Comunità di Sant

Summit Islamo Cristiano
Roma, 3-4 ottobe 2001


 Mercoled� 3 Ottobre 2001
Centro Congressi di Via di Porta Castello 44
Sessione plenaria

Vincenzo Paglia
Vescovo di Terni, Italia

   


Mentre la prima giornata di questo summit islamo-cristiano volge al suo termine, credo tutti siamo ancor pi� convinti della sua grande utilit�. Andrea Riccardi ricordava questa mattina l�audacia che sta dietro questa iniziativa, sia nell�immaginarla che nell�organizzarla. D�altro verso i terribili scenari che si sono presentati davanti al mondo intero e che, tragicamente, hanno oscurato l�inizio di questo terzo millennio, chiedevano nuove responsabilit� ed anche iniziative sollecite da parte di tutti. L�immediata risposta di tanti amici ha mostrato l�opportunit� e l�urgenza di questo incontro. Gli interventi che si sono susseguiti in questa prima giornata nella loro variet�, mostrano una concordia nel bisogno di pace e nella condanna di ogni terrorismo. Ma altres� l�esigenza di continuare il dialogo tra tutti a anche di operare perch� le religioni, tutte le religioni, non solo evitino i conflitti ma soprattutto operino positivamente per sviluppare l�incontro e la solidariet� tra i popoli.

Come � stato detto questo non � un incontro di uomini politici o di governo. Qui si ritrovano credenti che da anni conoscono e praticano la via dell�incontro e del dialogo. Siamo qui per capire, per rispondere alla violenza, per impegnarci a preservare la pace e proteggere il mondo dalla violenza cieca. Sappiamo bene � siamo tutti concordi � che la risposta non risiede nella guerra di religione o nello scontro tra civilt�, come si sente dire da alcuni. E crediamo che per preservare la pace occorra l�accortezza e la vigilanza di tutti, senza distinzione. La violenza attacca tutte le culture, � nemica di ogni civilt�, ed � estranea ad ogni fede autentica. E mi chiedo se uno degli scopi del terrorismo non sia proprio quello di dividere il mondo tra schieramenti contrapposti. Non si deve cadere nell�inganno della divisione e della contrapposizione.

Certo, non ci nascondiamo le difficolt� e le forti contrapposizioni che dividono il mondo contemporaneo. Molti problemi restano purtroppo ancora irrisolti: penso all�ingiusta distribuzione delle risorse tra i popoli, ai conflitti durevoli e alla povert� ancora troppo diffusa. Siamo altres� consapevoli delle differenze che ci sono tra noi, e che provengono dalla cultura, dalle fedi e dalla storia. Spesso quest�ultima ci ha visto affrontarci senza capirci, senza conoscersi. Talvolta � serpeggiata anche l�idea che si potesse vivere separati, lontani gli uni dagli altri. Oggi, nel mondo globalizzato, sappiamo che questo � mai lo � stato � non � pi� possibile. Siamo infatti tutti legati in un�interdipendenza quasi quotidiana. E nell�interdipendenza scopriamo tutta la ricchezza delle vicinanze, delle assonanze e dei contatti che pur ci sono stati e che hanno rappresentato veri ponti tra una cultura e l�altra e di cui ci sono ancora oggi segni tangibili. Malgrado una storia difficile, molte cose ci accomunano, molti sono stati i canali di trasmissione da una cultura all�altra, tra il mondo occidentale e quello islamico. L�ostilit� che alcuni vogliono iscrivere forzatamente nelle relazioni tra i due mondi, tra le due culture, non serve a nulla. E non possiamo cedere a sentimenti di paura e di separazione che avrebbero come unico risultato la frammentazione delle nostre culture e dei nostri mondi.

Certo, ci siamo scoperti tutti pi� fragili, tutti pi� deboli. E vediamo che la paura si diffonde rapidamente tra la gente e i tra i popoli. Ma la paura � cieca e pu� scatenare una serie inarrestabile di odii e di violenze. In questo contesto suonano alte le parole di Giovanni Paolo II, che anche questa mattina sono state ricordate. Non c�� dubbio che le religioni, e noi credenti, siamo chiamati a riscoprire nuovamente la grande responsabilit� che ci viene affidata.

Qualcuno ha affermato che quanto � avvenuto l�11 settembre debba attribuirsi alla religione, al �fattore Dio�, come dire ad una eccessiva presenza della religione. Noi tutti sappiamo bene che, semmai, � vero il contrario. C�� troppa assenza di Dio e � aggiungo � troppo assenza di ragione. Dobbiamo per� tutti interrogarci pi� profondamente. Tutti, credenti e laici di buona volont�. Ecco perch� non � questione di costituire una sorta di nuovo fronte delle religioni. Noi siamo qui per dialogare, per fare delle nostre differenze occasione di incontro e non di scontro, di arricchimento e non di violenza. Ma forse c�� bisogno di un passo ulteriore, Noi, credenti, dobbiamo forse interrogarci se non � necessario andare pi� al fondo delle nostre fedi, andare a riscoprire le ragioni di fondo delle nostre religioni. S�, credo, allora, che ogni religione, ogni credente, davanti a quanto � accaduto e davanti al futuro di questo mondo, deve interrogarsi, prendersi le proprie responsabilit� e rispondere alla domanda di pace e di sviluppo che sale dal mondo intero.

Tutti siamo stati concordi nell�affermare che per le nostre fedi il nome di Dio � nome di pace. Oggi � urgente che le fedi liberino la forza di pace insita nelle loro tradizioni.

Certo, i secoli passati ci mostrano che non � difficile che le religioni dimentichino le loro ragioni autentiche. Cos� pure abbiamo visto quanto facilmente la ragione laica possa allontanarsi dai principi etici e morali.

Il papa Giovanni Paolo II, lo scorso anno, ha voluto chiedere perdono pubblicamente, dei tradimenti del Vangelo che i cristiani hanno perpetrato lungo la storia. Era anche una richiesta chiara ai cristiani a ripartire il Vangelo, a viverlo con radicalit� e con pienezza. � un esempio perch� tutti torniamo alle radici delle nostre fedi, alle radici delle religioni monoteistiche. � l�, nel profondo, che ritroveremo la fede di Abramo, e, con lui potremmo ripartire verso un nuovo futuro, in questo inizio del secolo. E sentiremo, ancora una volta, le antiche parole: in questa fede saranno benedetti tutti i popoli. Direi, cari amici, che c�� bisogno oggi di pi� fede e pi� ragione.