Aachen 2003

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Luned� 8 Settembre 2003 - Eurogress
La cura dell�AIDS in Africa

  
  

Charles R. Snyder
Dipartimento di Stato, USA
  

Dieci anni fa l'AIDS sarebbe stato un argomento piuttosto insolito in un forum dedicato al dialogo e alla cooperazione tra i diversi leader religiosi e culturali alla ricerca di un mondo pi� pacifico.

Ora, tuttavia, sappiamo che affrontare l'AIDS deve essere parte integrante di questo tipo di discussione. Come ha affermato il Segretario di Stato Powell:

L'AIDS � uno dei pi� grandi assassini sulla faccia della terra. E' pi� devastante di ogni esercito, di ogni conflitto, di ogni arma di distruzione di massa. Affrontare l'AIDS non � solo un imperativo umanitario e di sanit� pubblica, perch� l'AIDS porta con s� profonde implicazioni per il benessere, la democrazia e la sicurezza.

Affrontare la sfida dell'AIDS con successo richieder� la mobilitazione di tutti i membri della societ� e la volont� di discutere apertamente di questioni che negli anni precedenti non si sarebbero affrontate in un contesto educato, e che venivano tralasciate dai leaders religiosi.

Tutti noi abbiamo visto le orribili e quasi incredibili statistiche sull'AIDS nell'Africa Subsahariana. L'Africa � la dimora di circa 30 milioni di persone che vivono con l'HIV. Questo rappresenta il 9% della popolazione africana adulta ed il 70% del totale dei malati. In Botswana, Lesotho, Swaziland e Zimbabwe, il tasso di infezione tra gli adulti � di circa il 30%. Ogni giorno pi� di 14.000 africani si infettano con l'HIV ed almeno 8.500 muoiono a causa sua. La dura realt� � che sono pi� colpiti i membri pi� giovani e pi� produttivi della societ�. La durata media della vita � diminuita di quasi 30 anni negli stati pi� colpiti. La popolazione degli orfani sta esplodendo: erano almeno 11 milioni nel 2002 e si stima che saranno 25 milioni entro il 2010.

Gli effetti sulla vita reale di questi numeri che stordiscono la mente possono essere visti attraverso l'economia e la societ�. Molti parlano di una generazione "intermedia" perduta -- costituita dalle persone nei loro anni pi� fertili e pi� economicamente produttivi. Essi sono infettati e muoiono rapidamente. I tradizionali meccanismi di protezione sono sopraffatti . Le famiglie schiacciate dalla morte o dalla cura dei parenti malati non possono coltivare abbastanza cibo per mangiare o guadagnare a sufficienza per comprarlo; in questo modo l'insicurezza alimentare aumenta e si creano le condizioni sociali e sanitarie che accelerano il tasso di diffusione della malattia. Le famiglie estese non sono in grado di accudire gli orfani, per cui molti di essi sono costretti a lasciare la scuola e sono quindi virtualmente condannati ad una vita di povert� che li rende pi� vulnerabili a piaghe quali la prostituzione, l'uso di droghe, o i trafficanti di minori.

In freddi termini economici, l'AIDS sta negando traguardi di sviluppo faticosamente raggiunti. Se gli effetti a lungo termine di questa pandemia sono incerti, gli studi commissionati dalla Banca Mondiale mettono in evidenza uno scenario macabro che riguarder� anche le generazioni future. L'AIDS riduce la produttivit� nel lavoro e causa la perdita del capitale umano, incluso il trasferimento di conoscenza da una generazione all'altra. I tassi di risparmio diminuiscono e le risorse che avrebbero potuto essere utilizzate per investimenti a favore dello sviluppo sono utilizzate per le cure sanitarie, l'assistenza agli orfani e i funerali.

Usando il Sud Africa come soggetto di studio, i ricercatori della Banca Mondiale hanno recentemente riportato che i costi economici a lungo termine dell'AIDS potrebbero, in assenza di una politica mirata e di interventi correttivi, ridurre il reddito delle famiglie di un terzo nel corso di tre generazioni. Un altro studio suggerisce che nei paesi con un tasso di infezione superiore al 20% la crescita del prodotto nazionale lordo si � ridotta in media del 2.6% all'anno.

Per quanto sia brutta, la situazione non � tuttavia disperata. Pi� del 90% degli africani � tuttora immune dal virus e ci sono segni incoraggianti che la marea pu� tornare a diminuire. Per esempio l'UNAIDS riferisce che in Sud Africa, il paese con il maggior numero di sieropositivi, la prevalenza della malattia presso le donne incinte con meno di vent'anni si � ridotta nel 2001 al 15.4%, mentre era del 21% nel 1998. L'UNAIDS afferma inoltre che in Etiopia la prevalenza della malattia tra le giovani donne che vivono nelle citt� e che visitano le cliniche prenatali si � ridotta dal 24.2% nel 1995 al 15.1% nel 2001.

Come possiamo continuare a costruire su questi segni di speranza, evitando gli scenari apocalittici?

Affrontare i conflitti, il punto nodale di questa conferenza, potrebbe essere un grande passo nella direzione giusta. Met� delle nazioni africane sono colpite direttamente o indirettamente dalla guerra e la guerra alimenta le condizioni che incrementano la diffusione dell'AIDS. Tra l'altro, i conflitti dividono le famiglie, aumentano la vulnerabilit� delle donne e dei bambini agli abusi sessuali e distolgono risorse da settori cruciali per la lotta contro l'HIV. I programmi statunitensi di lotta all'AIDS raggiungono le persone colpite dalla guerra in molti modi, tra cui programmi educativi e sanitari nei campi dei rifugiati, programmi che conferiscono consapevolezza e potere alle donne e sostegno agli orfani e a coloro che se ne prendono cura.

Il sostegno agli orfani dell'AIDS e della guerra ed alle comunit� che se ne prendono cura � di importanza cruciale per evitare di percorrere una spirale discendente per le future generazioni. Gli Stati Uniti sostengono un numero di programmi polivalenti per fornire cibo educazione e sostegno allo sviluppo. In Zambia ad esempio, gli USA hanno sostenuto un progetto sviluppato da CARE International che nello scorso anno ha raggiunto pi� di 137.000 bambini per provvedere ad un aiuto per l'agricoltura, l'educazione, e la salute, e il sostegno psicosociale.

Le stesse forze armate sono sfortunatamente vettori di diffusione delle malattie a trasmissione sessuale. Anche in tempo di pace, i militari hanno tassi di infezione da HIV pi� alti della popolazione in generale. Le condizioni prevalenti di conflitto aumentano l'incidenza di comportamenti a rischio per le infezioni. In molti paesi i soldati, una volta smobilitati, non vengono testati per il virus n� si d� loro alcuna formazione in merito, per cui spesso portano la malattia nelle proprie famiglie.

I governi africani si stanno rendendo conto di questo fatto e stanno sempre di pi� inserendo nell'ambito dell'addestramento militare programmi educativi sull'AIDS, test volontari e consulenze psicologica. Il dipartimento della difesa USA include sistematicamente i programmi formativi sull'AIDS nei suoi programmi di collaborazione militare con i paesi africani. A livello multilaterale le Nazioni Unite stanno lavorando con gli stati impegnati in operazioni di mantenimento della pace in modo da fornire materiali ed informazioni per assicurare che i caschi blu dell'ONU non diventino vittime o agenti di diffusione dell'infezione mentre lavorano per la pace.

Affrontare l'HIV con successo richiede un approccio multisettoriale e multiculturale. Dobbiamo combattere il marchio infamante associato all'AIDS, cos� che le persone possano ottenere le informazioni necessarie per prevenire l'infezione o, se gi� infette, possano accedere ai servizi per prolungare la propria vita e proteggere i propri cari. Gli USA stanno sostenendo questo sforzo in un gran numero di modi, ad esempio sostenendo in Etiopia una trasmissione radiofonica popolare che affronta diverse situazioni della vita quotidiane correlate con l'AIDS, come il sesso imposto, l'astinenza, l'uso dei preservativi, il pregiudizio; in questo modo le problematiche relative all'infezione vengono affrontate in un modo divertente e allo stesso tempo educativo. In modo pi� tradizionale gli Stati Uniti sostengono diverse iniziative che incoraggiano la gente a farsi fare il test e a parlare della malattia. In Sud Africa una linea telefonica gratuita dedicata all'AIDS � operativa 24 ore su 24; con il nostro sostegno ha migliorato la sua organizzazione ed ora ha una squadra di 68 esperti ben addestrati che possono fornire informazione e orientamento in 11 lingue. La linea riceve 80.000 telefonate al mese, l'85% delle quali provengono da persone tra i 15 e i 29 anni.

Non possiamo inoltre pi� permettere che pratiche tradizionali che umiliano e degradano le donne vengano nascoste dietro argomentazioni a proposito delle tradizioni culturali. Le donne devono essere valorizzate dal punto di vista economico e sociale per proteggere se stesse e le loro famiglie. Devono essere in grado di poter di "no" oppure di insistere per ottenere una protezione adeguata. Per poter fare questo devono avere i mezzi per guadagnarsi da vivere, in modo tale da non essere costrette in situazioni che mettono in pericolo la loro salute e la loro dignit�.

I leaders religiosi hanno dimostrato che possono e devono essere una parte della soluzione di questo problema. I gruppi religiosi giocano infatti un ruolo centrale in molti paesi nel fornire servizi sanitari ed i leader religiosi possono inoltre avere un'importanza determinante nello spezzare le barriere del silenzio, della vergogna e del pregiudizio che permettono all'AIDS di prosperare. In Senegal ad esempio sia i leader Musulmani, sia quelli Cristiani hanno affrontato gi� da lungo tempo la realt� dell'AIDS. Sono intervenuti chiaramente sul problema ed hanno trasmesso forti messaggi a favore dell'astinenza, ma hanno anche sostenuto la campagna per incoraggiare l'uso dei preservativi tra le persone infette da HIV e nei casi in cui l'astinenza non fosse praticabile. Il loro messaggio � stato ascoltato perch� il tasso di infezione in Senegal � inferiore all'1%. In Ghana i leaders religiosi stanno combattendo il pregiudizio attraverso messaggi di sostegno e di compassione per i malati ed hanno lavorato in stretta collaborazione con il governo ed altri operatori del settore in un fronte unito contro l'AIDS. Per poter migliorare il loro lavoro 900 sacerdoti, imam ed altri leader religiosi sono stati formati per poter svolgere programmi contro l'AIDS.

Come dovrebbe essere evidente, gli Stati Uniti sono impegnati in uno sforzo polivalente e multisettoriale per combatter l'AIDS basato sull'approccio A-B-C, che si � dimostrato avere successo in Uganda e in altri luoghi: A, Abstain (Astieniti); B, Be faithful (abbi fiducia) e, C, quando necessario, usa i Condom.

Gli Stati Uniti sono il paese che contribuisce maggiormente nel mondo ai programmi di ricerca e lotta all'AIDS, contribuendo per circa il 45% del totale. Nell'anno fiscale 2003 gli USA hanno investito pi� di un miliardo di dollari in programmi globali relativi all'AIDS. Fino ad oggi, circa met� di queste risorse sono state indirizzate a programmi rivolti all'Africa. Gli Stati Uniti sono anche il principale sostenitore del Fondo Globale per Combattere AIDS, Tubercolosi e Malaria. Abbiamo investito 650 milioni di dollari nell'anno fiscale 2003 ed abbiamo impegnato un ulteriore miliardo di dollari in cinque anni ad iniziare dall'anno 2004.

Per fornire risorse addizionali per portare avanti queste strategia, il presidente Bush a gennaio ha annunciato un programma quinquennale di 15 miliardi di dollari per combattere l'HIV, la malaria e la tubercolosi. Il programma include quasi 10 miliardi di dollari di nuovi finanziamenti indirizzati a 12 paesi africani e due caraibici (Botswana, Costa d'Avorio, Etiopia, Kenya, Mozambico, Namibia, Nigeria, Ruanda, Sud Africa, Tanzania, Uganda, Zambia, Haiti e Guyana). Si stima che il programma preverr� circa 7 milioni di nuove infezioni, fornir� terapia antiretrovirale a 2 milioni di persone e si prender� cura di 10 milioni di sieropositivi e di bambini orfani dell'AIDS. Programmi intensi continueranno in alter nazioni africane. Siamo impegnati a continuare a giocare un ruolo determinante nel combattere la pandemia in tutta l'Africa e nel mondo.

Gli USA ovviamente non sono e non possono essere soli in questa battaglia. Altri donatori, governi africani e societ� civili sono partners cruciali, cos� come il settore privato e le organizzazioni non governative, tra cui i gruppi religiosi negli Stati Uniti ed in altri paesi sviluppati. L'AIDS mette in pericolo il futuro delle nazioni e delle culture. La sfida di combattere l'AIDS e le sue terribili conseguenze richiede a ciascuno di noi di contribuire con la nostra competenza, la nostra compassione e le nostre risorse. Lavorando insieme possiamo cambiare qualcosa nella vita di milioni di persone che stanno combattendo contro questo male oggi e nella vita delle generazioni future.

 

 

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