Comunità di Sant

Summit Islamo Cristiano
Roma, 3-4 ottobe 2001


 Mercoled� 3 Ottobre 2001
Centro Congressi di Via di Porta Castello 44
Sessione plenaria

Renato Ruggiero
Ministro degli Affari Esteri, Italia

   


Eminenze,
Eccellenze,
Illustri rappresentanti del mondo islamico e cristiano, Signore e Signori,

Sono particolarmente grato alla Comunit� di S.Egidio per aver promosso questa straordinaria occasione di dialogo tra altissime personalit� religiose del mondo islamico e del mondo cristiano, per averle riunite in una significativa testimonianza di solidariet� verso le vittime dei tragici attentati terroristici. Ringrazio la Comunit� per avermi invitato a prendere parte a questo importante momento di dialogo, di riflessione comune, di preghiera. Partecipare a questo incontro � per me anche una meravigliosa pausa di serenit�. Grazie.

Confrontati alle concrete minacce terroristiche di questi giorni, siamo chiamati ancor pi� di prima a riscoprire e valorizzare l�eredit� comune del nostro passato, a risolvere positivamente gli eterni quesiti legati alle diverse sfaccettature assunte nella Storia dal Mediterraneo, culla fatale di incontro e dialogo fra le grandi religioni monoteistiche e fra le grandi civilizzazioni.

Non meravigli dunque che il Ministro degli Esteri italiano ponga al centro del suo impegno il mantenimento della pace in Mediterraneo e in Medio Oriente, come anche la ricerca di rapporti ancor pi� fecondi fra il mondo occidentale e quello arabo/islamico.

Gli orrori dell�11 settembre restano ancora indelebili di fronte ai nostri occhi.
In quel giorno, il terrorismo non ha colpito solo New York e l�America. Ha colpito ciascuno di noi, a prescindere dalla nazionalit�, dalla convinzione politica o religione. Una fredda ed indiscriminata volont� di morte, su scala fino ad allora inimmaginabile, ci ha lasciato sgomenti, ferendo i fondamentali valori comuni a tutte le culture, a tutte le societ� ed a tutte le religioni.

Il nuovo terrorismo � una minaccia per tutti.
Esso contraddice l�essenza stessa della civilt�, fondata sulla centralit� dell�uomo e sul rispetto della sua vita e della sua dignit�.

Esso non mette in questione una determinata organizzazione sociale o uno specifico modello di Stato, ma attacca e mina la concezione stessa del vivere umano.

Di fronte a questo spaventoso fenomeno, la comunit� internazionale deve agire unita e compatta, con una strategia di ampio respiro e su vari piani, non per opporre vendetta a vendetta, ma la civilt� alla barbarie del terrorismo: punizione dei colpevoli e dei loro diretti ed indiretti sostenitori, rafforzamento delle misure di prevenzione per stroncare i circuiti del terrorismo, ma anche e soprattutto azione politica per far avanzare la causa della pace, iniziative comuni per difendere ed allargare il diritto alla vita, alla salute e allo sviluppo dei Paesi e popoli pi� poveri.

La morte e la distruzione dell�11 settembre sono state arrecate da chi vuole dividere, non unire.
Da chi vuole bloccare le speranze in un futuro migliore, non da chi lotta perch� nel mondo ci sia pi� equit�, pi� giustizia e meno diseguaglianza. Ebbene, cogliamo questo tragico momento per mostrare un rinnovato impegno nella costruzione di un mondo migliore, in cui i valori della religione, della fede, dell�amore, della tolleranza, del dialogo e della giustizia possano realmente prevalere nella comunit� internazionale.

Ricordo in proposito che centoottantasette Capi di Stato e di Governo firmarono l�anno scorso la Dichiarazione del Millennio, sottoscrivendo cos� precisi obiettivi di crescita economica e sociale entro il 2015 in termini di istruzione, sanit�, disponibilit� d�acqua, riduzione della povert� assoluta.

Pochi mesi fa, a Genova, i leaders del G8 hanno riaffermato la volont� di raggiungere quegli obiettivi ed avviato azioni concrete come il Fondo globale contro l�AIDS e il Piano per l�Africa.

Vorrei brevemente ricordare come per la prima volta, per impulso della presidenza di turno italiana, l�intera agenda del Vertice dei Capi di Stato e di Governo del G8 si sia concentrata sul tema prioritario della lotta alla povert� ed abbia permesso di compiere passi concreti nella giusta direzione, anche se certamente non ancora adeguati all�ampiezza delle odierne sfide globali.

Abbiamo inoltre inteso estendere i tradizionali confini concettuali del Vertice, innovandone sensibilmente la struttura, coinvolgendo personalit� ed istituzioni - governative e non governative � esterne al gruppo degli otto Paesi, in particolare rappresentative delle istanze del Sud del mondo.

In tale disegno ci ha guidato una sincera convinzione: che la vera, grande sfida comune del nuovo millennio consista nella riduzione della povert� e dell�emarginazione, nella diffusione dello stato di diritto, nella prevenzione dei conflitti, nella capacit� di governare una globalizzazione dal volto umano, nella riaffermazione di valori etici e religiosi.

Paesi a diversi livelli di sviluppo, retti da diversi sistemi politici, ispirati da culture differenti, sono chiamati ad impegnarsi nell�edificazione di un sistema di regole internazionali condivise, attraverso le quali riuscire a gestire con criteri di equit� i processi di crescente interdipendenza in atto.

E questo � tanto pi� vero, urgente e necessario dopo l�11 settembre.

E� un percorso faticoso, che va accompagnato da un parallelo sforzo di crescente solidariet� internazionale. L�Italia sta facendo la sua parte e la legge finanziaria che il Governo ha presentato in Parlamento prevede un aumento dei fondi per l�aiuto allo sviluppo di circa il 30%, misura ancor pi� significativa poich� interviene in un quadro di riduzione della spesa pubblica.

Non permetteremo dunque che la barbarie del terrorismo ci faccia ora ritornare indietro, verso un mondo attraversato da steccati, chiuso da mille barriere, egoismi, incomprensioni e paure. Un mondo dove siano calpestati i diritti pi� elementari dell�uomo, dove si affermi la violenza e sia negata la speranza di una crescita per tutti.

La morte e la distruzione dell�11 settembre impongono una riflessione profonda a tutti coloro che hanno la responsabilit� di esprimere le voci della societ�, leader politici e personalit� religiose, parti sociali e organizzazioni non governative, quali la comunit� di S. Egidio, a cui rivolgo il mio plauso e la mia ammirazione per l�instancabile azione svolta in favore della pace e della riconciliazione fra i popoli.

Se lo scopo ultimo del terrorismo � di dividerci, sar� nostro compito moltiplicare gli sforzi per irrobustire il dialogo. Se il terrorismo vuole indurci ad alzare nuovi muri e nuove frontiere, noi dobbiamo batterci � oggi pi� che mai � per un mondo nel quale globalizzazione voglia dire soprattutto solidariet� e inclusione.

In quella che sar� una lotta lunga e difficile, l�azione degli Stati � fondamentale. Ma altrettanto importanti restano gli orientamenti, gli umori profondi della societ�. Alla fermezza degli Stati nel distruggere le reti del terrorismo e le fonti che lo alimentano, deve corrispondere nella societ� � e pi� specialmente in coloro che ne esprimono e ne indirizzano gli orientamenti � la capacit� di ragionare, di distinguere, di isolare i terroristi, insieme al rifiuto netto di aggiungere odio ad odio.

In queste tre settimane, la reazione iniziale della comunit� internazionale � stata esemplare.
In primo luogo la reazione degli Stati Uniti, il Paese ferito, vittima dell�aggressione terroristica. Nella visita che ho compiuto a New York la scorsa settimana, ho espresso i sentimenti di solidariet� del popolo italiano e il sostegno del governo e delle forze politiche italiane al governo americano nella lotta contro il terrorismo. E� Il sostegno pieno, leale, di un Paese membro delle Nazioni Unite, dell�Unione Europea e della NATO, che nel legame con l�America ha da sempre uno degli assi portanti della sua politica estera.

Ho constatato da parte americana un grande senso di prudenza e di responsabilit�, nella formazione di una strategia di risposta complessiva e diversificata, di cui l�inclusione di operazioni militari contro il terrorismo internazionale � solo una parte e neanche la pi� importante.

Le Nazioni Unite si sono mosse con rapidit� e decisione: lo stesso 12 settembre, il Consiglio di Sicurezza e l�Assemblea Generale hanno approvato all�unanimit� le rispettive Risoluzioni per punire i colpevoli e prevenire gli atti di terrorismo. Venerd� scorso, il Consiglio di Sicurezza ha approvato all�unanimit� una seconda Risoluzione, nella quale sono stati decisi passi e strategie per combattere il finanziamento del terrorismo e per impedire che il territorio di uno Stato sia utilizzato per commettere atti terroristici. In questi giorni, l�Assemblea Generale � impegnata sotto l�impulso personale del Segretario Generale a trovare un�intesa sul testo di un accordo globale contro il terrorismo.

Tale strategia, pertanto, che resta essenzialmente politica, ha teso a realizzare la pi� ampia coalizione possibile di paesi e di sforzi per isolare il terrorismo internazionale.

Ai nemici della pace vogliamo opporre la costruzione di un mondo fondato sul diritto, in cui regole e procedure della lotta al terrorismo siano definite con il massimo coinvolgimento possibile da parte della comunit� internazionale.

Anche l�Unione Europea sta rispondendo alla sfida, accelerando fortemente i suoi processi interni di cooperazione e integrazione. Gi� il 12 settembre, l�immediata mobilitazione del Consiglio dei Ministri degli Esteri si concludeva con una dichiarazione di ferma condanna degli autori e dei mandanti di questi atti di barbarie e con l�impegno comune a non risparmiare alcuno sforzo per contribuire ad identificare, condurre di fronte alla giustizia e punire i responsabili.

Il Piano d�azione, successivamente concordato nella riunione del Consiglio Europeo Straordinario del 21 settembre a livello di Capi di Stato e di Governo, impone un progresso reale e rapido in settori cruciali per la costruzione europea quali la cooperazione giudiziaria e la politica estera, di sicurezza e di difesa.

In particolare, in Medio Oriente, l�Italia e gli altri membri dell�Unione Europea sono impegnati al massimo per aiutare le parti a riannodare il filo del dialogo e a far ripartire un processo che porti ad una convivenza duratura fra israeliani e palestinesi, come pure fra Israele e tutti gli altri attori della Regione. Sono gi� stati svolti e sono tuttora in corso di programmazione continui sforzi negoziali, missioni e visite della �Troika� dell�Unione Europea nell�area e dei miei colleghi delle principali diplomazie europee.

Dopo l�incontro fra Arafat e Peres � grazie all�insistente pressione dell�Unione Europea, come pure di Stati Uniti e Russia � si � finalmente dischiuso uno spiraglio di speranza, minimo, ma sufficiente per gli �uomini di buona volont��.

In questo quadro, le recentissime parole di Bush - che danno forma concreta alle aspirazioni per la creazione di uno Stato palestinese, nella conferma del diritto di Israele alla sua esistenza entro confini sicuri � confortano l�Europa ed alimentano queste nostre speranze.

La nostra attenzione prioritaria continua dunque ad essere rivolta verso i Paesi arabi e islamici, la loro civilt�, la loro cultura, la loro religione. Non vi sono, n� vi possono essere ragioni per dubitare del carattere prioritario e solido della continuit� di questa attenzione e del nostro totale impegno.

L�Italia, dunque � e non potrebbe essere altrimenti - attribuisce un valore essenziale alla prospettiva di una nuova convivenza fra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, prospettiva che persegue in questi giorni con ancor pi� tenace determinazione. Nel Mediterraneo si sono succedute nei secoli culture differenti, destinate ad incontrarsi e ad essere legate da una relazione che � stata di volta in volta di coesistenza o di conflitto, ma sempre arricchita da apporti reciproci: questa posizione unica, di luogo di scambio e di interazione, ne ha fatto uno dei grandi centri di sviluppo dell�umanit�.

Permettetemi di dire che dall�incontro di oggi, nel quale sono presenti altissimi rappresentanti di due delle tre grandi religioni che hanno concorso a segnare la storia del Mediterraneo, scaturisce una forte esortazione a sottolineare ci� che unisce rispetto a ci� che divide, la difesa dei grandi valori comuni di fronte alla disumana violenza di questi giorni.