Comunità di Sant

Summit Islamo Cristiano
Roma, 3-4 ottobe 2001


 Mercoled� 3 Ottobre 2001
Centro Congressi di Via di Porta Castello 44
Seduta inaugurale

Andrea Riccardi
Fondatore della Comunit� di Sant�Egidio, Italia

   


Signor Presidente,
Eminenze e Illustri Personalit� Religiose
Signore e Signori,

nel darvi il benvenuto a questo Summit di autorevoli personalit� cristiane e musulmane, vorrei esporre, seppur brevemente, il senso di questo incontro. La rapidit� della convocazione, a cui molti di loro hanno aderito con grande disponibilit�, mostra chiaramente che questo Summit � connesso al tragico momento che stiamo vivendo, aperto dai terribili avvenimenti dell�11 settembre. Ringrazio tutti loro dell�adesione a questo incontro, mentre sono consapevole della fatica fatta per compiere, talvolta, un lungo viaggio e cambiare i propri programmi. Questa generosit� � rivelatrice del bisogno di parlarsi nella gravit� del momento.

Ci siamo tutti accorti quanto la pace sia fragile, quanto la sicurezza dei cittadini sia aleatoria, quanto il mondo contemporaneo riservi dolorose incognite. C�� stato come uno stordimento che ha preso l�opinione pubblica di fronte a eventi rivelatori della forza del male, quali quelli dell�11 settembre. Tanti interrogativi sono sorti sul presente e sul comune futuro.

In questo tragico momento, la nostra solidariet� � andata alle vittime e all�intero popolo americano, cos� provato.

Forse a causa dello sbandamento del momento, alcune voci per� si sono alzate interpretando quei terribili avvenimenti come il segno di uno scontro di civilt� e di religione, cio� del mondo cristiano-occidentale con l�islam o, pi� semplicemente, dell�islam e del cristianesimo. Si � aggiunto che la religione � un terreno, dove si sviluppano pericolose visioni dell�uomo e del mondo, capaci di giustificare la violenza e il male. Il che ha portato a un atteggiamento di diffidenza nei confronti della stessa vita religiosa. Il nostro mondo contemporaneo si � fatto talmente incerto e complesso da ricorrere, purtroppo, a terribili semplificazioni. Infatti sono stati tracciati davanti ai nostri occhi scenari apocalittici.

Questo non � un incontro di uomini politici, di investigatori, di analisti. E� un incontro di gente di religione, a cui non spetta prima di tutto indagare su quegli avvenimenti, le loro origini materiali o la loro dinamica. Ma �questo s�- essere interpellati dallo scatenarsi della violenza. A gente di religione spetta far sentire la forza morale di una vita vissuta con fede di fronte al dolore di tante famiglie e innanzi all�incertezza del domani.

Indubbiamente e prima di tutto, c�� la necessit� morale di dire il proprio diniego deciso al terrorismo e alle forze oscure, sprezzanti della vita umana, quasi espressioni del nichilismo per cui ogni uomo, ogni religione, ogni valore, pu� essere strumentalizzato. Facciamo nostre le parole che Giovanni Paolo II rivolse a Dio, di fronte ai tanti giovani musulmani venuti a incontrarlo a Casablanca in Marocco ormai tanti anni fa: �Non permettere che, invocando il tuo nome, noi arriviamo a giustificare i disordini umani�.

E� un diniego non contingente o opportunista. Ma si fonda sul valore delle religioni monoteistiche, che non vogliono la guerra, la violenza, il terrorismo, ma la pace: anzi che considerano la pace come un prezioso nome di Dio. E� questa un�occasione per ribadire e di nuovo mettere in luce come all�interno delle religioni monoteistiche esista un precipuo legame tra fede e pace. Ma non sar� io a dover spiegare a loro questa semplice verit�.

Su questo c�� un largo consenso tra gente di diversa religione e in tante parti del mondo. Voglio solamente ricordare il testo dell�appello che firmarono, nell�ormai lontano 1987, i leader delle grandi religioni mondiali raccolti dalla Comunit� di Sant�Egidio a Roma per continuare gli incontri aperti un anno prima ad Assisi. Infatti, alle spalle di questo incontro, c�� una trama di dialogo e di amicizia che si stende negli anni. I leader religiosi raccolti a Roma dichiararono (e il primo firmatario fu il card. Martini):

�A tutti vogliamo ricordare come la religione non spingono gli uomini all�odio e alla guerra, non giustifica l�effusione di sangue innocente. Le religioni non vogliono la guerra, ma la pace� Sentiamo come un�assurdit� parlare di guerra in nome della religione e diciamo con forza: che la parola della religione sia la pace!�

La Comunit� di Sant�Egidio � nata a Roma pi� di trent�anni fa e oggi vive in una sessantina di paesi. La sua attenzione e amicizia per i mondi musulmani non � nuova. Ricordo solamente gli incontri nel 1994 e nel 1995 alla ricerca di una soluzione di pace in Algeria, che purtroppo ancora soffre tanto e dove si muore violentemente e per il terrorismo.

La Comunit� di Sant�Egidio ha sentito l�esigenza di chiedere ai propri amici musulmani e cristiani di fare oggi il punto delle relazioni tra cristiani e musulmani, proprio in quest�ora buia. Ha sentito l�esigenza che cristiani e musulmani riflettessero insieme sul valore sacro della pace e della vita umana, proprio qui a Roma, dove la Comunit� ha il suo cuore, ma dove soprattutto ci troviamo in una citt� di antichissime tradizioni cristiane, sede episcopale del Papa Giovanni Paolo II, al cui impegno per la pace rendiamo omaggio. Ma anche in questa Roma, citt� di incontri internazionali, capitale di uno Stato democratico aperto e interessato alle relazioni nel Mediterraneo, con il mondo arabo-musulmano, con il Sud del mondo.

Il nostro Summit, convocato nell�emergenza del momento, ha radici nel passato lontano di dialogo e di amicizia tra musulmani e cristiani. E� da anni che mondo cristiano e mondo musulmano si parlano. E� il confronto dei nostri incontri, dopo Assisi nel 1986, che anno dopo anno riuniscono esponenti delle due religioni monoteistiche accanto a quelli di altre religioni. Quest�anno l�incontro si � tenuto, con un ottimo esito, a Barcellona e si � concluso meno di dieci giorni prima di quell�attentato. La nostra � storia di molto dialogo, sviluppatosi negli ultimi trent�anni, nel quadro di quelle relazioni tra cristiani e musulmani che hanno trovato una nuova armonia, cancellando l�ignoranza o le incomprensioni del passato. In particolare vorrei ricordare l�impegno di tanti presenti, tra cui quello di mons. Michael Fitzgerald e del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, che a nome del Papa anima il dialogo tra le religioni.

Un�intensa tradizione di dialogo e di amicizia ha spinto la Comunit� di Sant�Egidio ad accogliere la proposta di convocarci a Roma, di parlarci in pubblico e privatamente. Quasi per continuare l�incontro di Barcellona, dicendoci che niente � cambiato nell�impegno di ricerca della pace da parte delle religioni. Anzi, proprio l�appello firmato al termine dei lavori di Barcellona, da tanti religiosi -e il card. Etchegarray era l� con noi-, in un certo senso ci spinge a continuare subito un discorso di pace e dialogo in questi tempi difficili. Quasi ci obbligava moralmente a questo incontro.

Il nostro � un incontro di un gruppo di cristiani di diverse confessioni, cattolici, ortodossi e protestanti, con un gruppo di autorevoli personalit� musulmane di vari paesi. I due gruppi esprimono il loro punto di vista liberamente, come nel bisogno di un contatto e di un colloquio.

Infatti, qualunque sia lo sviluppo degli avvenimenti politici, non si tratta n� di una guerra di religione n� di una guerra di civilt�. E� solo un momento terribile per il mondo in cui non debbono crescere i fossati, non si debbono allargare le distanze, non si debbono elevare muri di incomprensione. Dobbiamo vivere bene, con intelligenza e fede, questo momento che, forse, � davvero l�ingresso nel mondo postmoderno.

Le grandi risorse religiose non possono essere bruciate nella prospettiva di una lotta di civilt� o di una guerra di religione. Le grandi risorse, che le religioni trasmettono al cuore dei loro fedeli, si indirizzano a trasformare l�uomo dal di dentro, a renderlo responsabile di fronte a Dio e agli uomini, a aprirlo all�apprezzamento dei valori spirituali e del senso sacro della vita. Grande � il compito delle religioni di fronte all�uomo e alla donna contemporanei, spesso spaesati e incerti di fronte ai grandi cambiamenti, preoccupati del futuro, tentati di vivere una vita piccola e alla ricerca del proprio esclusivo benessere.

Per le religioni la pace non � solo l�assenza di guerra, ma un valore spirituale che tocca l�intimo dell�uomo, riguarda i suoi rapporti sociali, si fonda nel cuore e abbraccia la vita dei popoli.

Le grandi religioni non consumano la loro eredit� nell�odio, nel fomentare la violenza, nel giustificare le contrapposizioni. Questo Summit intende riprendere il filo del dialogo in queste ore per ripetere a noi stessi e al mondo l�impegno per la pace. E� importante che musulmani lo dicano a cristiani; che cristiani lo dicano ai musulmani; che le religioni si sappiano esprimere con messaggi comprensibili al mondo intero. Perch� oggi non sono solo mondi circoscritti che si rivolgono alle religioni, ma � il mondo intero che guarda agli uomini di fede, che li interpella, che aspetta una parola.

E� un momento carico, non solo di preoccupazioni, ma pure di interrogativi: che fare di pi� per evitare la cultura dell�odio? Come la predicazione religiosa, l�esempio, la testimonianza possono aiutare i credenti delle religioni a essere artigiani di pace sulle vie del mondo e dentro la vita quotidiana? Sono domande da sempre rivolte ai santi e ai credenti delle religioni; ma oggi si fanno pi� intense o forse pi� drammatiche. Come essere artigiani di pace? Come guarire il mondo dalla cultura dell�odio?

Oggi, nel mondo contemporaneo, i fedeli di tutte le religioni vivono insieme in ogni parte del mondo, in tante citt� e in tanti paesi: si incontrano, lavorano insieme, collaborano. E� finito il mondo in cui si vivevano solo con i propri correligionari: oggi molti vivono insieme a gente diversa. E� importante, allora, imparare a vivere insieme. Proprio a Barcellona abbiamo insistito sull�impegno delle religioni per realizzare l�arte del convivere tra gente diversa da un punto di vista etnico, religioso, nazionale. Oggi si vive insieme a tutti i livelli tra gente diversa. C�� bisogno di un lavoro pi� approfondito �anche da parte delle religioni- per la pace, una pace che scenda nelle pieghe della societ�, che educhi al rispetto dell�altro, che sani le radici di ira, che guarisca dalle tentazioni di violenza. Nuovi scenari, temibili minacce, chiedono nuove e pi� audaci responsabilit�. Questo nostro Summit � stato forse audace nella rapidit� della convocazione; la mia speranza � che sia efficace e audace nel dialogo e nelle risposte.

Forse le religioni, in accordo con tutti gli uomini di buona volont�, debbono promuovere una maggiore sensibilit� agli esclusi del mondo. Un grande papa, saggio osservatore delle cose umane, Paolo VI, morto nel 1978, ebbe accenti profetici, quando not� come la miseria pu� essere un facile terreno di cultura per la violenza: ma �osserv� anche- la violenza �introduce nuovi squilibri e provoca nuove rovine�. E concluse affermando che �lo sviluppo � il nuovo nome della pace�.

�La pace �egli disse- non si riduce a un�assenza di guerra, frutto dell�equilibrio sempre precario delle forze. Essa si costruisce giorno per giorno, nel perseguimento di un ordine voluto da Dio, che comporta una giustizia pi� perfetta tra gli uomini.�

L�islam e il cristianesimo hanno un contributo da dare alla pace. Esse sono religioni diverse, con storie diverse, con un messaggio diverso, con un rapporto diverso tra religione e societ�, ma il nome di Dio �per entrambe- � la pace. La diversit� non pu� essere occasione di incomprensione o di conflitto. Bens� di armoniosa comprensione.

In questa sede non si postula un�alleanza tra due religioni contro qualcuno o qualcosa. Non � il nostro intendimento o il nostro stile. Per noi cristiani �ad esempio- � molto importante il dialogo con il mondo laico e con quello ebraico.

In questa sede si vuole continuare la comune ricerca di vie per testimoniare la pace e si vuole dire che la violenza, il terrorismo, non potranno mai rendere due mondi nemici, diffidenti o ostili, quelle che sono religioni che vengono dal solco di Abramo, patriarca nostro e padre di tutti i credenti. Questo Summit vuole rappresentare un passo ulteriore per la comprensione e �speriamo- per la pace e la sicurezza di tutti, confidando non solo nei nostri sforzi ma anche nell�aiuto di Colui che pu� volgere al bene i disegni degli uomini.