Paul Youssef Matar
Arcivescovo cattolico, Libano
La frattura del mondo � anteriore alla tragedia sanguinosa dell�11 settembre 2001, che nondimeno resta una delle sue espressioni pi� atroci. E la ricerca della pace nella giustizia � coestensiva a tutta l�esistenza umana, a meno che i tempi paradisiaci degli inizi non siano davvero appartenuti allo svolgimento della nostra storia. Quanto all�attuale tragedia dell�Iraq, essa pone questo paese tra due fuochi le cui lingue brucianti soffiano sulla testa del suo popolo: il fuoco della sua liberazione attraverso la forza militare, dal terrorismo di Stato di cui � stato vittima al tempo dell�ultimo passato regime, ma che conosce un ritardo carico di conseguenze tali da far indicare nell�orizzonte dei domani migliori, e il fuoco della reazione violenta a questa liberazione, condotta in nome della stessa salvezza e a favore dello stesso popolo, ma che ha recentemente ucciso i messaggeri di pace delle Nazioni Unite, compromettendo con questo crimine ogni speranza di normalizzazione vicina della vita su questa terra. Di fronte a questa sventura immensa � difficile, per chi non � politico di professione, e per chi non ha voce in capitolo, a parte quella della solidariet� fraterna, proporre un piano di soluzione a questa crisi che diventa sempre pi� minacciosa. Tuttavia ci sembra indispensabile, di fronte al deterioramento galoppante della situazione in Iraq, affermare il nostro attaccamento a Valori universali che con la loro assenza o la loro disgregazione, toglierebbero alla vita in societ� tutto il suo senso, e alla storia umana ogni speranza di progresso. 1) Il primo di questi valori � la coesistenza pacifica tra i popoli; valore minacciato oggi in modo particolare sia dagli atti terroristici che dalle mentalit� o dalle ideologie che esaltano il terrorismo come mezzo per imporre con la forza la propria volont� agli altri, o la propria concezione delle cose. Nessuna religione mondiale, nessuna cultura umana esalta un�ideologia che conduce al terrorismo. I fondamentalismi conosciuti o sconosciuti, sono meno dei prodotti culturali che delle devianze o delle metamorfosi delle culture. Sono erbe che crescono in qualunque terreno reso fertile da circostanze particolari d�oscurantismo, d�isolamento o d�ingiustizia. Oggi il mondo ha il diritto di combattere il terrorismo, ne ha anche il dovere. Tuttavia bisogna pur domandarsi se lo sradicamento del terrorismo possa essere veramente assicurato dalla sola lotta fisica contro questo flagello, o maggiormente dalla soppressione delle cause che lo producono e lo moltiplicano nel mondo. Quest�opera salutare non dovrebbe essere considerata a livello mondiale, e nel quadro delle Nazioni Unite, la cui vocazione storica � stata di evitare tutte le guerre capaci di nuocere all�umanit�, compreso il terrorismo? 2) Il secondo valore da preservare � quello della partecipazione delle Nazioni Unite al mantenimento della pace e della cooperazione nel mondo. Questo desiderio � gi� stato espresso dalla fine del XVIII secolo dal grande filosofo tedesco Emmanuel KANT, nel cuore dell�insicurezza creata dalle guerre Napoleoniche. In seguito quest�idea ha dovuto maturare lungo tutto il secolo seguente, che ha conosciuto lacerazioni dolorose nella vita europea, e per contagio, negli altri continenti. L�umanit� si � allora impegnata a fondare la �Societ� delle Nazioni�, alla quale fu assegnato il ruolo di preservare la pace mondiale grazie al consenso e alla collaborazione di tutti. Una nuova guerra mondiale, ancora pi� sanguinosa, ha in seguito, e nel cuore del XX secolo, condotto gli Stati a fondare una nuova organizzazione mondiale, pi� strutturata e meglio pensata, cui hanno affidato la missione di regolare le controversie mondiali e regionali con mezzi pacifici; e furono le �Nazioni Unite�, quest�organizzazione che ha attraversato il secolo e che continua a rendere all�umanit� tanti servizi salutari. Oggi, all�alba del XXI secolo e del Terzo Millennio, e davanti a nuovi flagelli che minacciano l�umanit�, la domanda che ci poniamo � sapere se � permesso rinunciare alle Nazioni Unite, sacrificare quest�organizzazione che � costata il sangue di tanti e tante lacrime per condurla ad esistere e per metterla al servizio della pace internazionale, o se bisogna invece consolidare quest�Organizzazione ed anche, al bisogno, migliorarne il sistema di funzionamento? Il progresso dell�umanit� verso la pace e la cooperazione internazionale, rappresentato dall�organizzazione delle Nazioni Unite, � normale trascurarlo o perderlo? E se bisogna far evolvere le Nazioni Unite, � necessario arrivarci, come in passato, a prezzo di nuove catastrofi universali, o piuttosto non conviene sperare di farla progredire praticando vie positive e interamente pacifiche? 3) Il terzo valore che ci riguarda qui, e che in questo momento � nelle nostre coscienze, � quello del patrimonio dell�umanit� rappresentato dall�Iraq e dalle civilt� che si sono succedute sul suo territorio. E� soprattutto in questo senso che la liberazione dell�Iraq deve essere una preoccupazione internazionale atta a favorirne il ritorno a se stesso, e il suo contributo al destino della regione e del mondo. L�Iraq non � forse per gli appartenenti alle religioni monoteiste il paese di Abramo padre di tutti i credenti? Lo stato di diritto non � cominciato con un re dell�Iraq, Hammurabi, il cui codice � ancora studiato nelle nostre universit�, e inserito in tutte le nostre culture? Se il diritto e le civilt� cominciano con il rispetto degli altri, e con il loro riconoscimento in quanto tali, bisogna ben riconoscere al codice di Hammurabi di aver raccomandato e consacrato questo orientamento nelle sue clausole. Anche le civilt� Accadiche, Babilonesi, Sumere, sono tutte prodotti della Mesopotamia; e la leggenda pone tra il Tigri e l�Eufrate il primo paradiso dell�umanit�. Inoltre, nel Medio Evo, l�Iraq � un luogo in cui soffia lo Spirito per il mondo intero, sotto il regno degli Abbasidi, quando Bagdad si � attestata come una delle capitali politiche e culturali del mondo. Aveva le strade illuminate di notte, quando numerose capitali occidentali non conoscevano ancora questa tecnica. Ma al di l� delle lanterne dei luoghi pubblici, Bagdad ha illuminato il mondo occidentale, diventando il luogo di trasmissione dell�antica cultura della Grecia ai popoli europei del rinascimento, grazie alle traduzioni in arabo, poi in latino dei tesori antichi, traduzioni effettuate a cura di Cristiani Siriaci, Aramaici o Maroniti. L�Islam e il Cristianesimo vi dialogano gi� nella tolleranza, e i poeti cristiani avevano diritto di cittadinanza presso i Califfi come loro ministri del tesoro. Quanto all�Iraq moderno, non ha ancora avuto, dopo l�epoca Ottomana, le opportunit� prolungate dell�Egitto, n� del Libano, n� del Nord Africa per costituirsi in stato aperto alla modernit�. La liberazione proposta dell�Iraq oggi avr� senso soltanto se diventer� per lui una vera resurrezione. 4) Il quarto valore cui si volge il nostro sguardo nel contesto attuale � quello della democrazia. Certo, gli sforzi dei giuristi locali e internazionali che si mettono a redigere una nuova costituzione per l�Iraq sono lodevoli e degni di rispetto. Tuttavia la democrazia � al tempo stesso un valore universale e un valore che si incarna in una cultura e in determinate circostanze locali. Dal filosofo HEGEL in poi, sappiamo che le costituzioni degli Stati non sono intercambiabili, ma sono piuttosto la secrezione dei popoli che le producono in conformit� alle loro situazioni storiche. Ci sono principi universali della democrazia, o norme riconosciute a livello internazionale. Ma la democrazia pu� conoscere anche svariate forme o evoluzioni a velocit� diverse. E� dunque necessario per ogni paese prendere in considerazione l�evoluzione conforme alla sua struttura e ai suoi punti di riferimento per evitare plagi inutili e errori carichi di conseguenze. La democrazia � anche condizionata, nel mondo intero, dall�evoluzione sociale dei popoli, da un�economia internazionale di solidariet� atta a condurli sulle vie del progresso. Ormai da molto tempo il mondo ha compreso l�interazione tra la democrazia politica e la democrazia sociale, e non � possibile che l�una abbia successo senza l�altra. Di conseguenza, bisogna assicurare condizioni sociali e culturali in seno ai popoli perch� da loro la vita democratica riesca. Quindi, quanto bisognerebbe proseguire la lotta a livello mondiale per indirizzarla con successo sulle vie di questa democrazia. La posta in gioco della democrazia � quindi una posta in gioco mondiale, e le soluzioni ai suoi problemi sono ugualmente soluzioni mondiali. Quanto alla democrazia in Iraq, se essa � unicamente un prodotto d�importazione, non sar� una vera democrazia, bench� possa trarre profitto dall�esperienza internazionale in questo campo. Bisogner� quindi aiutare gli Iracheni a stabilire da s� e per s� il loro regime democratico. In questo sforzo sarebbe inutile, anzi addirittura nocivo credere di rimpiazzarli. 5) Ci importa anche un quinto valore nella nostra riflessione sulla pace in Iraq, quello del dialogo aperto tra le culture e le religioni del mondo, e in particolare tra le due religioni, Cristiana e Musulmana. Abbiamo tutti evitato, o cercato di evitare di dare all�attuale lotta contro il terrorismo una connotazione religiosa. Questo sforzo non basta mai, e bisogner� perseguirlo. Ogni irrigidimento, da qualunque parte venga, servirebbe male la causa della comprensione reciproca tra i paesi e le religioni interessati. Bisogna anche dire che questo dialogo pu� riuscire solo se si � convinti da tutte le parti del suo successo. Nelle menti deve instaurasi una mentalit� aperta, che rafforzerebbe la convinzione che le culture umane sono complementari le une alle altre, e che l�umanit� si trover� finalmente unita nella variet� delle sue espressioni culturali. L�esclusivismo o la pretesa di supremazia culturale sono quindi errori da allontanare da tutte le menti, e questo pu� riuscire soltanto in un clima di apertura e di riconoscimento di questi valori. Ci� ci conduce ad affermare, riguardo all�Iraq, che non � possibile un dialogo con nessuno al di fuori del rispetto reciproco e delle mani tese con sincerit� a questo paese. Anche il linguaggio della ragione non pu� portare alla comprensione reciproca al di fuori di quello del cuore. Questo dialogo non pu� essere nemmeno un semplice scambio bilaterale, poich� l�Iraq appartiene al suo mondo arabo e al suo mondo Musulmano. I cristiani e i musulmani ci vivono anche fianco a fianco in seno allo stesso popolo. Di conseguenza, ogni clima d�intesa e di dialogo tra i due mondi, Cristiano e Musulmano, diventa parte integrante dell�intesa in Iraq e dell�intesa sull�Iraq. Altrimenti la tragedia continua, e ampliandosi, rischia di condurre il mondo in vicoli ciechi pericolosi per la sua pace e per la sua sopravvivenza. In conclusione, Se bisogna riprendere l�osservazione con cui abbiamo iniziato questi discorsi, sottolineando la nostra incompetenza ad elaborare un piano di pace per l�Iraq, ci sembra evidente, e persino indispensabile proclamare che la pace � possibile in questo paese solo se si tiene conto allo stesso tempo di tutti i valori politici, culturali, sociali e religiosi che abbiamo appena enumerato. Non si pu� arrivare alla pace in Iraq se si fa prevalere uno di questi valori a scapito degli altri, o se si crede possibile promuovere un valore e scartare gli altri. Noi preghiamo i responsabili della soluzione di questa crisi di adottare tutti questi valori insieme e di non sgretolarli. Non sappiamo come bisogna fare ci�, ma affermiamo che bisogna farlo, inevitabilmente, per sfuggire alla catastrofe generalizzata. In altri termini, la lotta contro il terrorismo non pu� essere pensata al di fuori del rispetto degli altri valori che condannano il terrorismo e valorizzano alo stesso tempo il regno della giustizia e della ragione. Cos�, non pu� farsi la salvezza dell�Iraq senza il contributo del suo popolo, come non potr� farsi senza la solidariet� internazionale. Del resto, ci sono forse salvezze parziali in un mondo d�interferenze generalizzate come il nostro? Le grandi nazioni hanno certamente un ruolo predominante nella salvezza del mondo, anzi, addirittura degli obblighi, ma nessuno � grande da solo. E si � veramente grandi soltanto in rapporto con gli altri. La pace sull�Iraq, o sar� partecipe della pace mondiale, o non verr�. E nessuno vorr� per questo paese la pace dei cimiteri. La pace ci riguarda tutti, deve dunque essere frutto di un�azione globale in cui saranno rispettati come da Antigone, la famosa eroina di Sofocle, sia i diritti dell�uomo che i diritti di Dio.
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