Mohamed Aziza
�Acad�mie Mondiale de Po�sie�, Francia
Vorrei limitare a 3 assi la mia riflessione sul tema che ci � proposto 1. La produzione letteraria,come la creazione in generale, si considera in prevalenza accordata alle vie della pace. Essa si propone di essere un "controfuoco" alla violenza della storia "reale" delle societ�, una voce incantatoria della pace sognata alla quale aspirano i creatori. 2. Ma guardiamoci dalle generalizzazioni affrettate e dalle affermazioni non cirostanziate. Il nostro impegno verso la pace non saprebbe spingerci a proferire delle professioni di fede semplicistiche In effetti, studiando i rapporti fra la letteratura e la pace,non si dovrebbe fare dell'angelismo et proclamare che,a partire da tutti i tempi e in tutti i luoghi, le due entit� furono legate e indissociabili. Finch� l'aede (il poeta) occup� la funzione di portavoce del proprio gruppo etnico o sociale, la letteratura fu spesso il riflesso magnificato delle situazioni che viveva il gruppo, compresi dunque gli episodi conflittuali che l'opponevano ad altri gruppi. L'Iliade, la Gerusalemme liberata, il Ramayana, il Popul Vuh, il Shah Namech rumoreggiano delle imprese guerriere degli eroi dell'epopea collettiva, sotto diverse latitudini. Il fatto � che la guerra, nata dalla storia degli uomini per partorire diversi momenti del loro destino, � una realt� costitutiva della condizione umana, nella stessa misura della violenza e delle turpitudini dell'animo. Non serve a nulla negarla o fare come se un rimedio miracoloso potesse sbarazzarci magicamente del rumore ossessivo degli zoccoli dei cavalli dell'Apocalisse. Pi� tardi, estirpandosi dalla scoria della sua appartenenza al proprio clan, lo scrittore, nato alla condizione dolorosa ma volta al completamento dell'individuazione, sapr� rompere con i diktat del proprio gruppo. 3. A partire da qui, molti scittori e poeti contemporanei denunceranno gli orrori della guerra e tenteranno di tappare i fucili con dei fiori. E' Pablo Neruda che pronuncer� il giudizio senza appello." Anche se tagliano tutte le rose non potranno ritardare la parimavera!" Alla soglia del terzo millennio, con l'avvento della mondializzazione, la questione della guerra e della pace fra le nazioni si trova radicalemente rinnovata. La mondializzazione potrebbe permetterci di superare il passaggio finora obbligato della violenza come mezzo di trasformazione storica dei rapporti fra i gruppi sociali, Stati e Nazioni. Essa potrebbe aiutarci a accedere a una societ�-mondo che instauri non un governo - sarebbe pura utopia - ma una gouvernance mondiale suddivisa nelle istanze di decisione che si occupano dei problemi vitali del pianeta: sradicamento delle povert� e dell'analfabetismo, salute, ambiente, cooperazione scientifica e tecnologica, dialogo interrelogioso e interculturale, ecc. Ma questa gouvernance ripartita fra parecchi centri di potere coordinati,suppone una pacificazione interplanetaria che abolirebbe l'�ra delle guerre , come solo modo operativo dell'evoluzione sociale. Noi siamo a un incrocio delle strade: o usciremo da questa �ra "dall'alto", oppure lo scatenamento della violenza rischier� di portarci via. Giacch� l'homo-sapiens-demens d'ora in poi mette al servizio dei suoi istinti primitivi la potenza infinitamente distruttiva delle sue raffinate tecnologie. Invece di raggiungere la sua unit� ontologica di essere dotato di ragione, l'uomo sembra, in questa alba crepuscolare del secolo e del millennio, voler rivendicare la propria lacerazione e divertirsi con le sue maschere antinomiche. Paradossalmente, la funzione dello scrittore e del poeta se ne trova semplificata Obbedendo al suo primo istinto,quello di cantare la bellezza e la fratellanza per incantare di nuovo il mondo,egli rinnover�, nello stesso tempo, il ruolo dell'aedo primordiale: quello di chiamare non pi� un solo gruppo sociale unito contro altri,ma l'insieme dell'umanit� raccolta da una coscienza planetaria dei danni e delle sfide, a inventare altre regole regolatrici del "vivere insieme" su un pianeta fragile e minacciato. Ora, su questa caravella dalle ali spiegate che ci trasporta nell'azzurro dell'infinito, il timone si chiama, ormai, pace.
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