Marco Gnavi
Comunit� di Sant�Egidio
Cari amici, noi, almeno la maggior parte di noi possono riconoscere, come l�apostolo prima della sua testimonianza martoriale �Non abbiamo resistito fino al sangue�. E� una premessa necessaria, che induce me e tutti noi a grande umilt� e timore quando ci avviciniamo al tema del martirio contemporaneo. Abbiamo un debito incolmabile verso chi, in maniera sommessa, lontano dai nostri occhi, quasi sempre nella notte buia voluta dal male, � stato annientato nel corpo, piegato nella propria fragilit� sino a perdere il dono piu� bello e prezioso: quello della vita. Cristiani che hanno perso tutto, ma non il cuore della loro fede. Donne e uomini, pastori e laici, ortodossi, cattolici, anglicani, evangelici con la voce povera degli sconfitti, chiedono a noi di raccogliere la loro eredit�. E non dobbiamo scandalizzarci, non possiamo scandalizzarci della loro sconfitta. E� la loro sconfitta che contiene il germe della vittoria. Sono stati inchiodati alla croce dalla violenza dei totalitarismi, dall�odio per ci� che � riconciliazione, carit�, pace; i loro corpi sono stati spezzati dalla paura provocata dal bel nome di �cristiani�. La loro morte non si presta a inni trionfali. Chiede di essere riconosciuta per ci� che �: un prezzo non voluto, perch� i cristiani, soprattutto i cristiani, amano la vita. La amano quando � quasi niente, quando � ferita dalla malattia, dal carcere, quando � umiliata. La amano, o sono provocati ad amarla ritrovandola sotto la scorza dura dell�inimicizia, sino a diventare operatori di pace. Per questo la loro memoria � ancora troppo inesplorata. Essa inquieta i cuori dei singoli, dei popoli, delle Chiese. Ma anche li apre a una grande e inestimabile ricchezza. A Roma, da quasi 15 anni, la Comunit� di Sant�Egidio ha voluto chiamare a raccolta , fratelli e sorelle di ogni confessione, religiosi e religiose in una memoria radiosa e liturgica di chi con Cristo, �morendo ha distrutto la morte�: nei campi di concentramento, nelle carceri, ma anche in Africa e in Asia, in America del Sud, e spesso a motivo della carit�, nei paesi ricchi dell�emisfero Nord. Non possiamo piu� dire di non aver visto. I martiri oggi sono tra noi, perch� hanno vissuto in tempi recenti (penso ad esempio a Fr.Christian de Cherg�, amico nostro, Penso a p.George, ucciso in Pakistan, Guadalkanal � isole Salomone � missionari di un�associazione religiosa anglicana melanesian brothers. Impegnati nel dialogo per la pace fra gruppo terrorista e governo. Uccisi il 27 agosto). Sono tra noi perch� grazie all�intuizione profonda e profetica di Giovanni Paolo II, testimone egli stesso del dolore e della sofferenza dei cristiani nel �900, si sono aperti spazi di nuova coscienza storica, ecclesiale, ecumenica, la cui icona � la memoria ecumenica dei testimoni della fede del XX secolo, svoltasi al Colosseo, nel maggio 2000. Oggi alcuni luoghi divengono espressione di una preghiera e di una memoria che ci supera. La Basilica di S.Bartolomeo all�isola, a Roma, divenuta per volont� del Papa luogo memoriale dei martiri contemporanei. Lungo quest�anno si � arricchita di segni eloquenti giunti ufficialmente da S.Beatitudine Teoctist (una parte del vestito di Sofian Boghiu, lungamente incarcerato da Ceaucescu), di memorie del pastore Paul Schneider, e soprattutto della partecipazione della famiglia e del vescovo riformato della Renania a una profonda e commovente celebrazione della Parola che ne ricordava la vita e la morte a Buchenwald. Una delle croci fabbricate clandestinamente da un ortodosso albanese, durante il regime di Enver Ogha, donataci da S.Beatitudine Anastasios�Qui abbiamo pregato con i fratelli armeni presenti a Roma, il 24 aprile, ricordando il sacrificio di un milione e mezzo di cristiani�Una Basilica antica, legata alla memoria dell�apostolo Natanaele, e una predicazione viva e forte della audacia e della resistenza dei cristiani. E� come rintracciare i fili di una parentela spirituale che ci lega al popolo descritto dall�Apostolo Giovanni nell�Apocalisse. Erano vestiti di bianco, e le loro vesti erano candide, perch� erano state lavate dal sangue dell�Agnello. Timore e umilt�, avvicinandosi all�immensit� della sofferenza di innumerevoli cristiani in Ex Unione Sovietica, in grande maggioranza ortodossa, ma anche cattolici, evangelici. Cosa sono stati le isole Solvk�ij se non cattedrali del dolore, sfigurate dalla violenza che ha trasformato antichi monasteri in prigioni? Eppure � la fede scritta nella carne, nella preghiera a volte forte altre volte disperata dei vescovi, dei laici dei preti,, dei poveri cristiani, che ha rapprentato una luce di resurrezione nell�agonia voluta dal male. Timore, umilt� e intelligenza, perch� occorre svelare ci� che � scritto nelle pieghe della complessa storia del secolo passato sino ai giorni nostri. Per questo, penso che approfondimento della vicenda del martirio � un servizio unico alla nostra testimonianza oggi. L�affresco composito emerso dagli studi e dalle ricerche della Commissione voluta dal Papa, che ha ricevuto oltre 20.000 testimonianza documentali dai cinque continenti, ha trovato un compendio nel bellissimo volume di Andrea Riccardi �Il secolo del martirio�. Allo stesso modo penso alle ricerche dell�Istituyo S.Tichon a Mosca, ai primi tentaivi di avvicinare o riconoscere la sofferenza offerta congiuntamente (volume a Cluj ortodossi, cattolici orientali�), Alla sensibilit� del mondo anglicano a questo tema. Alla vivacit� della ricerca ora avviatasi anche nel mondo luterano�. I santi, discepoli del Signore Ges� e del suo Vangelo, sono coloro che hanno vissuto la carit�. �Molti hanno detto molte cose sulla carit� � ha scritto Massimo il Confessore �, ma, se ne vai in cerca, la troverai soltanto fra i discepoli di Cristo, poich� essi soli avevano come maestra della carit� la stessa vera carit�, di cui dicevano: Se ho il dono della profezia e conosco tutti i misteri e tutta la scienza, ma non ho la carit�, nulla mi giova. Chi dunque possiede la carit�, possiede Dio stesso, poich� Dio � carit�� . E i martiri sono coloro che hanno testimoniato la perfezione della carit�: �Nessuno pu�, fin tanto che � in questa carne, � dice Diadoco � acquistarne la perfezione, se non i santi che sono pervenuti al martirio e alla confessione perfetta� . L�affresco dipinto dai nuovi martiri del Novecento ci permette di contemplare una visione di questa carit� perfetta. Infine vorrei dire: dai testimoni della fede del XX secolo scaturisce un�umanit� disarmata, che non si sottrae alla croce per amore. I loro itinerari sono segnati da scelte ordinarie di carit�, in contesti di straordinario pericolo. La loro forza � consistita nell�avere lasciato levigare la propria umanit� dal Vangelo, dallo Spirito, dalla fedelt� al Signore Ges�. La carit�, la empatia che ha radici cristiane, la capacit� di amare e di soffrire in nome del Vangelo per i pi� piccoli sono infatti segno della vitalit� della fede. E� un segno rivelatore dell�avvicinarsi della Basile�a. In essi c��una determinazione di amore pi� resistente della morte. Come cresce tale determinazione? E� possibile per tutti? Quale valore assume per noi oggi? Se l�agiografia (cattolica) ha sottolineato nella testimonianza martiriale delle prime generazioni cristiane l�offerta eroica della propria vita innanzi al tirannus, il filo rosso della storia del XX secolo aggiunge � per contiguit� temporale e mutate condizioni � una prossimit� di questi testimoni alla nostra stessa vita. Le loro scelte di amore non differiscono da quelle che possiamo compiere noi. La radice della loro resistenza � a portata della nostra esperienza quotidiana. Questa determinazione d�amore la si acquista nella familiarit� con la Scrittura, nella preghiera come contemplazione e conoscenza del volto di Dio, � in una visione del mondo ove non si rifugge, come le donne del Vangelo, la prossimit� alla croce per amore del Signore Ges�, perfino quando non si hanno risposte a tutto. In questa carit� si incontreranno Oriente e Occidente.(cfr.convegno su Santit� e carit� nel cristianesimo d�Oriente e d�Occidente, svoltosi a Terni nell�autunno 2002, iniziativa nata in collaborazione tra la Chiesa ortodossa russa e la Comunit� di Sant�Egidio) E� la storia della carit�, che, come scriveva Massimo il Confessore, va considerata �senza dividerla distinguendo la carit� per Dio e quella per il prossimo�. E continuava: �Essa � unica, tutta intera; � dovuta a Dio ma unisce gli uomini gli uni agli altri. L�azione della perfetta carit� verso Dio e la sua evidente dimostrazione risiedono in una sincera disposizione di volontaria benevolenza nei confronti del prossimo, perch� colui che non ama il fratello che vede, dice il divino apostolo Giovanni, non pu� amare Dio che non vede (1Gv 4,20)� . L�incontro con il martirio contemporaneo conduce i cristiani a meditare sulla forza di cambiamento e di novit� insita nella vita secondo il Vangelo e a non fuggire l�appuntamento con la storia. �Nuova creatura, uomo nuovo, sono esattamente sinonimi della santit�� � ha osservato Pavel Evdokimov nel suo studio su La Santit� nella tradizione della Chiesa ortodossa. Ed egli continuava: �Sale della terra e luce del mondo, i santi avanzano come guide e fari dell�umanit�: testimoni ora irradianti, ora oscuri e nascosti, assumono pienamente la storia. All�inizio, gli �amici feriti dello Sposo�, i martiri, sono le �spighe di frumento che i re hanno mietuto e il Signore ha posto nel granaio del suo Regno�. I santi ricevono le consegne dai martiri e illuminano il mondo. Ma l�invito del Vangelo � rivolto a ogni uomo� L�incontro con la testimonianza dei santi ci immerge in quella Communio Sanctorum che � terreno prezioso per ritrovare le vie dell�unita dispersa tra i cristiani. In un tempo di difficolt� nelle relazioni ecumeniche, forse pi� che in altri momenti, la carit�, la santit� e il martirio, nella loro dimensione storica, oltre che spirituale e teologica, e nel loro vissuto, si stagliano come fari lungo un percorso che a volte sembra essere oscurato e indicano una direzione sulla quale le Chiese possono incamminarsi con maggiore audacia. Viviamo con loro la globalizzazione dell�amore, scendendo alle radici della storia recente di ciascuna confessione, per ritrovarci pi� vicini nella stessa fedelt� a Cristo. Giovanni Paolo II ha affermato che l�ecumenismo dei santi e dei martiri � �forse il pi� convincente� (Tertio Millennio adveniente, 37). Durante la Via Crucis del 1994 ha pronunciato parole significative: �Noi siamo uniti in questi martiri tra Roma, tra la �montagna delle croci� e le Isole Solovki e tanti altri campi di sterminio. Noi siamo uniti sullo sfondo dei martiri: non possiamo non essere uniti�. E� un�intuizione profonda, che � condivisa da altri uomini spirituali. Il metropolita Evlogij, una figura significativa dell�ortodossia russa della prima met� del Novecento, ha detto a questo proposito: �I santi sono cittadini della chiesa una e universale, abbattono i muri di separazione eretti da cristiani non fedeli al comandamento nuovo�. Ha scritto recentemente Olivier Cl�ment, come facendo eco alle parole di Evdokimov: �Mi domando se non siamo chiamati a una sorta di ep�clesi ecumenica, se non siamo chiamati a implorare insieme il Padre perch� mandi il suo Spirito, a manifestare l�unit� profonda del Corpo di Cristo [�] E� risalendo nello Spirito alla fonte divina dell�unit�, � discendendo con i santi nell�inferno della separazione per incontrarvi il Cristo, che si potranno superare sistemi teologici unilaterali [�] E� radicandosi in Dio che si pu� comprendere l�altro� .
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