Honor� Gui�
Presidente del Collectifs de la Soci�t� Civil, Costa d'Avorio
INTRODUZIONE
Nella notte tra il 18 e il 19 settembre 2002, si sono svolti tre simultanei attacchi, portati da gruppi armati, ad Abidjan, capitale economica (3 milioni di abitanti), Bouak�, seconda citt� del paese (471.000 abitanti nel 1998) e Korhogo, la citt� pi� grande del Nord (142.000 abitanti nel 1998). La Costa d�Avorio stava per attraversare la crisi socio-politica pi� grave della sua storia. In meno di un mese ci sono stati centinaia di morti, considerevoli danni materiali ed un rallentamento delle attivit� economiche. Una parte del territorio nazionale sarebbe poi caduta nelle mani degli insorti. Fin dai primi giorni della crisi, la reazione degli uomini di Dio e delle confessioni religiose, cos� come quella delle organizzazioni della societ� civile, � stata di intervenire sul piano umanitario. La Chiesa cattolica attraverso certe strutture come la Caritas e Soccorso cattolico, i musulmani grazie all�azione di alcuni imam, la Chiesa protestante metodista e la Chiesa del Cristianesimo celeste attraverso alcune delle loro parrocchie, hanno portato soccorso ed assistenza alle popolazioni colpite. A livello delle organizzazioni della societ� civile, anche l�ONG da me diretta, il GERDDES-CI (Gruppo di Studi e Ricerche sulla Democrazia e lo Sviluppo Economico e Sociale in Costa d�Avorio) � intervenuta in un primo tempo sul piano umanitario. Con l�aiuto del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (PNUD), essa ha affittato due camion da 10 tonnellate l�uno per trasportare viveri e medicinali sulla linea del fronte e condurre 150 sfollati in fuga dalle zone di guerra verso Abidjan, che era considerata pi� sicura. Nel momento in cui si cominciavano i negoziati di Lom�, in Togo, a seguito dell�accordo sul cessate-il-fuoco, raggiunto il 17 ottobre 2002, tra la CEDEAO e gli insorti, si aprivano due vie per la ricerca della pace. La via politica, che coinvolgeva la classe politica ivoriana, gli insorti e la comunit� internazionale, e la via che vedeva occupata la societ� civile, per prevenire gli scontri interetnici o interreligiosi. Ma prima di giungere alla presentazione di questi due approcci, sembra opportuno mostrare la gravit� della crisi attraversata dalla Costa d�Avorio. In effetti, come in ogni guerra, ci sono enormi perdite di vite umane in entrambi i campi, ma anche dispersi, feriti e danni materiali considerevoli. Resta ancora da fare un bilancio esauriente, perch� oggi nessuno pu� dire quanti morti ci siano stati dall�inizio dei combattimenti n� contare il numero dei dispersi e dei feriti, n� quantificare le distruzioni di beni pubblici e privati. La constatazione che siamo in grado di fare � che si tratta di un bilancio molto pesante. Si aggrava ulteriormente quando si prendono in considerazione gli assassinii perpetrati in violazione delle regole belliche. Ma, ancora, questa non � che la parte visibile dell�iceberg. Esistono altre conseguenze della guerra, forse pi� gravi, che toccano la popolazione civile. Questa vive situazioni drammatiche che avranno gravi ripercussioni sull�unit� nazionale e sulla coesione sociale nel dopoguerra. In effetti, migliaia e forse milioni di persone sono state obbligate a fuggire dai loro luoghi di residenza abituale; alcune di esse per la prima volta nella propria vita. Esse sono fuggite verso zone considerate sicure, all�interno del paese (zona sotto controllo governativo) o all�esterno (paesi vicini, paesi d�origine per gli stranieri, paesi occidentali e soprattutto la Francia). Tutte erano in stato di choc o avevano subito importanti traumi psicologici; alcune sono ferite o mutilate; di altre � stata gravemente offesa la dignit� in seguito a trattamenti degradanti e inumani od a violenze; certe persone hanno perduto tutta la loro famiglia e tutti i loro beni. Una paura generalizzata s�� impadronita del paese, che la causa ne fosse identificata (estorsioni compiute da persone o gruppi ben precisi appartenenti ad un�etnia, religione o regione sospettate di sostenere questo o quel campo) o meno (squadroni della morte). La coesione sociale si spezza sempre pi�, a causa dei sospetti, dei rancori, dello stesso odio che vengono coltivati. Come si � evoluta la crisi ivoriana dall�attacco del 19 settembre 2002 e che azione ha condotto la societ� civile per il ritorno alla pace? Queste sono le domande cui ci accingiamo a tentar di rispondere. I � EVOLUZIONE DELLA CRISI DAL 19 SETTEMBRE 2002
La violenza con cui � cominciata la crisi ivoriana ha portato molto presto ad intervenire la comunit� internazionale, in due contesti differenti che finiranno per congiungersi. Il primo contesto � stato quello della Francia, che � intervenuta fin dall�inizio delle ostilit�, dapprima per proteggere i suoi cittadini e gli stranieri che vivevano in Costa d�Avorio. Essa ha anche rafforzato il suo dispositivo militare in Costa d�Avorio, facendone passare gli effettivi ad 800 uomini, dalla fine del mese di settembre. Questi effettivi saliranno a 2.500 uomini all�inizio del mese di (dicembre?), cio� due mesi dopo. Nel frattempo, la sua missione si andava evolvendo. Il secondo contesto � quello della Comunit� degli Stati dell�Africa Occidentale (CEDEAO), di cui la Costa d�Avorio � membro. Fin dall�inizio della crisi, � stata convocata una riunione straordinaria ad Accra, in Ghana, per condannare il tentativo di prendere il potere con le armi e per fare appello ai belligeranti perch� intraprendano delle trattative. Un cessate-il-fuoco viene firmato il 17 ottobre 2002 tra la CEDEAO e i ribelli ed accettato dal Presidente della Repubblica per consentire negoziati. Questi negoziati cominciano a Lom�, in Togo, il 30 ottobre 2002, con l�appoggio della Francia e della comunit� internazionale, attraverso dichiarazioni del Presidente della Commissione dell�Unione Afrricana (UA) e del Segretario Generale delle Nazioni Unite (ONU). � a questo punto che i due contesti si congiungono. I negoziati di Lom� durano pi� di un mese e mezzo, senza portare una soluzione definitiva alla guerra. Il ministro degli Affari esteri della Francia, Dominique de Villepin, si reca per la prima volta ad Abidjan, nel quadro della crisi, il 2 novembre 2002, dopo esser passato da Lom� e prima di recarsi a Bamako per favorire un incontro tra i Capi di Stato ivoriano e burkinab� (del Burkina Faso). Incontro che avr� luogo alcuni giorni pi� tardi, alla presenza del Presidente del Mali, e non porter� soluzione alla crisi. Un altro fronte si va intanto aprendo nell�Ovest, con la comparsa di due nuovi movimenti ribelli: il Movimento Patriottico Ivoriano del Grande Ovest (MPIGO) ed il Movimento per la Pace e la Giustizia (MJP). La situzione diviene allora molto critica, poich� lo scontro tra le forze lealiste ed i ribelli si salda con una guerra civile che oppone alcune etnie dell�Ovest. Davanti alla stagnazione delle trattative di Lom�, la Francia decide di convocare i partiti politici ivoriani e le forze della rivolta a negoziati sul proprio territorio. Si tratter� dei negoziati di Linas-Marcousis del 15-23 gennaio 2003 e dell�incontro dei capi di Stato al Centro internazionale delle conferente di avenue Kl�ber, a Parigi, del 25 e 26 gennaio 2003. Questi diversi incontri porteranno all�accordo di Linas-Marcousis ed alla nomina del Primo ministro del governo di riconciliazione nazionale, da costituirsi con la partecipazione, su base equilibrata, di tutti i firmatari dell�accordo di Linas-Marcousis. Lo spirito di tale accordo sar� infine accettato dal Presidente della Repubblica il 7 febbraio 2003. Ma il Governo di riconciliazione nazionale sar� costituito solo il 13 marzo 2003, dopo il raggiungimento � il 7 marzo 2003 ad Accra, in Ghana � di un nuovo accordo per la ripartizione dei posti ministeriali, tra i firmatari dell�accordo di Linas-Marcousis. Tuttavia, a tutt�oggi i portafogli della Difesa, della Sicurezza, della Famiglia e dell�Infanzia continuano ad essere vacanti, e Difesa e Sicurezza sono semplicemente retti ad interim. Dopo due tentativi infruttuosi, il 13 ed il 20 marzo 2003, il Consiglio dei ministri ha infine potuto riunirsi nel mese di aprile. Il Consiglio Nazionale di Sicurezza, incaricato di designare i ministri della Difesa e della Sicurezza, � stato istituito ma in pratica non si riunisce. Ci� non di meno, si � avuta un�evoluzione positiva. Un cessate-il-fuoco totale � stato firmato il 3 maggio 2003, stavolta tra tutte le forze in conflitto, mettendo fine agli scontri che continuavano nell�Ovest del paese. Un altro accordo, che mette solennemente fine alla guerra, � stato firmato il 4 luglio 2003, alla presenza del Capo dello Stato, di tutta la classe politica e della comunit� internazionale, tra le Forze Armate Nazionali della Costa d�Avorio (FANCI) e le Forze Armate delle Forze Nuove (FAFN). Infine, l�Assemblea Nazionale a adottato, il 6 agosto 2003, una legge di amnistia che dovrebbe aprire la strada all�acquartieramento dei combattenti ed al loro disarmo. La pace � quindi vicina, ma ancora sfuggente. Come fare perch� si affermi definitivamente e durevolmente? Ecco la domanda cui il popolo ivoriano e la comunit� internazionale cercano di rispondere. Quanto alla societ� civile, essa ha compiuto un certo numero di azioni per evitare che la crisi si trasformasse in guerra civile generalizzata ed ha cominciato a preparare il dopoguerra. II � LE AZIONI COMPIUTE DALLA SOCIET� CIVILE INSIEME AI RELIGIOSI
Mentre la societ� civile nel suo insieme � compresi dunque i religiosi � � stata scartata da tutti i negoziati politici, essa si � organizzata per svolgere la propria parte nella ricerca della pace. I religiosi si coinvolgeranno appieno su questa via, attraverso propri interventi che porranno all�attenzione della nazione, o attraverso il Collettivo della Societ� Civile per la Pace. L�impegno dei capi religiosi e delle organizzazioni della societ� civile � sorto dal fatto che il bilancio della crisi, gi� catastrofico, si sarebbe ancor pi� appesantito se non si fosse fatto nulla di decisivo per fermare gli inizi di scontri etnici o religiosi che si erano riscontrati in alcune localit� del paese. In effetti, vi si trovava il germe di una guerra civile che poteva rapidamente generalizzarsi a causa dell�insediamento di tutti i gruppi etnici e religiosi in ogni parte del territorio nazionale. Sfortunati esempi di altri paesi fratelli, come il Burundi, il Ruanda e la Somalia, sono istruttivi in materia. In Costa d�Avorio si era generalmente pensato di essere al riparo da qualsiasi guerra tra militari, ed ancor pi� tra civili. (Ma) Abbiamo avuto la guerra. Dovevamo quindi fare in modo di evitare una guerra civile, etnica o religiosa. Bisognava non superare la soglia critica, perch� generalmente si sa quando e dove comincia una guerra, ma nessuno pu� aver la pretesa di sapere quando e dove questa si fermer�. Come azioni specifiche compiute dalle confessioni religiose, si possono citare: - Le dichiarazioni che esse hanno rilasciato, - collettivamente: l�appello delle confessioni religiose per la pace in Costa d�Avorio del 4 gennaio 2003 - o separatamente: diverse dichiarazioni della conferenza episcopale della Chiesa cattolica, del Consiglio Nazionale Islamico e della Chiesa protestante metodista; interviste di capi religiosi, specie del Capo della Chiesa del cristianesimo celeste della Costa d�Avorio, Presidente del Forum Nazionale delle confessioni religiose. - Le celebrazioni comuni delle differenti feste religiose, in cui tutti i capi religiosi appoggiavano la confessione religiosa che era in festa: tabaski, ramadan, festa di Natale, ecc. - Le giornate di digiuno e preghiera: tre giorni di digiuno e preghiera a livello nazionale dal 6 all�8 gennaio 2003 ed una celebrazione comune di tutte le religioni il 9 gennaio 2003, in uno stadio, alla presenza del Capo dello Stato. - Il colloquio internazionale delle confessioni religiose dell�Africa occidentale che ha riunito, dal 31 marzo al 3 aprile 2003, cristiani e musulmani della Costa d�Avorio, del Ghana, della Guinea, della Liberia e della Sierra Leone. Nel quadro del Collettivo della Societ� Civile per la Pace, i religiosi partecipano alla vasta campagna di sensibilizzazione che deve toccare tutto il territorio nazionale e che mira a preservare il paese da una guerra civile tra etnie o tra religioni. Il Collettivo della Societ� Civile per la Pace � composto dal Forum delle confessioni religiose, rappresentato dai capi delle principali confessioni religiose della Costa d�Avorio (Cristiani, Musulmani, Buddisti e gli adepti della fede Baha�i), da organizzazioni per la difesa dei Diritti dell�Uomo (LIDHO e MIDH) e da organizzazioni per la promozione della Democrazia (GERDDES-CI e AID-CI). � stato istituito fin dagli inizi della guerra in Costa d�Avorio, il 29 ottobre 2002. Il suo principale obiettivo � di evitare che una guerra civile tra etnie o tra religioni si innesti sul conflitto armato conosciuto dalla Costa d�Avorio. Per raggiungere il proprio obiettivo, il Collettivo ha deciso di condurre una vasta campagna di sensibilizzazione, nei confronti delle popolazioni, nei 58 dipartimenti della Costa d�Avorio. Questa campagna consiste essenzialmente nella conciliazione nelle zone dove si sono svolti scontri tra comunit� e nella sensibilizzazione o nella prevenzione in quelle dove si riscontrano rischi immediati o latenti (di scontro). �quipe di sei persone l�uno vengono cos� inviati per cinque o sei giorni in ogni dipartimento. Ogni �quipe comprende: un cristiano (prete o pastore), un musulmano (imam), due rappresentanti delle organizzazioni per la promozione della democrazia e due rappresentanti delle associazioni per la difesa dei diritti dell�Uomo. Gli interlocutori incontrati sono: le autorit�, i partiti politici e i sindacati, i capi delle comunit� etniche, i capi religiosi, i capi delle comunit� straniere, le responsabili delle associazioni femminili, i leader dei movimenti giovanili ed i campi di rifugiati o di profughi. Il Collettivo istituisce inoltre delle cellule di guardia e prevenzione che servono come relais per la sua azione durevole. Queste cellule, inizialmente denominate Comitati di Pace, hanno tre missioni principali: definire i litigi intercomunitari pendenti, svolgere un ruolo di guardia per prevenire i conflitti e condurre la campagna di sensibilizzazione del Collettivo della Societ� Civile per la Pace fin nelle sotto-prefetture e nei villaggi. Il Collettivo gode del sostegno del Presidente della Repubblica, del Governo della Costa d�Avorio, del PNUD, dell�Unione europea, delle ambasciate del Canada e del Belgio. Le prime missioni hanno permesso al Collettivo di coprire pi� della met� dei dipartimenti del nostro paese (30 su 58: Abengourou, Aboisso, Adzop�, Agboville, Agnibil�krou, Bondoukou, Bongouanou, Bonoua, Bouafl�, Dabou, Daloa, Daoukro, Dimbokro, Divo, Gagnoa, Grand-Bassam, Grand-Lahou, Issia, Jacqueville, Man, Oum�, San-Pedro, Sassandra, Sinfra, Soubr�, Tabou, Tanda, Tiassal�, Toumodi e Yamoussoukro), oltre al distretto di Abidjan. Tutti i dipartimenti visitati si trovano nella zona che era sotto controllo governativo. Oggi, con la costituzione del Governo di riconciliazione nazionale e l�accordo per il cessate-il-fuoco totale, si sono verificate le condizioni perch� il Collettivo possa estendere le proprie attivit� agli altri dipartimenti del paese situati nella zona sotto il controllo delle Forze Nuove. Una missione esplorativa, per preparare le future missioni nel Centro e nel Nord, si � dunque recata a Bouak� (che si trova nel centro ed � il principale centro operativo della rivolta) e a Korhogo (nel Nord), dal 24 al 27 giugno 2003. Essa ha beneficiato dell�appoggio delle autorit� e di tutte le forze coinvolte: il Presidente della Repubblica, il Primo Ministro, il Ministro di Stato Ministro della Comunicazione (portavoce delle Forze Nuove), il Comitato per l�Attuazione degli Accordi di Marcoussis, le Forze Armate Nazionali, le Forze Nuove e le Forze imparziali (militari francesi dell�operazione Licorne e Forze della CEDEAO). La riuscita di questa missione � stata il segno eclatante della distensione tra gli Ivoriani sull�intero territorio ed ha preceduto di alcuni giorni la firma, da parte dei militari, dell�Atto che mette fine alla guerra. Alla fine di questa campagna che riguarda i 58 dipartimenti del paese, il Collettivo intende fare della sensibilizzazione transfrontaliera per riavvicinare al popolo ivoriano i popoli fratelli degli Stati vicini (Burkina Faso, Ghana, Guinea, Liberia e Mali). CONCLUSIONE
Che pace possiamo avere in Costa d�Avorio dopo la guerra? La pace torner� forse automaticamente, per il solo fatto che la guerra sia finita? La pace equivarr� dunque all�assenza di guerra? La nostra risposta � NO, in considerazione dell�intensit� della crisi e dei numerosi danni che questa ha causato, ma pure dei rancori e dello spirito di vendetta che prevale presso alcuni. Se non si fa attenzione, la fine del conflitto armato rischia di spostare semplicemente gli scontri dal campo militare a quello civile, con regolamenti di conti che ben presto potrebbero diventare incontrollabili. � per questo che dobbiamo preparare, gi� da ora, il dopoguerra. � questa preparazione che permetter� una buona gestione di questo periodo cruciale che andr� dalla fine delle ostilit� all�avvento di una nuova societ� di pace, di fraternit� e di solidariet�. Utilizzando una boutade, potremmo dire: �Se vuoi la pace, prepara il dopoguerra�. � vero che un nostro proverbio dice che non ci si pu� sbarazzare dei magnants (una variet� di formiche) restandovi in mezzo, perch� continueranno a salirvi addosso. In senso stretto, ci� vuol dire che bisogna allontanarsi dallo sciame per sbarazzarsi efficacemente di quelli che abbiamo sul corpo. In senso figurato, significa che bisogna prendere le dovute distanze prima di agire. Se questo proverbio si applica mirabilmente ad alcune situazioni, non vale per� per la crisi che viviamo attualmente. Attendere la fine della guerra per agire � la via pi� certa per arrivare a nuovi scontri non appena i militari deporranno le armi. � da adesso che bisogna preparare la pace in tutte le sue dimensioni: politica, economica e sociale, perch� la guerra ha avuto conseguenze su tutti questi piani.
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