Joachim Meisner
Cardinale, Germania
Signore e Signori, In Europa Dio continua ad essere messo da parte. Il fatto che la civilt� e la cultura europee possono essere comprese soltanto a partire dal Vangelo e dalla presenza della Chiesa, rende questo processo di rimozione di Dio, ossia di secolarizzazione, in tutti gli ambiti della vita dentro e fuori della Chiesa, assai doloroso. Ci� pu� essere osservato soprattutto a partire dalla crisi dei valori, che � generalmente possibile costatare. Infatti, i valori dell�umanesimo, che hanno caratterizzato la nostra Europa, sono, se li si analizza bene, tipici valori cristiani. L�umanesimo europeo oggi non si basa tuttavia pi� su una visione del mondo cristiana, in cui Dio � il Creatore ed il sommo garante di questi valori e norme. Nell�Europa di oggi manca il punto di riferimento, l�assoluto � cio� Dio � a cui questi valori fanno riferimento. Se questi valori umanistici fanno riferimento a loro stessi e non conoscono pi� questo punto di riferimento comune, questo connessione con l�assoluto trascendente, la situazione che si viene a creare non � semplicemente deprecabile, ma anche pericolosa. Cos� in modo pressappoco naturale si diffondono sostanze velenose che inquinano, avvelenano e infine distruggono lentamente il tessuto vivo del nostro occidente cristiano, di modo che alla fine la societ� occidentale non pu� che collassare. Qui si realizza il detto biblico: �Chi non � con me � contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.� (Mt 12, 30). Il fenomeno per cui i valori vengono slegati dal punto di vista trascendentale non � qualcosa di neutrale, bens� una minaccia. L�Europa di oggi contiene nel suo intimo, in modi diversi, tali semi di morte, che avvelenano l�organismo sano, e che lo fanno giungere al collasso. Non bisogna farsi impressionare dalla frase: �Sei un pessimista culturale�. �La verit� vi far� liberi� (Gv 8, 32), dice la Sacra Scrittura. Perci� dobbiamo porci davanti all�analisi del presente, cos� come esso �. Vorrei fare un esempio per illustrare questa tesi: la tossicodipendenza. Il problema della droga � un fenomeno dell�era moderna. Quando Lenin diffamava la religione chiamandola �oppio dei popoli�, gli uomini hanno iniziato ad assumere droghe. Nessuna fonte ci parla di un consumo di droghe nel medio evo, perch� a quell�epoca la sete dell�animo umano, dell�uomo interiore, trovava una risposta che rendeva superflua la droga. Nel problema della tossicodipendenza si manifesta la protesta verso un�esistenza vissuta come una prigione. �Il grande viaggio� tentato dagli uomini per mezzo della droga � una forma pervertita della mistica, la perversione della necessit� di infinito da parte degli uomini, il �no� alla insuperabilit� dell�immanenza ed il tentativo di rompere le barriere che separano la propria esistenza dall�infinito. L�avventura paziente ed umile dell�ascesi, che salendo si avvicina a piccoli passi al Dio che discende, viene sostituita dalla potenza magica della droga, la via morale e religiosa dalla tecnica dei sentimenti. La droga � quindi la pseudomistica di un mondo che non crede, e tuttavia non riesce a scuotersi da dosso l�anelito dell�anima verso l�infinito. La droga, pertanto, � un monito: non solo copre un vuoto nella nostra societ�, che essa da sola non riesce a colmare, ma mostra anche quali siano le intime necessit� dell�esistenza umana, che si manifestano in maniera pervertita, se non trovano la risposta giusta. Quindi la nostra domanda � la seguente: l�uomo europeo � capace, con la propria forza, ad espellere dal proprio corpo tali veleni ed a superali? Oppure si pu� sperare legittimamente di ottenere una piena guarigione soltanto se i valori europei trovano nuovamente la loro fonte, il loro comune punto di riferimento: l�assoluto trascendente, che noi chiamiamo Dio? Nella cristologia Cristo viene definito �ecce Deus� ed �ecce homo�. La nostra antropologia europea trova dunque il suo fondamento cristologico nella formula dogmatica di Calcedonia, nella quale il Concilio dichiara: Cristo � vero Dio e vero uomo. Il dogma quindi sottolinea la stretta parentela tra il divino e l�umano, una corrispondenza tra le loro essenze, il che permette al verbo divino di diventare un�ipostasi della natura umana. Perci�, per esempio, Romano Guardini afferma nel suo famoso intervento al Katholikentag di Berlino nel 1958: �Solo chi conosce Dio, conosce anche l�uomo�. La somiglianza dell�uomo con Dio, creato ad immagine di Dio, trova compimento nell�incarnazione di Dio. Perci� da nessuna parte all�uomo � data una dignit� tale come nel cristianesimo. Le Chiese ortodosse, addirittura, hanno il coraggio di parlare di un uomo che si fa Dio attraverso il Dio che si � fatto uomo. Cos� come uno specchio non pu� riflettere un oggetto che non esiste, non sarebbe spiegabile la sete di assoluto della persona umana senza un archetipo assoluto. Cosa dobbiamo quindi fare? Non dobbiamo ridurre la nostra fede alla sola sfera religiosa � ci� non � cattolico � ma piuttosto, per utilizzare l�immagine biblica del sale, mischiarla (la fede) nelle realt� del nostro mondo, senza amalgamarla. Nella stessa maniera in cui la divinit� e l�umanit� in Ges� Cristo non sono amalgamati, dobbiamo inserire la fede nella nostra societ�, senza confonderla. La volont� di realizzare il Vangelo in una sfera soltanto religiosa, mettendo fra parentesi gli ambiti sociale, politico e culturale, non fa giustizia alla responsabilit� terrena della fede. Una corretta prassi nella fede, cio� un agire corretto, scaturisce dalla verit�, ed � ci� per cui � necessario battersi. Noi diciamo: tutta la teoria � grigia. La prassi senza la teoria � grigiastra. Occorre battersi per la verit�, avendo meno attenzione agli effetti immediati. Dobbiamo semplicemente far splendere la verit�. La verit� � un potere; ma lo � soltanto se non ci aspettiamo da lei di ottenere effetti immediati. Questo � il compito della Chiesa nel presente, se consideriamo il cosiddetto processo di rievangelizzazione. La Chiesa dovrebbe quindi innanzitutto essere veramente s� stessa. Non dovrebbe farsi strumentalizzare come semplice strumento per la moralizzazione o l�eticizzazione della societ�, come molti vorrebbero. Soprattutto la Chiesa non deve voler giustificarsi attraverso l�utilit� delle sue opere sociali. Quanto pi� intensamente la Chiesa si pone come meta ci� che le � stato in un certo senso aggiunto, tanto pi� fallir� proprio in ci�. Abbiamo davanti ai nostri occhi un numero abbondante di esempi. Quanto pi� la Chiesa si definisce innanzitutto come un istituto di progresso sociale, tanto pi� si inaridiscono le vocazioni sociali di servire gli anziani, i malati ed i bambini; vocazioni che fiorivano quando lo sguardo della Chiesa era rivolta soprattutto a Dio. L�esperienza ci insegna quanto sia vero ci� che ci dice il Signore: �cercate prima il Regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta� (Mt 6, 33). Se tuttavia cerchiamo prima l�aggiunta, alla fine perdiamo anche il Regno di Dio. Se procediamo in questo modo, non � quindi possibile salvare la Chiesa, e la Chiesa non pu� salvare il mondo. Piuttosto deve fare ci� che le � fondamentalmente proprio, svolgere il compito sul quale si basa la sua identit�: annunciare Dio e far conoscere il suo Regno! Cos�, e soltanto cos�, nasce lo spazio spirituale in cui la morale e l�etica possono riguadagnare la loro esistenza, per agire ben oltre la cerchia dei credenti. La chiesa deve comprendere la propria responsabilit� verso la societ� nel rendere manifesto il divino e la morale che vi scaturisce. Deve convincere. Creando convinzione, apre lo spazio a ci� che le � affidato e che pu� essere reso accessibile soltanto attraverso la ragione, la volont� ed il sentimento. In ci� la Chiesa deve essere pronta a soffrire; non attraverso una forza istituzionale ma attraverso la testimonianza, attraverso l�amore, la vita e la sofferenza deve preparare la via al divino e aiutare cos� la societ� a trovare la sua identit� morale.
|