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Religioni e culture
tra conflitto e dialogo

Incontro Internazionale
Uomini e Religioni
Palermo 1-3 settembre 2002

Comunit� di Sant'Egidio

Arcidiocesi di Palermo

   

Marted� 3 Settembre 2002 - Teatro Politeama, Sala degli specchi
Occidente e America Latina

Jesus Delgado
Arcidiocesi di San Salvador, El Salvador CA
  


Eredit� del passato

L'America latina, continente benedetto da una natura ricca ed esuberante, non ha avuto la fortuna di essere abitata da uomini capaci di usare convenientemente la tecnica moderna per trasformare tanta ricchezza naturale in potenza per lo sviluppo. Al contrario molti critici della storia dell'America Latina vedono nell'uomo latinoamericano la causa del sottosviluppo delle sue popolazioni.

Le radici del male sembrano chiare. Gli spagnoli che arrivarono nelle terre che essi ritenevano le Indie, si comportarono pi� da conquistatori che da colonizzatori; introdussero una visione civilizzatrice di stampo assolutista, un senso indipendente del commercio, libere associazioni e istituzioni politiche rappresentative. Molti di essi non erano commercianti, n� artigiani e neppure coloni. Essi arrivarono nelle terre scoperte da Cristoforo Colombo, senza l'intenzione di abitarle, dal momento che vi giunsero senza le proprie famiglie. Non cercavano n� una nuova patria, neanche libert� religiosa. In sostanza erano militari, o si comportavano come tali, che andavano alla ricerca dell'oro, attirati dal sogno dorato di uscire dalla povert� plebea per divenire uomini nobili.

La popolazione indigena era estremamente compatta. I conquistatori distrussero le sue istituzioni politiche sotto il mandato di impiantare il cristianesimo; e introdussero nuovi strumenti e metodi per il lavoro della terra, per esempio la ruota, il carro trainato dai buoi, i cavalli, il grano, l'avena, etc. I loro obiettivi erano due: migliorare il sistema produttivo della terra e sottomettere l'indio all'autorit� spagnola riducendolo allo stato servile di semplice manodopera. In una parola, i conquistatori posero le basi per innalzare una societ� di Signori sostenuta dal lavoro degli indigeni. Spogliati della loro autonomia, gli indios furono riorganizzati in forma di "encomiendas" sotto l'autorit� di encomenderi, i quali avevano rimpiazzato i capi popolo (caciques) si comportavano come luogotenenti del re e spesso anche come preti. In realt� facevano con gli indios quello che pi� conveniva ai propri interessi particolari.

Per intervento esplicito della regina Isabella, gli spagnoli ed i creoli dovevano mantenere una relazione umana e rispettosa con gli abitanti aborigeni di queste terre. Non potendoli usare come schiavi per sfruttare le miniere di oro, di argento e di rame, gli spagnoli fecero arrivare dall'Africa gente di colore, che ricevettero un trattamento tra i peggiori. Sfortunatamente, le citt� minerarie non si trasformarono in centri liberi, n� in democrazie; furono solamente centri di consumo e di burocrazia, sotto l'autorit� dei signori rurali, del clero e degli alti funzionari pubblici.

E' difficile trovare durante il tempo del colonialismo, gruppi sociali capace di lanciare l'economia con una crescita sostenibile. Con tutto questo non possiamo qualificare come feudale la societ� che nasce nell'America ispanica, dal momento che le ricchezze non venivano solamente dalla terra ma anche attraverso l'esportazione verso il mercato mondiale. Neppure vediamo consolidare le basi di una societ� capitalista, poich�, in generale, i produttori spagnoli e portoghesi lavorarono per arricchirsi e non per contribuire al bene generale della societ�.

I cambiamenti necessari arrivarono tardi e non sempre furono indovinati

1) Nell'economia

I paesi dell'America Latina entrarono nel secolo XX con molto ritardo rispetto a quelli che, durante il secolo XIX, modernizzarono le proprie strutture e industrializzarono la loro produzione. Le grandi scoperte tecnologiche arrivarono lentamente. Per tanto tempo in questi paesi non si ebbe un sistema bancario. Le modifiche che si operano in alcuni di essi sono imposte dall'esterno, dai paesi dell'Europa o dagli Stati Uniti, da dove arrivano i capitali che si investono. Le ricchezze di ciascun paese � state sempre mal distribuite si sono amministrate senza uno scopo sociale, generando sottosviluppo.

Sfortunatamente le inversioni straniere che hanno alimentato un processo di sviluppo malaticcio e precario, hanno generato il male endemico della dipendenza politica preparando la strada alla penetrazione culturale straniera.

Quando l'industrializzazione si istalla in America Latina, molti dei suoi paesi si trovano mal attrezzati per assorbirla. La manodopera a poco prezzo, che � quello che muove i paesi stranieri ad investire in questi paesi, � costituita da poveri che vivono pi� preoccupati di assicurare la propria sopravvivenza che a rivendicare i propri diritti sociali, politici e umani.

I quadri operai non hanno storia nei paesi latinoamericani e per questo facilmente si omologano allo stile di vita di una societ� industriale,conformano la propria condotta agli interessi dei settori industriali e generano conformismo e sottomissione.

La storia dell'America Latina nel secolo XIX ed in gran parte di quello XX, pu� essere scritta senza alcun accenno al mondo operaio sindacalizzato. I pochi sindacati che sorgono qua e l�, in America Latina, sono carenti di una strategia congiunta, si muovono per opportunismo politico e quasi sempre si adattano alle volont� popolari dei governi di turno. I lavoratori, gli indigeni, ed il settore indigente della societ� non hanno mai visto difesi dai sindacati i loro interessi sociali. Al contrario, i sindacati latinoamericani, nella maggior parte dei casi, hanno solamente servito i governi di turno per imporre ai lavoratori gli interessi dei settori potenti del paese.

2) Nella politica

I cambi politici che si verificarono dopo che i paesi latino americani si resero indipendenti dalla Spagna, non aiutarono affatto a rendere possibile l'entrata di questi paesi nella modernit� produttiva. Al contrario, la politica si converte in strategia di guerra, in mano ad un gruppo di militari che governavano come caudillos (duci), ignoranti del gioco politico. I cittadini si abituarono a vivere nell'angoscia di continue guerre di confine e di colpi di Stato. Le autorit� militari assumono il potere politico con il totale disconoscimento di quello che lo Stato, e governano con la politica di interventi a favore di gruppi privilegiati, e anche per portare al potere qualcuno dei suoi membri, o in ogni caso, e sempre, affinch� i membri dell'esercito, quasi tutti di estrazione popolare, abbiano una possibilit� di accedere al potere economico della societ�.

Nel Salvador il potere politico � sempre stato nelle mani dei settori sociali economicamente potenti e protetti dai militari, finch� la stessa Forza Armata si appropri� del potere politico per tutelare gli interessi economici dei potenti di fronte all'aggressione internazionale e nazionale del comunismo bolscevico.

E' ormai noto a tutti il terribile conflitto civile attraverso il quale il mio paese � passato nella seconda met� del secolo scorso; conflitto che obbedisce a cause interne generate dal sottosviluppo, ma irrimediabilmente assorbito dalla guerra geopolitica che coinvolgeva le due potenze militari di allora, Stati Uniti e Unione Sovietica.

L'Unione Sovietica esportava la rivoluzione attraverso Cuba, che era pi� vicina ai paesi latinoamericani, per operare i cambi politici e sociali necessari a raggiungere la parit� col resto del mondo. Il Salvador, come tanti altri paesi dell'America Latina, non aveva altra scelta che allinearsi alla rivoluzione cubana dando spazio politico alle forze rivoluzionarie del paese, oppure lottare spalla a spalla con gli Stati Uniti contro il comunismo internazionale, aderendo ai progetti riformisti proposti dal Colosso del nord.

La societ� salvadoregna era gi� molto divisa a causa della instabilit� cronica che ha la sua radice nella povert� e nell'ingiustizia sociale. Di fatto, il settore oligarchico del paese non scendeva a patti n� con Cuba n� con gli Stati Uniti, ma voleva piuttosto continuare a mantenere il Salvador come una propriet� chiusa ad ogni intervento straniero, e sistemare i problemi in casa, come si era sempre fatto, attraverso la forza dispotica dei forti sopra i deboli, poich� questi ultimi erano nati per servire mentre i potenti invece per regnare. Questa, secondo il sentimento religioso dei potenti, era la volont� di Dio.

Il conflitto scoppi� in una guerra che dur� quasi dodici anni, con quasi centomila morti . La Chiesa,mentre predic� profeticamente per muovere le coscienze alla necessit� di curare il male alla radice, allo stesso tempo cerc� di prevenire il male della guerra fratricida chiamando la dialogo tra gli interessi in conflitto e, quando la guerra si scaten�, la Chiesa lott� affinch� da un lato si rispettassero la vita e i diritti umani e dall'altro affinch� si creasse la coscienza della necessit� di un negoziato tra le forze in conflitto.

Il richiamo della Chiesa si basava sulla forza della cultura e della religione. Comune a tutti gli uomini � la cultura della vita e del rispetto dei diritti umani; perch� tutti gli uomini, di qualsiasi razza o paese siano, sono esseri umani, calpestano il suolo dello stesso globo terrestre, aspirano alla stessa libert�. E giacch� nulla di ci� che � umano � estraneo a Dio, la stessa fede, sia che la si veda da un punto di vista o da uno divino, obbliga a cercare la riconciliazione tra gli uomini in conflitto, attraverso il dialogo e il negoziato.

Il messaggio della Chiesa mitig� le coscienze. In primo luogo perch� scommise sulla verit�. ma anche perch� il suo lavoro evangelizzatore per la pace fu irrigato dal sangue del martire Monsignor Romero e illuminato dalla sapienza di Monsignor Rivera Damas. Cos� la Chiesa apr� il cammino politico del dialogo e del negoziato per la pace.