Aachen 2003

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Luned� 8 Settembre 2003 - Eurogress
Acqua: crisi ambientali e sviluppo umano

  
  

Serge Latouche
Universit� di Parigi, Francia
  

"Faremo scorrere fiumi di sangue, piuttosto che cedere una sola goccia d�acqua destinata alla canna da zucchero". (Un "barone" dello zucchero indiano )

"Avete amato le guerre del petrolio, adorerete le guerre dell�acqua". Paolo VI nell�enciclica "populorum progressio" dichiarava che �lo sviluppo � il nuovo nome della pace". Sarebbe senz�altro stato pi� profetico affermare che �Lo sviluppo � il nuovo nome della guerra". In realt�, in modo pi� o meno aperto, tra diversi paesi o in seno alle nazioni, le guerre �ecologiche� conseguenza dell�insostenibilit� e dell�ingiustizia dello sviluppo sono gi� cominciate . Per il non specialista della geopolitica dell�acqua e delle poste in gioco idrostrategiche, il caso dell�acqua appare paradossalmente esemplare, perch� l�acqua non � naturalmente rara, al contrario. I drammi legati all�acqua sono una testimonianza caricaturale dell'impasse cui ci conduce l�attuale organizzazione tecno-economica. Una volta si diceva a mo� di scherzo che se il Sahara fosse gestito in modo socialista, si dovrebbe ben presto affrontare una penuria di sabbia. Sfortunatamente, la gestione capitalista mondializzata dell�acqua ci condurr� ad una situazione simile, per quanto riguarda l�acqua. Un elenco non dettagliato dei problemi relativi all�acqua occuperebbe da solo i 10 minuti che mi sono assegnati : senza entrare nei problemi delle acque marine (eutrofizzazione, maree nere, distruzione delle risorse alieutiche (relative alla pesca, N.D.T.), diversi tipi di inquinamento che impediscono l�uso delle spiagge etc.), i problemi dell�acqua dolce, sia quelli delle acque di superficie che delle falde acquifere, formano un�insieme complesso in cui tutti gli elementi sono interdipendenti: irrigazione agricola sfrenata, inquinamento delle falde freatiche causato dagli scarichi agroindustriali tossici (pesticidi, composti chimici, residui di letame dei maiali), trasformazione dei fiumi in fogne a cielo aperto che trasportano acque tossiche e contaminate, drammi ricorrenti delle grandi dighe, spreco nell�utilizzo, sistemi di distribuzione difettosi, riciclaggio quasi inesistente, penuria d�acqua potabile, speculazione sulle risorse idriche. Se ne ricava un�immagine e un indice del carattere insostenibile ed intrinsecamente disumano dello sviluppo e una giustificazione alla necessit� di organizzare un passo indietro.

1. Lo sviluppo � disumano e insostenibile

Una cosa sembra ormai chiara : anche la riproduzione duratura del nostro sistema predatorio non � pi� possibile. La nostra supercrescita economica supera gi� largamente la capacit� di sopportazione della terra. Se tutti i cittadini del mondo consumassero come degli Americani, o anche come degli europei medi, i limiti fisici del pianeta verrebbero abbondantemente superati . Se si prende come indice del � peso � ambientale del nostro modo di vivere "l'impronta" ecologica dello stesso sulla superficie terrestre necessaria, si ottengono risultati insostenibili tanto dal punto di vista dell�equit� per quanto riguarda il diritto di spoliazione della natura che dal punto di vista della capacit� di rigenerazione della biosfera.

L'acqua mostra alla perfezione questa disuguaglianza insostenibile. Il consumo medio per uso domestico di un nordamericano supera i 400 litri al giorno contro i 200 dell�europeo, i 50 dell�africano, e molto meno per gli abitanti del Sahel .

Dopo alcuni decenni di spreco frenetico delle risorse naturali, sembra che siamo ora entrati in un�epoca di tempeste, in senso proprio e figurato� Il disordine climatico si accompagna alle guerre del petrolio, cui succederanno le guerre dell�acqua , ma anche probabili pandemie, e la scomparsa di specie vegetali e animali essenziali a causa di prevedibili catastrofi biogenetiche. La societ� della crescita non � n� sostenibile, n� auspicabile. Occorre prima di tutto definire cos�� la societ� della crescita. Essa pu� esser definita come una societ� dominata da un�economia di crescita che tende a lasciarsi assorbire da essa. L�economia di crescita stessa si pu� definire come il sistema di organizzazione economica orientato, oggettivamente e deliberatamente, verso l�ottimizzazione della crescita economica. Quest�ultima ha visto la luce molto dopo la nascita dell�economa di mercato all�inizio de 19� secolo, diffondendosi solo dopo la Seconda Guerra Mondiale . Cio� nel momento in cui l�Occidente, (per bocca del presidente Truman...) lanciava la parola d�ordine e il programma dello sviluppo. La crescita per la crescita � divenuto l�obbiettivo principale, se non il solo.

Una societ� di questo tipo non � sostenibile per almeno 4 ragioni:

- perch� supera la capacit� di sopportazione del pianeta ;

- perch� raggiunge i limiti della biosfera ;

- i progressi dell�eco-efficienza portata avanti dai suoi partigiani per cercare di salvaguardarla vengono continuamente superati dalla logica della crescita;

- la supposta intercambiabilit� dell�artefatto con la natura, postulata dagli economisti ortodossi, � in realt� limitata.

Tutto ci� pu� esser dimostrato nel caso dell�acqua. Mentre il sistema porta ad una distruzione sempre maggiore della risorsa, i bisogni generati dalla logica di mercato sono in crescita esponenziale. La domanda di acqua si � moltiplicata per 7 nel corso del 20� secolo, ma le riserve idriche sono diminuite di un terzo.

Mentre gli igienisti dell�Illuminismo stabilivano nel 18� secolo che le necessit� � normali � dei parigini erano di 30 litri al giorno (la disponibilit� non superava i 10 litri), e mentre il Sudafrica si � prefissato un obbiettivo simile (25 litri al giorno per soddisfare la sete e per l�igiene) il consumo medio dei francesi era di 156 litri nel 1998 . � pi� che probabile che la pubblicit� della Jacuzzi, delle piscine ecc. faccia crescere questi consumi fino a raggiungere la media americana di 400 litri ! Un ingegnere del Fondo nazionale per lo sviluppo regionale della Bolivia, lamentando l�inefficienza delle installazioni idriche, ha dichiarato : "Bisogna insegnare alla gente a lavarsi una volta al giorno, a innaffiare le piante, a lavare la macchina", mentre la desertificazione sta gi� avanzando nel bacino andino!

� Abbiamo una quantit� limitata di foreste, d�acqua, di terra � scrive Arundathy Roy -se trasformate tutto in impianti di aria condizionata, patate fritte e automobili, verr� un momento in cui non avrete pi� niente� .

George W. Bush il 14 febbraio del 2002 ha dichiarato a Silver Spring, davanti all�amministrazione della metereologia : "essendo la chiave del progresso ambientale, e provvedendo le risorse che permettono di investire nelle tecnologie � pulite �, essa � la soluzione, e non il problema" .

Lontano da costituire il rimedio ai problemi sociali ed ecologici che lacerano il pianeta, lo sviluppo economico costituisce la fonte del male. Deve essere analizzato e denunciato come tale.

"Le sviluppo permanente, secondo i documenti del World Business Counsil for Sustanable Developpement (WBSD), si realizza al meglio grazie ad una concorrenza aperta all�interno di mercati correttamente organizzati che rispettano i legittimi vantaggi comparativi. Siffatti mercati incoraggiano l�efficienza e l�organizzazione che sono tutte necessarie ad uno sviluppo umano durevole". Niente di pi� falso!

Che l�efficienza ecologica sia cresciuta in modo notevole � incontestabile, ma allo stesso tempo il perpetuarsi di una crescita forsennata, accresciuta da questi progressi (effetto boomerang), porta una degradazione globale. La "nuova economia" � sicuramente relativamente immateriale o meno materiale, ma essa completa l�antica ben pi� di quanto la sostituisca. Alla fine tutti gli indici mostrano che i prelievi continuano a crescere . La gestione dell�acqua nel mondo da parte delle multinazionali, lungi dal ridurre lo �stress idrico� non ha fatto che accrescerlo, limitando l�accesso a chi pu� pagare.

Ci vuole tutta la fede degli economisti ortodossi per pensare che la scienza del futuro risolver� tutti i problemi, e che sia concepibile la sostituibilit� illimitata della natura con l�artificio. Entro certi limiti, � legittimo sostituire l�uomo con la macchina (cio� il fattore lavoro col fattore capitale), ma non i flussi di materie prime (in entrata) con un aumento dei magazzini. Come nota Mauro Bonajuti, non si potr� mai ottenere lo stesso numero di pizze diminuendo la quantit� di farina, ma aumentando il numero dei forni o dei cuochi. Pi� in generale, avere una fede cieca nella scienza e nel futuro per risolvere i problemi del presente, non solo � contrario al principio della prudenza, ma anche semplicemente al buon senso. Anche se si pu� sperare di trovare nuove fonti energetiche, sarebbe ragionevole costruire �grattacieli senza scale ne ascensori sulla base della sola speranza che un giorno trionferemo sulla legge di gravit� ?" . Eppure � proprio quello che facciamo con il nucleare, accumulando scorie potenzialmente pericolose per i secoli a venire, senza alcuna soluzione in prospettiva.

Facciamo lo stesso con l�acqua. Anche se si trovasse un procedimento miracoloso per dissalare l�acqua di mare, esso richieder�, come la depurazione delle acque, un costo energetico e di materiale che non sar� certo gratuito.

Per quanto riguarda l�acqua, occorre aggiungere che la privatizzazione e la mercificazione di questa risorsa naturale offerta gratuitamente dalla natura, prevista dagli istituti finanziari internazionali, lungi dal risolvere i problemi li aggraverebbe soltanto. La "tragedia delle terre comunali, cio� dell�utilizzo da parte di interessi privati senza scrupoli di un bene collettivo, sarebbe moltiplicato con la tragedia di una nuova "enclosure" .

Perci�, per tutte queste ragioni, la societ� di crescita � insostenibile e condannata, a breve o lungo termine, a scomparire.

B) essa non � auspicabile ne umana per almeno 3 ragioni:

- perch� genera un aumento delle disuguaglianze e delle ingiustizie;

- crea un benessere fortemente illusorio;

- perch� non crea neanche per gli stessi �nababbi� una societ� conviviale, ma un�anti-societ� malata della sua ricchezza.

Per quanto riguarda le disuguaglianze, questo si � sempre potuto verificare a livello planetario e dopo la fine dei gloriosi trenta si verifica anche a livello di ogni paese, anche del Nord. Come sottolinea Majid Rahnema :"Non � aumentando la potenza della macchina produttrice di beni e prodotti materiali che questo scandalo (della miseria e dell�indigenza) avr� fine, perch� la macchina azionata per questo scopo � la stessa che costruisce sistematicamente la miseria " . Un uomo su 5 non ha accesso ad acqua potabile pulita e la met� dell�umanit� non dispone di una rete di depurazione adeguata. Quanto all�aumento delle ingiustizie, esso non � solo nella stessa natura del sistema capitalista, ma di ogni societ� di crescita .

Il benessere creato � fortemente illusorio. Qui troviamo il paradosso ecologico della crescita. Gli indici trionfalistici di crescita della produttivit� che dimostrerebbero in modo irrefutabile il progresso del benessere sono spesso il risultato di artifici nei conteggi. Certo il nostro nutrimento, grazie all�aumento di produzione dell�agricoltura, necessita di lavoro diretto 100 volte meno che quello dei nostri nonni, e le nostre preziose automobili 20 volte meno di quelle dei nostri nonni, ma un bilancio completo che integri i costi totali del sistema agroalimentare o del sistema automobilistico produrrebbe risultati meno brillanti. Il conteggio per l'agroalimentare della moltiplicazione degli impieghi collaterali (consiglieri, ricercatori, conservazione-trasformazione, agrochimica, agrobiologia ecc.) ridurrebbe considerevolmente la famosa produttivit�, mentre l�inclusione dei danni collaterali (prelievo d�acqua, inquinamento delle falde freatiche, inquinamento dei fiumi e degli oceani, mucche pazze e altre febbri porcine) porterebbe senza dubbio alla conclusione di una controproduttivit� paragonabile a quella messa tempo addietro in luce da Ivan Illich riguardo alla macchina (la cui produzione abbisogna di 400.000 litri d'acqua per unit�).

In queste condizioni, l�innalzamento del livello di vita di cui pensano di beneficiare gli abitanti del Nord appare sempre pi� illusorio. Spendono certamente di pi� in termini di acquisto di beni e servizi di mercato, ma dimenticano di sottrarre l�innalzamento superiore dei costi, che sono diversi e a vari livelli: degrado della qualit� della vita non quantificato ma subito (aria, acqua, ambiente), spese di compensazione e riparazione (medicine, trasporti, tempo libero) rese necessari dalla vita moderna, innalzamento dei prezzi dei prodotti in via di diminuzione (acqua in bottiglia, energia, spazi verdi�) La felicit� promessa si traduce in un accumulo frenetico dei consumi con aumento di stress, insonnia, malattie di ogni tipo (cancro, crisi cardiache, allergie diverse,obesit�, cirrosi epatica, diabete), turbe psicosomatiche. Qualcuno si sente saturo e, arrivato al culmine della solitudine, sceglie il suicidio. In queste condizioni, parlare di sviluppo umano sembra uno scherzo di dubbio gusto.

2. Pensare una societ� di "decrescita" serena, conviviale e sostenibile.

Dunque � urgente Pensare una societ� di "decrescita" serena, conviviale e sostenibile. Ci� riguarda anche l�acqua. Gli esperti affermano che, se si continua su questa strada, tutte le acque di superficie verranno consumate entro il 2100 e che tutta l�acqua della terra si esaurir� completamente per il 2230 . Capiamoci. La decrescita � una necessit�; non un ideale in s�. Se bisogna fare di necessit� virt�, conviene considerare la decrescita come un obiettivo per le societ� del Nord, da cui � possibile trarre dei vantaggi; si rifletter� perci� sulla maniera pi� appropriata per porre rimedio agli inconvenienti pi� evidenti . Non si tratta certamente dell�unico obiettivo per una societ� del dopo-sviluppo e di un altro mondo possibile, ma per il Nord costituisce un obiettivo urgente e ineluttabile.

Conviene precisare prima di tutto cosa sia una societ� di �decrescita�. La parola d�ordine della decrescita ha soprattutto lo scopo di sottolineare con forza la necessit� di abbandonare il progetto insensato dello sviluppo per lo sviluppo, obiettivo il cui motore non � altro che la ricerca sfrenata del profitto da parte dei detentori del capitale. Ovviamente il fine non � un capovolgimento caricaturale consistente nel predicare la decrescita per la decrescita. Soprattutto la decrescita non � la crescita negativa, espressione antinomia e assurda che ben traduce il dominio dell�immaginario dello sviluppo . Si sa che il semplice rallentamento della crescita fa cadere le nostre societ� nello sconforto a causa della disoccupazione e dell�abbandono dei programmi sociali, culturali ed ambientali che assicurano un minimo di qualit� della vita. Si pu� ben immaginare quale catastrofe costituirebbe un tasso di crescita negativo! Cos� come non c�� niente di peggio che una societ� fondata sul lavoro senza lavoro, niente � peggio di una societ� di sviluppo senza sviluppo. La decrescita � dunque auspicabile solamente in una � societ� di decrescita �. Questa presuppone una drastica diminuzione dei corollari negativi della crescita e si fonda sull�organizzazione di circoli virtuosi di decrescita.

2.1. Diminuire, o sopprimere, i corollari negativi della crescita.

Una politica di decrescita potrebbe consistere dapprima nella riduzione o soppressione dei corollari negativi della crescita, il che va dalle spese per la pubblicit� a quelle delle medicine contro lo stress. La rimessa in questione del considerevole volume di spostamenti di uomini e merci sul pianeta col conseguente impatto negativo sull�ambiente, quello non meno considerevole della pubblicit� urlata e spesso nefasta, quello infine del rapido invecchiamento dei prodotti e degli utensili usa e getta senza altra giustificazione che quella di far girare sempre pi� velocemente la megamacchina infernale costituita dalle importanti riserve di decrescita nei consumi materiali. La riduzione dell�incredibile e folle spreco idrico si potrebbe realizzare a minor costo, basterebbe far rispettare le regole esistenti� senza penalizzare i poveri n� privarli dell�accesso a questo bene, da sempre fornito gratuitamente dalla natura.

Gli attacchi al nostro livello di vita della maggior parte delle riduzioni al saccheggio della biosfera, non possono perci� che creare un miglior modo di vivere. "Una persona felice, nota Herv� Martin, non fa uso di antidepressivi, non consulta psichiatri, non tenta il suicidio, non rompe le vetrine dei negozi, non passa giornate intere a comprare oggetti tanto costosi quanto inutili, in sintesi, partecipa molto debolmente all�attivit� economica della societ�" . La decrescita pu� rendere la vita pi� piacevole. E� anche possibile comprendere tale decrescita con la ricerca, fino a un certo punto, della crescita feticcio di un guadagno calcolato in modo pi� equilibrato .

Comunque la cosa pi� importante sono certamente i profondi mutamenti dei nostri valori e dei nostro modo di vivere, che lascerebbero pi� spazio ai � beni relazionali � e sconvolgerebbero i nostri sistemo di produzione e di potere. Allora si potrebbe davvero scommettere sull�aumento dell�indice di �felicit� pro-capite�!

2.2. I circoli virtuosi di una societ� di decrescita.

Nel 1848, Marx pensava che fosse giunta l�ora di una rivoluzione sociale e che il sistema fosse maturo per il passaggio alla societ� comunista della prosperit�. L�incredibile sovrapproduzione materiale di cotone e beni manifatturieri gli sembrava pi� che sufficiente, una volta abolito il monopolio del capitale, per nutrire, alloggiare e vestire appropriatamente la popolazione (almeno quella occidentale). Questo nonostante la � ricchezza� materiale fosse infinitamente inferiore a quella odierna (Il PIL si � moltiplicato numerose volte in seguito) , non ci fossero macchine, n� aerei, n� plastica, n� lavatrici, ne frigoriferi, n� computer, n� biotecnologie, come neanche pesticidi, composti chimici e energia atomica! Tuttavia non � forse proprio questa assenza ci� che rendeva accessibile l�utopia ? A dispetto degli incredibili cambiamenti portati dall�industrializazione, i bisogni restavano modesti e la loro soddisfazione possibile. La felicit�, nella sua componente materiale, sembrava a portata di mano. Nel suo libro "L'�conomie Barbare", scritto nel 1994, Philippe Saint Marc fa una simile constatazione. L'obiettivo del benessere collettivo si sarebbe considerevolmente allontanato in 30 anni, mentre gli indici degli anni 60 disegnano una societ� notevolmente pi� � felice � . Cos� interpretata, la decrescita non � automaticamente sinonimo di un regresso del benessere. La maggior parte dei saggi considerava la felicit� come la realizzazione della soddisfazione di un numero sensatamente limitato di bisogni. L'evoluzione e il lento sviluppo delle societ� pi� vecchie si integrava in una riproduzione ingrandita ben equilibrata, sempre adattata ai contrasti naturali . Gestire la decrescita significa in altri termini rinunciare all�immaginario economico della fiducia che �pi�� � uguale a �meglio�. Il bene e la felicit� si possono realizzare ad un costo inferiore. Riscoprire la vera ricchezza nello stabilirsi di relazioni sociali di convivenza in un mondo sano � qualcosa che si pu� realizzare serenamente nella frugalit� e nella sobriet�, perfino in una certa austerit� nei consumi materiali ; in breve, ci� che alcuni hanno predicato sotto lo slogan gandhiano o tolstojano della �semplicit� volontaria�. Bisogna per� intendersi su tali �restrizioni" : se l�ascesi � lodevole, essa non va predicata ne tantomeno imposta . In ogni modo, non � possibile sfuggire alla domanda posta da Majid Rahnema : "In che misura ciascuno di noi � pronto a resistere, nella sua vita quotidiana, alla colonizzazione dei bisogni prefabbricati?" .

Per poter concepire la societ� della decrescita serena ed accedervi, occorre letteralmente uscire dall�economia. Ci� significa rimettere in discussione il predominio dell�economia sur resto della vita nella teoria e nella pratica, ma soprattutto nelle nostre teste. Uscire dall�economia deve portare conseguentemente all�abbandono dello sviluppo poich� i suoi miti fondatori, in particolare la fede nel progresso, scomparirebbero. L�economia entrerebbe simultaneamente in decrescita e in deperimento. La costruzione di una societ� meno ingiusta comporterebbe sia la reintroduzione della convivialit� che di un consumo pi� limitato quantitativamente e pi� esigente qualitativamente.

Ci� presuppone un�organizzazione completamente diversa in cui il tempo libero viene valorizzato in luogo del lavoro, in cui le relazioni sociali prevalgono sulla produzione ed il consumo di prodotti usa e getta inutili e nocivi. Una condizione previa � la drastica riduzione dei tempi di lavoro previsti, per poter assicurare a tutti un impiego soddisfacente. Gi� nel 1981, Jacques Ellul, uno dei primi teorici di una societ� di decrescita, fissava come obiettivo per il lavoro un orario che non superasse le due ore al giorno . Insieme a Osvaldo Pieroni si pu�, ispirandosi alla carta � consumi e stile di vita � proposta al Forum delle ONG di Rio, sintetizzare tutto ci� nel programma delle 6 �R�: Rivalutare, Ristrutturare, Ridistribuire, Ridurre, Riutilizzare, Riciclare. Questi 6 obiettivi interdipendenti scatenano un circolo virtuoso di decrescita serena, conviviale e sostenibile . Rivalutare, significa rivedere i valori ai quali crediamo e in base ai quali organizziamo la nostra vita e cambiare quelli che devono esser cambiati.

� chiaro quali sono i valori che vanno portati avanti e che dovrebbero prendere il sopravvento rispetto agli attuali valori dominanti. L'altruismo dovrebbe prevalere sull�egoismo, la cooperazione sulla concorrenza sfrenata, il piacere del tempo libero sull�ossessione del lavoro, l�importanza della vita sociale sul consumo illimitato, il gusto di una bella opera sull�efficienza produttivista, il ragionevole sul razionale, ecc. Il problema � che i valori attuali sono sistemici, il che significa che sono suscitati e stimolati dal sistema, che a loro volta essi contribuiscono a rafforzare. Certo, la scelta di un�etica personale differente, come la semplicit� volontaria, pu� invertire la tendenza e non � da trascurare. Va anche incoraggiata nella misura in cui contribuisce a minare le immaginarie basi del sistema, ma senza una rimessa in discussione radicale dello stesso la Rivalutazione rischia di essere limitata. Si tratterebbe di riannodare in un certo senso, attraverso una vera rivoluzione culturale, un legame con le societ� primitive, dove, come ci ricorda Baudrillard, dopo Salhins e molti altri: "la ricchezza non � fondata sui beni, ma sullo scambio concreto tra le persone. Essa � perci� illimitata" .

Ristrutturare significa adattare l�apparato di produzione e i rapporti sociali in funzione del cambio di valori. Tale ristrutturazione sar� tanto pi� radicale quanto pi� il carattere sistemico dei valori dominanti sar� stato sradicato. Si tratta dell�orientamento verso una societ� di decrescenza. Ridistribuire � da intendersi nell�ottica della ripartizione delle ricchezze e dell�accesso al patrimonio naturale. Ridurre vuol dire ridurre gli orari di lavoro, come si � visto, ma anche diminuire l�impatto sulla biosfera dei nostri modi di produrre e consumare. Per fare ci�, riutilizzare invece di buttare gli oggetti e gli utensili di uso comune e anche riciclare gli scarti incomprimibili delle nostre attivit�. . Anche in questo caso, l�acqua costituisce un buon terreno per illustrare questa strategia.

Conclusione

Per sopravvivere o perdurare, o semplicemente per neutralizzare i prevedibili conflitti riguardo l�accesso all�acqua, � dunque urgente organizzare la decrescita. Se una persona si trova a Parigi e deve andare in treno a Aquisgrana, se per sbaglio prende il treno in direzione di Londra, non basta rallentare la locomotiva, frenare o anche fermarsi : bisogna scendere e prendere un altro treno nella direzione opposta. Per salvare il pianeta e assicurare un futuro accettabile ai nostri figli, non bisogna solamente moderare le tendenze attuali, ma occorre proprio uscire dallo sviluppo e dall�economicismo, come anche dall�agricoltura produttivista che ne � parte integrante, per finirla con mucche pazze , aberrazioni transgeniche e stress idrico delle piante e degli uomini.

Il cammino verso una societ� della decrescita non solo dovr� essere organizzato allo scopo di preservare l�ambiente ma anche e forse soprattutto per restaurare quel minimo di giustizia sociale senza il quale il pianeta � condannato all�esplosione.

 

 

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