Aachen 2003

Previous page
Home page

Luned� 8 Settembre 2003 - Eurogress
Coabitazione e immigrazione in Europa

  
  

Daniela Pompei
Comunit� di Sant�Egidio
  

Convivenza e coabitazione in Europa

In molti paesi del nord Europa l�immigrazione � in atto da molti anni, anche se ultimamente sono mutati i paesi di provenienza degli stranieri. Per gli stati della sponda sud invece, il fenomeno migratorio � pi� recente.

Alcuni dati per comprendere il fenomeno

Secondo i dati forniti dall�Onu, nei paesi dell�Unione Europea gli stranieri risultano essere alla fine del 2002, 25milioni e853 mila . In questo numero sono compresi, gli stranieri comunitari, gli studenti, i rifugiati, i richiedenti asilo, i lavoratori, gli stagionali, in sintesi tutti coloro che si trovano in maniera regolare sul territorio europeo. Tra questi, circa 20 milioni sono gli stranieri provenienti da paesi in via di sviluppo non europei. Nel 2000 gli immigrati rappresentavano il 4% dei residenti in Europa. Si tratta di una percentuale ridotta, che varia nei diversi paesi dell�Unione: in alcuni l� incidenza sulla popolazione � pi� alta, ad esempio in Germania il 9%, in Belgio l�8,6%, in Austria il 9,4%, in Italia � inferiore al 3%.

Da uno studio della Commissione europea del giugno 2003 emerge in maniera chiara che l�aumento della popolazione europea negli ultimi 5 anni � essenzialmente dovuto alla presenza di immigrati, che vi contribuiscono nella misura dell�70% nel 2001 e dell�80% nel 2002. Si nota la rapidit� dell�aumento dell�incidenza degli immigrati.

Questo contributo degli immigrati sempre pi� rilevante alla crescita della popolazione europea sottolinea in maniera ancor pi� chiara, la necessit� di arrivare , con la creazione di una cittadinanza europea alla piena integrazione di questi gruppi di popolazione.

Cittadinanza europea

A nostro avviso � solo attraverso il riconoscimento degli immigrati come cittadini a tutti gli effetti che si pu� raggiungere quella coabitazione pacifica che non cancella le diverse identit�, anzi le lascia esistere assieme ad una nuova identit� comune a tutti gli europei.

Comprendo che si tratta di una richiesta controcorrente, ma questo momento in cui si sta discutendo di Costituzione Europea, � opportuno ripensare e proporre una nuova legge sulla cittadinanza che superi le leggi nazionali e diventi un bene comune a tutti gli europei. Una tale legge sarebbe l� occasione di lasciare da parte un certo tipo di confini e barriere e guardare in modo positivo e propositivo alla globalizzazione superando la paura che questa porta inevitabilmente con s�. E� il momento di un nuovo passaggio ai barbari proprio qui ad Aachen, perch� nessuno sia pi� barbaro. E� il momento di una nuova costruzione dell�Europa a pi� identit� e per questo con una identit� unitaria pi� forte. Noi crediamo e auspichiamo che questo sia possibile presto.

Le diverse leggi nazionali presentano in questo senso alcuni limiti che vorrei brevemente illustrare

La Germania � in Europa il paese che ha il numero maggiore di immigrati: circa 7 milioni, con una migrazione di vecchia data e con comunit� etniche dello stesso paese molto numerose, si pensi ai turchi. Alcuni studiosi definiscono il modello adottato dalla Germania come istituzionalizzazione della precariet� .Gli stranieri venivano chiamati fino a pochi anni f� Gastarbeiter, �lavoratori ospiti�, e venivano considerati come ospiti temporanei. La loro assimilazione culturale non era ritenuta auspicabile perch� si supponeva che in breve tempo sarebbero ritornati nei loro paesi. Questo crea estraneit� che � il contrario dell�integrazione. La legge tedesca sulla cittadinanza, risponde quasi completamente al principio dello ius sanguinis. Assai difficile � sembrato al legislatore tedesco prevedere la doppia cittadinanza. L�idea � quella di dire se sei tedesco sei solo tedesco. Ma questa affermazione appare allo straniero che pure si sente anche tedesco come un rinnegamento della propria identit� originaria.

A nostro avviso la cittadinanza di origine andrebbe affiancata a quella europea.

Un altro modello � quello francese comunemente definito �assimilazionista�.

Il percorso di inserimento degli immigrati ha come fine l�assimilazione intesa per� come accettazione da parte dell�immigrato delle regole e delle leggi del paese ospitante e relegando le specificit� e le differenze nell�ambito privato e domestico. Si veda la polemica di qualche anno fa sul velo femminile. La libert� di culto � rispettata ma appartiene alla sfera del privato mentre il principio di laicit� garantisce la separazione tra la religione e lo Stato.

In questo modello un ruolo importante ha la legge sulla cittadinanza che privilegia il principio dello ius-soli in maniera parziale il quale attribuisce automaticamente la nazionalit� a chiunque sia nato all�interno dei confini nazionali, se almeno un genitore � nato in Francia. La Francia ha fallito nelle politiche di integrazione sul piano amministrativo, creando ad esempio, delle periferie abitate solo da famiglie immigrate.

Il Belgio ha scelto una via di integrazione che dagli studiosi viene chiamata �L�inclusione/esclusione differenziata�. In questo modello solo alcuni dei gruppi minoritari presenti vedono riconosciuta la loro esistenza. Ad esempio, la Costituzione accorda il riconoscimento alle comunit� e alle regioni corrispondenti agli originari gruppi nazionali: fiamminghi, valloni e cittadini di lingua tedesca, mentre per le minoranze formatesi con l�immigrazione non � previsto niente di La Gran Bretagna si qualifica per un approccio pluralista. La specificit� e l�identit� culturale delle minoranze etniche formatesi con l�immigrazione, di quelle nazionali, ed eventualmente di quelle autoctone, sono pubblicamente riconosciute o in alcuni casi semplicemente tollerate. Gli individui e i gruppi sono liberi di organizzarsi per mantenere viva la loro cultura e la loro identit� nel rispetto della legge. Esempio tipico � la possibilit� che hanno le varie comunit� di immigrati di fare le loro scuole. Si trovano quindi scuole indiane o pakistane, cosa inconcepibile in Francia o in Italia. Un tale approccio crea isolamento dei diversi gruppi etnici.

L�Italia � insieme alla Spagna tra i paesi in cui il fenomeno dell�immigrazione � pi� recente. Questi paesi hanno scelto per legge di rispondere solo alle �emergenze� e non si sono ancora posti il problema dell�inserimento. L�Italia nel panorama europeo � il paese che ha la legge pi� restrittiva per ci� che riguarda la concessione della cittadinanza. La naturalizzazione pu� avvenire solo dopo dieci anni di residenza regolare. I figli degli immigrati, pur nascendo in Italia, possono divenire cittadini, se lo richiedono, solo dopo il diciottesimo anno di et�.

Proposte

Dopo aver analizzato brevemente alcuni modelli di integrazione possiamo fare delle considerazioni. In tutti i paesi europei si nota che gli immigrati non sono mai considerati, prima di tutto dei cittadini, ma a seconda

Dei casi sono:esclusivamente forza lavoro, persone temporaneamente presenti nel paese o clandestini che creano problemi di ordine pubblico. Anche nelle legislazioni pi� avanzate si cela una separazione tra gli stranieri e i cittadini, dovuta essenzialmente alla mancanza della cultura dell�incontro con l�altro. In questo senso si impone come prioritaria nelle politiche di integrazione: l�insegnamento della lingua del paese ospitante come modalit� di base per una piena comunicazione tra diversi. D�altra parte � proprio di questi giorni il riconoscimento dell�importanza di una lingua condivisa anche nel paese fondato sull�immigrazione: gli USA.

Particolare attenzione va prestata ai figli degli immigrati che pi� facilmente dovrebbero essere inseriti nel sistema scolastico vigente nel paese. Andrebbero ripensati anche i programmi scolastici in maniera comprensiva delle altre culture.

Cittadinanza

Un altro tratto comune dei modelli esaminati consiste nella difficolt� pi� o meno accentuata ad ottenere da parte dello straniero la cittadinanza del paese in cui ha scelto di vivere.

Nell�ambito delle politiche di inclusione, la concessione facilitata della cittadinanza � un elemento fondamentale che sostiene la scelta di vivere in un paese diverso dal proprio rendendo lo straniero cittadino a pieno titolo.

Prevedere una cittadinanza europea, come si diceva all�inizio, sarebbe auspicabile.

Periferie

Nei vari paesi d�immigrazione, dopo alcuni anni, si manifesta il problema delle periferie urbane dove i nuovi arrivati, a causa della scarsa offerta abitativa, si insediano creando dei veri e propri ghetti ove frequentemente hanno luogo episodi di violenza e di razzismo. Appare necessario ai fini di un inserimento positivo favorire la coabitazione con i cittadini del paese, riqualificando i quartieri degradati e incentivando la costruzione di nuove abitazioni.

La coabitazione e la convivenza, � gi� unaa realt� in molti paesi sviluppati dove la presenza degli stranieri incide in maniera positiva nello sviluppo del paese. Non possiamo non citare gli Stati Uniti che devono la ricchezza, lo sviluppo tecnologico e scientifico in buona parte agli immigrati, questo � vero anche per tanti altri paesi e lo sar� sempre di pi�. Molti stranieri sono nati, vivono, abitano in Europa, sono europei. Amin Maalouf descrive bene la sua realt� nel libro �L�identit�� quando scrive ��da quando ho lasciato il Libano per trasferirmi in Francia, mi � stato chiesto innumerevoli volte, se mi sentissi pi� francese o pi� libanese. Rispondo invariabilmente l�uno e l�altro. Ci� che mi rende come sono e non diverso � la mia esistenza tra due paesi, fra due o tre lingue, fra parecchie tradizioni culturali.Sono libanese come potrei scordarlo? Ma, d�altra parte, vivo in Francia da ventidue anni, bevo la sua acqua e il suo vino, le mie mani accarezzano ogni giorno le sue vecchie pietre, scrivo i miei libri nella sua lingua, per me non sar� mai pi� una terra straniera.�

Questa � la realt� che vivono molti immigrati nei nostri paesi. Sono stranieri e cittadini allo stesso tempo. In questa identit� complessa e forte sta secondo me la garanzia di una convivenza pacifica e la prevenzione di conflitti sociali che hanno alla loro base identit� deboli, contrapposte e confinanti con l�intolleranza fondamentalista. Un�identit� complessa e forte, credo anche che sia una chance di giovinezza per noi antiche cittadini europei.

 

 

  Copyright� 1999-2003 Comunit� di Sant'Egidio