Giuseppe Laras
Rabbino Capo di Milano, Italia
In attesa della ratifica della nuova costituzione dell�Europa, sono in molti a chiedersi quale volto avr� la nuova Europa unita. Se lo chiedono, perch� sanno che il discorso delle singole nazioni indipendenti, valevole fino all�altro ieri, non e� piu� attuale. Il discorso oggi e� del tutto diverso: in Europa devono convivere gruppi etnici, culture, religioni diverse, e deve quindi essere trovata una strategia di vita e di governo, capace di creare condizioni esistenziali dignitose per tutte queste componenti nel quadro di una pacifica convivenza in direzione e alla ricerca del senso dell�unita�. In Europa gi� oggi vivono pi� di 15 milioni di musulmani; molti europarlamentari � in quanto provenienti da culture e etnie diverse � posseggono background particolari: siamo � speriamo � alla vigilia dell�ingresso nell�EU della Turchia, che e� una democrazia a maggioranza islamica. Questo ed altro ancora spinge ad attrezzarsi per far convivere tra loro, nel modo meno traumatico e problematico, queste �diversit��, portandole sempre pi� a cercare e a trovare ci� che � comune e ci� che unisce e non ci� che � diverso e che disunisce. Ma come? Non certamente (mi si consenta di dirlo) con il richiamo alle �radici cristiane� dell�Europa che richiama � al di l� delle intenzioni dei proponenti � la formula �cuius regio eius religio� portatrice di separatismo e dell�affermazione, come dominante, della religione cristiana. L�Europa deve vedere il proprio futuro in un nuovo senso di identit� e di appartenenza comune a tutti. Per fare ci� dovr� scoprire il lato migliore, pi� aperto e universale delle culture dei singoli popoli, e, soprattutto, delle singole religioni, al fine di assecondare la formazione di un�etica di accoglienza e di solidariet�, che apra e non chiuda, che comprenda e non escluda. In prospettiva � ormai pi� che ravvicinata � dell�allargamento dell�Europa, bisognerebbe farsi promotori di una rivoluzione all-interno dell etica (sia a livello concettuale che pragmatico) che ne riducesse sempre piu� la componente egoistica o utilitaristica (quello che e� mio e� mio, quello che e� tuo e� tuo) o � peggio � quello che e� mio e� mio, quello che e� tuo e� mio...) aprendola, invece, correlativamente, verso un versante piu� altruistico di accoglienza e di convivenza (quello che e� mio e� tuo, quello e� tuo e� mio). Alla base dei sistemi etici utilitaristici vi e� un idolo molto difficile da abbattere in quanto radicato profondamente nella mente e nel cuore degli uomini, delle societa� e dei popoli. Quest�idolo e� l�aspetto materiale delle cose, che viene avvertito come meritevole di essere salvaguardato, perseguito ed eletto come misura di valutazione delle nostre scelte di vita nell�ambito della socialita�. C�e� pero� un altro aspetto della realta� da considerare fondamentale in un contesto di costruzione di una societa� che aspira ad essere sempre piu� unitaria e sempre meno scomposta: quello spirituale della realta�, piu� sfuggente e piu� scomodo dell�altro, ma indispensabile per l�edificazione, meno ancorata agli egoismi e ai particolarismi, di una societa� piu� aperta e piu� giusta. In altre parole, bisognerebbe lavorare per far acquisire un significato piu� completo ed autentico del concetto di vita. Su questo terreno, le religioni, tutte le religioni, potrebbero fare molto: seminare un senso della vita che continua oltre la vita ci sembra possa rappresentare uno dei compiti piu� importanti degli uomini e delle donne di religione. Se la nostra prospettiva finisce e si infrange sugli scogli di questo mondo finito, puo� diventare piu� difficile fare sacrifici in direzione dell�alterita� e della costruzione di una societa� non incentrata sull�individualita�. Date le circostanze che incombono sull�Europa, e non solo in Europa, oggi, che cosa si puo� immaginare ed auspicare? Di riscoprire il messaggio autentico primo delle Religioni, che e� spirituale, religioso, universalistico. Al di la� delle esigenze e dei condizionamenti sociologici e temporali cui soggiacciono le Religioni nel loro essere anche istituzioni, esse non dovrebbero tuttavia mai prescindere da un�altra esigenza primaria che sta alla loro base e che e� quella di salvaguardare sempre e comunque l�immagine divina (TZELEM) impressa nella creatura umana. Vorrei rievocare � in contrapposizione al presente e come auspicio per il futuro � il modello di convivenza prospettato, e per qualche tempo realizzato, nella Spagna medioevale e nell�Italia rinascimentale. In tale modello coesistevano pacificamente e fecondamene la cultura cristiana, la cultura ebraica, la cultura islamica e la cultura classica. Riscoprire le radici comuni della cultura europea del passato, riscoprire, soprattutto, il carattere dialogico che fu alla base del suo sistema di convivenza, riscoprire l�autenticita� del messaggio religioso delle tre religioni monoteistiche (e non solo quelle) puo� essere d�aiuto e di incoraggiamento per la costruzione di un�Europa unita nei valori comuni, che con il varo della sua nuova Costituzione si appresta ad affrontare il III millennio.
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