Michael Fitzgerald
Arcivescovo cattolico, Santa Sede
Siamo qui riuniti come credenti di religioni diverse, divisi dalle nostre diverse fedi e pratiche religiose ma tuttavia uniti nella convinzione che le nostre religioni possono dare il loro contributo al mondo. Non possiamo accettare il fatto che gente che appartiene a religioni diverse debba necessariamente essere in conflitto, altrimenti non saremmo qui a questo incontro. Siamo venuti per incontrarci, per condividere gli uni con gli altri e per capire cosa possiamo condividere insieme con il mondo per la causa della pace. In questa occasione parlo come cristiano, e come cristiano di tradizione cattolica. Vorrei suggerire alcuni modi in cui le persone di fedi diverse possono dare una testimonianza comune e con questo contribuire al benessere dell�umanit�. Discuter� tre punti: - Il primato di Dio - La responsabilit� degli esseri umani - Il servizio all�umanit� Sono consapevole che non tutto quello che dir� potr� essere considerato accettabile da tutti ma spero che vogliate ascoltare questa presentazione di alcuni aspetti della mia tradizione. Il primato di Dio Non � forse vero che quelli di noi che credono in Dio sono chiamati a riconoscere una Verit� che ci supera? Non � quindi nostro compito ricordare a questa nostra societ� moderna che l�essere umano non pu� essere la misura di se stesso? Almeno dal punto di vista cristiano, e questo potrebbe essere accettato anche da ebrei, musulmani e sik, e anche da gente di altre religioni, la dignit� umana ha la sua origine nell�atto creativo di Dio. Per questo motivo � giusto richiamare qui l�insegnamento della parte finale della Dichiarazione Nostra Aetate: Non possiamo invocare Dio come Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di Dio. L�atteggiamento dell�uomo verso Dio Padre e quello dell�uomo verso gli altri uomini suoi fratelli sono talmente connessi che la Scrittura dice �Chi non ama non conosce Dio� (1 Gv 4,8). Viene dunque tolto il fondamento ad ogni teoria o prassi che introduca tra uomo e uomo, tra popolo e popolo, discriminazioni in ci� che riguarda la dignit� umana e i diritti che ne promanano. (NA 5). Accettare la volont� del Creatore non vuol dire andare contro gli interessi dell�umanit�, bens� agire a suo vantaggio in quanto questa accettazione aiuta a realizzare il destino dell�umanit�. Come credenti in Dio non siamo forse chiamati a fare sentire le nostre voci in questo modo nella societ�? E� sicuramente un obbligo da parte nostra esigere rispetto per i diritti fondamentali degli esseri umani: il diritto alla vita, all�integrit� fisica (il che include l�essere contro la tortura e qualsiasi tipo di punizione fisica incompatibile con la dignit� umana), il diritto a rispettare la reputazione degli altri, il diritto ad avere i mezzi necessari per una vita dignitosa, il diritto all�istruzione e alla crescita culturale, il diritto ad una informazione obiettiva, alla libert� nella ricerca della verit�, alla libert� di coscienza e religiosa, il che include anche il diritto di professare e praticare la propria fede non solo come un individuo ma come membro di una comunit�. Qui c�� un ampio campo per lo sforzo comune. La responsabilit� degli essere umani Il fatto di insistere sul primato di Dio non significa che l�essere umano sia ridotto alla condizione di pedina sulla scacchiera divina. Al contrario, la fede nel Dio creatore ci porta ad accettare il ruolo che Dio ha affidato agli essere umani: essere �co-creatori�. Siamo responsabili per il mondo creato e per tutto quello che esso contiene. Paolo, nella sua lettera ai Romani, dice: �Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non � la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando la redenzione del nostro corpo� (Rm.8:22-23). Questo, come siamo ben consapevoli, non significa aspettare passivamente. E� nostro dovere cooperare con lo spirito di Dio, lavorare affinch� il regno di Dio, un regno di verit�, pace, giustizia ed amore possa arrivare. Il servizio all�umanit� Da quello che � stato appena detto riguardo la responsabilit� umana, il passaggio all�idea di servizio all�umanit� � semplice. In quanto credenti in Dio, noi siamo chiamati a testimoniare la nostra fede in Dio ma anche la nostra fede nella persona umana. Rafforzati dalla nostra fede in Dio Creatore, il Padrone Provvidente di tutto che noi amiamo chiamare Padre, possiamo portare al mondo la speranza di cui ha bisogno. Siamo convinti che il male e il peccato non vinceranno. Siamo convinti che Dio ci aiuter� e ci dar� la forza di continuare a lottare per il bene dei nostri fratelli e delle nostre sorelle. E� questa nostra convinzione che ci sostiene, nei momenti buoni come in quelli difficili, in tempo di sconforto come in momenti di felicit�, in mezzo al conflitto e quando c�� pace, nei momenti di fallimento, apparente o reale, e anche nei momenti di successo. Sentiamo anche il bisogno di una testimonianza comune nel mondo di oggi. Nell�ottobre 1999 il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso organizz� un�assemblea interreligiosa, in Vaticano, per poter esaminare il ruolo delle religioni nel Terzo Millennio. Nel messaggio finale i partecipanti a questa assemblea dichiararono: �Siamo consapevoli dell� urgente necessit�: - di affrontare responsabilmente e coraggiosamente i problemi e le sfide del mondo moderno... - di lavorare congiuntamente per affermare la dignit� umana come fonte dei diritti umani e dei relativi doveri, nella lotta per la giustizia e la pace per tutti; - di creare una nuova spirituale consapevolezza per tutto il genere umano, concordemente con le tradizioni religiose, per far s� che il principio del rispetto della libert� di religione e la libert� di coscienza possano prevalere� (Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Verso una cultura del dialogo, Citt� del Vaticano, 2000, pag. 80). I partecipanti a questa assemblea aggiunsero: �Sappiamo che i problemi che affliggono il mondo sono di tale portata, che da soli non siamo in grado di risolverli. C�� quindi un urgente bisogno di collaborazione interreligiosa. Siamo tutti consapevoli che la collaborazione interreligiosa non implica la rinuncia alla nostra identit� religiosa ma � piuttosto un viaggio di scoperta: - impariamo il rispetto reciproco come membri di un�unica famiglia umana; - impariamo sia a rispettare le differenze che ad apprezzare i comuni valori che ci legano gli uni agli altri. Siamo quindi convinti di essere in grado di lavorare insieme nello sforzo di prevenire i conflitti e per superare le crisi che esistono in diverse parti del mondo. La collaborazione tra le diverse religioni deve fondarsi sul rifiuto del fanatismo, l�estremismo e dei reciproci antagonismi che conducono alla violenza� (ibid., pp.80-81). Infine nel messaggio finale sono stati rivolti diversi appelli: �Richiamiamo i leader religiosi a promuovere lo spirito del dialogo nell�ambito delle rispettive comunit�, ad essere pronti ad impegnarsi nel dialogo con la societ� civile ad ogni livello. Ci appelliamo a tutti ileader del mondo, indipendentemente dal loro campo d�influenza, affinch�: - si rifiutino di permettere che la religione sia usata come incitamento all�odio e alla violenza; - si rifiutino di permettere che la religione venga usata per giustificare la discriminazione; - rispettino il ruolo della religione nella societ�, a livello internazionale, nazionale e locale� (ibid.pag. 81). Ho dato molto spazio a questo messaggio perch� � possibile, anzi probabile, che non sia molto conosciuto. Inoltre � evidente che questo messaggio ha conservato tutta la sua importanza per il mondo di oggi. Al servizio della pace Questa affermazione ha sottolineato il bisogno che persone diverse religioni lavorino insieme al servizio della pace. Si dice spesso, infatti, che non ci sar� pace nel mondo fino a quando non ci sar� pace tra le religioni. Si punta il dito verso le religioni come l�origine dei conflitti. Ci si potrebbe chiedere se questo sia totalmente vero. Naturalmente bisogna ammettere che, nel corso della storia, la religione ha prodotto dei conflitti e pu� farlo ancora oggi, ma questi conflitti hanno una molteplicit� di cause ed � giusto dividere tra quelli che sono conflitti religiosi in senso stretto, in quanto traggono la loro origine dalla diversit� di fedi, e quelli che si basano su motivazioni non religiose ma che assumono un apparenza religiosa. Che le cause siano o meno religiose, i fedeli delle diverse religioni sentono il dovere di contribuire a superare questi conflitti e a lavorare per la pace. Sono consapevoli che la pace � dono di Dio che deve essere implorato ma anche che, in un certo senso, deve essere guadagnato. � questa convinzione che ha portato Papa Giovanni Paolo II ad invitare ad Assisi i rappresentanti delle diverse religioni per pregare per la pace. Lo ha fatto nell�ottobre del 1986 e pi� recentemente il 24 gennaio 2002. Permettete che citi alcune delle parole usate da Papa Giovanni Paolo II in quell�occasione: �Se la pace � dono di Dio ed ha in Lui la sua sorgente, dove � possibile cercarla e come possiamo costruirla se non in un rapporto intimo e profondo con Lui? Edificare la pace nell�ordine, nella giustizia e nella libert� richiede, pertanto, l�impegno prioritario della preghiera, che � apertura, ascolto, dialogo e ultimamente unione con Dio, fonte originaria della pace vera. Pregare non significa evadere dalla storia e dai problemi che essa presenta. Al contrario, � scegliere di affrontare la realt� non da soli, ma con la forza che viene dall�Alto, la forza della verit� e dell�amore la cui ultima sorgente � in Dio. L�uomo religioso, di fronte alle insidie del male, sa di poter contare su Dio, assoluta volont� di bene, sa di poterlo pregare per ottenere il coraggio di affrontare le difficolt�, anche le pi� dure, con personale responsabilit�, senza cedere a fatalismi o a reazioni impulsive�(cfr. Pace: un obiettivo comune e un�intenzione condivisa, Citt� del Vaticano, 2002, pag. 91). I rappresentanti riuniti ad Assisi quel giorno si assunsero un impegno solenne, suddiviso in 10 punti, ogni punto venne letto in una lingua diversa. Permettete che citi alcuni di questi punti che mettono in risalto il bisogno di dialogo tra le religioni. 1. Noi ci impegniamo a proclamare la nostra ferma convinzione che la violenza e il terrorismo contrastano con l�autentico spirito religioso e, nel condannare ogni ricorso alla violenza e alla guerra in nome di Dio o della religione, ci impegniamo a fare quanto � possibile per sradicare le cause del terrorismo. 2. Noi ci impegniamo ad educare le persone a rispettarsi e a stimarsi reciprocamente, perch� si possa realizzare una convivenza pacifica e fraterna tra appartenenti ad etnie, culture e religioni diverse. 3. Noi ci impegniamo a promuovere la cultura del dialogo, perch� crescano la comprensione e la fiducia reciproca fra gli individui e i popoli, essendo queste le premesse dell�autentica pace. 5. Noi ci impegniamo a dialogare, con sincerit� e pazienza, non considerando quanto ci differenzia come un muro invalicabile ma, al contrario, riconoscendo che il confronto con l�altrui diversit� pu� diventare occasione di migliore comprensione reciproca. Non � in questo spirito che ci raduniamo qui ad Aachen? Continuiamo ad impegnarci per l�incontro, a tutti i livelli della societ�, in modo da resistere alla tentazione dello scontro e da poter contribuire, con la nostra azione comune, alla pace e all�armonia nel nostro mondo.
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