Giulio Albanese
Direttore di MISNA, Italia
Cari amici, sono grato alla Comunit� di Sant�Egidio per avermi offerto l�opportunit� di condividere con voi alcune riflessioni sul rapporto tra informazione, guerra e pace. Si tratta di un tema estremamente importante, inserito nel piano editoriale dell�agenzia d�informazione missionaria MI.S.N.A. (Missionary Service News Agency) di cui sono direttore responsabile. A parole si afferma che viviamo in un "villaggio globale" in cui le notizie, sulle ali delle moderne tecnologie, dovrebbero viaggiare alla velocit� della luce. E come si spiega allora che sono davvero pochi i volonterosi che riescono a mantenersi informati su fatti, anche rilevanti, accaduti a Gulu o a Bujumbura? La darsena del nostro angusto mondo televisivo � intasata da programmi di piccolo cabotaggio, assai deludenti sia dal punto di vista informativo sia, a maggior ragione, da quello formativo. La sensazione � che la sete di conoscenza degli utenti venga mortificata dallo stordimento collettivo, indotto ad arte perch� il pubblico cerchi e trovi appagamento in un mercato mass-mediale che risponde solo a logiche di interessi economici quasi sempre impresentabili dal punto di vista etico. La stampa occidentale a me pare sempre pi� affetta da una sorta di provincialismo in base al quale da tempo in molte redazioni anche serie e impegnate si tende a sostenere e dimostrare che ai lettori interessano solo gli accadimenti del portone accanto e non quelli che li fanno sentire cittadini del mondo, il gossip pi� dell�analisi politica internazionale. In questa logica, fatti di cronaca dolorosi, ma in nulla significativi di presunte evoluzioni o involuzioni sociali, intasano per settimane notiziari e spazi di approfondimento delle reti nazionali, pubbliche o commerciali che siano, mentre nelle stesse ore si ignorano bombardamenti a tappeto su un campo profughi in qualche angolo d�Africa, centinaia di morti portati via dalla siccit� o da un�alluvione in qualche sperduta regione asiatica, drammatici rivolgimenti politici e sanguinosi tra diverse etnie� Tutte notizie che in genere neppure arrivano sui nostri media o se arrivano vengono ospitate nell�ultimo notiziario notturno o in poche righe tra le brevi nei quotidiani. Non che si pretenda di rovesciare la prospettiva: il criterio per cui i fatti di casa devono mantenere un peso discriminante � sano, ma questo non significa che i valori che fanno di ogni individuo una persona debbano essere resi evanescenti dall�indifferenza o dalla banalizzazione. Per converso, anche i grandi eventi internazionali, che sia la lotta al terrorismo in Afghanistan o la guerra all�Iraq, hanno lo stesso potere di offuscare in modo totale qualunque cosa accada in Colombia, Congo, Liberia� insomma in quella parte del mondo, terzo come lo si chiama con distacco, in cui vivono milioni di persone cui si negano, con l�arroganza del potere, i minimi mezzi di sussistenza, medicine incluse. Non solo. L�areopago dell�informazione viene travolto dal sensazionalismo cui si � pronti a sacrificare qualsiasi tentativo di ricerca della verit�, al punto da creare eventi televisivi che stanno a cavallo tra risiko e variet�, anche quando si pretenderebbe di approfondire argomenti i cui soggetti sono vittime, persone cui � stata in un modo o nell�altro sottratta la vita. D�altra parte, l�informazione dal Sud del mondo � monopolizzata da poche grandi centrali: Associated Press, Reuters e France Press. Sono le grandi agenzie che, come prime fornitrici di notizie, dettano le regole del gioco alle testate radiotelevisive o di carta stampata di mezzo mondo. Gi� nel 1840 il grande Balzac metteva in guardia contro lo strapotere delle "signore" dell�informazione: " Il pubblico crede che siano molti i giornali, ma in definitiva ce n�� uno solo. Ciascuno dipinge in bianco, in rosso o in blu la notizia che gli manda il signor Havas". Da allora le cose non sono molto cambiate. Le notizie, che le grandi agenzie lasciano filtrare e che vengono poi servite di primo mattino con il cappuccino o la sera come viatico per la notte, sono messaggi funzionali a interessi politici ed economici intesi a marginalizzare o annullare le periferie del mondo. Chi sta nella stanza dei bottoni sa bene che l�efficacia delle sue operazioni si basa sulla conoscenza, sul controllo delle coscienze e sulla manipolazione della verit�. Ecco perch� fino a ieri l�Afghanistan era un Paese sconosciuto e i Talebani un complesso rock, mentre oggi si rincorrono in tutte le direzioni le presunte informazioni su Osama bin Laden e nulla sfugge della topografia di Mazar-I-Sharif e Kandahar. Mai come oggi la parola �Pace�, nelle sue accezioni biblica, magisteriale e teologica, � sempre pi� occasione di fraintendimenti da parte dei media nostrani, al punto da essere oggetto di una comunicazione distorta, generatrice di confusione e quant�altro. Questo fenomeno � dovuto essenzialmente alla distorsione del messaggio che viene frequentemente svuotato dei suoi contenuti profetici e dottrinali. E dire che la Chiesa ha profuso in questi anni innumerevoli insegnamenti che testimoniano l�impegno di annunciare e testimoniare il Vangelo della Pace. A questo riguardo � stata sapienziale e al contempo provocatoria l�ammonizione del Papa al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, riunito il 13 gennaio 2003 nella Sala Regia del Palazzo Apostolico Vaticano: "Non vi sorprenda il fatto che, di fronte ad una platea di diplomatici, io proponga al riguardo alcuni imperativi, ai quali mi sembra necessario ottemperare, se si vuole evitare che popoli interi, forse addirittura l'umanit� stessa, precipitino nell'abisso". Ed � in questo contesto che il Papa ha ribadito il suo 'No' a tutto ci� che � diabolico: 'No' alla guerra! 'No' alla morte! 'No' all'egoismo! Questa comunicazione, cos� diretta ed efficace, pare purtroppo non ricevere lo spazio dovuto nel cosiddetto areopago dell�informazione. Legioni di editorialisti troppo spesso stravolgono il senso delle parole, annacquano verit� scomode. Eppure mai la Chiesa � stata cos� presente, dalla testa fino ai piedi, nelle avanguardie della lotta per la pace, se solo si pensa al martirio di vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, sentinelle di Dio in tante periferie del Mondo, dal Medio Oriente, all�Africa, dall�America Latina all�Asia. Purtroppo la mercificazione a cui � sottoposto l�intero comparto massmediale, il clientelismo imposto da alcuni potentati del sistema informativo, e l�emissione affannosa di notizie resa necessaria dalle regole della comunicazione in tempo reale, rappresentano un forte limite nel diffondere la corretta visione ecclesiale sul tema della Pace. Una cosa � certa: il mondo della comunicazione va evangelizzato. Anzitutto amplificando nell�ambito delle comunit� cristiane i messaggi forti del magistero sociale della Chiesa affinch� nessuno si tiri indietro quando sono in gioco i valori cristiani.
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