Comunità di Sant

Le Frontiere del Dialogo:
religioni e civilt� nel nuovo secolo

Meeting Internazionale Uomini e Religioni - Barcellona 2-4 settembre 2001


 Luned� 3 Settembre 2001
Palau de la Generalitat, Auditori
Stili di vita ecocompatibili e salvezza del pianeta

Konrad Raiser
Segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, Svizzera

   


Il sorgere della consapevolezza critica che la sostenibilit� ecologica della vita su questo pianeta � minacciata dagli stili di vita umani e dalle forme di organizzazione strutturate dalla scienza e dalla tecnologia rappresenta una delle caratteristiche pi� importanti della fine del ventesimo secolo.

La discussione, iniziata con la prima conferenza ambientale sponsorizzata dalle Nazioni Unite a Stoccolma nel 1972 e con la pubblicazione del rapporto �I limiti dello sviluppo� da parte del Club di Roma nel 1973, � continuata con l�adozione della �Carta mondiale per la natura� da parte dell� assemblea generale dell�ONU nel 1982 e dalla pubblicazione del rapporto della Commissione Brundtland sull�ambiente e lo sviluppo nel 1987. In seguito ha raggiunto il suo climax iniziale all� Earth Summit a Rio de Janeiro nel 1992, dove vennero accettati impegni comuni a proposito delle sfide del riscaldamento globale e della salvaguardia della biodiversit�. L� Earth Summit tuttavia non riusc� ad accordarsi su una �Carta della Terra� che avrebbe potuto integrare la Dichiarazione Universale dei Diritti dell�Uomo, con un�analoga dichiarazione universale a proposito della protezione dell�ambiente e dello sviluppo sostenibile.

Da allora l�Earth Council insime con la Croce Verde Internazionale hanno preparato il testo di una Carta della Terra che formula i valori ed i principi per un futuro sostenibile; questo testo verr� presentato all�assemblea generale dell�ONU nel 2002, dieci anni dopo l� Earth Summit di Rio, per la sua approvazione.

Nel suo preambolo la Carta della Terra afferma: �All�interno di una meravigliosa diversit� di culture e forme di vita, siamo un�unica famiglia umana e un�unica comunit� terrestre con un destino comune. Dobbiamo unirci insieme per costruire una societ� globale e sostenibile, fondata sul rispetto per la natura, i diritti umani universali, la giustizia economica e una cultura della pace. Per raggiungere questo fine � necessario che noi, popoli della Terra, dichiariamo la nostra responsabilit� gli uni verso gli altri, verso la pi� vasta comunit� della vita e verso le generazioni future.�

La Carta chiaramente identifica le sfide che ci stanno di fronte: �La scelta � nostra: instaurare una collaborazione globale per prendersi cura della Terra e di ciascuno di noi, oppure rischiare la distruzione di noi stessi e della diversit� della vita. Cambiamenti fondamentali sono richiesti nei nostri valori, nelle nostre istituzioni e nei nostri stili di vita. Dobbiamo renderci conto che, una volta soddisfatti i bisogni fondamentali, lo sviluppo umano riguarda in primo luogo l�essere di pi�, non l�avere di pi�.�

La Carta in seguito formula in quattro capitoli sedici principi basilari raggruppati intorno alle preoccupazioni per il rispetto e la cura della comunit� della vita, l�integrit� ecologica, la giustizia sociale ed economica, cos� come la democrazia, la non violenza e la pace. Ognuno dei sedici principi � articolato in una serie di requisiti specifici che elencano i cambiamenti necessari nei valori e negli orientamenti per affrontare le sfide. Nella conclusione si riconosce che per realizzare questa nuova visione � richiesta una ridefinizione delle priorit� umane, in sostanza un cambiamento interiore del cuore e della mente.

La Carta � un tentativo di avventurarsi in un nuovo territorio e di dissodare il terreno con la formulazione di valori etici e di norme. Mentre focalizza il proprio interesse sulla integrit� ecologica della terra, la Carta rispecchia lo stretto legame tra le preoccupazioni ecologiche e le esigenze di giustizia, pace e diritti umani. Essa � deliberatamente pensata come una Carta dei popoli perch� non � indirizzata soltanto ai governi ma richiama alle responsabilit� umane tutte le componenti della societ�. Adotta volutamente un linguaggio laico appellandosi alla stessa evidenza e alle verit� insite negli imperativi etici che vi sono formulati. Sia la procedura di redazione che la forma del documento possono essere considerate come esempi di una sorta di dialogo etico-pubblico che dovr� continuare anche dopo l� eventuale adozione della Carta da parte dell�assemblea generale dell�ONU del 2002.

Dopo la conferenza di Rio del 1992 si sono avuti due sviluppi: da un lato si sono acuite le sfide ambientali; dall�altro si sono manifestate profonde resistenze ai cambiamenti richiesti ad una organizzazione della vita umana che � attualmente dominata soltanto dalle preoccupazioni per la crescita economica e il progresso tecnologico. La volont� dei popoli e dei governi a muoversi verso stili di vita ecocompatibili � diminuita, nonostante le prove scientifiche inconfutabili che il nostro ecosistema si sta continuamente deteriorando. L�esempio pi� drammatico � dato dalla controversia a proposito dei cosiddetti �Protocolli di Kyoto� finalizzati alla riduzione delle emissioni dei gas responsabili dell� effetto serra, che rappresentano i maggiori responsabili dell�accelerazione del cambiamento del clima a livello globale.

Di uguale importanza, anche se se ne parla di meno nelle discussioni pubbliche, � la preoccupazione per la rapida distruzione della biodiversit�, in particolare mediante il taglio delle foreste tropicali. Altre manifestazioni della degradazione dell� ecosistema sono rappresentate dall�aumento della desertificazione, dalla diminuzione della terra coltivabile a causa dell�urbanizzazione, dell�industrializzazione e della crescente scarsit� di acqua.

La relazione dell�umanit� con la natura occupa un posto centrale in tutte le tradizioni religiose. La preoccupazione per stili di vita ecocompatibili e per la salvaguardia del pianeta rappresenta quindi una sfida alle tradizioni religiose e spirituali del mondo. Questo � vero in particolare per tutte le religioni che rispettano la terra e tutte le forme di vita in quanto create da Dio ed affidate alla comunit� umana per la loro cura e il loro sviluppo. Il movimento ecumenico ed in particolare il Consiglio Mondiale delle Chiese da tempo ha iniziato a partecipare al dibattito sulla responsabilit� ambientale. Infatti, proprio il Consiglio Mondiale delle Chiese, ispirandosi allo studio del Club di Roma, ha sollevato nei confronti dell�opinione pubblica la preoccupazione per la �sostenibilit��. In particolare, l�ampia discussione ecumenica su Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato avvenuta tra il 1983 e il 1990 ha stabilmente radicato la ricerca di stili di vita ecocompatibili nel cuore della discussione ecumenica.

Come conseguenza il concetto di oikoumene � stato ampliato per abbracciare l�intera terra abitata in quanto spazio creato da Dio per ospitare tutte le forme di vita. La responsabilit� ecumenica comprende quindi l�impegno a sostenere tutta la vita e non solo la comunit� umana.

Il movimento ecumenico ha dedicato una particolare attenzione alla preoccupazione per il riscaldamento globale e ai cambiamenti negli stili di viti , nelle forme di produzione e di trasporto, nell�uso dell� energia e dei modi di produzione agricola necessari per evitare cambiamenti drammatici nel clima globale, con il relativo impatto sull�aumento del livello degli oceani. Nel frattempo, comunque, il punto nodale della discussione sta iniziando a spostarsi verso la preoccupazione per la biodiversit�, le conseguenze a lungo termine della brevettabilit� delle forme di vita, e, soprattutto negli ultimi tempi, sulle possibili implicazioni dell�ingegneria e della manipolazione genetica.

Dobbiamo confrontarci con delle fondamentali sfide etiche e spirituali alla nostra tradizionale comprensione della vita, del suo inizio e della sua fine, della interrelazione della vita umana con i cicli vitali della natura e del posto dell�umanit� nel pi� vasto contesto della vita. Nella tradizione cristiana sia la teologia della creazione che la teologia dello Spirito Santo (Colui che d� la Vita), sono state meno sviluppate rispetto alla interpretazione teologica di Cristo come punto focale della salvezza. Le sfide all�integrit� della creazione richiedono una revisione dei valori e delle priorit� teologiche e spirituali. Il Consiglio Mondiale delle Chiese ha adottato il tema �Prendersi cura della Vita� come una delle quattro chiavi di volta per il suo lavoro da questo momento fino alla nona assemblea del Consiglio. Questo implica una revisione delle priorit� ed uno spostamento dal tradizionale antropocentrismo della teologia e dell�etica cristiana ad una concezione centrata sulla vita che riconosca l�intima correlazione tra tutte le forme di vita e la responsabilit� per la salvaguardia della delicata rete della vita. Le implicazioni di questo cambiamento sugli stili di vita e di produzione, sull�uso e dell�energia e delle forme di trasporto vengono progressivamente delineate. Con ogni probabilit� questa rester� una delle preoccupazione ecumeniche centrali a mano a mano che entreremo nel ventunesimo secolo.