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Religioni e culture
tra conflitto e dialogo

Incontro Internazionale
Uomini e Religioni
Palermo 1-3 settembre 2002

Comunit� di Sant'Egidio

Arcidiocesi di Palermo

   

Marted� 3 Settembre 2002 - Teatro Massimo, sala principale
Immigrazione e futuro

Fouad Twal
Vescovo cattolico, Tunisia
  



INTRODUZIONE

Signore, Signori, Amici della Comunit� Sant'Egidio,

Prima di esaminare insieme a Voi il tema di riflessione che mi � stato assegnato, vorrei esprimere tutta la mia gratitudine ai promotori di questo incontro e ringraziare la Comunit� di Sant'Egidio per avermi invitato.

La ricchezza e la pluralit� degli interventi preparati per queste due giornate mettono in luce le attese dei popoli, le potenzialit� delle nostre religioni, le sfide e gli ostacoli che incontriamo per far trionfare la convivenza e lo spirito di dialogo.

Senza voler fare delle previsioni su un futuro che rimane aperto ed incerto, vorrei oggi porre l'accento sul fenomeno dell'immigrazione, che potrebbe essere un terreno propizio al dialogo e all'incontro. A tal proposito, sarebbe forse stato opportuno incontrarci su una delle Vostre belle spiagge siciliane (Lampedusa, Capo Passero, Mazara), sempre molto frequentate dai migranti clandestini �

Il fenomeno migratorio non � nuovo. Per i credenti, inizia con il primo uomo: Adamo, espulso dal Paradiso terrestre (Gen 3,23). Caino, a sua volta, divenne errante e vagabondo (Gen 4,12) e and� ad abitare nel paese di Nod ad oriente dell'Eden. Abramo ha lasciato Ur, suo paese natale, per raggiungere la terra promessa da Dio. Non sapeva dove questa si trovasse, ma part� alla scoperta con tutta la famiglia. Tutto il popolo d'Israele divenne un popolo emigrato in Egitto attraverso il deserto. La Bibbia non parla per Abramo d'immigrazione, ma di vocazione di Abramo. Chi dice vocazione, dice chiamata e ad ogni appello vi � una risposta, per compiere una missione che non pu� venir realizzata senza movimento. Lo stesso Ges� Cristo, nella Sua Incarnazione, � diventato un migrante su questa terra. Ha anche avuto lo statuto di rifugiato in Egitto con la propria Famiglia, quando il re Erode cercava di eliminarLo. Per tutta la vita � stato migrante da un luogo all'altro, senza un luogo fisso dove posare il capo. In origine, la mia trib� era nomade alla ricerca di pascoli. In seguito, l'immigrazione si � espansa e diversificata. � diventata permanente: dal Nord al Sud durante l'epoca coloniale, dal Sud al Nord ai giorni nostri. La migrazione � connaturata all'umano: l'uomo non � fatto per rimanere solo, � sempre in divenire, sempre in cerca del proprio habitat e di una migliore qualit� di vita.

Ci troviamo in un mondo in cui tale fenomeno � una sfida quotidiana ed una necessit� quasi vitale per la vita comunitaria. Ci troviamo in un mondo che il dialogo interculturale e interreligioso rende ogni giorno pi� sicuro e pi� umano ed in cui l'assenza di tale dialogo si traduce in violenza e dislocazione. � finita l'epoca dello slogan: "una terra, un popolo"; ora siamo a "un territorio, pi� popoli".

� quidi certamente importante affrontare il tema sui piani politico, economico e strategico, ma penso sia ugualmente utile ed anche indispensabile esaminarlo alla luce del Vangelo, per abbordare in modo pacifico le sfide enormi dell'incontro delle culture e del dialogo interreligioso. Di fronte alle attuali evoluzioni, ritengo che l'avvenire appartenga alla convivenza. Si tratta di un soggetto che ho gi� avuto modo di affrontare altrove e di cui oggi vorrei nuovamente sottolineare la posta in gioco.


LA SITUAZIONE ATTUALE

Gli Europei arrivano da noi, nel Nordafrica, a migliaia. Anche i Magrebini arrivano in Europa a migliaia. Almeno negli spostamenti, vi � reciprocit�! Le ragioni che spingono turisti e pellegrini a spostarsi non hanno niente a che fare con quelle che spingono un rifugiato a lasciarsi alle spalle patria, famiglia, tradizioni e culture per affrontare tutti i rischi del viaggio, le difficolt� per trovare alloggio e lavoro, i problemi di lingua, di integrazione o di un avvenire totalmente sconosciuto.

Sono Pastore di un Paese che accoglie ed esporta immigrati. Ecco alcune osservazioni scaturite dalla mia esperienza:

Che lo accettiate o no, non fa alcuna differenza. Gli immigrati d'Africa arrivano.

Che l'Unione Europea legiferi o no, e si pronunci a favore o contro, non fa alcuna differenza: gli immigrati del Sud arrivano.

Pi� le crisi dell'Europa si fanno sentire, pi� diminuisce il numero dei turisti nel Nordafrica. Inversamente, pi� si moltiplicano le crisi in Africa, pi� cresce il numero degli avventurieri ed immigrati dal Sud. Non potete vivere in pace, non avete il diritto di vivere in pace, lasciando che i Vostri vicini del Sud o del Medioriente e del Nordafrica combattano con i loro problemi politici e sociali. I Vostri sentimenti, le Vostre apprensioni, le Vostre paure o la Vostra buona accoglienza non cambiano niente: gli immigrati arriveranno.

Arriveranno, perch� :

"L'Europa li affascina con la sua ricchezza, cultura, libert� ed una bella e giusta legislazione nei loro confronti ; un fascino che si unisce ad una certa paura ed una grande preoccupazione di fronte all'ignoto. Cito a tal proposito la lettera pastorale: "Cristo � la nostra pace", redatta dal Simposio delle Conferenze Episcopali d'Africa e Madagascar: " In qualit� di Pastori della Chiesa Cattolica in Africa, come potremmo passare sotto silenzio le situazioni disperanti e rivoltanti dei giovani che si infilano nei containers o nei treni d'atterraggio degli aerei che vanno nei Paesi del Nord, considerati come la speranza da parte di tanti giovani del Sud? Come potremmo tacere la situazione dei clandestini che vengono gettati sopra bordo in mare aperto, perch� hanno deciso di andare a vivere altrove e di godere di una vita pi� degna e pi� umana? Ma � ancora pi� scioccante lo spettacolo degli Africani scacciati dall'Africa perch� considerati stranieri!... � lecito esprimere un'altra inquietudine di fronte alla fuga dei " cervelli " africani. Non � pi� una fuga, � una vera ressa che rischia di privare il nostro Continente della propria ricchezza pi� preziosa� "

"L'immigrazione � stata a pi� riprese incoraggiata ed utilizzata dal mondo del lavoro europeo, che vede in essa un'opportunit� pi� vantaggiosa in confronto alla manodopera autoctona. Gli Stati Uniti d'America non sarebbero quello che sono, con tutta la loro potenza e ricchezza, senza la presenza degli immigrati. L'emigrazione musulmana in Europa � in se stessa pi� complessa, poich� porta in s� un'altra cultura, diffidente ed allergica all'integrazione, oltre che gelosa della propria identit�.

Milioni di stranieri risiedono gi� in Europa in qualit� di cittadini europei, rifugiati politici o semplicemente come emigrati, che condividono lo stesso destino, soffrono degli stessi problemi economici e familiari che hanno gli europei, oltre ai problemi specifici dell'emigrazione. Trovate gli stranieri sul treno, nei quartieri, al supermercato. Sono passati, in parte, dallo statuto di lavoratori immigrati, legali o illegali, a quello di cittadini organizzati, senza far parte per il momento della classe dirigente. Sono coscienti della Vostra democrazia ed al corrente dei propri diritti proclamati nella Costituzione. Da queste traggono ci� che conviene loro, senza essere altrettanto zelanti nel conoscere i propri obblighi, tra cui quello che compete ad un ospite beneducato! Questo comportamento dipende probabilmente pi� da una mancanza di cultura che da fanatismo religioso.

Che lo vogliate o no, siete "condannati" a vivere insieme agli stranieri, per ragioni demografiche, politiche e di interessi comuni. A Voi Europei spetta scegliere il modo di accoglierli per poter convivere. Il futuro dipender� dalla Vostra maniera di riceverli : come amici, come fratelli, come partners, nella legalit� o come intrusi ed invasori.

Come potete convertire la presenza degli stranieri sul Vostro territorio in convivenza, vale a dire un essere non " accanto " e nemmeno " contro ", ma " insieme ", nonostante gli interessi politici, il fanatismo religioso dichiarato o tacito e le insormontabili differenze di credo e di costumi ?


� POSSIBILE LA CONVIVENZA CON GLI STRANIERI IN EUROPA ?


A.A partire dalle Sacre Scritture:

1.Mt 25, 35-40 non ci lascia alternative quando dice : " Ho avuto fame e Mi avete dato da mangiare. Ho avuto sete, e Mi avete dato da bere. Ero forestiero e Mi avete ospitato, nudo e Mi avete vestito, malato e in carcere e Mi avete visitato ".

2.Alla domanda: "Qual � il primo dei Comandamenti?", Ges� rispose: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze. Ecco il primo e il pi� grande dei Comandamenti. E il secondo � simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso" (Mt 22, 37-39). Ogni uomo dev'essere considerato come mio prossimo ed ha diritto a ricevere la Buona Novella; per quanto mi riguarda, ho l'obbligo di preparare il terreno affinch� la riceva.


B.A partire dalla Costituzione Pastorale " Gaudium et Spes ", che ci propone il seguente passaggio :

Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini del nostro tempo, soprattutto dei poveri e dei sofferenti, sono le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo e non vi � nulla di veramente umano che non trovi un'eco nei loro cuori. La comunit� cristiana, infatti, si edifica con uomini radunati in Cristo, guidati dallo Spirito Santo nel loro cammino verso il Padre e latori di un messaggio di salvezza che bisogna sia proposto a tutti. La comunit� cristiana si riconosce quindi intimamente solidale con il genere umano e la sua storia.


C.A partire dai discorsi del Santo Padre, pronunciati nel corso delle sue visite pastorali nei Paesi arabi, africani ed asiatici, nei quali ha insitito su:

"Il dialogo interreligioso

"la convivenza

"la reciproca comprensione


D.A partire anche dalle Lettere Pastorali dei Patriarchi cattolici del mondo arabo, con la loro esperienza di 15 secoli di vita comune con i musulmani, durante i queli non sono mancati n� guerre confessionali, n� convivenza, collaborazione e dialogo di vita .


RAGIONI PER UNA CONVIVENZA

� molto difficile enumerare gli incontri nazionali ed internazionali, i congressi mondiali che si sono svolti per incoraggiare il dialogo e la convivenza pacifica tra cittadini di diverse religioni. Basterebbe pensare alle iniziative delle Conferenze episcopali, al " Comit� Islam en Europe " e soprattutto alla bella giornata di Assisi del 24 gennaio scorso. Nonostante ci�, abbiamo l'impressione di essere ancora al nostro "status quo" precedente, fatto di paura e di diffidenza e reso ancor pi� grave dopo lo scorso 11 settembre.

Di fronte ad una mondializzazione senza frontiere, ad una cultura di violenza e di morte, alla perdita dei valori della famiglia, a tutti i pericoli della societ� dei consumi :

1.credo che siamo chiamati a trovare cammini di dialogo con tutte le persone di buona volont�;

2.credo che possiamo inventare una convivenza fra gli uomini le cui dimensioni umane, giuridiche e religiose sono evidenti;

3.credo che dobbiamo convertirci, avere un'altra mentalit�, per far passare l'immigrazione in Europa da invasione caotica ad arricchimento umano e culturale, ad una forza nuova per lo sviluppo, ad un'occasione per la donna extraeuropea di emanciparsi e negoziare la propria libert�.


PER UN FUTURO MIGLIORE

Abbiamo bisogno di franchezza, sincera e rispettosa, per guardare in faccia la realt� oggettiva. Abbiamo letto dei bei discorsi sull'emigrazione (Dichiarazione di Barcellona, 28 novembre 1995), ma sussiste un grande scarto fra le decisioni prese in favore degli emigrati e la triste realt� quotidiana.

"Non si tratta di dubitare continuamente dell'altro, a causa di pregiudizi, di dichiarazioni erronee o di colpe commesse. Diversamente, il fossato diventa sempre pi� profondo e l' auspicata convivenza resta un'utopia.

"Siamo tutti invitati ad estirpare ogni forma di fanatismo, attraverso l'educazione, l'amicizia, l'accoglienza e la reciproca conoscenza.

Per assicurare un futuro di pace, l'Unione Europea deve:

1.Prevedere strutture ed assistenza sociale per l'accoglienza, spazi comuni, quali: sport, cultura, lingua, tradizioni, scuole miste, corsi di formazione, servizio sanitario, ecc...

2.Prevedere leggi contro ogni forma di razzismo.

3.Prevedere accordi giuridici con i Paesi d'origine degli immigrati.

4.In una parola: far conoscere ed applicare tutto quanto � stato deciso nella Carta dei Diritti fondamentali dell'Unione Europea, nel corso del Consiglio Europeo di Tampere (luglio 1999) e del Vertice di Siviglia, che ha riunito il 21 e 22 giugno scorsi i Capi di Stato e di Governo dei Quindici, in tema di diritti degli emigrati, dignit� della persona umana, libert� di coscienza ecc.

5.Far entrare lo spirito di apertura e di convivenza nei programmi scolastici.

Da parte degli stranieri sul territorio europeo:

1.L'emigrato deve avere il desiderio di integrarsi e non solo di approfittare.

2.Deve rinunciare ai pregiudizi e scoprire tutto il positivo dell'Occidente : la carit�, la generosit�, i diritti.

3.Deve rinunciare ad affermare la propria identit� come rigetto di quelle altrui.

4.Deve collabrare con i cittadini che lo accolgono nel campo delle attivit� e delle iniziative di beneficenza e di volontariato.

5.Deve assimilare al pi� presto la lingua, le abitudini, la cultura del Paese ospitante.

6.Deve accettare le tradizioni e la legislazione locale, in particolare i fondamenti della civilt� occidentale: separazione fra Religione e Stato, uguaglianza assoluta fra i sessi, libert� d'opinione e di conversione.

Quanto ai cittadini europei ed alle ONG, in collaborazione con l'Alto Commissariato per i Rifugiati,e le Istituzioni internazionali, sono invitati a :

1.Aiutare gli immigrati ad integrarsi "suaviter" nel nuovo contesto.

2.Offrire alle donne ed agli uomini stranieri il meglio della civilt� religiosa dell'Occidente.

3.Far conoscere il Vangelo come fonte di gioia, di liberazione e di condivisione. Un immigrato non � un criminale, � uno che ama la vita.

� un progetto difficile, ma realizzabile.

Il mio ottimismo non rinuncia a riconoscere le pi� evidenti incompatibilit� : la convivenza che invochiamo, cos� come il dialogo, non saranno facili, tanto pi� che i criteri e le ragioni addotti dagli uni e dagli altri non sono n� uguali n� identici.


CONCLUSIONE

Prima di concludere, permettetemi una domanda: " Per assicurare un futuro di pace per tutti noi, adesso e per le generazioni future, avremo un'altra scelta che non sia quella della della convivenza e del dialogo?"

Vi ringrazio per la Vostra attenzione e per la Vostra pazienza.