i figli d�Israele non mi hanno ascoltato. Come mi ascolter� il Faraone visto che sono uomo dalle labbra incirconcise? (Esodo 6, 12: Come vorr� ascoltarmi il faraone, mentre io ho la parola impacciata?)

Cosa vuol dire: visto che sono incirconciso nelle labbra? Non era gi� stato detto altrimenti, prima, quando Mos�, rifiutando la missione che Dio voleva affidargli, si era espresso cos�: �Io non sono un buon parlatore� (Es 4, 10)?. Il Santo - sia Benedetto - gli aveva risposto: �Chi ha dato all�uomo una bocca per parlare? Non sono forse io?�. � anche scritto: �Io sar� con te quando proferirai le parole dalla tua bocca�. Dopo queste promesse divine, com�� possibile che Mos� ripeta: �Sono un uomo dalle labbra incirconcise�? La precedente promessa del Santo - sia Benedetto � era senza effetto? Ma ecco il senso di questo versetto: Mos� disponeva della voce, ma l�espressione � cio� la parola � era in esilio. Per questo Mos� diceva di s� che era uomo dalle labbra incirconcise (impacciato nella parola), cio� che il Faraone non poteva comprendere delle parole che erano �in esilio� e che quindi Mos� non era in grado di pronunciare. Per questo il Santo � sia Benedetto � ha affiancato Aronne al cammino di Mos�. Cos�, insieme, potevano disporre al tempo stesso della voce e delle parole�

E il Rabbino Soloveitchick spiega: �Qual�� la via verso la libert� che il credente consegue per mezzo della preghiera? Se egli esamina attentamente il processo che conduce alla redenzione dell�individuo e della comunit� per mezzo della preghiera, questo processo assomiglia molto a quello della liberazione dall�Egitto, cos� come l�ha descritta lo Zohar.

Esistono quindi tre tappe nell�evoluzione della preghiera:

1. l�assenza di qualsiasi preghiera che rappresenta il silenzio della degradazione, dell�assenza di qualsiasi coscienza del bisogno;

2. il grido, cio� una voce che non esprime altro che la sofferenza, il dolore, l�infelicit�, ma che non � articolata;

3. la nascita della parola, cio� la nascita di una preghiera formulata con delle parole che acquistano senso.

Nella seconda tappa, con la progressiva presa di coscienza del bisogno, comincia la preghiera. Questo livello di preghiera � intermedio e non rappresenta una vera preghiera formulata, ma piuttosto un grido di dolore. Ora, uno degli attributi divini � quello di ascoltare il �grido di dolore dei miseri�. Non ci sono ancora delle parole formulate o articolate n� delle frasi, anche se � gi� presente una coscienza emozionale. Il logos del bisogno � ancora addormentato e sonnolento. Questo spiega perch� il grido dell�uomo nel dolore non � ancora chiaro. Certo esistono una sofferenza, un grido e delle lacrime umane.. Si potrebbe dunque affermare che il grido � la preghiera nei suoi primi balbettii: il grido si fa udire ma le parole non sono ancora formulate.

Alla terza tappa compare la parola. Il grido cambia natura e diventa espressione. In questo stadio l�uomo non solo sente questo bisogno, ma lo comprende. Esiste una logica della preghiera che si sviluppa davanti all�uomo quando le parole sono a sua disposizione�.

Potremmo dire che la preghiera d�Assisi quindici anni fa era ancora una preghiera proprio ai suoi primi inizi, che aspettava una formulazione oggettiva per superare lo stadio della coscienza profonda dell�assenza di un duplice dialogo: il dialogo verticale con la Trascendenza e il dialogo orizzontale con il prossimo, creato anch�egli ad immagine di Dio. La decisione del Papa Giovanni Paolo II di riunire gli uomini di tutte le confessioni ad Assisi era una specie di scommessa e di sfida lanciata a se stesso e agli altri. Tutti erano consapevoli dei gravi problemi sul piano spirituale, morale e religioso, che assillavano tutte le religioni, e in particolare quelle che discendevano dal patriarca Abramo, senza sapere esattamente come reagire di fronte a questa drammatica situazione.

Dopo anni di silenzio, nei quali l�uomo si � rifugiato nella preghiera silenziosa indirizzata al proprio Dio, Assisi ha superato la seconda tappa di cui parla il rabbino Soloveitchik, cio� il grido di dolore lanciato da alcuni uomini di religione, che sentivano con dolore la loro impossibilit� di rispondere ai bisogni spirituali della societ� postmoderna.

Da quindici anni la Comunit� di Sant�Egidio si � sforzata, un anno dopo l�altro, di raccogliere la fiaccola e dare un contenuto attraverso le preghiere e le parole a questa profonda intuizione del Papa Giovanni Paolo II. Oggi, penso che possiamo dire che noi siamo al punto di passaggio verso la terza tappa descritta dal Rabbino Soloveitchik, quella della preghiera articolata, quella in cui ciascuno sente le mancanze nella sua confessione e chiede a Dio di aiutarlo a formulare chiaramente questi bisogni in una preghiera che, anche se � recitata separatamente in ciascuno dei culti, converge verso una domanda comune dell�umanit� al �Padre che � nei cieli�.

Ascoltiamo la preghiera che apre l�ufficio di mezzanotte nel rito sefardita, durante tutto il mese che precede le �feste austere�, che noi dobbiamo ad un grande poeta toledano Judah Hal�vy e che cito nella bellissima traduzione di Edmond Fleg:

Che fai tu assopito?

Che fai tu assopito? Grida a Dio, svegliandoti (Svegliati e grida a Dio)

Svegliati per vedere il Suo cielo, che il palmo della Sua mano cre�.

E i veli delle altitudini sospesi alle Sue braccia.

E le Sue stelle, sigilli d�oro agli anelli delle Sue dita.

Spera nel Suo aiuto e vivi nel Suo timore (e temilo)

E che non salga in te l�orgoglio del cuore.

Che fai assopito? Svegliati e grida a Dio.

Ed esci dall�ombra, e cammina, e segui la traccia gloriosa

Degli uomini grandi che Lo hanno lodato, con anima non ingannatrice (con animo puro)

Le loro notti erano notti di preghiera, e digiuni i loro giorni:

Sotto il trono di luce era preservato un posto per loro

Poich� il cammino dell�Eterno passava per il loro cuore:

E la loro vita era una scala per salire al Signore

Che fai tu addormentato? Risvegliati e grida al Signore

Ozioso, non provi alcuna vergogna a dormire al mattino

Quando lo straniero Lo invoca con cuore santo?

Un popolo che Egli non ha scelto Lo supplica e Lo teme,

E tu, che lo conosci da sempre, tu non lo preghi per niente?

Alzati! Alzati! Il Gentile risvegliatosi

Sta pregando al posto tuo. Cosa fai addormentato?

Negli ultimi quindici anni, si sono moltiplicate le domande di pentimento per volont� del Papa, ma anche di un gran numero di dirigenti religiosi, per provare a misurarsi con un drammatico passato che fu quello che hanno vissuto le popolazioni europee nel corso del XX secolo. Una delle pi� recenti preghiere di pentimento � quella del Cardinale Glemp a Varsavia il 17 maggio scorso, quando il Primate di Polonia ha chiesto perdono alla Comunit� ebraica a nome del popolo polacco per le sofferenze patite durante gli anni neri. Questa domanda di perdono alla memoria di quelli che furono assassinati dall�odio dei loro concittadini sotto la sorveglianza dei Nazisti, � stata solennemente formulata dal Presidente della Polonia nel luglio scorso.

� necessario proseguire e affinare ancora il processo cominciato ad Assisi. Mi sia permesso di citare ancora un insegnamento rabbinico:

�Rabbi Hama, figlio di Rabbi Hanina, insegnava: Se un uomo che ha formulato la sua preghiera davanti a Dio si rende conto che non � stato esaudito, che ricominci a pregare come � scritto (Sal XXVII, 14): Spera nel Signore, sii forte, si rinfranchi il tuo cuore e spera in Dio� Cosa significa questa ridondanza? Essa incoraggia l�orante a riprendere forza e coraggio e a pregare di nuovo e ancora il Dio di misericordia finch� non venga esaudito��

Ci troviamo, anche noi, in questa situazione vissuta da Rabbi Hama, figlio di Rabbi Hanina. Per questo, dobbiamo riprendere coraggio e forza, e nonostante tutte le inquietudini che ci sono proprie in questo inizio di millennio, dobbiamo conservare intatta la nostra speranza in Dio, Maestro della Pace e della Misericordia.

Ma ci sono dei momenti in cui si avvera l�osservazione sferzante di Dio a Mos� sulla riva del Mar Rosso: �� forse questo il tempo di pregare? Parla ai Figli d�Israele e ordina loro di avanzare.� Quando dei propositi velenosi, portatori dell�odio pi� abietto, vengono formulati nel momento in cui per la prima volta nella storia un Papa prega in una moschea, non � pi� il tempo della preghiera, ma dell�azione, della reazione. Quella del Cardinale Lustiger, di Mons. B�rager, furono isolate� E gli intellettuali palestinesi che avevano cos� mirabilmente reagito di fronte all�ignobile progetto del congresso revisionista e negazionista della Shoah che doveva tenersi a Beyrouth qualche mese fa, dove sono? �Cosa sono diventati i miei amici?�

Quanto a noi, noi piangiamo le nostre illusioni perdute: la pace. Oggi, noi condanniamo la violenza, i propositi irresponsabili, l�assenza o comunque il colpevole silenzio degli uomini di religione o, ancora, l�olio versato sul fuoco di un incendio che rischia di devastare tutto.

Nonostante tutto questo, la preghiera abbatte i muri di odio, le barriere del sentimento di vendetta provato da una parte e dall�altra. � dalla lettura del profeta Isaia che fa parte della liturgia dello Yom Kippour che vorrei prendere in prestito le parole della mia conclusione:

Ecco il digiuno che amo:

rompere le catene dell�ingiustizia,

sciogliere i legami del giogo,

rimandare liberi gli oppressi

e spezzare ogni schiavit�

E ancora, dividere il tuo pane con l�affamato,

introdurre in casa tua i miseri, senza tetto,

quando vedi un uomo nudo, coprirlo

non sottrarti mai ai doveri verso quelli della tua carne!

Allora la tua luce sorger� come l�aurora,

la tua guarigione sar� vicina,

davanti a te camminer� la tua giustizia

e dietro di te la maest� dell�Eterno chiuder� il cammino.

Allora chiamerai e il Signore ti risponder�,

lo supplicherai ed egli dir� �Eccomi!�.

S�, se allontani dal tuo seno ogni oppressione,

il gesto violento e la parola empia,

se testimoni la tua benevolenza all�affamato

e sfami chi � torturato dal bisogno,

la tua luce briller� nelle tenebre

e la notte sar� come il pieno giorno.

E sempre ti guider� l�Eterno,

Egli conceder� alla tua anima delle gioie pure,

e fortificher� le tue membra:

tu sarai come un giardino irrigato,

come una sorgente da cui sgorga acqua pura.