Elisabeth Raiser
Chiesa evangelica, Germania
Ogni volta, quando alla fine di una predica, sento le frasi: �La pace del Signore che e� al di sopra di ogni ragione, preservi i vostri cuori e i vostri animi in Ges� Cristo�, sento una specie di brivido, accompagnata da consolazione e fiducia. La vera pace risiede nella mano di Dio, non nella mia. E poich� questa pace ci deve preservare in Ges� Cristo, cos� vi � allo stesso tempo la certezza che Ges� nella sua vita terrena ha vissuto questa pace, che essa e� possibile anche qui sulla terra e che Ges� Cristo attraverso la sua resurrezione ha portato la riconciliazione che ci rende in grado di essere portatori di pace. Questo � stato valido attraverso tutti i secoli ed � altrettanto valido anche per il 21. secolo. Per fortuna questa promessa non cambia certo con il passare del tempo! Mi sembra che questo sia per noi cristiani una consolazione di inestimabile valore e allo stesso tempo una costante sfida per pensare alle nostre possibilit� per esigere la pace e per operare a favore della pace. Infatti se anche la promessa di pace che viene da Dio non cambia, si trasformano le condizioni umane, politiche e sociali nelle quali essa si pu� realizzare. E queste condizioni possiamo realizzarle noi assieme come cristiani. Siano beati, coloro che ristabiliscono la Pace: con questo si intende un atteggiamento fondamentale ma allo stesso tempo anche un agire attivo. Pace: � la condizione di ogni vita riuscita e realizzata. Se vogliamo preservare la vita, questo grande regalo di Dio, il significato della sua creazione, allora abbiamo bisogno della pace. Quali possibilit� abbiamo noi cristiani, per portare la pace e preservarla? Ce ne sono molte, se iniziamo a pensarci sul serio e ce ne sono molte che quotidianamente vengono messe in atto da moltissimi cristiani. Il lavoro di Sant�Egidio rappresenta in questo un meraviglioso esempio e come molti altri sono per esso piena di ammirazione e riconoscenza. Nel mio breve contributo oggi vorrei parlare di due tracce che in realt� sono atemporali ma che nel 21. secolo forse hanno acquisito una particolare urgenza: si tratta da un lato del tentativo di superamento di una cultura della violenza, dominante in tutto il mondo. I cristiani che si impegnano per questo, si trovano alla diretta imitazione di Cristo il quale ha sacrificato la sua vita per il superamento della violenza. Un aspetto molto importante di questo �mettersi in gioco �, di questo impegno, � la Riconciliazione delle Memorie: una riconciliazione che, da relazioni disturbate o distrutte, pone le basi per un nuovo inizio. La seconda traccia parte dalla vulnerabilit� della vita umana, una vulnerabilit� che non possiamo e non vogliamo superare ma che guardiamo come ad un regalo che permette il realizzarsi della vera pace. Riconciliazione delle Memorie: a questo proposito vorrei raccontare due avvenimenti: il prima dei quali � stato da me personalmente vissuto. Era il 1987: all� epoca appartenevo ad un gruppo ecumenico internazionale formato da donne. Ci trovavamo a Minsk, in visita alle socie russe dell�associazione. Visitammo il monumento che, a Chatyn, ricorda i centinaia di villaggi incendiati e i rispettivi abitanti, che avevano perso la vita nella sanguinosa guerra della Germania contro l�Unione Sovietica. Il monumento mi scosse profondamente e sotto la protezione della Chiesa balbettai infine una richiesta di perdono per quanto, in nome del mio popolo era stato compiuto a danno del popolo russo. Si versarono lacrime e una delle donne russe mi port� un piccolo ramo verde di betulla come segno di perdono e riconciliazione. Parlammo della guerra e dei figli, dei padri e dei compagni che le donne e i bambini di entrambe le parti avevano perduto. Le lacrime che avevamo pianto erano versate per entrambe le parti, e non solo ognuna per le proprie perdite. Alla fine, ci siamo ripromesse di rimanere unite nel tempo della nostra vita e di fare tutto il possibile affinch� una simile guerra non potesse pi� ripetersi: non tra i nostri popoli, neppure tra altri popoli. Le ore trascorse nel ricordo congiunto e addolorato, le ore del perdono sono state come un sollievo per la mia anima; credo che lo stesso sia stato il sentimento provato dalle altre donne. Nello stesso tempo so che mi lega la promessa e che, forse, ancora dell�altro mi verr� richiesto. Senza lo spazio protetto della Chiesa e la speranza della vicinanza riconciliatrice di Dio non sarei sicuramente stata abbastanza coraggiosa da pronunciare la richiesta di perdono. Da allora non credo solo fondandomi su ponderate basi teologiche ma in quanto ho sperimentato nella mia esistenza, in prima persona, che la vicinanza del Signore ci aiuta a compiere i passi verso la riconciliazione anche quando sono legati da paura e tremore. Si, i cristiani possono fare molto per la riconciliazione delle memorie: e questo compito li lega al passato e cos� come ai propri, li lega anche ai loro fratelli e sorelle ebrei. �La memoria � il segreto della riconciliazione�: questa frase della saggezza ebraica non ha perso nulla del suo significato e non ne perder� neppure nel 21. secolo. Oltre a ci� ricordiamoci anche della fragilit� della vita e senza attenuanti, alla propensione alla violenza che si insinua in noi uomini. Qualche giorno fa, vidi a Ginevra una mostra dell�artista ganese Kofi Setordji, dal titolo �Le ferite della memoria�: Sculture che mi hanno impressionato profondamente e che ricordano il genocidio in Rwanda. Esse presentano tutte ci� che appartiene alla storia di questo orrore: colpevoli e simpatizzanti, profughi e assassinati, comandanti politici e militari dietro facciate vuote, imputati e giudici, gli onnipresenti media a cacci di scandali, una fossa comune con maschere mortuarie che simboleggiano i rwandesi senza nome che hanno perso la loro vita. Il ricordo non viene represso, al contrario, � presente. La mostra mi ha commosso profondamente e ho incontrato molti che hanno condiviso con me questo stesso sentimento. Si tratta di un memento alla fragilit� della vita e si avverte la speranza che ha ispirato l� autore: il dolore non si � prodotto invano. Il messaggio mi sembra: se noi non dimentichiamo, ci viene data maggiore consapevolezza del valore della vita, proprio in quanto essa viene cos� messa in pericolo. Questa consapevolezza ci render� sensibili e desti nel nostro compito volto alla salvaguardia della vita e alla sua protezione, non attraverso armi o mura ma attraverso il dono di s�, nell�empatia, con ponti nella comprensione reciproca e della fiducia. La mostra mi insegna anche che l�Idealismo non � sufficiente, ma che � necessario vedere le realt� e confrontarsi con esse: bramosia di potere, indifferenza o codardia, paura o disposizione alla violenza. La sola volont� non basta neanche per noi cristiani. In questo senso sono convinta, e con me molte chiese e cristiani, che dobbiamo fare qualsiasi cosa e che sia necessario utilizzare tutte le nostre reti di collegamento ramificate per realizzare le condizioni generali che possano portare alla pace e alla riconciliazione. A quest�ottica appartiene il rafforzamento delle organizzazioni internazionali come l�ONU, a ci� appartiene il sostegno di tutti i movimenti democratici e civili e l�attenzione alle culture non cristiane e di origine non europea. La situazione attuale in Iraq deve scuoterci di fronte a queste domande proprio come la precedente guerra in Iraq o le guerre civili durate numerosi anni in Sudan, Congo Liberia o come altri luoghi , o ancora, come la situazione in Israele e Palestina non lascia tregua. Vi sono sempre pi� iniziative cristiane per la pace in queste situazioni di conflitto che si avvicinano a questo rispetto dell�altro. A volte hanno successo: un esempio di ci� � in qualche modo il Sudan dove sotto la partecipazione attiva del keniota e neo eletto Segretario Generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, Sam Kobia, i negoziati hanno portato in breve tempo ad un cessate il fuoco. In Palestina inoltre � stato dato vita ad un programma di accompagnamento ecumenico nella cui cornice cui i cristiani accompagnano come scudi umani viventi gli abitanti palestinesi e al contempo lavorano per la riconciliazione. Purtroppo finora non sono stati in grado di portare a buon fine la situazione ma il loro coinvolgimento viene riconosciuto da entrambe le parti come un contributo alla via della pace. L�amore per il nemico che Ges� ha insegnato e vissuto e coniugato alla volont� di riconciliazione � sicuramente il contributo pi� importante dei cristiani alla pace non produce sicuramente dirette disposizioni relativamente a queste situazioni e trattative di scottante attualit�. Ma aiuta a vedere nel prossimo, anche nel nemico, il figlio di Dio e le possibilit� date alla pace cio� di apparire come mediatore obiettivo tra i fronti il quale pu� riconoscere da entrambe le parti il potenziale di pace. Le iniziative di Sant�Egidio sono un esempio significativo di queste possibilit�!
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