Ghassan Tueni
Presidente de �les Editions Dar An-Nahar�, Libano
Eccellenze, Cari amici, Voi mi capirete se comincio questo intervento confessandovi sinceramente che sono intimidito dal mio ruolo di moderatore tra cos� tanti luminari religiosi ed accademici, soprattutto quelli provenienti dal mondo arabo, pi� in particolare monsignori i prelati libanesi. Il mio pi� caro augurio � di potere contribuire a far s� che questa tavola rotonda sia una tavola rotonda con lo spirito, se non lo � fisicamente. Cercher� dunque di aiutarci, nella pi� totale franchezza intellettuale, a ritrovare ci� che ci riavvicina ma anche ci� che ci impedisce di riavvicinarci di pi�. Sono convinto che il dibattito accademico abbia esaurito tutte le sue risorse, � dunque nei nostri cuori e attraverso la nostra volont� che la ragione trover� la sua espressione pi� vera. San Giovanni Damasceno, del quale tale era il principio, non si fa eco della parola divina che ci insegna il Corano: �Non percorrono dunque la terra? Non hanno cuori per capire e orecchi per sentire? Ch� in verit� non sono gli occhi ad essere ciechi, ma sono ciechi i cuori nel loro petto.� Sura Al-Hajj 22 v. 46 �Musulmani e Cristiani, come possiamo vivere insieme?�. C�� bisogno che io ricordi quanto questa domanda che ci riunisce sia chiara? Quanto ci inviti non alla discussione, ma al dialogo? Per prima cosa, mi sembra escluso che alcuno tra di noi voglia sostenere l�impossibilit� di questa vita insieme. Eppure noi dobbiamo confessarci, con uno spirito di realismo al quale vi invito ad aderire, che il �vivere insieme� � ancora lontano dalla pienezza alla quale aspiriamo. Ogni anno la morte falcia milioni di Cristiani e di Musulmani, di Ebrei anche, in nome di un fanatismo cieco insensibile al linguaggio della ragione ed agli appelli al dialogo e alla pace. Noi tutti, in particolare noi che siamo riuniti attorno a questa tavola, abbiamo espresso, spesso con ardore, e pi� spesso ancora con un ragionamento senza incrinature, gli insegnamenti religiosi che ci avvicinano, che addirittura ci uniscono, cos� come i comandi che ci prescrivono di cercare la concordia nazionale in un�unit� plurale, creatrice di pace. Basta dunque con la retorica. E� venuto il momento di citare le ragioni reali per le quali i conflitti e le guerre si susseguono in nome dello stesso Dio, poich� noi tutti crediamo nella Sua Unit� e nella Sua misericordia. E� banale dire � bisogna ricordarlo? � che le nostre religioni, le nostre comunit� religiose, senza alcuna eccezione, restano ostaggi dei fondamentalismi estremisti che sono le espressioni pi� criminali di una cultura della violenza, ahim�!, universale. Avrei detto �mondializzata� se non fosse per il fatto che la violenza lacera le societ� � in qualsiasi altro luogo nel mondo � dall�interno, e contrappone le stesse societ� nelle loro relazioni esterne. Ma andiamo avanti. Sar� breve. Ci� che dunque vi propongo � una ricerca che condurremo insieme in modo pragmatico piuttosto che accademico. Prima di concludere, vorrei esprimere alcune convinzioni personali che possono servire da tesi, meglio ancora dei temi di riflessione comune, senza, in alcuna maniera, pretendere che abbiano valore di conclusione. Mi permetto di esprimerle con una franchezza forse brutale che voi scuserete, visto il carattere drammatico dei tempi oscuri che noi viviamo: 1. Non c�� uno �scontro di civilt� tra l�Islam e il Cristianesimo, c�� uno scontro di ignoranze e di barbarie. Vi sono soprattutto conflitti socio-politici che si trincerano dietro pretese interpretazioni di �guerre giuste� o della Jihad, malgrado le condanne universali da parte delle gerarchie religiose pi� autorevoli e credibili. Ma ... ma cosa fare? Invito noi a riflettere, insieme. 2. Forse non sta a noi proporre una riforma dell�Islam. E� in corso, e l�Ijtihad, l�interpretazione religiosa � in pieno avanzamento. Spetta a noi di esprimere le nostre paure, opporci a certe forme di fondamentalismo cristiano, spesso a carattere politico, come quelle che guidano l�attuale politica americana. Spetta a noi appoggiare gli inviti all�Islam, perch� il suo pensiero si apra ai filosofi moderni e si inspiri non all�oscurantismo di certe epoche, ma ai lumi dei filosofi e dei mistici dei periodi gloriosi, quando i grandi filosofi, fino a Ibn Khaldoun e lo stesso al-Ghazali, e i grandi mistici come Ibn Arabi, predicavano la tolleranza e l�amore verso l�altro, e invitavano le societ� musulmane ad aprirsi al progresso nelle conoscenze universali. 3. Parallelamente agli studi scientifici dell�Islam, nel suo pensiero profondo e nei molteplici aspetti della sua cultura e della sua civilt�, non � forse giunto il momento di incoraggiare i pensatori musulmani a studiare e a pubblicare, nella pi� grande libert�, il cristianesimo a partire dai testi cristiani piuttosto che perpetuare le interpretazioni del cristianesimo secondo i testi della tradizione musulmana? Non � qui il cammino di un dialogo le cui conseguenze non possono che essere benefiche, se si stabilisce che l�obiettivo non � ne� di predicare ne� di rifiutare, ma solo di sapere meglio, dunque di comprendersi meglio? Saluto gli istituti di studi islamo-cristiani che gi� sono attivi in Libano, particolarmente all�Universit� Saint Joseph, all�Universit� di Balamand, e presto all�Universit� Araba collegata ad una universit� egiziana, dove numerosi Musulmani e Cristiani lavorano e pubblicano insieme. Vi invito lo stesso a sostenere gli sforzi meritori dei differenti organismi del Cairo che organizzano regolarmente dialoghi interreligiosi, su pi� di un piano. Infine, bisogna rendere omaggio agli intellettuali Sauditi, comprese alcune personalit� religiose, che hanno � direi osato �raccomandato il dialogo ed il multi-confessionalismo in un manifesto pubblico indirizzato al vice-re. 4. I miraggi di un impero universale, o anche di direzione unilaterale del mondo globalizzato sembrano essersi gi� dissolti, non solo nelle sabbie dell�Afghanistan e dell�Irak, ma anche nel linguaggio dell�ONU praticato a New York, come a Parigi, Berlino, Mosca e Pechino. Che fare per disinventare la pax romana predicata dall�amministrazione Bush? Inoltre, come ricostruire un nuovo ordine mondiale pluralista e liberale a partire da un�ONU che aspetta una riforma? Da discutere. Ma come? 5. E� oggi universalmente accettato che la democrazia, quale che sia la sua forma, � il solo regime politico che possa salvaguardare, non solo la libert� ed i diritti dell�uomo, ma anche e soprattutto uno sviluppo socio-economico con un orientamento umano. Ma come universalizzare questa democrazia, senza imbrogliare, senza far uso della violenza, il suo contrario? E come vincere la guerra contro il terrorismo, senza che come in Afghanistan, in Irak e soprattutto in Palestina nascano da ciascun regolamento militare nuovi conflitti e nuove guerre? Eccellenze, Signore, Signori, Non andr� oltre. Ammetto che ci� che vi ho sottoposto non � affatto conclusivo. Al meglio, queste convinzioni possono aiutare a avviare la nostra discussione che mi permetterei di orientare, come mediatore � lo ripeto � verso il pragmatismo piuttosto che verso la retorica dove tutto � stato detto. In conclusione: Ho forse abusato del mio ruolo parlando con pi� passione del necessario. E� perch� durante il quarto di secolo appena trascorso, ho visto morire decine di migliaia di Libanesi, vanamente � come altrettanti dei Balcani, Afgani, Pachistani e Indiani, Palestinesi e Israeliani, e ora Iracheni. Fulminati tutti da guerre dette di religione e che erano tutte atee. Mi appello a voi per ricercare dei modi di azione affinch� le parole non siano vane, ma contribuiscano almeno ad impedire che gli incendi, come gli olocausti, non si estendano ancora di pi�, in una Masada cosmica. Prima di cedere la parola a Mgr Cyrille Bustros, vorrei dire quanto mi dispiace che l�Ayatollah Mohammad Ali Taskhiri non si sia potuto trovare tra noi. Avevo avuto il privilegio di leggere, in arabo, la comunicazione che si prometteva di presentarci. Raramente ho letto un testo dove era detto con tanta semplicit�, quanto la Fede e l�interesse comune comandino ai Musulmani e ai Cristiani di unirsi in una stessa societ�.
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