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Religioni e culture
tra conflitto e dialogo

Incontro Internazionale
Uomini e Religioni
Palermo 1-3 settembre 2002

Comunit� di Sant'Egidio

Arcidiocesi di Palermo

   

Marted� 3 Settembre 2002 - Teatro Massimo, sala principale
Immigrazione e futuro

Daniela Pompei
Comunit� di Sant�Egidio, Italia
  



Migranti e rifugiati nel mondo

I fenomeni migratori hanno assunto nel corso dell�ultimo secolo caratteristiche diverse rispetto al passato.

Le stime che vengono fornite dagli organismi internazionali sull�immigrazione nel mondo sono in parte condizionate da definizioni che oggi non rendono pi� ragione della complessit� di questo fenomeno nell�attuale panorama mondiale.

Secondo l�ultimo rapporto delle Nazioni Unite ( Onu , Population division 2000) si stima che alla fine del 20� secolo, circa 150 milioni di persone vivano al di fuori del loro paese natale: si tratta del 2,5% della popolazione mondiale. Questo dato si riferisce ai migranti per motivi economici, ai rifugiati per motivi politici e in parte a coloro che sono costretti lasciare le loro case ma non lasciano il loro paese: i cosiddetti sfollati.

E� molto pi� difficile rispetto al passato distinguere nettamente le varie categorie di migranti a partire dalle motivazioni per le quali lasciano il loro paese. Le stesse mutate condizioni geopolitiche del mondo richiederebbero nuove definizioni giuridiche e nuove forme di protezione da parte dei paesi ospitanti.


Rifugiati politici

A livello internazionale la categoria di migranti che ha ricevuto una definizione giuridica e di conseguenza uno status riconosciuto di protezione � quella dei rifugiati politici.

I rifugiati per motivi di razza, religione, nazionalit�, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le loro opinioni politiche sono nel mondo circa 20 milioni.

Questa cifra comprende solo coloro che lasciano il loro paese perch� perseguitati personalmente dai loro governi del loro paese e godono di una protezione particolare da parte dell�Alto Commissariato delle Nazioni Unite.

Il riconoscimento di rifugiato � garantito dai paesi africani aderenti all�OUA anche a coloro che sono costretti a fuggire dalle loro case a causa di guerre civili o di conflitti etnici mentre non � previsto dai paesi occidentali. Pensiamo al Burundi o al Ruanda o alla Sierra Leone i cui cittadini in Europa non possono ottenere lo status di rifugiato perch� fuggono da un conflitto tribale interno al loro stesso paese.

Si sta ponendo in modo sempre pi� chiaro la necessit� di ridefinire i requisiti per essere riconosciuti rifugiati e quindi per godere di assistenza da parte dei paesi ospitanti. In Europa stessa non esiste una unica legislazione e di fatto alcune popolazioni che molto hanno sofferto a causa di conflitti esterni ed interni non godono della dovuta protezione e a volte vengono respinti alle frontiere.


Dispalced persons

Una categoria di rifugiati che sta ponendo il problema di nuove definizioni giuridiche � quella degli sfollati o displaced persons. Si tratta di 25 milioni di persone che, a seguito di persecuzioni, conflitti armati o violenze, sono costretti ad abbandonare le loro case e ad andar via dal loro domicilio abituale, ma che rimangono entro i confini del loro paese, e quindi sono soggetti alla sovranit� dello stato di cui sono cittadini. Sono di fatto dei rifugiati ma fino al 1998 non avevano nessun tipo di riconoscimento giuridico e quindi nessun tipo di assistenza.

Le Nazioni Unite ad esempio non se ne occupavano perch� gli sfollati non rientravano nel loro mandato, dal momento che restavano nel territorio del paese di cui erano cittadini. Oltre la met� degli sfollati si trova in Africa: solo in Sudan sono 4 milioni, in Angola 2 milioni. Ma anche l�Asia e l�America Latina hanno un alto numero di questi migranti. E� importante sottolineare qui, che il peso maggiore della presenza dei profughi � comunque sopportato dai paesi che confinano con quelle di provenienza, con la conseguenza � il continente africano e in parte quello asiatico che forniscono la risposta maggiore in termini di accoglienza e di aiuti ai rifugiati del loro territorio, per esempio la popolazione attuale della Costa D�Avorio per circa il 30% � costituita da persone provenienti da altri paesi vicini come per esempio liberiani, burkinab�.

La consapevolezza di questo fenomeno sta crescendo anche all�interno degli organismi internazionali e dei paesi tanto che, nel 1998 sono stati approvati dalla Commissione dei Diritti Umani dei � Principi guida sull�Esodo interno�, che individuano le specifiche necessit� degli sfollati come pure gli obblighi dei governi, dei gruppi ribelli, delle organizzazioni intergovernative e di quelle non governative verso tali popolazioni.

Ad esempio viene esplicitato nel diritto internazionale , che gli sfollati non possono essere rinviati con la forza in una situazione di pericolo, si enunciano particolari misure di protezione per le donne e per i bambini e si stabilisce che gli sfollati hanno diritto ad un indennizzo o ad una riparazione per i beni mobili o immobili perduti.


Rifugiati economici

Ben pi� consistente � il numero di migranti per motivi economici: secondo il rapporto gi� citato delle Nazioni Unite si tratta di 90 milioni di persone. E� evidente la difficolt� di distinguere i rifugiati politici dai rifugiati economici: le condizioni di estrema miseria di alcuni paesi sono generati o sono causa di eventi bellici. Di fatto la povert� si presenta come uno dei motivi prevalenti degli spostamenti di grandi masse di popolazione dal Sud al Nord del mondo. Sono decenni che ci si interroga su quale deve essere l�atteggiamento dei paesi ricchi verso coloro che tentano di varcare le frontiere del mondo sviluppato. La tendenza che oggi sembra prevalere � quella della chiusura delle frontiere tanto che si � parlato riferendosi al Trattato del Shenghen dell�Europa come una fortezza.

Il problema dell�estrema povert� di alcune parti del mondo non pu� non inquietarci ed � preoccupante l�attuale diminuzione degli aiuti internazionali, aiuti che in dieci anni nel mondo sono dimezzati.

La disperazione spinge sempre pi� spesso tante persone a compiere viaggi pericolosi per approdare nel mondo ricco anche rischiando la vita. Viceversa la povert� estrema anche quando mette a rischio la sopravvivenza di intere popolazioni non viene riconosciuta giuridicamente dai paesi ad alto sviluppo economico come un motivo per avere il diritto di emigrare e di essere protetti.


I rifugiati ambientali

In molte parti del mondo si assiste ad un fenomeno emergente di � esodo ambientale�, provocato da persone che vengono definite sempre pi� diffusamente col nome di rifugiati ambientali. Si tratta di persone che non possono pi� garantirsi i mezzi di sussistenza in patria a causa, essenzialmente, di fattori ambientali avversi ( siccit�, erosione del suolo, desertificazione, deforestazione, alluvioni, terremoti etc).

L�unica alternativa che hanno � quella di cercare rifugio altrove, per quanto pericoloso possa essere il tentativo di farlo. Non tutti sono espatriati, molti sono profughi all�interno del loro paese; tutti per� hanno abbandonato il luogo di origine.

Per queste popolazioni non esiste un riconoscimento giuridico internazionale anche se si tratta di una causa sempre crescente di emigrazione a causa delle mutate e quasi sempre avverse condizioni ambientali.

Per comprendere meglio il fenomeno va ricordato, per esempio che solo in Africa nel Sahel l�avanzata del deserto uccide direttamente o indirettamente 200.000 persone l�anno. Il flusso migratorio per motivi ambientali oggi � ancora contenuto nei confini dell�Africa, ma entro 10 anni si prevede che coinvolger� 70 milioni di africani che premeranno sui confini meridionali dell�Europa.

L�uragano Mitch ha causato 3 milioni di profughi in Honduras e in Nicaragua.

In India il tifone del 2000 ha provocato 20.000 morti e 15 milioni di senzatetto. Del resto le alluvioni che questa estate hanno interessato tanta parte dell�Europa centrale dimostrano che nessun continente pu� considerarsi immune dagli effetti del degrado ambientale.

I dati attualmente disponibili sui rifugiati ambientali secondo stime tra le pi� contenute indicano in circa 27 milioni le persone che sono costrette a lasciare per queste ragioni il loro paese. E� importante sottolineare che gi� oggi il numero dei rifugiati ambientali ha sopravanzato quello dei rifugiati politici: 27.000.000 a fronte di circa 20 milioni.


Immigrazione in Europa e in Italia

Finora abbiamo trattato della costrizione all�emigrazione per cause diverse, ma non meno evidente oggi �, viceversa, il bisogno degli immigrati che i paesi ad alto sviluppo economico vivono per il declino demografico e la diminuzione della popolazione attiva e quindi della forza lavoro. Ad esempio l�Italia con l�attuale livello di immigrazione, secondo l�ultimo rapporto delle Nazioni Unite, diminuirebbe la propria popolazione entro il 2050 del 27%.

�L�immigrazione di rimpiazzo� come viene definita dal mondo scientifico quella indispensabile a mantenere costanti i livelli di vita economico-sociali raggiunti dai paesi di inserimento, diventa una necessit� tanto pi� pressante quanto pi� basso il livello di crescita della popolazione e pi� restrittive le politiche di integrazione.

Per questa ragione ad esempio in Europa sono Italia e Germania i paesi che manifestano il fabbisogno dell�immigrazione pi� accentuato. Ogni anno, sempre secondo il rapporto dell�Onu gi� citato e solo con l�obiettivo di evitare il declino, sarebbe necessario programmare l�ingresso regolare di 6500 immigrati ogni milione di abitanti. Si tratta di oltre 350.000 nuovi immigrati l�anno. Leggermente inferiore � la necessit� per la Germania. Interessante sapere che gli Stati Uniti hanno un bisogno nettamente inferiore, dei paesi della vecchia Europa - solo 1300 stranieri ogni milione di abitanti - perch� beneficiano gi� oggi dei risultati di politiche di integrazione ampie e inclusive.

L�immigrazione � una necessit� per l�Europa, lo � particolarmente per l�Italia. Oggi gli stranieri nel nostro paese sono secondo i dati ufficiali 1.500.000, il 2,6% della popolazione. Relativamente pochi in confronto alla media di altri paesi europei.

Vorrei ora parlare sull�esperienza della Comunit� di Sant�Egidio che da oltre 20 anni testimonia la solidariet� e l�amicizia verso le persone che arrivano in Italia come rifugiati economici e politici. Il primo gesto di solidariet� � nel 1982 quando si apre la scuola d�italiano �Louis Massignon� a Roma. Insegnare la lingua � importante: � offrire una chiave per integrarsi in una nuova societ�, per conoscersi, per incontrarsi. La scelta dell�incontro, del dialogo parte da cose piccole, dalla vita di ogni giorno, da donne e uomini che parlano, che imparano a vivere insieme e a stimarsi. Creare un clima di comprensione attraverso l�incontro, il rispetto e il dialogo, questo � la stesso spirito a cui accennava ieri, Andrea Riccardi a proposito degli incontri di preghiera per la pace.

Lo stesso spirito di dialogo e di amicizia � quello che anima la vita, delle Comunit� di Sant�Egidio nelle varie citt� italiane ed europee nei confronti di chi � �straniero�. Essere consapevoli delle diversit� non ci fa scoprire estranei , ma fratelli e figli di un unico Dio. Nel 1985 dopo l�attacco terroristico all�aereoporto di Fiumicino si gener� un clima di sospetto e di paura nei confronti degli stranieri come potenziali terroristi. La paura fa chiudere i cuori, le menti e le societ�. In quell�occasione la Comunit� di Sant�Egidio scrisse una lettera pubblica dal titolo assai significativo �Stranieri Nostri Fratelli�.

Oggi dopo l�11 settembre il clima di pessimismo e di paura � aumentato e quelle parole � Stranieri nostri fratelli� sono ancora molto attuali, si legge infatti � riaffermiamo che straniero non vuol dire terrorista. Il forestiero porta la sua capacit� di lavoro, la sua domanda di pace e di sicurezza��.Voci unilaterali ed allarmistiche sui forestieri possono aggravare una situazione di per s� gi� dolorosa. Come cristiani intendiamo offrire una testimonianza della nostra sensibilit� e del legame che ci unisce a quelli che sono arrivati per ultimi��

Conoscere persone di paesi, lingue e culture diverse fa capire la complessit� e la ricchezza del mondo.

Da questo spirito di dialogo e di amicizia sono nate le Genti di pace della Comunit� di Sant�Egidio che raccolgono persone di 115 paesi diversi

Una rappresentanza � a Palermo in questi giorni con una carovana della pace. Testimoniano con pacatezza, gioia e semplicit� che � possibile vivere insieme tra diversi, nel rispetto e nel dialogo.

Questi ragazzi testimoniano che la convivenza pacifica tra persone di culture e religioni diverse � possibile. L�integrazione � possibile, lo diciamo in Europa con forza:non perch� siamo ingenui, e ci nascondiamo le difficolt�, ma crediamo che l�integrazione � veramente l�unica via, la pi� bella per una convivenza pacifica.

La solidariet� e l�amicizia verso gli stranieri hanno impegnato la Comunit� di Sant�Egidio, questo anno in due campagne in merito all�approvazione della nuova legge sull�immigrazione.

La Comunit� di Sant�Egidio ha infatti promosso una campagna in varie citt� italiane dal titolo �Ho bisogno di te� per fare presente al governo e all�opinione pubblica la necessit� da parte degli anziani e delle famiglie del lavoro degli stranieri per assistenza e per l�aiuto domestico. Ho bisogno di te infatti lo dicono gli anziani e le famiglie italiane che hanno bisogno degli stranieri per rimanere nelle loro case e non andare in istituto, che aiutano la vita famigliare come baby sitter o collaboratrici domestiche. Ho bisogno di te lo dicono anche gli stranieri agli italiani che hanno bisogno di lavorare e di mantenere le loro famiglie.

La Comunit� di Sant�Egidio ha per prima proposto, all�inizio della discussione della legge, un provvedimento di regolarizzazione degli stranieri gi� presenti in Italia e che lavorano. La legge in discussione infatti, prevedeva solo norme repressive e discriminatorie nei confronti degli immigrati. Al termine la legge � stata approvata con l�introduzione della regolarizzazione degli stranieri che lavorano e il 9 settembre inizieranno le procedure per sanare gli stranieri presenti.

La seconda campagna � stata quella sulle impronte digitali. � Diamoci una mano, non le impronte�� il titolo della campagna e della manifestazione che ne � seguita. Nel provvedimento in discussione alla Camera infatti, � stato introdotto l�obbligo della raccolta delle impronte digitali solo per i cittadini extracomunitari. Una forma di discriminazione verso questi stranieri.

La comunit� di Sant�Egidio, i religiosi extracomunitari, le comunit� ebraiche italiane, si sono chiesti perch� solo gli extracomunitari e non i cittadini dell�Unione europea e gli italiani. Si sono uniti per dire con gli immigrati � diamoci una mano e non le impronte�. Le impronte digitali verranno, alla fine, prese a tutti i cittadini italiani e stranieri che risiederanno stabilmente in Italia.

Il dialogo, l�incontro, si possono trasformare anche in proposte concrete, legislative e culturali che testimoniano valori universali, e che consentono a tutti di vivere insieme la diversit� non come un limite o come uno ostacolo ma come una ricchezza in pi� che pu� aiutare tutti a vivere in un mondo umano non dimenticando il fratello e la sorella che bussano alla nostra porta con le mani vuote ma con il cuore ricco di doni che noi tutti abbiamo bisogno di ricevere.