Ntol� Kazadi
Organisation Internationale de la Francophonie
Innanzi tutto, a nome del Segretario Generale dell�OIF (Organizzazione Internazionale della Francofonia), Sua Eccellenza il Presidente Abdou Diouf, invitato a questo incontro di grande importanza sul contributo delle religioni alla pace, ma che non pu� trovarsi oggi tra voi ad Aquisgrana, vorrei dirvi quanto l�Organizzazione Internazionale della Francofonia si rallegri di esser stata associata ai vostri lavori. Questo invito da parte della Comunit� di Sant�Egidio viene infatti a consolidare quella che pu� essere ormai considerata una tradizione di partenariato tra questo notevole attore della vita internazionale e l�OIF, per quanto riguarda sia la ricerca di soluzioni ai conflitti che il consolidamento della pace. Una convergenza sorta da valori ed obiettivi comuni, come: la promozione della pace, l�intensificazione del dialogo tra le culture e le civilt�, l�avvicinamento tra i popoli attraverso la loro reciproca conoscenza e l�offerta di solidariet�. La comunit� francofona, costituita oggi da 51 paesi membri, riuniti dalla condivisione della lingua francese, � per definizione, per il fatto stesso della sua disseminazione sui cinque continenti, al contempo multi-etnica, multi-lingue, multi-confessionale, ed essa intende, prima di tutto, coltivare le proprie differenze e arricchirsi delle proprie divergenze. Essa � dunque segnata dal sigillo della tolleranza.. Come dispone il primo articolo della sua Carta, la Francofonia vuole quindi essere al servizio della pace, della cooperazione e dello sviluppo, in conformit� coi suoi obiettivi prioritari che sono l�instaurazione e lo sviluppo della democrazia, la prevenzione dei conflitti ed il sostegno allo Stato di diritto ed ai diritti dell�Uomo. � per realizzare questi obiettivi che gli Stati e i governi francofoni hanno adottato, nel novembre 2000, la Dichiarazione di Bamako, e pi� tardi, in occasione del nono Vertice, svoltosi a Beirut, il relativo Piano d�azione che prevede, tra l�altro, di fornire un appoggio ai meccanismi ed alle Istituzioni che operano, a livello nazionale, per la prevenzione e la composizione dei conflitti, cos� come per il consolidamento della pace. Circa il tema generale dei nostri lavori (�Tra guerra e pace: religioni e culture s�incontrano�), vorrei sottolineare che al Vertice di Beirut, nell�ottobre 2002, i Capi di Stato e di governo dei paesi membri della Francofonia avevano voluto ricordare la loro preoccupazione innanzi al persistere della violenza, alla recrudescenza del terrorismo ed all�aggravamento delle crisi e dei conflitti di ogni tipo; ed avevano espresso il loro convincimento che il dialogo tra le culture costituisca una condizione indispensabile per la ricerca di soluzioni pacifiche, permettendo di lottare contro l�emarginazione, l�intolleranza e l�estremismo. Nella stessa Dichiarazione, i Capi di Stato e di governo facevano appello all�insieme della classe politica e della popolazione ivoriane perch� dessero prova di auto-controllo, si astenessero dal ricorso alla violenza e preservassero la vita delle persone ed i beni. Essi sostenevano tutti gli sforzi volti a favorire il dialogo, unica via per una riconciliazione duratura. Dopo questa Dichiarazione, i negoziati che hanno portato agli Accordi di Marcoussis, cui l�OIF ha partecipato come osservatore, hanno permesso l�evoluzione della situazione prevalente attualmente in Costa d�Avorio, cosa di cui la nostra Organizzazione si rallegra. Nella prospettiva di coadiuvare il processo di riconciliazione nazionale e di consolidamento della pace, la Francofonia ha aperto un ufficio ad Abidjan ed un suo Rappresentante fa parte del Comitato internazionale per l�attuazione di questi Accordi. La Francofonia ha anche istituito un Gruppo di lavoro sulla Costa d�Avorio, che ha identificato sei settori che gli sono parsi necessitare di interventi prioritari, ovvero i media, l�elaborazione dei testi fondamentali e la messa in opera delle istituzioni, lo svolgimento delle elezioni, quindi gli aspetti sociali della ricostruzione e la sicurezza interna e regionale, ed infine la diffusione della cultura della pace e dei diritti dell�Uomo, sotto l�impulso di sei Comitati di settore. E, al fine di coordinare questo piano di lavoro strategico, tale Gruppo ha affidato ad un Comitato di studio (prospective) l�articolazione dei diversi suddetti Comitati di settore, e la riflessione, da un punto di vista sia teorico che pratico, sull�insieme del processo di mediazione e di riconciliazione. �Costa d�Avorio, dalla guerra civile alla pace: il ruolo delle religioni�, tema di questa Tavola Rotonda, costituisce al tempo stesso un quadro di riflessione e un richiamo a favore del sostegno a questa pace ancora fragile, insistendo, in particolare, sugli sforzi che ci si attende dagli attori socio-culturali, soprattutto dai responsabili religiosi, nella misura in cui siamo convinti che, se i fattori religiosi costituiscono evidentemente una delle cause principali di questo conflitto, non si pu� per� pensare di considerarli come antagonisti. Avendo il privilegio di trovare tra noi, invitati dagli organizzatori a prender parte attivamente ai nostri lavori, eminenti responsabili religiosi ivoriani, riteniamo che sia certamente preferibile astenerci da lunghe considerazioni su questo aspetto, per approfittare della loro testimonianza. Perch� � lo sappiamo � coscienti dell�importanza e del ruolo del fattore religioso nella lacerazione conosciuta dalla Costa d�Avorio, ed assumendo le responsabilit� che possono essere le loro nell�aggravarsi della crisi, i religiosi si sono impegnati � e questo ben prima del 19 settembre 2002 � in differenti azioni in favore della riconciliazione di tutti gli ivoriani e di una pace duratura. Ci ricordiamo, infatti, dei numerosi incontri inter-confessionali, a livello regionale, come il colloquio di marzo e aprile 2003 sul tema �l�apporto dei religiosi nella composizione dei conflitti regionali�, o nazionale, o ancora a livello di organizzazioni di settore, come il colloquio sul tema �Religioni, fattore di unit� o di divisione�, organizzato gi� nell�aprile 1997, su iniziativa dell�Associazione degli studenti superiori ed universitari musulmani della Costa d�Avorio. Ma d�altronde non si potrebbero omettere, in questa sede, diversi incontri con le forze politiche o con la stampa, i sindacati, i manifestanti, per invitare gli uni e gli altri alla concertazione, al dialogo e all�umilt�. Lo stesso vale per gli incessanti messaggi rivolti ai fedeli. Si pu� notare costantemente, nel discorso dei responsabili religiosi, il riconoscimento della constatazione che la religione � una forza sociale, culturale ed ideologica, e che per questo motivo, posta in cattive mani, pu� costituire un temibile fattore di distruzione. Si pu� ugualmente rilevare, e questo soprattutto al modo della stampa ivoriana, la coscienza della strumentalizzazione politica del fenomeno religioso e del fatto che per un buon numero di capi religiosi la religione sia divenuta un��azienda�, un trampolino per la realizzazione di ambizioni personali. Ma conviene tenere a mente il ruolo delle religioni nella composizione del conflitto ivoriano e nell�instaurazione di una pace duratura, che � inscritto nella funzione essenziale della religione, cio� la moralizzazione della societ�. Le religioni ed i culti della Costa d�Avorio devono essere, per definizione, luoghi di conciliazione e di riconciliazione, perch� luoghi di verit�, di umilt�, di perdono e di amore per il prossimo. Siamo in ascolto delle conclusioni del presente colloquio che costituiranno � non ne dubito � un contributo prezioso ai nostri sforzi di riflessione, e questo contributo verr� a rafforzare ancora il partenariato che ricordavo all�inizio del mio intervento. Ve ne ringrazio.
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