Aachen 2003

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Marted� 9 Settembre 2003 - Eurogress
La solidariet� fondamento della pace

  
  

Walter Kasper
Cardinale, Santa Sede
  

Lasciatemi cominciare con una premessa personale. Sono nato nel 1933 ed ho vissuto che cosa significa la guerra nella mia infanzia e adolescenza. Durante i bombardamenti abbiamo trascorso molte notti in cantina. Il paese in cui sono cresciuto, nel 1945 � stato distrutto all�80%. Allora non sapevamo dove fosse nostro padre; ritorn� dalla prigionia in seguito, completamente coperto di stracci. Dopo la guerra ho vissuto la misera corrente di profughi, che venivano nelle nostre citt� distrutte ed accrescevano ulteriormente il gigantesco fabbisogno di alloggi. Posso parlare per mia esperienza: la guerra � un grande male, poich� inevitabilmente reca con s� morte e distruzione.

1. Come ideale, la pace gioca in tutte le religioni un ruolo essenziale. La parola ebraica shalom

ha un significato pi� ampio della nostra parola tedesca Friede; essa indica non solo l�assenza di guerra, bens� la condizione di completa felicit�, di salvezza sia del singolo che globalmente del mondo. Tale pace costituisce nell�Antico Testamento un oggetto di speranza: �Le spade diventeranno vomeri�. Nel Nuovo Testamento Ges� proclama beati gli operatori di pace, estende il comandamento dell�amore fino all�amore per i nemici e predica l�ideale della nonviolenza. Per il Nuovo Testamento, Dio � un Dio di pace.

Nella realt� storica tuttavia le religioni � anche il cristianesimo � sono sempre state coinvolte in conflitti bellici; ci sono state e ci sono molte guerre motivate o legittimate religiosamente. Dopo la svolta costantiniana, ci sono stati solo piccoli gruppi che hanno tentato di realizzare concretamente la visione di pace ed il postulato della nonviolenza della Bibbia; si possono approssimativamente nominare Francesco d�Assisi e Chiese pacifiste come i Mennoniti e i Quaccheri. Un ampio movimento pacifista esiste solo dal XIX secolo. Dopo gli orrori della I e II guerra mondiale, esso ebbe il proprio sbocco ecclesiale nel movimento pacifista cattolico internazionale Pax Christi.

2. Le Chiese maggiori non hanno rifiutato in linea di principio la guerra, ma soprattutto, per

mezzo della dottrina della guerra giusta, l�hanno arginata e dominata. Esse ponevano in risalto il rapporto tra pace e giustizia e perci� dicevano: la pace � meglio del tacere delle armi; pace significa stabilitas ordinis (Agostino), persistenza nel giusto ordine; la pace presuppone la giustizia ed � un frutto della giustizia. �Opus iustitiae pax�. In tal modo gi� F. Vitoria, ed altri, preparavano la dottrina del diritto internazionale, che fu sviluppata a cominciare dall�et� dell�Illuminismo, specialmente da Kant. La carta delle Nazioni Unite e la Dichiarazione di diritti dell�uomo dell�ONU si sono basate su questi fondamenti.

3. Il Concilio Vaticano II, dopo l�esperienza della seconda guerra mondiale e in vista del pericolo di una guerra atomica ha sviluppato ulteriormente la dottrina della guerra giusta. Il Concilio condann� solennemente la guerra totale, l�uso di armi �scientifiche� (armi ABC), la corsa agli armamenti, qualific� il genocidio come un terribile delitto; esso mise in evidenza, come presupposti della pace, la giustizia ed il riconoscimento dei diritti umani e pose l�accento sul diritto naturale dei popoli ed i suoi principi generali come anche sulle convenzioni internazionali; infine rappresent� l�esigenza di un�autorit� pubblica internazionale effettiva. Il Papa Giovanni Paolo II ha decisamente portato avanti l�etica di pace del Concilio.

Come giusto, o meglio giustificato, vale unicamente il caso della guerra di difesa da una aggressione esterna, da cui non ci si possa difendere altrimenti, ed anche questo solo come ultima ratio, se tutti gli altri mezzi sono stati sfruttati, e solo nei limiti di una giusta difesa. Al diritto alla guerra si aggiunge perci� il diritto in guerra, in particolare la proporzionalit� dei mezzi, la protezione della popolazione civile, la protezione dei feriti, lo status dei prigionieri di guerra, ecc. (convenzioni dell�Aia e di Ginevra).

4. Dopo il Concilio, la dottrina della guerra giusta fu spesso rimpiazzata dalla dottrina della

giusta pace. Ci� fu fatto con il serio proposito che una vera pace, che � pi� dell�assenza di guerra, presupponesse una giusta distribuzione dei beni a livello mondiale, condizioni di vita socialmente giuste, conformi ai diritti dell�uomo, ecologicamente sostenibili. La pace non � soltanto una condizione; � anche un processo.

Si giunse cos� all�idea ed alla politica della lotta alle cause della guerra, delle misure preventive per evitare la guerra, delle richieste positive di pace, dell�educazione alla pace. Rilevanti ai fini della pace sono soprattutto il dialogo tra le religioni e tra le culture, l�ethos dei diritti universali dell�uomo, un consenso minimale su un ethos mondiale. Sono importanti le istituzioni internazionali, specialmente l�ONU (il Consiglio di Sicurezza dell�ONU, con il diritto a misure di peace enforcement, di peace keeping, alle sanzioni); a ci� si aggiungono gli accordi internazionali per il disarmo, il controllo degli armamenti, il commercio delle armi.

Dopo il crollo del blocco comunista e la fine del bipolarismo ci sono state molte guerre civili spietate lungo i confini tra culture ed etnie. In tale ambito si sollev� la questione se, come ultima ratio, un intervento militare umanitario con mandato dell�ONU fosse possibile o, nel caso di una grave emergenza umanitaria, quale un genocidio, addirittura necessario. � evidente che davanti a tali realt�, che disgraziatamente in questo mondo si verificano, un pacifismo ideologico diventa ingiusto. Non pu� darsi una pace a qualsiasi prezzo.

5. Il terrorismo internazionale ha ancora una volta modificato la situazione e con essa il

problema. � fuori discussione che il terrorismo sia da condannare e che noi dobbiamo dichiarargli guerra. Tuttavia questa lotta al terrorismo non pu� essere considerata analogamente ad una vera e propria guerra. Infatti le guerre sono condotte tra gli Stati, ai terroristi non spetta questo status internazionale. Per questo motivo non si dovrebbe parlare di una guerra o addirittura di una crociata contro il terrorismo. Le �armi� adeguate sono piuttosto la lotta alle cause della violenza terroristica, cio� alle situazioni di ingiustizia, ad esempio nel Medio Oriente, il �prosciugamento� dei mezzi del terrorismo (finanziamenti, fornitura di armi, ecc.), come anche le sanzioni contro gli Stati che sostengono i terroristi, il rafforzamento dei servizi segreti e la costruzione di una rete internazionale di intelligence, il rafforzamento dei controlli, insomma fondamentalmente misure non militari, ma di natura poliziesca.

Il terrorismo non giustifica affatto la possibilit� che si metta in questione l�eredit� umanistica della �vecchia Europa�, quella cio� del cristianesimo e dell�Illuminismo (i diritti dell�uomo, la proporzionalit� dei mezzi, le istituzioni e convenzioni internazionali, ecc.). La guerra non pu� essere il proseguimento della politica con altri mezzi; la guerra � il fallimento della politica.

Perci� una guerra per il raggiungimento di un cambio di regime o una guerra fondata su una visione del mondo, volta alla diffusione della democrazia � esclusa, allo stesso modo che una guerra per l�espansione del cristianesimo, dell�Islam o del socialismo. La democrazia � un sistema complesso, che riposa su una serie di presupposti che sono presenti solo in casi eccezionali; come la religione, cos� anche la democrazia non pu� essere imposta con la violenza. Una guerra di una democrazia per la democrazia senza plausibilit� democratica � inoltre una contraddizione in se stessa; � perci� devastante per la democrazia e per la fiducia internazionale, se le ragioni che si sono date ad intendere per iniziare la guerra si dimostrano successivamente come insostenibili.

6. Conseguenze:

1. Il cristianesimo deve salvaguardarsi come religione di pace, tenere alto l�ideale della pace e della nonviolenza, esortare ed educare alla pace, cos� come compiere un concreto lavoro per la pace. A ci� contribuiscono il dialogo e l�esigenza dell�amicizia tra le religioni e confessioni. Da entrambi i punti di vista Sant�Egidio compie un esemplare lavoro per la pace.

1. � necessario creare i presupposti per la pace. Tra questi si annoverano soprattutto

l�attuazione dei diritti umani ed un giusto ordine economico mondiale, che offra a tutti in un una certa misura giuste possibilit� di vita. Il neoliberalismo attualmente predominante, con la regola della massimizzazione del profitto ottiene l�effetto contrario; esso ingrossa la forbice tra popoli poveri e popoli ricchi e provoca cos� scontento, odio, invidia.

2. Per la soluzione dei conflitti internazionali c�� bisogno del rafforzamento delle istituzioni e

convenzioni internazionali, della creazione di una giurisdizione arbitrale effettiva, in casi estremi anche di interventi umanitari. Una pesante violazione dei diritti dell�uomo non ha prezzo. Un pacifismo ideologico non fonda la pace, ma aiuta coloro che non vogliono la pace.

3. Se la guerra diventa necessaria come ultima ratio per la propria difesa, allora essa deve

essere condotta sul fondamento della verit� e del diritto internazionale. Una spirale costituita dalla violenza e dalla reazione alla violenza o dalla vendetta stessa, che produce solo odio, deve essere evitata. La via d�uscita per una conclusione onorevole della guerra deve rimanere aperta. Il fatto che questo non sia accaduto dopo la prima guerra mondiale con il trattato di Versailles, ha portato alla seconda guerra mondiale.

4. La guerra non risolve i problemi; per lo pi� ne produce di nuovi. Al diritto alla guerra ed al

diritto in guerra si aggiunge il diritto dopo la guerra. Dopo la guerra deve esserci una prospettiva di pace, cio� un nuovo e pi� giusto ordine. La guerra deve sfociare in un nuovo ordine di pace e non pu� condurre al caos dell�illegalit�, del saccheggio e della distruzione dei beni culturali.

Inoltre, per concludere, ancora una annotazione personale. Io sono fino ad oggi grato agli Americani per aver liberato noi Tedeschi e l�intera Europa dalla tirannia del nazionalsocialismo. L�entrata in guerra degli Americani fu giustificata. Certo, insieme con gli Inglesi, hanno anche commesso degli errori, come il bombardamento alla fine della guerra delle nostre citt� con molte centinaia di migliaia di morti, insensato da un punto di vista militare. Ma la situazione della Germania nel 1945 era completamente diversa da quella dell�Iraq oggi. � vero che in Germania non c�era una lunga tradizione democratica, ma v�era la tradizione dello Stato di diritto, antica di secoli, a cui ci si poteva ricollegare; ci furono uomini dell�esperienza politica del calibro di Konrad Adenauer che poterono prendere in mano le redini. Si verific� rapidamente il cosiddetto miracolo economico, in base al quale la nuova democrazia incontr� molto presto un amplissimo consenso. Non si trattava solo di una visione, c�erano stati anche i presupposti concreti per realizzarla.

Mi rallegrerei se ci� accadesse anche in Medio Oriente ed in Iraq. Tuttavia i dubbi sono permessi. Mancano sia i presupposti che la visione. L�etica di pace della Chiesa � nuovamente attuale ed il suo ulteriore sviluppo costituisce un�esigenza pressante.

 

 

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