Aachen 2003

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Luned� 8 Settembre 2003 - Eurogress
La penna e la pace

  
  

Jean Claude Petit
Direttore generale de �Malesherbes Publications�, Francia
  

Noi tutti lo sappiamo: ci sono delle parole che uccidono e delle parole che fanno vivere. Non � dunque necessario che lo scrittore ci intrattenga � esplicitamente � sulla guerra o sulla pace. Gi� quando egli partorisce le parole che costituiranno il suo scritto, egli entra in una relazione segreta e innovativa con l�altro. La sua scrittura non gli appartiene pi� . Essa far� opera di ripiegamento o di apertura, di incubo o di sogno, di immaginazione distruttrice o creatrice, e quindi, da qualche parte, di morte o di vita.

Perch�, che la scrittura sia racconto o testimonianza, fantasia o poema, che sia provocazione, interrogativo o provocazione, essa �, ben prima di tutto questo, mediatrice, e lo scrittore, mediatore. Scrivere non � far scaturire le parole che, per la loro stessa esistenza e per il significato che � loro intrinsecamente legato, fanno scaturire del nuovo nell�altro, quale che ne sia la natura? Cos� possiamo considerare che scrivere �impegna�, ben al di l� dell�atto stesso della creazione. Perch� scrivere � entrare in relazione. Scrivere � dialogare.

Quindi, poco importa che si tratti di un romanzo, di un poema o di un grande reportage, la scrittura partecipa alla mutazione permanente del mondo e lo scrittore ne � un attore. Ne ha egli coscienza? Ne misura la responsabilit�? Come egli si determina?

Perch� ecco che a partire dalle parole che ci arrivano, dalla loro carica e dalla loro precisione, dalla loro forza e dalla loro articolazione, dipenderanno la qualit� e la densit� delle nostre informazioni, dei nostri sogni, delle nostre energie creatrici, e infine dal nostro giudizio filosofico, politico, morale, spirituale. E dunque la qualit� e la densit� dell�umanit� di ognuno.

In questo gioco sottile della scrittura che lega lo scrittore e i suoi lettori e che, modificando l�uno e l�altro, modifica il mondo, che cos��, oggi, che serve o nuoce alla pace fra gli uomini? Che cos�� deprecabile? Che cos�� auspicabile? Affinch� le parole invece di uccidere, suscitino, resuscitino la vera vita fra tutti gli essere umani, il dialogo e quindi la pace.

Questo �, mi sembra, lo sfondo a partire dal quale dovrebbe dispiegarsi il nostro dibattito.

 

 

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