Aachen 2003

Previous page
Home page

Luned� 8 Settembre 2003 - Eurogress
Autocritica delle religioni

  
  

Cornelio Sommaruga
Presidente della Fondazione Caux, Svizzera
  

Quando i miei amici della Comunit� di Sant�Egidio mi hanno invitato ad essere il presidente e il moderatore di questa tavola rotonda dedicata all�autocritica delle religioni, mi sono detto che era un compito difficile, poich�, anche se critico di natura, anche rispetto alla mia religione, io non avevo la legittimit� n� la base teologica per farlo. Mi limiter� dunque, da parte mia, a porre un certo numero di questioni, tanto pi� che le insigni personalit� ai miei lati sono delle alte autorit�, religiosi e laici, rappresentanti delle tre grandi religioni abraminiche. Le presenter� quando prenderanno la parola.

Oggi, non possiamo trascurare che l�incontro di Sant�Egidio di quest�anno si sviluppa sotto il titolo generale �tra guerra e pace: religioni e culture s�incontrano.�

Il tema � dato anche dalla nostra tavola rotonda: l�autocritica alle religioni non dovrebbe portarle all�analisi delle tensioni interreligiose, sempre ben presenti negli innumerevoli conflitti che attraversano il mondo, dove regna l�intolleranza, la discriminazione, l�oppressione, il terrore e la violenza? Riconosciamolo, numerose persone laiche, ma talvolta anche religiose, accusano la religione d�incoraggiare, o per lo meno di approvare, quelle violenze e ingiustizie.

Nella mia attivit� professionale, ho avuto la fortuna, ma anche la difficile missione, di presiedere per 13 anni, fino al 1999, il Comitato internazionale della Croce Rossa. Ne ho tratto la convinzione dell�esigenza di fare di pi�, molto di pi�, per prevenire i conflitti.

Con alcuni colleghi, alti responsabili di organizzazioni internazionali con vocazione umanitaria, e i capi delle comunit� religiose presenti a Ginevra, non solamente di fede abraminica, abbiamo formulato e lanciato l�Appello spirituale di Ginevra, all�epoca della giornata delle Nazioni Unite il 24 Ottobre 1999, nella cattedrale di San Pietro a Ginevra. Questo appello, rilanciato l�11 settembre 2002 e rinnovato nella primavera del 2003, il giorno della dichiarazione delle ostilit� in Iraq, contiene delle espressioni forti che vale la pena di ricordare anche in questo contesto.

�Perch� le nostre religioni o le nostre convizioni personali hanno in comune il rispetto della dignit� della persona umana.

Perch� le nostre religioni o le nostre convinzioni personali hanno in comune il rifiuto dell�odio e della violenza.

Perch� le nostre religioni o le nostre convinzioni personali hanno in comune la speranza di un mondo migliore e giusto.

Noi, rappresentanti delle comunit� religiose e rappresentanti della societ� civile, domandiamo ai governanti mondiali, qualunque sia il loro campo di attivit�, di rispettare in maniera assoluta i tre precetti seguenti:

1. non invocare una forza religiosa o spirituale per giustificare la violenza, qualunque essa sia;

2. non far riferimento ad una forza religiosa o spirituale per giustificare tutte le discriminazioni e le esclusioni.

3.non usare la sua forza, capacit� intellettuale o spirituale, la sua ricchezza o il suo status sociale per sfruttare o dominare l�altro.�

Ecco dunque la mia prima domanda: le religioni di tradizione e discendenza abraminica possono davvero sottoscrivere tali principi e metterli in opera?

Le Nazioni Unite hanno lanciato spesso degli appeli per mettere fine al razzismo, alla discriminazione, all�intolleranza e alla violenza, appelli che tendono a riconoscere che il fattore religioso e spirituale deve essere non solamente protetto in termini di diritti umani fondamentali, protezione dovuta alla liberta di religione o credo, ma che le religioni stesse hanno un ruolo da giocare.

La mia seconda domanda va dunque verso le responsabilit� religiose per domandargli se i diritti che rivendicano per se stesse sono stati accompagnati dalla preoccupazione di assicurare questi stessi diritti agli altri. Si sono impegnate ad esercitare la tolleranza in senso attivo, il rispetto del diritto alla differenza e alla diversit�? Che ne � dell�educazione religiosa trasmessa in uno spirito d�apertura e di tolleranza?

Perch� le religioni, � la terza domanda, fanno della promozione istituzionale piuttosto che dare priorit� alla fede?

Perch� le chiese tendono a proporre l�esclusivit� della propria verit� escludendo in questo modo la loro propria imparzialit� nella mediazione?

Ciascuna religione porta con s� la promessa della pace e si preoccupa di anticipare l�aldil� per insegnare a costruirlo qui in basso. Non bisogna, allora, questa � la mia quarta domanda, sforzarsi di superare le divergenze tra di loro per mettere l�accento su ci� che le unisce? Questa ricerca di dialogo e di convergenza � certo l�oggetto nobile di quest�incontro di Aix la Chapelle di Sant�Egidio: le religioni e le confessioni qui presenti si impegnano a fare in modo che i buoni propositi di questo dialogo interreligioso e interculturale siano seriamente messi in atto nelle loro proprie comunit�?

Nel mondo violento che noi conosciamo, le religioni fanno a volte dei passi per superare conflitti, diffidenza, rivalit� e ignoranza. Questa dinamica � generalmente timida e, allo stesso tempo, le numerose confessioni religiose sono vinte dall�intransigenza e devono far fronte ad un estremismo crescente.

La regola d�oro proclamata da tutte le religioni �Non fare agli altri ci� che non vuoi sia fatto a te� non dovrebbe essere - quinta domanda � diffusa con pi� coraggio e forza affinch� tutti la applichino nella propria vita?

Dopo tutte queste domande, vorrei dire che preferisco coniugare religione e pace, piuttosto che religione e guerra.

L�affermazione di Giovanni Paolo II ad Ankara, nel 1979, mi da in questo senso fiducia e speranza:

�La fede in Dio che professano i discendenti spirituali di Abramo � ebrei, cristiani e musulmani � quand�� vissuta sinceramente e quando penetra nella vita, � un fondamento assicurato della dignit� e della libert� dell�uomo, cos� come un principio di rettitudine per la condotta morale e la vita sociale�.

E� venuto il momento di lasciare la parola ai partecipanti della tavola rotonda.

 

 

  Copyright� 1999-2003 Comunit� di Sant'Egidio